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venerdì 7 febbraio 2014

Se volessi, non la tradizione citerei (che storicamente vale un soldo) ma le tremende carte , molte delle quali ho persino fotocopiato, da me trovate da storico non "tradizionalista", nell'immenso Archivio Centrale dello Stato in quel dell'EUR di Roma

Non avendo certo io peli sulla lingua torno  a rimarcare che continua a sbagliare l'amico Piero a riportare ancora qui accuse scervellate di codesto signor Messana nei miei confronti. Anche perché rimartella una scempiaggine di codesto nostro subalterno (culturale) muntidurisi (lo sanno tutti e non per tradizione che Muntidoru è una nostra colonia racalmutese). Mi dispiace, ribadisco: gli scivoloni li fa il signore di là di Gibillini. Si vada a leggere le pagine 10 e 11 di "Racalmuto Memorie e tradizioni" e si accorgerò che vaneggia quanto a quel gigante di Racalmuto che noi affettuosamente chiamiamo ancora Nanà. Nanà ebbe una partita aperta con certa intellighentia montedorese che a tutti i costi pretendeva recensioni e presentazioni di modeste operette di loro conterranei. Nanà non era tenero di coda quanto ad avalli letterari, Si negò a padre Arrigo, al pur bravo Cacciato romanziere e all'altro Cacciato pittore (che mediocre non era) e ad una pletora di postulanti. Quasi un atto ironico il suo parlar d'altro chiosando il modesto volumetto storico del Tinebra, poi raddoppiatosi il cognome. Leonardo Sciascia è un gigante delle lettere e lasciamolo in pace con queste nostre piccole baruffe da strapaese. Sciascia da par suo polverizza quasi con il sarcasmo. Lo riscrivo a sberleffo di chi mostra di non averlo capito o diciamo letto con attenzione. "La guida rispose ' è il solo [sottolineo SOLO n.d.r.] uomo intelligente che c'è a Racalmuto' [cazzo!!!]. Punto di vista di ironico e sprezzante campanilismo, da contadino di un paese piccolo e di non lunga storia che sente inferiorità nei riguardi del paese vicino dieci volte più esteso e popoloso, ricco di negozi, splendido nelle feste. Non potendo negare tutto ciò che è visibile, il contadino di Montedoro colpisce d'irrisione in quel che non basta una gita di poche ore a fare scoprire: l'intelligenza dei suoi abitanti". Che sinfonia di sberleffi maliardo Sciascia, quanto ti adoro quando ti diverti a dileggiare! Oh Dio quanto sei INTELLIGENTE! Da vero racalmutese il paese del sale della sapienza. Quanto a me le tradizioni montedoresi sui Caico non mi interessano affatto. Se volessi, non la tradizione citerei (che storicamente vale un soldo) ma le tremende carte , molte delle quali ho persino fotocopiato, da me trovate da storico non "tradizionalista", nell'immenso Archivio Centrale dello Stato in quel dell'EUR di Roma

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