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sabato 2 agosto 2014

Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di Riesi.




Ma passiamo ora al giornale principe di Sicilia. Nella stessa notte in cui avvennero i fatti delittuosi il cronista nisseno ecco come compendia l’impressionante tumulto di Riesi. Subito dopo invierà un altro messaggio un po’più esaustivo.

 

GIORNALE di SICILIA: 9/10 Ottobre 1919 (foglio interno)

I gravi fatti di Riesi

Conflitto fra dimostranti e forza pubblica.

Sette morti e numerosi feriti

                                                             Caltanissetta: 8, notte.


 

«Pervengono da Riesi notizie incerte e contraddittorie riguardanti fatti colà avvenuti e che sarebbero di una gravità eccezionale.

Pare che le locali agitazioni d’indole più politica che economica siano degenerate in veri e propri tumulti e che sarebbero anche avvenuti conflitti in cui i dimostranti ne avrebbero avuto la peggio.

Da persona scappata dal luogo riesco a sapere che stamane quasi improvvisamene parecchi nuclei di zolfatari e contadini si siano ribellati  alla forza che tentarono di disarmare, ma i carabinieri e i pochissimi soldati quando la loro pazienza fu al minimo fecero fuoco in piazza Garibaldi di pieno giorno e che vi sia o una mezza dozzina di morti e parecchi feriti.

La notizia divulgatasi in un baleno ha destato enorme impressione e tosto con una vettura automobile sono partiti per Riesi il Procuratore del Re, il Giudice Istruttore capo cav. Terenzio il maggiore dei carabinieri comandante la nostra divisione cav. Tartari . Sono  altresì partiti per ordine del Prefetto comm. Guadagnini e del questore cav. Presti ragguardevoli rinforzi con il commissario cav. Caruso capo di Gabinetto del Prefetto.

Appena potrò avere precisi particolari mi affretterò a comunicarveli. »

 

^ ^  ^

 

Abbiamo visto come è sintetico il cronista, ma abbiamo dovuto notare l’esaustività e la precisione del periferico giornalista del Giornale di Sicilia. La dinamica dei fatti viene così rappresentata.

 

Agitazioni più politiche che economiche – siamo già in pieno clima elettorale e il trapasso dalla prima grande guerra al quasi immediato avvento del Fascismo fu torbido specie per il ribollire dei delusi Reduci; fu trapasso che spiega furori popolari e mene partitiche.

Tanti dimostranti, apparentemente zolfatari e contadini, ma anche mestatori, teste calde che ancora vestivano la divisa militare si agitano scompostamente ed entrano “in conflitto” con le forze dell’ordine.

 

Il corrispondente ci dice che si tratta di “carabinieri” (ai quali un giovane commissario è arduo pendare che possa dare ordini; e aquell’epoca il Messana era solo questo) e “pochissimi soldati” non certamente comandabili da un civile (e un commissario qiesto è; un civile che può concertare ma non dare ordini a dei militari). Per me si deve escludere anche qui un qualche atto inconsulto del Mesana.

La furia di un popolo in rivolta desta paura. Vi sono facinorosi che si “ribelano alla Forca” e cerano persino di “disarmarla”. Crepita, sì crepita, è ipotizzabile, la mitraglia dell’esercito: una strage. Ma il Messana, non citato che presumo persino assente, a tutto concedere non aveva né l‘autorità né l’autorevolezza in quei concitati momenti di mettere da parte il giovane ufficiale, che sappiamo aliunde essere di Villarosa e chiamarsi Michele Di Caro, e addirittura - nolente l’ufficiale dell’esercito - sparare lui e fare lui una carneficina di un popolo di lavoratori. Eppure questa forsennata ipotesi è stata avanzata e addotta persino come verità indiscutibile. Trattasi di infamia, di postuma denigrazione (ci riferiamo all’intervento presso la Costituente dell’impetuoso Li Causi).

Ecco una frottola che non ha riscontro documentale e storico di sorta e che una diecina di anni fa, magari per esigenze cinematografiche, divenire indiscussa ricostruzione per raffigurare un Messana Stragista di Stato. Non si infama così un integerrimo Gran-Commis di Stato. Il Messana non fu,  non poteva essere, si guardò bene dall’essere il COLPEVOLE artefice di quella infame strage.  I denigratori dovrebbero fare resipiscenza, almeno a mezzo stampa. E corregere i loro calunniosi e infondati assunti.

 

LE CRONACHE DEL GIORNALE “L’ORA”

SUI FATTI DI RIESI DELL’OTTOBRE DEL 1919.

 

 

Data la mia deformazione professionale, mi sono accostato al caso Messana come se dovessi esperire in tre-quattro mesi un’ispezione bancaria approfondita ed essenziale per farne rapporto al signor Governatore, come fui uso in vent’anni di sudditanza ispettiva presso l’0rgano di Vigilanza della Banca d’Italia.

Così parto dall’esordio, come dire dai verbali del Consiglio di amministrazione, acquisendo i bilanci annuali del passato.

Per il gr. uff. comm. Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro  dottore Ettore Messana cerco di trovare le propaggini da cui è partito il Li Causi trent’anni dopo per crucifiggerlo come sanguinario stragista di Stato nella pur sepolta memoria dei fatti di Riesi risalenti all’ottobre del 1919.

Tutti parlano del 10 dell’11 Ottobre e il validissimo professore Casarrubea, forse vittima di un lapsus, sale addirittura al novembre del 1919.

Accedo alla Biblioteca Nazionale di Roma a Castro Pretorio e mi ingolfo nella consultazione di illeggibili bobine dei microfilm dei due giornali importanti siciliani  dell’epoca: l’Ora e il giornale di Sicilia. Con strumenti che dovrebbero essere modernissimi e che intanto occorre far funzionare manualmente metto alla fine le mani sulle cronache di quell’esecrato eccidio. Mi accorgo che tra l’Ora e il Giornale di Sicilia non vi sono differenze sostanziali nei riferimenti degli episodi che fecero onestamente molta sensazione.

Iniziamo dall’ORA che invero ho consultato dopo. Sapendo quello che aveva pubblicato il Giornale di Sicilia mi limito a questi brevi appunti:

 

«L’ORA – 9 ottobre 1919. “Grave conflitto a Riesi – 7 morti e venti feriti. [….] Dopo l’arresto del noto agitatore socialista Barberi Giuseppe ---  L’esigua forza impotente a fronteggiare la grandissima moltitudine…”»

 

Quindi trascrivo: «L’ORA di Palermo – prima pagina del 12 ottobre 1919.

-         A Riesi torna la calma, Caltanissetta 10 notte.

-         - All’alba di stamani truppe con agenti al comando del Commissario di P.S. Cav. Caruso e del maggiore dei carabinieri Tartari sono entrati a Riesi senza incontrare resistenza alcuna.

-         Nel  conflitto 10 dimostranti rimasero uccisi e circa 50 feriti .

-         Della truppa è stato ucciso anche il sottotenente del 76° Fanteria DI CARO MICHELE di Villarosa e due soldati sono stati feriti.

-         Aperta una inchiesta dal Procuratore del Re e il Giudice Istruttore.

-         Venne trattenuto soltanto l’avvocato Carmelo Calì di Mazzarino.»

 
Come primo assaggio non c’è molto quanto a contorno. Certo 10 lavoratori uccisi e 50 feriti nel mondo del lavoro gridano vendetta al cospetto di  Dio. Ma come e perché doveva essere artefice malefico il Messana resta un mistero.

Quello che in queste mie ricerche mi colpisce e mi addolora di più è il fatto che in tante postume celebrazioni, rievocazioni, truculenti filmati e paludati testi di storia siciliana, non ho ancora trovato una nota di commemorazione e di omaggio a questo figlio di Villarosa, il sottotenente del 76° Fanteria il giovane MICHELE DI CARO a cui la vita  cui fu troncata crudelmente. Con un colpo di pistola, quindi intenzionalmente. Caduto davvero  nel compimento del suo dovere che era quello di mantenere l’ordine pubblico – chiunque governasse, in quel tempo NITTI. Non so se gli fu conferita una qualche medaglia, non so se Villarosa ha reputato di onorarlo e ricordarlo come eroe.

La cinica cronaca di quell’epoca non ritiene poi di fare i nomi di quei modesti militi che furono feriti. In modo grave? Guarirono? Nessuno ha fatto ricerche. Erano semplici militari. Possibilmente parenti di quei rivoltosi, zolfatai e contadini che trucidavano e venivano trucidati.  Fratelli che uccidevano, ferivano fratelli Noi diremmo “compagni”.

Fiumi di inchiostro sono stati versati per queste vicende. Ma nessuna attenzione, nessun riguardo per  questi soldati che per un magro soldo mettevano a repentaglio la loro vita.

 


 

 
Non si ha tempo per loro: a distanza prima d mezzo secolo e dopo quasi un secolo si sprecano soldi, si sperperano fondi pubblici, si fanno trasmissioni televisive, si scrivono testi di presunta storia solo per esecrare, condannare, crucifiggere il meritevole, il servitore della Patria, l’eroe dell’ordine pubblico Ettore Messana. E ironia della sorte, né nei resoconti dell’Ora di Palermo, né in quelli del Giornale di Sicilia, né nelle carte che si custodiscono nell’ACS di Roma relativamente alle faccende del Ministero degli Interni di quel periodo, né in successive storie paesane, né in sentenze passate in giudicato troveremo mai il rispettabile nome di Ettore Messana, in damnatio memoriae sol perchè il Li  Causi lo ebbe in odio, ingiuriandolo  quale capo banda POLITICO (attenzione solo POLITICO) dei tempi tristi del banditismo siciliano capeggiato dal celeberrimo Giuliano da Montelepre.   

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