Il questore Messana da Racalmuto in una foto di famiglia. Era in fondo un borghese, media borghesia - direi. Qui figura già la nipotina Giovanna. A Giovanna il rude questore fu molto legato, tenero. Si trasformava. Era la sua principessina. Ma, chissà perché, le insegnò a giocare a poker. E facevan partite a non finire. Giovanna non mi ha mai detto se giocavano a soldi. E senza soldi u gioco è senza mordente. Il questore temette tanto per la vita della bambina. La rinchiuse a quattro anni in uno convitto. Convitto molto aristocratico, ma convitto. Giovanna si sentì come in galera. Fu ribelle. Il questore Messana, rigido con coattive gelosie di un siciliano classico, non vuole neppure che facesse il liceo. Finita al Magistrale a Roma. con quattro guardie del corpo, lei fragilina, minuta ma indocile. Organizzò persino una fuga dal convitto. All'esame di stato si presentò, altera e dispotica, vanesia propensa ai capricci, attorniata dalla classica guardia del corpo. Seduta davanti ai suoi esaminatori, costoro le chiedono: di che vuole parlarci? - "Di nulla", risponde con cipiglio la giovanissima quasi adolescente Giovanna Messana. "Promossa" - sanciscono subito gli esaminatori. Ma Giovanna non fece la maestra elementare. Si scrisse alle Belle Arti. In scenografia. Oggi dipinge ancora. La trascinerò a Racalmuto per una bella mostra, ma al Circolo Unione, quello dove spumeggiava lo zio, il celebre don Luigino Messana, in arte il don Ferdinando Trupia del nostro altrettanto gloriosissimo compaeano Leonardo Sciascia. E' starno che Leonardo Sciasia non parli mai di questo rinomato ispettore generale di P.S. Ettore Messana
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