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domenica 8 dicembre 2013

disinuti ma concordi per questa nuova palingnesi nazionale.

Caro Nino che vi sia bordello, potremo concordare tutti; ma che alla fine tanto rumore per nulla. Vige - come ti dissi subito il principio della "conservazione". Qui la chiamano "continuità". La si chiami come si vuole ma il succo è quello. Oggi pomeriggio sono andato a votare per Cuperlo. Affollamento, compostezza, maturità civiltà democratica a Roma. Ed ho votato mentre papa Ciccio carezzava i malati a Piazza di Spagna.  Siamo in una grande democrazia. Le carnevalate grillesche in uno con il giullare di Berlusca servono anche per un po' di comica distrazione  pandettistica. Il trascorso consociativismo anche se chiassoso e teatralmente competitivo ci lascia una bella democrazia. Ora disuniti ma concordi per questa nuova palingenesi nazionale.
 Giorgio Napolitano con il presidente del Consiglio Enrico Letta

"Apprezzo molto la risposta di Zagrebelsky oggi e di Onida ieri: gli argomenti dal punto di vista politico e istituzionale sono inoppugnabili e vanno nella direzione opposta" di chi dice che il Parlamento è delegittimato. Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha riposto ai giornalisti a Milano. Schiaffo dalla Consulta, ma lo Stato deve sopravvivere e il Parlamento è legittimo": questo è il titolo di una lunga intervista del professor Gustavo Zagrebelsky al quotidiano 'La Repubblica'. Il costituzionalista, tra le altre cose, sottolinea come "lo Stato è un ente necessario e l'imperativo è la sua sopravvivenza per non cadere nel caos". Per Zagrebelsky "la condizione per non cadere nel caos, nella guerra di tutti contro tutti. Perfino nei cambi di regime c'è continuità, ad esempio dal fascismo alla repubblica o dallo zarismo al comunismo. Il fatto stesso di essere costretti a ricordare questo estremo principio significa che siamo ormai sull'orlo del baratro". Convinto della legittimità del Parlamento anche Valerio Onida, ex presidente della Consulta, che ieri dalle pagine di alcuni quotidiani dichiarava: "La pronuncia di incostituzionalità colpirà la legge elettorale, non gli atti che hanno condotto alla formazione delle Camere".
D'Alia, non si forzino limiti tra Suprema Corte e la Costituzione - Per il ministro della pubblica amministrazione, Giampiero D'Alia, il "dibattito politico molto forte" che si è aperto con il pronunciamento della Consulta sulla legge elettorale in vigore "non può forzare oltre i limiti di umana decenza il ruolo della Costituzione e della Corte Costituzionale". "Io penso - ha aggiunto D'Alia oggi, a Treviso, a margine di un incontro con le parti sociali- che il dibattito debba essere riportato nell'ambito della realtà costituzionale. Questo parlamento è legittimo e legittimato ad operare. La Corte Costituzionale è intervenuta sulla legge elettorale in maniera prevedibile, cioè censurando quei due aspetti che, ad esempio, noi diciamo da sempre essere in contrasto con il principio di sovranità popolare". "Cioè - ha spiegato D'Alia - un premio di maggioranza dato senza alcuna soglia minima di coalizione e l'assenza delle preferenze per le scelte dei parlamentari". "E' evidente che il parlamento, come sempre fa quando interviene la Corte Costituzionale, dovrà adeguarsi e scegliere cosa fare. Sicuramente - ha concluso il ministro - la Corte Costituzionale garantirà con il suo intervento una legge elettorale pienamente funzionante ed operativa".
Sugli effetti della sentenza sulla legge  elettorale, "la Consulta si è già ufficialmente espressa con gli ultimi due capoversi del comunicato del 4 dicembre", dicendo che gli effetti giuridici decorrono dalla sua pubblicazione (nelle prossime settimane) e che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi. Lo dice il presidente Silvestri.
La Corte costituzionale "si esprime unicamente attraverso i propri atti collegiali e le dichiarazioni ufficiali del suo Presidente. Ogni altra dichiarazione od opinione, manifestata in qualunque diversa forma, non è in alcun modo riferibile alla Corte e non ne riflette il pensiero", afferma il presidente Silvestri.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta. L'incontro, secondo quanto si apprende, e' avvenuto in vista del dibattito sulla fiducia.
Legge elettorale, il richiamo del Colle - Da Napoli richiamo del Colle. Scontro sulle convalide, FI-M5S attaccano. Boldrini chiama Grasso: 'Alla Camera la riforma'. Il no del Ncd: 'Non si pieghi'. Renzi: 'Basta con i tecnici chedecidono tutto'. Cuperlo: 'Soluzione è il doppio turno'.
"Stiamo parlando - ha spiegato il capo dello Stato parlando con i giornalisti che a Napoli gli chiedevano se le Camere fossero ormai delegittimate - di una sentenza della Corte costituzionale che espressamente si riferisce al parlamento attuale dicendo che esso stesso può ben approvare una riforma della legge elettorale". Quindi, ha aggiunto il presidente Napolitano, "è la Corte stessa che non mette in dubbio che c'è continuità nella legittimità del Parlamento".
Napolitano, riforma porcellum ormai è imperativo. Ridurre poi numero parlamentari e bicameralismo paritario.
Dopo la sentenza della Corte costituzionale le forze politiche devono adempiere a quello che ormai è "un imperativo" e mostrare "una espressione di volontà attenta a ribadire il già sancito, dal 1993, superamento del sistema proporzionale". Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica entrando a palazzo Reale a Napoli.
"Il problema - ha spiegato il presidente Napolitano parlando con i giornalisti all'entrata di Palazzo Reale a Napoli - era e resta quello dell'espressione di una volontà politica del Parlamento tesa a produrre finalmente la riforma elettorale giudicata necessaria - ha sottolineato Napolitano - da tutte le parti".
"La decisione della Corte Costituzionale non può aver stupito o colto di sorpresa chiunque abbia ricordo delle numerose occasioni in cui sono intervenuto per sollecitare fortemente il Parlamento ad intervenire a modificare la legge elettorale del 2005 almeno nei punti di più dubbia costituzionalità". Lo ha evidenziato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parlando con i giornalisti a Napoli. Il capo dello Stato ha spiegato che questi punti di dubbia costituzionalità erano stati segnalati "dalla stessa Corte costituzionale già nelle sentenze del gennaio 2008 e del gennaio 2012, esaminando le richieste di referendum abrogativi della legge vigente". In ogni caso, per Giorgio Napolitano, le forze politiche oltre a ribadire il superamento del sistema proporzionale dovrebbero adoperarsi per introdurre alcune modifiche costituzionali come, ad esempio, "la riduzione del numero dei parlamentari e la modifica del bicameralismo paritario".
La bagarre e' scoppiata alla Camera dove i deputati del Movimento si sono mobilitati per chiedere di ripristinare il Mattarellum e di andare subito al voto. In Aula gridano alla "totale illegittimità" del Parlamento e degli eletti ma la Presidente Boldrini li stoppa: "Questa Camera e' pienamente legittima e legittimata ad operare" avverte. Scoppia il finimondo e, al culmine della protesta, i Cinque Stelle lasciano l'emiciclo in massa.
I Cinque Stelle abbandonano l'Aula e tornano solo quando la conferenza dei capigruppo chiede formalmente di far traslocare alla Camera l'esame della legge elettorale. Ma la loro protesta va avanti ugualmente, con interventi a raffica sul verbale della seduta di mercoledì, quella in cui avevano occupato i banchi del governo per contestare la ratifica del gasdotto Tap. E' il Cinque Stelle Andrea Colletti a dare il segnale attaccando: "Dal verbale manca l'aggressione fascista e squadrista dei deputati del Pd verso di noi!", protesta. Poi gli eletti Cinque Stelle si "autodenunciano", in sequenza e uno per uno, per l' occupazione dei banchi del governo.
La conferenza dei capigruppo della Camera riconferma la dichiarazione di urgenza per l'esame della riforma di una legge elettorale ed invita la commissione Affari costituzionali di Montecitorio a calendarizzarla, consentendo alla presidente Boldrini di concordare il percorso con il presidente del Senato Piero Grasso: è quanto emerge dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Questa è la posizione emersa dopo circa due ore di riunione, che ancora non si è conclusa. L'urgenza per l'esame della riforma della legge elettorale alla Camera era stata già decisa dai capigruppo di Montecitorio nello scorso mese di agosto. Una volta calendarizzata la riforma elettorale a Montecitorio, in base all'art.78 del regolamento della Camera, Boldrini potrà concordare con Grasso il percorso di esame della riforma.
"La toppa è peggio del buco". Così Roberto Calderoli, 'padre' del porcellum commenta a La telefonata di Belpietro la sentenza della Consulta. "Ora sono delegittimati Parlamento, Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale stessa" spiega.
"A questo punto siamo in una assenza di legge elettorale: è stato fatto apposta per far vivere il governo Letta sine die" aggiunge. Tutto ciò "e' un anticorpo rispetto alle primarie di domenica, con Renzi che intende andare al voto con la vecchia legge elettorale, così come Berlusconi e Grillo. Così la Corte ha stabilizzato tutti".

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