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martedì 17 giugno 2014

l'onorevole Li Causi e il questore Messana


Data invio:
sabato 15 febbraio 2014 11:17:51

Li Causi, chi era l'on. Girolamo Li Causi. Ci imbattiamo in codesto grande comunista  in queste nostre attuali ricerche sulla massiccia figura del questore Messana. Se amiamo la verità, necessita  una indagine a trecentosessanta gradi ormai con spirito storico, distaccato, per quanto possibile avalutativo. Come vedremo Casarrubea si appoggia a Li Causa per infangare Messana. Ne vedremo a suo tempo le distorsioni persino calunniatrici.
 

Camera dei deputati
 

Legislatura
II, III, IV

Gruppo
Comunista

Collegio
Palermo

Incarichi parlamentari

Vicepresidente della Commissione Speciale Per L'esame Del Disegno Di Legge N.1: "Autorizzazione All'esercizio Provvisorio Del Bilancio Per L'anno Finanziario 1953-1954" dal 25 giugno 1953 all'11 giugno 1958
Vicepresidente della Giunta Per I Trattati Di Commercio E La Legislazione Doganale dal 6 ottobre 1953 all'11 giugno 1958
Vicepresidente della Camera dei Deputati dal 12 giugno 1958 al 15 maggio 1963
Vicepresidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia dal 5 giugno 1963 al 4 giugno 1968

Pagina istituzionale


on. Girolamo Li Causi

 

Bandiera italiana
 Assemblea costituente
 

Collegio
Unico Nazionale
Pagina istituzionale

« Perché avete fatto uccidere Giuliano? Perché avete turato questa bocca? La risposta è unica: l'avete turata perché Giuliano avrebbe potuto ripetere le ragioni per le quali Scelba lo ha fatto uccidere. Ora aspettiamo che le raccontino gli uomini politici, e verrà il tempo che le racconteranno. »
(Girolamo Li Causi. Intervento alla Camera dei deputati nella seduta del 26 ottobre 1951[1])

Girolamo Li Causi (Termini Imerese, 1º gennaio 1896 – Palermo, 14 aprile 1977) è stato un politico italiano. È stato il primo segretario del PCI siciliano.

 

Indice  [nascondi]
1 Biografia 1.1 Incarichi istituzionali
1.2 Portella della Ginestra 1.2.1 Documenti


2 Note
3 Bibliografia
4 Collegamenti esterni


Biografia[modifica sorgente]

Già dirigente socialista, aderì al Partito Comunista d'Italia nel 1924. Nel 1926 fu per alcuni mesi direttore de L'Unità. Nel 1928 venne arrestato per la sua attività antifascista e condannato a 21 anni di carcere.

Liberato nell'estate del 1943, diventò partigiano ed entrò nel CLNAI. Venne quindi rimandato nella natia Sicilia per organizzare la presenza del Partito Comunista, di cui divenne il primo segretario regionale. Il forte impegno politico contro la mafia caratterizzò subito la sua azione e per questo 16 settembre 1944 fu vittima di un attentato da parte di un gruppo di mafiosi guidato da Calogero Vizzini. In tale occasione, in cui vennero ferite 14 persone, Li Causi venne attaccato durante un comizio in cui stava intervenendo insieme a Gino Cardamone e Michele Pantaleone a Villalba[2].

Incarichi istituzionali[modifica sorgente]

Nel 1946 venne eletto deputato nell'Assemblea Costituente. Fu eletto per la Prima volta in Parlamento nel 1948 e, attraverso varie legislature, ricoprì la carica di Deputato e quella di Senatore. Fu vicepresidente della prima Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno mafioso.

Portella della Ginestra[modifica sorgente]

« Gli obiettivi immediati delle forze alleate in Sicilia furono dunque: a) mantenere l'ordine conservando nello stesso tempo buoni rapporti con la popolazione; b) ripristinare un tessuto sociale affidabile e conforme agli interessi anglo-americani, come si venivano delineando nel quadro strategico internazionale; c) stroncare le forze di sinistra prima di un loro troppo profondo radicamento sociale. »
(Nicola Tranfaglia in "Come nasce la Repubblica", pagine fra 91 e 98)

Li Causi fu probabilmente l’uomo politico più direttamente impegnato sulla strage di Portella della Ginestra: la denunciò all’opinione pubblica e ne seguì gli sviluppi, individuandone la principale causa nella vittoria, alle elezioni regionali, dell’alleanza elettorale di sinistra in un contesto di scontro tra il separatismo isolano e il movimento contadino che chiedeva l’applicazione della riforma agraria. Li Causi indirizzò inoltre durissime accuse anche alle forze di polizia, denunciando i loro legami con mafiosi e saparatisti, e al ministro Mario Scelba, più volte accusato di essere direttamente implicato nella vicenda.

Documenti[modifica sorgente]

Il 10 maggio 1950, durante la sua deposizione istruttoria, Girolamo Li Causi presentò alcuni significativi documenti. Venne esibita per prima una lettera mandata da Salvatore Giuliano all'Unità con richiesta di pubblicazione. Il timbro fa risalire la missiva al 2 ottobre 1948. Fra gli stralci di interesse investigativo si trova questo: "[...] oggi potrei mostrare una lettera che un amico intimo del signor Scelba, proprio alla vigilia delle elezioni, mi mandò e conteneva la promessa [...]".

Il secondo documento presentato, era una missiva autografa di Giuliano che rispondeva al comizio dello stesso Li Causi tenuto a Portella della Ginestra i 1º maggio 1949, quando venne scoperta la lapide dedicata alle vittime. In questo discorso che fece scalpore all'epoca, Li causi chiese direttamente a Giuliano di far i nomi dei mandanti della strage e nella lettera esibita Giuliano rispondeva: "I nomi possono farli coloro che tengono la faccia di bronzo, ma non un uomo [...]".

Li Causi esibì infine una terza lettera autografa di Giuliano, già pubblicata dall'Unità il 30 aprile 1950, in cui il malvivente minacciava senza mezzi termini Mario Scelba in riferimento al suo luogotenente Gaspare Pisciotta, in odore di tradimento.

« Il Giuliano allora si è avvicinato a me chiedendomi dove fosse mio fratello. Ho risposto che si trovava in paese con un foruncolo. Egli allora mi ha detto: 'E' venuta la nostra liberazione'. Io ho chiesto: -E qual è?- Ed egli di rimando mi disse: 'Bisogna fare un'azione contro i comunisti: bisogna andare a sparare contro di loro, il 1º maggio a Portella della Ginestra. Io ho risposto dicendo che era un'azione indegna, trattandosi di una festa popolare alla quale avrebbero preso parte donne e bambini ed aggiunsi: 'Non devi prendertela contro le donne ed i bambini, devi prendertela contro Li Causi e gli altri capoccia. »
(Dichiarazione di Gaspare Pisciotta, luogotenente di Salvatore Giuliano)

Tutte queste lettere, unitamente alla deposizione di Pisciotta in cui lo stesso sostiene la presenza di una corrispondenza tra Giuliano e il Ministro Mario Scelba (latore un deputato amico), non fornirono, secondo gli investigatori, riscontri oggettivi al proseguimento delle indagini in direzione di un intreccio destabilizzante fra Salvatore Giuliano e segmenti dell'ambiente politico. [1]

Note[modifica sorgente]
1.^ at Leinchieste.com
2.^ dai fatti raccontati da Alfio Caruso nel libro Turiddu il postelegrafonico

Bibliografia[modifica sorgente]
Girolamo Li Causi, "Terra di Frontiera. Una stagione politica in Sicilia 1944-1960", a cura di Davide Romano presentazione di Italo Tripi e della prefazione di Oliviero Diliberto Edizioni La Zisa, 2009.
Francesco Petrotta, Portella della Ginestra. La ricerca della verità, Ediesse 2007, ISBN 978-88-230-1201-1
Giuseppe Casarrubea e Mario J. Cereghino, Tango Connection, Bompiani
Carlo Ruta, Giuliano e lo Stato. Documenti e testimonianze sul primo intrigo della repubblica, Edi.bi.si., Messina 2002

Collegamenti esterni[modifica sorgente]
Lo sbarco Alleato ed il riemergere della mafia
Portella della Ginestra Intervento di Girolamo Li Causi all'Assemblea Costituente, seduta del 15 luglio 1947.
Mafia e banditismo Estratto da un documento del 18 settembre 1948, conservato presso l'Archivio Istituto Gramsci Siciliano, fondo "Girolamo Li Causi"
Il Filo Nero a cura di Vincenzo Vasile
Documenti statunitensi e italiani sulla Banda Giuliano, la X Mas e il neofascismo in Sicilia (1944 – 1947) a cura di Giuseppe Casarrubea

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