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lunedì 21 ottobre 2013

Così parlò Zarathustra

Io vi dico: bisogna avere in sé il caos per poter partorire una stella che danzi. Io vi dico: voi avete ancora il caos in voi.
Ahimè! Già viene il tempo dell'uomo più spregevole, che non può neanche più disprezzare se stesso.
Guardate! Io vi mostro 'l'ultimo uomo'.
Che cos'è l'anore? Che cosa è il creare? che cosa è la nostalgia? La stella? Ecco ciò che si chiede l'ultimo uomo, ammiccando.
La terra allora sarà diventata picccola piccola e su di essa salterà l'ultimo uomo,
che rimpicciolisce tutto.
La sua razza non può essere estirpata, come quella della pulce; l'ultimo uomo è quello che vive più a lungo di ogni altro.
'Noi abbiamo inventato la felicità', dicono gli ultimi uomini, e ammiccano.
Essi hanno abbandonato le regioni dove il vivere era duro: perché si ha bisogno di calore. In fondo si vuol bene al vicino e ci si strofina a lui, perché si ha bisogno di calore.
Per essi è peccato diventar malati ed essere diffidenti, e si procede con piedi di piombo. Stupido è colui che ancora inciampa negli uomini o nelle pietre!
Un po' di veleno di tanto in tanto: questo  procura piacevoli sogni. E poi molto
veleno alla fine, per una piacevole morte.
Sì, si lavora ancora, perché il lavoro è un divertimento. Ma si fa attenzione che il divertimento non affatichi!
Non si diventa più né ricchi né poveri. Entrambe le cose sono troppo difficili. Chi vuole ancora regnare? Chi obbedire? Tutte e due le cose  sono troppo difficili.
[Così parlò Zarathustra] segue

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