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venerdì 11 ottobre 2013

L'avevo previsto, l'avevo scritto e purtroppo la realtà si sta dimostrando più cruda di ogni immaginazione per Alfredo Sole. Mi inviò una lettera straziante mentre mi trovavo in Sicilia. Me la mandò a Roma dove manco da mesi. Quella lettera giaceva nella cassetta della posta. Finalmente l'altro giorno mia moglie poté leggermela. Mi si è straziato il cuore ed ho inveito e inveirò contro Camilleri, Adragna, Tanu Savatteri, MalgradoTutto che hanno finito con il mettere Alfredo sulla graticola, ed ora come se nulla fosse capitato pensano ai cavoli loro e il computer di Alfredo Sole l'hanno messo nel dimenticatoio della loro coscienza tranquilla. Appena la prossima settimana giungo a Roma pubblico quella lettera. I signori che ho citato prima non potranno mica dire che è tutta una mia vendicativa pantomima.

L'avevo previsto, l'avevo scritto e purtroppo la realtà si sta dimostrando più cruda di ogni immaginazione per Alfredo Sole. Mi inviò una lettera straziante mentre mi trovavo in Sicilia. Me la mandò a Roma dove manco da mesi. Quella lettera giaceva nella cassetta della posta. Finalmente l'altro giorno mia moglie poté leggermela. Mi si è straziato il cuore ed ho inveito e inveirò contro Camilleri, Adragna, Tanu Savatteri, MalgradoTutto che hanno finito con il mettere Alfredo sulla graticola, ed ora come se nulla fosse capitato pensano ai cavoli loro e il computer di Alfredo Sole l'hanno messo nel dimenticatoio della loro coscienza tranquilla. Appena la prossima settimana giungo a Roma pubblico quella lettera. I signori che ho citato prima non potranno mica dire che è tutta una mia vendicativa pantomima.

sabato 2 febbraio 2013


Tanto rumore per nulla -- e speriamo che Sole non abbia un secondo più duro 4 bis


Trascrivo con la massima fedeltà la botta e risposta con Alfredo Sole, quali possono leggersi in INFORMACARCERE Alfredo Sole. Mi domando valeva la pena fare quel gran chiasso pubblicitario? Ci si è resi conto che a nulla si approdava? Ma si danneggiava Alfredo Sole. In quella salà si farà la fila e credo che presto il computer si guasterà. Alfredo intanto subirà l’astio dei SUPERIORI e la tesi se la dovrà scrivere a mano. Avevo dunque ragione? Spero solo che tante anime candide non si facciano ingannare ulteriormente dal benefattore peloso e mi risparmino almeno la rabbia di vederlo votato voto politico o applaudito a teatro

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Di Calogero Taverna (da RACALMUTO)La lettera

A parte quello che ci possiamo dire in separata sede e riservatamente (per quello che è possibile) quello che mi fa piacere è che sinora tutto quello che ho mandato è arrivato, dai dolci al maglione ai libri. Ti prego quindi quando ti serve qualcosa fammelo sapere, io non riesco ad indovinare. Mi piacerebbe solo sapere se il computer te l'hanno dato. Se sì sono felice come una pasqua e faccio ammenda delle mie rabbie (senili). Quel signore di Milano non so perché con me non si è fatto più sentire. Non è che ci faccio una malattia. Ma tant'è. Credo che siccomde in questo momento sto facendo un gran bordello contro un libro di Geronzi, tutti quelli che gravitano attorno a banche e assicurazioni mi tengono lontano come la peste. E sapessi quanto ci guazzo in queste stupide quarantene.
Quanto al tuo avvocato mi pare che ci siamo intesi: non trovo il suo telefono per chiamarla. Penso comunque che se Tanu ti è grato, qualcosa lui può fare viisto che di fatto è un milanese.
Ti abbraccio paternamente Calogero Taverna

La risposta

Carissimo Calogero,
ancora nessuna notizia per il computer, anche se da qualche giorno gira la voce che tra non molto allestiranno una saletta come sala hobby tra cui, dicono metteranno anche i computer. Ma non faccio mai affidamento alle voci di corridoio.
Sì, quell'editore di Milano non si è fatto più sentire. Penso che non abbia piacere comunicare con me come hai detto tu; non ce ne facciamo mica una malattia.
A quanto ho capito sei in “quarantena” a causa del tuo bardellare contro un libro di Geronzi (non so manco chi è). e a quanto ho capito, tu ti ci diverti pure...
Ti è arrivata l'altra mia lettera?
Ciao un abbraccio
Alfredo

Alfredo Sole
[Vedi le lettere]

Tanto per scandalizzare a più non posso trascrivo uno stralcio dal mio imbarazzantissimo romanzo: La Donna del Mossad - apologo sul caso Sindona. cap. II

Tanto per scandalizzare a più non posso trascrivo uno stralcio dal mio imbarazzantissimo romanzo: La Donna del Mossad - apologo sul caso Sindona. cap. II

Proprio in quel momento, il collega ispettore eccitatissimo aveva portato la mano di lei sul suo sesso gonfio sotto la patta. Il dottor Ba’alzebub si alzò di scatto e andò a mollargli un gran ceffone sulla guancia. Lo schiaffeggiato, confuso, smarrito ed anche indolenzito, farfugliò:
-        mi scusi dottore .. io non volevo ..


-        non volevo un corno. Non permetto a chicchesia che si manchi di rispetto a mia moglie.


Cornelio, allora, fece segno di alzarsi per andarsene.


-        ma dove cazzo va? Stia lì. Ogni cosa a suo tempo, ogni cosa a suo tempo.


Cornelio ubbidì, mansueto e basito.


-        Eppure sono figlio della mogile di Lot. – riprese il dottor Ba’alzebub col tono di prima, stralunato ma serafico. – Sì. Ha capito bene ….Quella della Genesi … Duo angeli advenientes in domum Lot … Surge , tolle uxorem tuam. Ed era bellissima la moglie di Lot … matura ma splendida nei suoi trentacinque anni …. Anche Ofelia ha trentacinque anni … Bruttissimo, lui … vecchio, cadente e cornutazzo … Seconda, terza, quarta moglie … non so. Brutalizzata appena quindicenne partorì la prima delle figlie … poi la seconda … poi il sesso bandito … lui impotente, non capace più di erezione alcuna. I due angeli l’abbagliarono. Erano angeli ma non serafini, anzi rigonfi di maschi attributi … Si insinuò tra loro nella notte successiva all’accecamento repressivo … et eos qui foris erant, percuserunt caecitate a minimo usque ad maximum, ita ut in ostium invenire non possent ... Ebbe eccitazione forte la moglie di Lot mirando le depravate voglie dei sodomiti … ebbe appagamento memorabile tra i due angelici maschi … davanti e dietro … e poi dietro e davanti, scambiandosi gli angeli le fenditure del piacere della moglie di Lot. Da chi fui generato, se dal seme del primo o da quello del secondo, non so. Non mi è stato rivelato quella notte sul Tabor … Non ero ancora sposato. Sopra la collina di Yizre’el, la notte d’agosto, quando stelle a frotte solcavano il cielo sopra le rovine avvolte di vegetazione, nella parte della cima ellittica, spentosi lo scenario dello splendido panorama dei monti di Nazareth, resistente ancora ad ovest dopo ore dal calar del sole, nudo, crocifisso sulla nuda terra, il mio sesso ebbe ad innalzarsi sino a vette mai raggiunte prima. Mi apparve l’angelo, sì l’angelo mio padre … e tutto mi disse, tutto mi svelò … Non credete, scettici … Non credete! …Ma io so la verità. Ego sum veritas… Dopo, per non procreare più altri mirabili angeli, avendo in me ormai l’irrefutabile verità, il mio sesso scomparve … si prosciugò … neppure i testicoli resistettero … solo una enfiatura per la minzione … e sotto un prurito, simile forse al desiderio, inappagabile.


S’immalinconì il dottor Ba’alzebub. Sospeso nei suoi pensieri o ricordi, entrò come in trance. Ofelia, impassibile. Quindi il sussulto, il ritorno all’empio recitare … Una sigaretta accesa … d’odore strano … un’altra passata ad Ofelia.


-        a lei no, vero? Lei non fuma marijuana.


Lio, in effetti, all’epoca ne sconosceva persino l’esistenza. Il tempo dello “spinello” era ancora di là da venire.


Anche Ofelia sembrò rianimarsi. Brividi quasi impercettibili, specie là vicino.  Lui si alzò.


-        ed ora all’opera. Vada in bagno, si mondi, si unguenti … e poi nudo in camera da letto. Ecco che gliela mostro.


Il dottor Ba’alzebub acquisì come d’incanto toni imperiosi cui non si poteva sottrarsi. Lio ubbidì remissivo e fu remissivo anche dopo per tutta la serata, per quasi un paio d’ore. Veniva addirittura plagiato da un eunuco.


 


*   *   *


 


 


Nel dondolarsi sopra lo sferragliamento del treno da Torino a Cuneo, solo in uno scomparto di seconda, per risparmiare, nel succedersi di lampi di luce e di profondità buie, in penombra, quella fioca delle luci della notte, Lio rimembrava, il sonnecchiare era lancinante  per i rimorsi: crudi, spietati, come vampe infernali dell’anima. Si era prostituito. Era divenuto il transfert di Belzebù senza ritegni, privo di ogni umana dignità, cui aveva abdicato miserevolmente, persino sconciamente. Belzebù seduto … assiso sul trespolo .. su una inconsueta poltrona adagiata su un alto podio in ferro battuto .. per vedere meglio .. godere meglio … dirigere imperioso … regolare luci, musica … amore .... sesso …


-        questo è il sublime Johannes Brahms, il concerto n. 2 per piano …. Ricominci …. Parti dall’avvio, un invito con un titillamento … sì sul suo clitoride … una toccata del piano … una risposta orchestrale della mano … sì, bravo … martelli … ma piano … come i passaggi del piano forte. Lei è il pianoforte …. maschio …. virile … ma dia fiato alle trombe … ella è casta … ella è pura … va svegliata … coi trilli delle trombe … ed ora in concerto … mani bocca ansimi sesso stringimenti ma cautamente. Ofelia non l’ama - Ama me, desidera me, ma io sto qua lontano, impotente eppure presente, prendo a prestito il suo coso, enorme, bestiale, disumano, voglioso, sovrabbondante …. Si è spento? Già come una pausa sinfonica, cioè un lieve sussurro, in cicalare tra piano ed orchestra. Il desiderio si appanna. Si lasci andare, si lasci andare. Il piano si anima … Vibri colpi col pene sulle sue grandi labbra … Il glande non entra … aspetti, aspetti perdio, non vede che è ancora asciutta, inaccogliente. Ma lei è quasi all’eiaculazione … si fermi e parti … entri .. entri.


Ofelia gridò di dolore, la sua apertura era ancora stretta per l’enorme priapo.  Il piano dialogava, l’orchestra rispondeva. Sembrò corrispondere, ma si smarrì … il piano riprese voluttuoso … sinuoso …. Parve ritrarsi … labile … nel rutilare di note flebili … ma si andava dai bassi agli acuti, avanti e indietro, senza foga … bussava … picchiava … non veniva aperto … eppure paziente … non desisteva. Le anche si alzavano, si abbassavano, si alzavano. Ancora niente. Interrogativi del piano, pausa, silente l’orchestra … un singulto … una risposta più estesa …. dolce ora il piano … Finalmente il grido liberatore. I due o tre gemiti dell’orgasmo … non sincronico … ma di entrambi.


Belzebù aveva cercato affannosamente il piacere … strofinando frenetico il bozzo fra gli inguini … ma nulla  … ma nulla.


-        l’angelo mio padre non permette … non consente.


 


 


 A quello sconcio squarcio  della memoria, Lio sprofondò nella vergogna, nelle frustrazioni della sadica curiosità dei terapeuti analisti. Castrazioni, invidia del pene, pulsioni sadico-anali, e via discorrendo, ma in forma d’umano annichilamento, come il disprezzarsi fino alla voglia di morte. Antiche vergogne e freschi ricordi di un sesso senza amore, volgare, depravato, depravante.


Povero Lio! L’abbandono al suo intimo distruggersi. “Cupio dissolvi”, ma era acre soffrire. Leggo fra gli appunti rievocativi siti in files varie volte abrasi (e da me pervicacemente ripresi). Mi muove pietà. Quel giorno, di mattina, alla biblioteca centrale Lio aveva ripescato il vecchio testo del DIADECTICON. Ne riporto il titolo per come lo rintraccio nel suo computer:


 


MARCO ANTONIO ALAYMO - DIADECTICON - PALERMO 1636


(Dalla Biblioteca Nazionale - microfilm delle pagg.1-38 e 295 335)





DIADEKTIKN


DIADECTICON


SEU


DE SUCCENAREIS MEDICAMENTIS


OPOSCULUM


Nèdum Pharmacopulis necessarium, verum et Medicis,


Chimicisvè maximè utile, in quo nova,& admiranda Naturae Arcana reconduntur.


A U C T O R E


M A R C O  A N T O N I O


  A L A Y M O


 


Philosopho,& t Medico, Siculo, Racalmutensi, civeque Panormitano Ill. &t Prothomedici eiusdem Fel. Urbis Consultore, &t Deputationis Sanitatis Deput.


Indice locupletissimo tum capitum, tum rerum notabilium, tumquè Auctorum in opere Citatorum illustratum.


[Pertinet ad  Bibliotecam S, Francisci tran Tiberim]


 


------


PANORMI, Apud Alphonsum de Isola Impress. Curiae Archiep. M.DC.XXXVI. Superiorum Permissu.


 


--------------


 


L’immagine di Ofelia, femminea angelica attraente, era scomparsa. Se era stata la villica della radura francese dietro il Monte bianco, se era apparsa normanna, bionda ed esile, residuo grazioso di nozze nordiche non promiscue, ora appariva deforme, demoniaca, asessuata mezzana, peccatrice, infernale. E Lio si ripeté i versi del Veneziano che quello strambo di suo paesano, il medico Marco Antonio Alaimo, dimentico delle sue frequentazioni con il padre La Nuza, il santo gesuita nato da fedifraga copula, include maliziosamente nel suo medico trattato:


 


Per la quartana, ch'è sua malatia


Si cuverna di signi lu Liuni,


E per lu mal suttili, ed Ethicia


Cimici vivi s'agghiuttinu alcuni;


Lu mentri lu bisognu mi primia


Per longu spatiu di tridici Luni


Contra l'humuri miu gustai di tia


Cimicia in modi, e Signa alli fazzuni.


 


Lio, nel suo animo, ebbe talmente a vomitare di donne e di sesso con donne, che da quel dì  non si congiunse più con femmina alcuna, sino alla sua morte violenta. Non violentò più donne, … fu violentato da donna?


E qui rientro nei panni di improvvisato e letterario detective.


 


 


*   *   *


 


Non andava forte la dottoressa Evelina Adelaide Mangoni Mistretta, commissario capo della questura di Agrigento. Sulla Peugeot 306 rallentò ancora alla curva del bivio per Castrofilippo, mirò forse – non era superstiziosa – la villa in cima dei Bonadonna, paurosa per la diceria di “signureddi” ognor presenti. Rallentò ancor di più nell’inforcare la bretella per Racalmuto. Una motrice di un articolato stazionava ai bordi appena prima dell’inizio della rampa. Mi mise in moto, accelerò: sul cavalcavia speronò la peugeot che piroettò in area, si sfracellò di sotto, nell’area laterale del traliccio, ed infiammandosi s’incenerì. Questo, a dire di testi, quanto attendibili c’è proprio da dubitarne.


 - da lu Chiuppu vinni, a lu Chiuppu turnà, ripeteva beota Liddu Marino, pazzo più che stupido, personaggio emblema di Racalmuto. Fascistissimo in memoria del padre, odiava comunisti ed i simboli della “falce e martello”. Alle elezioni, staccava gli odiati manifesti. Quando, inaccessibili, gli furono sfacciatamente ostensi nel balcone dinanzi il sagrato di S. Giuseppe, trillò, chiese, inascoltato, rimozioni, si  impermalosì sino a rabbie che al limite potevano esplodere minacciose.


-        picchì? Picchì?, bofonchiava Franciscu, che da giovane, quando era sano di mente, comunista lo era stato.


-        Mi l’hannu a livari, mi l’hannu a livari….. entrambi non smisero però di sorseggiare le buatte di birra gelata.


Liddu Marinu non pisciava però sull’iperealistica statua bronzea di Sciascia, posta sul marciapiedi ‘di li galantuomini’. E ‘ddo’ Sciascia lo era stato, persino la carica di cassiere del ‘casino di li civili’ ebbe a rivestire, ma alla fine degli anni quaranta. Franciscu invece, con scandalo degli ‘adoratori perpetui’ dello scrittore, ci scialava proprio ad irrorare di biondo liquame, abbondantissimo per birra e vino trangugiato senza  limiti, il piede sinistro dell’immagine bronzea.


Liddu Marinu non era attendibile .. non poteva esserlo. Alle prese con fascine di legna, che poi fiero portava a “lu chianu castieddu” per la ‘vampa’ di S. Giuseppe, in cerca di asparagi selvatici ed anche di “bbabaluci” “muntuna” e “judischi”  - quando era il loro tempo – raramente varcava il recinto merlato dei pizzi del Serrone .. e “lu chiuppu” era di là. E poi come credere ad un alienato di mente? A Racalmuto, il suonare la corda pazza è abitudine diffusa …. Ma Liddu Marinu, che poi loquace non lo era neppure, tutte le sue corde aveva pazze.


“A lu chiuppu” c’era un tempo villa sontuosa e misteriosa, quasi all’ americana, di un boss narese… ma quello era fallito e gazebi aiuole aranceti androni panchine foresterie marcirono ed intristirono sino alla sterilità sino a dirupare sino a spallare. Se no, davvero si poteva pensare “al padrino” vindice di una poliziotta un po’ troppo ficcanaso nelle faccende postsindoniane, magari a rimorchio della vecchia ispezione che si attribuiva ad Aurelio La Matina Calello. E sulla morte di Aurelio La Matina Calello la dottoressa Evelina Adelaide Mangoni Mistretta alacremente inflessibilmente indagava. Sindona mafia ispezione bankitalia ed avvelenamento di Lio Calello erano per la poliziotta un cerchio unico in successioni causali. La chiamavano “la poliziotta” perché come tale accedette alla polizia. Il concorso a commissario, dopo, appena conseguita la laurea … in pedagogia. Era una virago, da poliziotta. Irruppe nel covo di Brusca ed alla Zingarella lo braccò con forza erculea. Faceva anche culturismo.


La presero carbonizzata. Ce ne volle prima di identificarla. E così le sue carte sono passate a me.
http://www.youtube.com/watch?v=y4YqWXmF9Dg
Ma un siffatto pezzo, giudicatelo come volete, va frainteso se non si tengono gli occhi aperti sulle mani del pianista della celeberrima sinfonia brahmsiana; si scadrebbe nel triviale, nella volgare trivialità che non mi appartiene.


 


giovedì 10 ottobre 2013

i vecchioni delle porte Scee

domenica 26 maggio 2013

I vecchioni delle porte Scee.

Q
Quei vecchioni delle porte Scee dell'Iliade, che la guerra l'han già fatta, ed ora saccenti e petulanti, se la godono come cicale sull'abero a perdersi in un parlre fiorito, mi paiono molto lo specchio del mio vaneggiare.
Laggiù sulla battigia del mare di Troia danai e troiani se le danno di santa ragione e si uccidono e scorre sangue vero. Per loro è uno spettaclo come stasera alla televisione Lazio e Roma si battono magari per rendere infelice il mio romanista Marchini che chissà domani che destino politico gli riserba il destino che aleggia su Roma.

E quel vcchio incorreggibile satiro, come qualche donna con doppia ventina e coccia vuole credere che io sia, atto quindi a non soddisfare la sua tritacarne che mi puzza di disusso prolungato, che sbrodola dinanzi all'afrore tanto erotico di una Elena già sazia del troiano e come nostalgica del veemente Meelao. Priapo che i beveroni dei moderni Priami non aveva vede nella nuora la donna e lascia il ritegno regale per un corteggiare da satiro ammosciato. Come si ripete la storia degli uomini, come i vecchi di ogni tempo adusi a prodighi coiti ora purtroppo dismessi, afflosciatosi il membro, amano rimembranze ardite. le lor coetanee rattrappite là dove dimorava Venere stanno cialiere con comari di pari vaneggio.

Intanto bevi rum al cioccolato con qualche zerbinotto che non mi è consentito sfruguliari. Bella mia, non so che farmene io delle crocerossine. Le mando all'istante a far 'n culo!

Un mese fa potevo anche scrivere così:
Calogero Taverna

Ad un "presuntuoso" come me riesce impossibile comprendere quando qualche schizzinosa ti toglie l'amicizia (fbeistica s'intendde). Non c'era motivo alcuno. Che tu eri stitica a mandarmi messaggi era per me un fatto acquisito. Ma lasciamo perdere. Tu essendo donna non puoi "incazzarti", io essendo maschio, sì. Mi hai delusa qua, mi hai delusa là; osi intrufolarti quando io civetto con i miei amici del cuore là. Et similia. Sia chiaro: sono sufficientemente intelligente per sapere che una QUARANTENNE(magari con qualche giorno in più) ha la sua "vita sessuale", così come ce l'ha un ottantenne (che però è abissalmente diversa). In queste congiunture, il colloquio erotico, sessuale non è possibile. Ma vivaddio vi sono  altre mille possibilità di dialogo, di affetto, persino di amore. Un uomo non deve offendere mai una donna; ma manco una donna deve prendersi beffe di un vecchio. I Il vecchio manda a ffa 'n culo, senza pensarci due volte.  E poi quando la smetti di affiancarmi ad altri? ai tuoi beniamini. Certo tieni al guinzaglio due vecchi, che gusto! Intanto bevi rum al cioccolato con qualche zerbinotto che non mi è consentito sfruguliari. Bella mia, non so che farmene io delle crocerossine. Le mando all'istante a far 'n culo!

Atto notarile relativo alla rendita della Cappella della Maddalena entro la Chiesa Madre di racalmuto, riveniente da don Santo d’Agrò, che si continuava a percepire nel Settecento e nell’Ottocento.



Atto notarile relativo alla rendita della Cappella della Maddalena entro la Chiesa Madre di racalmuto, riveniente da don Santo d’Agrò, che si continuava a percepire nel Settecento e nell’Ottocento.


Die decimo septimo octobris 4^ ind. millesimo sexcentesimo quinquagesimo 1650


Testamur quo d Franciscus De Gerardo quondam Caroli de terra Gruttarum modo hic Racalmuti se repertus mihi notario cognitus coram nobis ad istantiam et requisitionem Dn Francisci Sferrazza huius terre Racalmuti mihi notario cogniti sponte dixit  et declaravait, ac dicit et declarat, ac legitime recognovit et recocognoscit, se detinere et possidere unam viniam cum eius clausura, arboribus, torculari, domo terranea, et aliis in ea existentibus sitam et positam in Pheudo dictae  terre Gruttarum et in contrada vocata di Zupparello, seu di Fontana Pazza confinantem cum vinea Pauli Selvagio, entrata, et cum finaita dictae terrae Racalmuti, et aliis verioribus confinibus.


Eadem vinea ad emphiteusim concessa a Dn  Joseph Morreale quondam Thomae Catalano pro annuo censu unciarum quinque et granorum duodecim -/ 5.12 vigore contractus Emphiteusis celebrati in Actis Notarii Joseph Memmi de urbe Agrigentina 5 ind. 1582, et postea dicta vinea relaxata per dictum de Morreale Augustino Marchesatto de Gerardo cum honere dicti redditus vigore contractus relaxationis  in actis notarii Gregorii Giardina  die 14 Septembris 5 Ind. 1591.


Subiectam dictam vineam superius declaratam  et conphessam in unciis tribus et tarenis duodecim ponderis generalis annualibus, censualibus, et rendalibus de summa dictarum unciarum quinque et tarinorum duodecim annualium debitis et anno quolibet solvendis per dictum Dn. Franciscum de Gerardo dicto Dn. Francisco Sferrazza uti legatario quondam Dn. Sancti D'Agrò cessionarii et habentis jus et causam  a mag. Antonino De Gueli et consortibus uti heredibus quondam Mag.i Marci de Gueli, quales  cessionarii et habentes jus et causam a mag.o Vincentio Catalano cessionario, qualis  habebat jus et causam a mag.o Joseph et Vincentio Catalano fratribus uti filiis et heredibus quondam Thomae Catalano patris , vigore testamenti dicti quondam Dn. Sancti De Agrò, in quo habuit legatarium dictum de Sferrazza in actis mei notarii die etc. et vigore venditionis redditus praedicti favore dicti de Agrò in actis mei notarii die 15 Junii 5 Ind. 1634, et contractus obligationis dictarum unciarum trium et tarinorum duodedecim  redditus factum a dicto quondam Marco de Gueli  in atcis notarii Natalis Castrogiovanni die 19 Novembris 14 ind. 1615, et vigore assignationis dicti redditus assignati dicto quondam mag.o  Vincentio Catalano   et mag.o Joseph Catalano uti coheredibus in actis notarii Nicolai Monteleone die 26 octobris 5 ^ ind. 1607  ad mentem quorum actorum recognitoriorum factorum de dicta vinea dicto quondam mag. Marco de Gueli per Carolum de Gerardo in actis notarii Simonis de Arnone die 5 septembris 3 ind. 1619 et aliarum scrpturarum publicarum privatarum ad quas  etc.


Et hac ex causa dictus Franciscus de Gerardo interveniens  ad hoc tam nomine proprio uti detemptor et posessor paedictae vineae quam hereditario nomine supradicti quondam Caroli de Gerardo  olim eius patris, et omnibus expressis aliis nominibus sponte per se, et suos heredes promisit et promittit obligavit et obligat dare realiter, et cum effectu solvere dicto dn. Francisco Sferrazza stipulanti per se suosque heredes supradictus  uncias tres et tarenos dodecim annuales, cenusales, et rendales de illis unciis quinque et tarenis dodecim ponderis generalis debitis censualibus et rendalibus cum aliis unciis viginti septem  et tarenis quindecim ponderis generalis ex causa decursorum maturatorum hic Racalmuti in pecunia numerata una et in simul cum dictis -/ 3.12 annualibus  in ultimo mensis augusti cujuslibet anni in perpetuum incipiendo facere primam solutionem in ultimo Augusti proximae inditionis 1651 una cum decursis in pace.


 


Sub pactis emphiteucis debitis solitis, et consuetis a jure statutis et presertim dictam vineam superius emphiteuticatam beneficare illamque deteriorari non permittere, et solvere dictum jus census annualiter.


 


Item  quod non liceat dicto de Gerardo, et suis dictam vineam nec in totum nec in partem vendere et alienare, et presertim Ecclesiae, Fisco, Comiti, Baroni, aut alteri potenti et privilegiatae personae nisi personis licitis et a jure permissis.


 


Item quod si dictus de Gerardo contravenerit in solutionibus dicti census, aut controvenerit pactis emphiteucis incidat in commissum etc.


 


Ita quod .. Et predicta attendere ..


Sua omnia .


Testes den. Lucius Sferrazza Dn. Libertinus d'Agrò et mag. Antoninus Scheri


Ex actis notarii Michelangeli Morreale Racalmuti.


 


[Annnotazioni della quarta ed ultima facciata]


 



Atto ricognitorio



Fa Francesco de Gerardo a favore di d. Francesco Sferrazza Fidecommissario della Cappella di S. Maria Maddalena dentro la Chiesa Madre di Racalmuto.


 


[Annotazione recente attribuibile all'arc. Tirone]


 


Apoca estratta dagli atti di Notar Dr. Pietro Morreale da Grotte concepita in questi termini


A 6 Gennaro 1819


 


Il Sacerdote Dn. Paolo Tirone Cappellano della Cappella di S. Maria Maddalena confessa avere ricevuto da Notar Dn. Gaetano Cimino da Grotte onze due e tarì ventotto a complimento di onze tre, e tarì due, stante tarì quattro confessati dal Tirone per Apoca in notar dn. Giuseppe Vassallo come si asserisce - Sono per causa  di quell'onza una, e tarì sedici dal detto Cimino dovuti annualmente alla Venerabile Cappella di Santa Maria Maddelena sopra le sue terre in questo stato contrada Cancellieri vicino le terre di dn. Diego Zaffuto maritali nomine, terre degl'eredi di Pietro Avarello er altri confini.


 


Disponibile anche un altro documento; questo comprova che dell’eredità del sac. Agrò  un censo annuo di un’oncia andò alla Matrice, censo dovuto dalle sorelle Angelica ed Ursula d’Afflitto e loro eredi. Il censo viene scelto fra tanti disponibili - evidentemente perché il più affidabile - dall’arc. Traina, uti rector; molto esplicito il passo «quam unciam unam annualem  dictus Dn. Thomas dixit elegisse inter omnes summas et quantitates reddituum legatorum per dictum quondam Dn. Sanctum De Agrò dicto de Sferrazza, juxta formam testamenti dicti quondam Dn. Sancti ut supra calendati pro Servitio Fabricae dictae Matricis Ecclesiae cunctis futuris temporibus in perpetuum.»


L’atto è evidentemente transattivo: la portata delle disposizioni testamentarie dovevano essere molto più ampie. Intanto non può non cogliersi uno scostamento dal dispositivo testamentario in questa clausola:


«Ita quod in casu reluitionis redditus illius dictus Dn. Thomas, nec sui possint capere, sed de eo teneantur emere tot redditus de redditibus veteris ad rationem de decem pro centenario, et in defectu ad rationem de quinque pro centenario, qui redditus omni futuro tempore stent et stare debeant pro servitio dictae Fabricae, et sic toties quoties casus huiusmodi reluitionis eveniet, dicta emptio dicti redditus fieri debeat per dictum Dn. Thomam Archipresbiterum et per successores in dicta Matrici in perpetuum, et hoc de novo pacto et accordio sic inter eos, non obstante quod in supradicto testamento dictus quondam Dn. Sanctus de praemissis mentionem non fecisset, et quoniam ita sibi fieri placuit et placet, et non aliter, nec alio modo.»


In definitiva con quest’atto del 1641, l’arc. Traina concede ai due nipoti eredi di d. Santo d’Agrò l’uso della “carnalia” (dammusium pro carnalia costruenda longitudinis et latitudinis dictis haeredibus benvisum) sotto la Cappella della Maddalena, previa acquisizione di una soggiogazione di un’oncia annua. Escluderei che gli eredi si debbano sobbarcare ad altre spese per la costruzione della Cappella, anche se sembra ostare quest’ambiguo passo secondo cui «dicta Cappella [est] fabricanda, ordinanda, abellenda, tectum quodcumque faciendum». Ma prima non era stato detto che si procedeva a concedere « unam Cappellam existentem in dicta Matrici Ecclesia, nec non et locum sepolturae ante dictam Cappellam, quae est prima post Cappellam Annuntiationis Beatae Mariae Virginis, quae est in frontispitio Cappellae Cappellae Suffragii animarum SS.mi Purgatori.» Se non era ancora costruita che cosa si era fatto per allargare la chiesa dell’Annunziata in tanti anni? Siamo già nel 1641 ed a quanto pare l’antica “Ecclesiola” non va al di là dell’abside e delle cappelle di fondo delle navate laterali non si andava. Certo, non sappiamo com’era prima la chiesa e come sia stata trasformata, se era stata demolita del tutto o riadattata in parte.

mercoledì 9 ottobre 2013

Chi si appropria di Lorca sono proprio io e un po' la dice lunga sul mio ormai vetusto vezzo di insolentire donne in foia in pre e post stop definitivo dei loro fastidiosi cicli. Nessuno può accusarmi di linguaggio scurrile; spesso è solo vagamente allusivo, ma il contenuto osè lo è proprio oltre il limite della decenza, del riguardo alle cose di santa romana chiesa ai novelli papi cicciu dei poverelli argentini ed anche a monacali usi solitari.


Chi si appropria di Lorca sono proprio io e ciò un po' la dice lunga sul mio ormai vetusto vezzo di insolentire donne in foia in pre e post stop definitivo dei loro fastidiosi cicli. Nessuno può accusarmi di linguaggio scurrile; spesso è solo vagamente allusivo, ma il contenuto osè lo è proprio oltre il limite della decenza, del riguardo alle cose di santa romana chiesa ai novelli papi cicciu dei poverelli argentini ed anche a monacali usi solitari.


Mi chiedo: se alla Chiesa romana non gliene importava niente se un Bernini, avesse o non avesse un recondito arcano nobile mistero alla Sciascia, era esplicito nel deliziarsi delle solitarie delizie di monache romane o di sante spagnole, se, via!, Tiziano era ancora più libertino, se non so dove ma in quel periodo maniaci dipintori soddisfacevano il loro voyeurismo con certi loro immaginifici approcci lesbici, dicevamo, alla Chiesa nulla importava, bastava pagare lauti censi o elemosine redentrici, allora perché laiche bigotte mi aggrediscono credendomi indulgente alla blasfemica zozzeria sol perché ho diffuso quadri divini e commenti ironici come quelli che seguono?





·       Una soave affabile signora romana, affascinante più del sole che sorge nella mia natia Racalmuto da dietro il Castelluccio, quando è estate, sia pure indirettamente mi vuol disorientare dalle mie anguste, pedestri, ironiche visioni delle opere dell'arte propinandomi questo particolare berniniano.
 Credo che alle donne che non possono vedersi in certi loro declivi dei terminali singulti d'amore il Bernini può far loro pensare che abbiamo una santa, che digiuna, che gli affanni di un corpo giovane sono stati mortificati e libera dagli artigli della carne salgono sino ai cieli e vedono e dantescamente si immergono nelle paradisiache luminarie della suprema potestà divina. Estasi di santa, dunque, estasi di Santa Teresa d'Avila. Per i tanti incolti come me, propino qui sotto anch'io la cultura in pillole delle enciclopedie virtuali (ma poco virtuose)..
 Ma ad un maschio come me, aduso a considerar peccato le gioie del sesso sin dai suoi 12 anni e mezzo, ma un peccato di cui non ha mai potuto fare a meno e piano piano ha dismesso di pensare che godendo su questo pianeta può davvero finire all'inferno perché offenderebbe de sexto et de nono quel suo padre celeste che, via, è stato poi lui a mettergli quel piacevole fuoco nelle vene che dal gioco solitario piano piano ma sempre più piacevolmente e partecipativamente l'ha potuto infondere ad un'altra creatura del signore, molto pù bella ma meno irosa nelle gioie d'amore. E davvero quello sguardo, quella bocca languidamente socchiusa l'ha affascinato per essere anche lui il coautore dell'orgasmo femminile. E non se n'è più confessato come del resto non faceva neppure con i suoi primi e solitari atti impuri, anche se il prete confessore birichino voleva sapere, curiosava.
 Ma qui la santa è vestita, e le donne nei giacigli del peccato per arrivare lì dove in due ci si arriva con un insaziabile cimento erano ignude e a dir vero non del tutto monde (per parafrasare il D'Annunzio del Piacere). E allora chissà forse le sante sogliono godere sole e vestite. VERGINE SERAFICA. Vergine chi - per giunta con sangue ispano - ebbe "travagliato percorso", un po' arduo a convenirne; SERAFICA, a dilettar gli occhi su questo splendido viso "in estasi" , non si è molto disposti a credere. Ma questa è arte barocca e al barocco possiamo ascrivere ascetezze alla Borromini ma anche devianze alla Bernini, almeno a Roma, città davvero libera, anche se sede d papi, o appunto per questo
       4 maggio
·       Calogero Taverna


 Una soave affabile signora romana, affascinante più del sole che sorge nella mia natia Racalmuto da dietro il Castelluccio, quando è estate, sia pure indirettamente mi vuol disorientare dalle mie anguste, pedestri, ironiche visioni delle opere dell'arte propinandomi questo particolare berniniano.
 Credo che alle donne che non possono vedersi in certI loro declivi dei terminali singulti d'amore il Bernini può far loro pensare che abbiamo una santa, che digiuna, che gli affanni di un corpo giovane sono stati mortificati e libera dagli artigli della carne salgono sino ai cieli e vedono e dantescamente si immergono nelle paradisiache luminarie della suprema potestà divina. Estasi di santa, dunque, estasi di Santa Teresa d'Avila. Per i tanti incolti come me, propino qui sotto anch'io la cultura in pillole delle enciclopedie virtuali (ma poco virtuose)..
 Ma ad un maschio come me, aduso a considerar peccato le gioie del sesso sin dai suoi 12 anni e mezzo, ma un peccato di cui non ha mai potuto fare a meno e piano piano ha dismesso di pensare che godendo su questo pianeta può davvero finire all'inferno perché offenderebbe de sexto et de nono quel suo padre celeste che, via, è stato poi lui a mettergli quel piacevole fuoco nelle vene che dal gioco solitario piano piano ma sempre più piacevolmente e partecipativamente l'ha potuto infondere ad un'altra creatura del signore, molto pù bella ma meno irosa nelle gioie d'amore. E davvero quello sguardo, quella bocca languidamente socchiusa l'ha affascinato per essere anche lui il coautore dell'orgasmo femminile. E non se n'è più confessato come del resto non faceva neppure con i suoi primi e solitari atti impuri, anche se il prete confessore birichino voleva sapere, curiosava.
 Ma qui la santa è vestita, e le donne nei giacigli del peccato per arrivare lì dove in due ci si arriva con un insaziabile cimento erano ignude e a dir vero non del tutto monde (per parafrasare il D'Annunzio del Piacere). E allora chissà forse le sante sogliono godere sole e vestite. VERGINE SERAFICA. Vergine chi - per giunta con sangue ispano - ebbe "travagliato percorso", un po' arduo a convenirne; SERAFICA, a dilettar gli occhi su questo splendido viso "in estasi" , non si è molto disposti a credere. Ma questa è arte barocca e al barocco possiamo ascrivere ascetezze alla Borromini ma anche devianze alla Bernini, almeno a Roma, città davvero libera, anche se sede d papi, o appunto per questo.


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 E’ bastato che una certa ambasciatrice della cultura nel mondo mi insolentisse ed ecco cosa è scoppiato

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·       chi è? .. mi dispiace così tanto per lei..

·       Lunedì alle 21.59 · Mi piace

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·       ELetizia Prosperini · Tra gli amici di Di Terra Profumo

·       dal punto di vista religioso è un'immondizia

·       Lunedì alle 22.08 · Mi piace · 1

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·       Calogero Taverna ma dal punto di vista umano è una verità sacrosanta.
·       Martedì alle 2.13 · Mi piace

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·       Calogero Taverna religioso ci si vuol mettere il prosciutto sugli occhi, prego si accomodino, andranno di sicuro in paradiso: beati i poveri di spirito perché di loro è il regno dei cieli. Quanto alle femmine si sa lo spirito è l'alcool di cucina. Plaudino plaudino, ti conosco mascherina!

·       Martedì alle 2.16 · Mi piace

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·       ELetizia Prosperini · Tra gli amici di Di Terra Profumo

·       Lei mi ha preso per bigotta pensando che io sia come Lei quando io dicevo il contrario: sesso si fa in modo regolare e non così.

·       Martedì alle 4.11 · Mi piace

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·       ELetizia Prosperini · Tra gli amici di Di Terra Profumo

·       Hai capito Profumo, ha preso una donna come me per cattolicotta,spaghettotta e non sa neanche che vuol dire "poveri in spirito".

·       Martedì alle 5.13 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Che io non sappia cosa significhi poveri di spirito è un gran bel paradosso, che io sappia anche come distorcono la lingua italiana i poveri di spirito purtroppo rientra nei mei non limitati orizzonti eruditi. Se lei è lei si introduce incautamente nella bacheca di chi a nulla crede e tutto irride. Inferno sicuro. Non pontifichi però sulle faccende di sesso il quale se è sesso comunque, dovunque, anche in convento; anche in un convento femminile ove se di certo oggi non è come ieri il Bernini aveva irriguardosi pensieri sull'autoerotismo (SESSO) delle donne più audace forse di quanto scrisse l'Aretino Pietro. Qui si va cultura Signora, alta cultura, se ha voglia di intromettersi - chiunque Ella sia - non dica fesserie.

·       Martedì alle 8.20 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Francamente debbo ammettere che non ho capito il suo commento su Santa Teresa d'Avila e che cosa voleva dire per "immondizia". Aggiunga che un plsudente commento rendeva ancor più ambiguo quello che forse ambiguo non era. Adogni modo stia certa che non l'ho presa per "bigotta2; per dare un giudizio su qualcuno debbo conoscerlo. E lei per me è davvero del tuttoignota. Il mio giudizio vertva su un giudizio che mi sembrava e mi sembra non del tutto pertinente. Tutto qua.

·       Martedì alle 8.49 · Mi piace

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·       Di Terra Profumo La signora Eletizia l'hai fatta scappare...
Con lei sì che potevi parlare invece! Con lei potevi condividere la cultura.
 La signora, e' stata ambasciatrice della cultura italiana nel mondo..
Va be', tutto tranne che bigotta.. Vado a lavorare..

·       Martedì alle 8.57 tramite cellulare · Mi piace

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·       Calogero Taverna Non mi far fare battute, va!

·       Martedì alle 9.01 · Mi piace

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·       ELetizia Prosperini · Tra gli amici di Di Terra Profumo

·       "povero in spirito" è uno che pur essendo ricco è capace di vivere di poco.In quanto alle battute che voleva fare le immagino,tipico di un dato ambiente.L'amica Manuela voleva dire che sono stata addetto culturale e le Scritture le ho studiate all'Università Gregoriana.Ribadisco che una delle cose oscene del cristianesimo storico,sconfessate dall'ultimo concilio, fu il sostituire una regolare attività psicofisica con manie che sono contro natura e contro religione,Che poi il Bernini ne abbia fatto un'opera d'arte, è un'altra cosa.

·       Martedì alle 12.15 · Mi piace

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·       ELetizia Prosperini · Tra gli amici di Di Terra Profumo

·       ciao Manuela tesoro,io non scappo.

·       Martedì alle 12.16 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Avevo chiesto "amicizia" alla signora Prosperini che ovviamente non me l'ha accordata. Per evitare che FB mi punisse per la terza volta con un moltiplicatore geometrico per il mio vizietto (dicono loro) di chiedere amicizia a chi non conosco (non è vero lo giuro) ho subito revocato la richiesta.

·       Martedì alle 14.31 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Del resto mi pare che non perdo molto: sarà ambaciatore (al maschile) non so di che, ma se scade nella inesattezza linguistica, mi fa pensare: "poveri di spirito" significa "poveri di spirito", senza "tenace concetto" direbbe Sciascia. Io le scritture non l'ho studiate alla Gregoriana: non mi faccio infinocchiare da preti e cardinali sempre bramosi de sexto e  di mammona. Ma le farei alla signora una domandina semplice, semplice "un Jeovha. una specie di genialotto folle e fannullone di Palestina ha mai detto DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO? Va da sé che io quello là l'adoro perché anch'io amo suonare la mia corda pazza e magari dire date a Cesare quello che è di Cesare ma non mi rompete gli zebedei come qualche orso in vena di fantasia.

·       Martedì alle 14.37 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Se disse quello che qualche evangelista dice che disse, tradotta la frase suona in latino: da nobis hodie panem TRANSUSTANTIALEM che è tutt'altra cosa signora bella. Gliel'hanno mai spiegato alla Gregoriana?

·       Martedì alle 14.38 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Io scrivo così come mi viene e specie in dattilografia dacché non posso più godere delle graziose mani di dattilografe da Banca d'Italia , mi arrangio e non mi va di rileggermi perché ad 80 anni non ho più tempo da perdere.

·       Martedì alle 14.40 · Mi piace

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·       ELetizia Prosperini · Tra gli amici di Di Terra Profumo

·       inesatto linguisticamente è "poveri di spirito" che il personaggio non disse mai. Lui si chiamava Yeshua. Yhwh era sui padre.

·       Martedì alle 14.41 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Ho visto proprio oggi la mostra di Tiziano: purtroppo non c'era la celebre masturbazione femminile. Che delusione: non ho potuto scandalizzare le donne che mi accompagnavano spiegando la bella triade: Tiziano, il Benini di Santa Teresa, e il Bernini della Ludovica Albertoni. In quel tempo i maschi, poveretti, erano davvero appassionati all'autorotismo delle femmine, ignude o sontuosamente intabarrate, sante, o monache o anche (mi si perdoni il termine, ma quando ci vuole ci vuole) celeberrime bagasce. Era un bel tempo, ne ho nostalgia. Certo che poi col Concilio di Trento e soprattutto con quel pruriginoso di Alfonso de' Liquori, un santo pornografo, ma in latino, tutto mi pare cambiò, anche se di questi ultimi tempi, un pizzico di resipiscenza comincia a serpeggiare.

·       Martedì alle 14.46 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Per caso ha consultato l'anagrafe di Nazareth dell'anno 0?

·       Martedì alle 14.47 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Diu nni scanza e llibbira quannu ci iè nna fimmina ca si cridi sapienti; acchiana 'n cattrida e sunnu ... nivuri. Possibilmente non sa che c'è anche una questione dei Settanta. Sarebbe? eccola (in stralcio). Ecco allora che Tolomeo II Filadelfo, dopo a...Altro

·       Martedì alle 16.31 · Mi piace

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·       ELetizia Prosperini · Tra gli amici di Di Terra Profumo

·       Manuela !

·       Martedì alle 16.43 · Mi piace

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·       Calogero Taverna Me ne stavo per i fatti miei a sollazzarmi sull'autoerotismo delle monache versione Bernini quando vengo "violentato" da un paio di donne ad ottant'anni fra quattro giorni. Non sono abituato a vedermi tagliare la strada (dell'erudizione in cui mi sent...Altro

·       Martedì alle 17.06 · Mi piace

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·       Calogero Taverna <per la signora Eletizia trascrivo questo passo di Tacito:Nero subdidit reos et quaesitissimis poenis affecit , quos per flagitia inisusos vulgus.

·       11 ore fa · Mi piace

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·       Calogero Taverna Christianos appellabat. auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat.

·       11 ore fa · Mi piace

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·       Calogero Taverna Pare che la storicità di Cristo stia tutta qui, ammesso che non si tratti di una interpolazione. Mi pare di ricordare che qualcosa c'è in Giuseppe Flavio. Puntualizzare è presumere.
P.S. Quando si è imbecilli si è anche stronzi: offendere ANONIMAMENTE l'autore di un pezzo di somma intelligenza e di somma cultura come questo è solo mania meschina di qualche evirato o sadica lesbica.
 

Lorcia Lorca: IL CAPRONE


Dove non arriva il mio puritanesimo!

IL CAPRONE

IL GREGGE DI CAPRE E' PASSATO

ACCANTO ALL'ACQUA DEL FIUME

NELLA SERA DI ZAFFIRI E ROSA,

CHE E' PIENA DI ROMANTICA PACE,

guardo

il gran caprone.

... Salve, muto demonio!

sei il più forte

degli animali

Eterno mistico

d'inferno

carnale ...

Quanto incanto

nella tua barba,

e nella fronte così spaziosa

o rude don Giovanni!

Che grande accento è nel tuo sguardo

mefistofelico

e passionale!

Vai per i campi

con il tuo gregge,

dove sei stato fatto eunuco,

tu che sei un vero sultano!

La tua sete di sesso

non si placa mai;

imparasti bene

dal padre Pan!

La capra ti segue lentamente

innamorata ed umile;

ma son insaziabili le tue passioni;

la vecchia Grecia

ti comprenderà.

Oh essere di profonde leggende sante

di deboli asceti e Satanassi

con mansuete fiere e profonde grotte,

alla cui ombra ti videro

soffiare la fiamma

del sesso.

Caproni cornuti

dalle brave barbe!

Nero concentrato di medioevo!

Voi siete nati con Filommeide

dalla pura schiuma di mare,

e le vostre bocche

l'adularono

sotto lo splendido ammasso di stelle.

Venite dai boschi pieni di rose

dove la luce è uragano;

venite dai prati di Anacreonte,

pieni di sangue dell'immortale.

Caproni!

siete metamorfosi

di vecchi satiri

ormai perduti.

Siete prodighi di lussuria vergine

come nessun altro animale.

Illuminati del mezzogiorno

Attenti,

ascoltate

là dal fondo delle campagne

il gallo che quando passate

vi dice: Salve!

Garcia Lorca






Chi si appropria di Lorca sono proprio io e un po' la dice lunga sul mio ormai vetusto vezzo di insolentire donne in foia in pre e post stop definitivo dei loro fastidiosi cicli. Nessuno può accusarmi di linguaggio scurrile; spesso è solo vagamente allusivo, ma il contenuto osè lo è proprio oltre il limite della decenza, del riguardo alle cose di santa romana chiesa ai novelli papi cicciu dei poverelli argentini ed anche a monacali usi solitari.

Mi chiedo: se alla Chiesa romana non gliene importava niente se un Bernini, avesse o non avesse un recondito arcano nobile mistero alla Sciascia, era esplicito nel deliziarsi delle solitarie delizie di monache romane o di sante spagnole, se, via!, Tiziano era ancora più libertino, se non so dove ma in quel periodo maniaci dipintori soddisfacevano il loro voyeurismo con certi loro immaginifici approcci lesbici, dicevamo, alla Chiesa nulla importava, bastava pagare lauti censi o elemosine redentrici, allora perché laiche bigotte mi aggrediscono credendomi indulgente alla blasfemica zozzeria sol perché ho diffuso quadri divini e commenti ironici come quelli che seguono?




·       Una soave affabile signora romana, affascinante più del sole che sorge nella mia natia Racalmuto da dietro il Castelluccio, quando è estate, sia pure indirettamente mi vuol disorientare dalle mie anguste, pedestri, ironiche visioni delle opere dell'arte propinandomi questo particolare berniniano.
 Credo che alle donne che non possono vedersi in certi loro declivi dei terminali singulti d'amore il Bernini può far loro pensare che abbiamo una santa, che digiuna, che gli affanni di un corpo giovane sono stati mortificati e libera dagli artigli della carne salgono sino ai cieli e vedono e dantescamente si immergono nelle paradisiache luminarie della suprema potestà divina. Estasi di santa, dunque, estasi di Santa Teresa d'Avila. Per i tanti incolti come me, propino qui sotto anch'io la cultura in pillole delle enciclopedie virtuali (ma poco virtuose)..
 Ma ad un maschio come me, aduso a considerar peccato le gioie del sesso sin dai suoi 12 anni e mezzo, ma un peccato di cui non ha mai potuto fare a meno e piano piano ha dismesso di pensare che godendo su questo pianeta può davvero finire all'inferno perché offenderebbe de sexto et de nono quel suo padre celeste che, via, è stato poi lui a mettergli quel piacevole fuoco nelle vene che dal gioco solitario piano piano ma sempre più piacevolmente e partecipativamente l'ha potuto infondere ad un'altra creatura del signore, molto pù bella ma meno irosa nelle gioie d'amore. E davvero quello sguardo, quella bocca languidamente socchiusa l'ha affascinato per essere anche lui il coautore dell'orgasmo femminile. E non se n'è più confessato come del resto non faceva neppure con i suoi primi e solitari atti impuri, anche se il prete confessore birichino voleva sapere, curiosava.
 Ma qui la santa è vestita, e le donne nei giacigli del peccato per arrivare lì dove in due ci si arriva con un insaziabile cimento erano ignude e a dir vero non del tutto monde (per parafrasare il D'Annunzio del Piacere). E allora chissà forse le sante sogliono godere sole e vestite. VERGINE SERAFICA. Vergine chi - per giunta con sangue ispano - ebbe "travagliato percorso", un po' arduo a convenirne; SERAFICA, a dilettar gli occhi su questo splendido viso "in estasi" , non si è molto disposti a credere. Ma questa è arte barocca e al barocco possiamo ascrivere ascetezze alla Borromini ma anche devianze alla Bernini, almeno a Roma, città davvero libera, anche se sede d papi, o appunto per questo