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mercoledì 23 aprile 2014

dixi quod potui, dicant meliora impotentes.

Mi colpisce questa deformazione del falso stemma di Racalmuto.  Non so quanti sanno che questo stemma, senza le risibili ulteriori falsificazioni che imbrattano l'uomo nudo, fu massonica beffa di fine settecento giungendo sino a Racalmuto gli effluvi del secolo dei Lumi. Un uomo nudo estromesso dalla torre del potere sussurra di ammutolire e dannarsi al silenzio omertoso, perché il suo cuore geme silente, per rappresentare la frustrazione di chi come me  tutto comprendendo nulla può contro queste gattopardesche iene protese all'inciucio spartitorio dei brandelli di un paese ormai in necrosi per improvvido commissariamento. Antico e bello era il vero stemma di Racalmuto, quello che il nostro grande Pietro d'Asaro dipinse ai piedi della sua pala nella chiesetta dell'Itria sopra l'altare maggiore. (Quanto all'attribuzione del quadro però non metto la mano sul fuoco). Lasciò il paese  in mano a chi ben sa falsare ancora una volta il genuino simbolo della millenaria Racalmuto; parafrasando un fascistissimo chiomato medico racalmutese dedito anche all'eutanasia, cantileno: dixi quod potui, dicant meliora impotentes.

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