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martedì 7 ottobre 2014

I rattoppi delegai e quelli consunti a Racalmuto

Allibisco. Il Popolo Racalmutese ha scelto il meno peggio. Ora il novello sindaco vuol superare la crisi associando alla sua gestione, a discarico di sue responsabiità, il "peggio" che il Paese ha talora beffardamente bollato. Così chi ha sordidi interessi nel divisato nuovo Piano Regolatore può ritornare a condizionare, devastare, fracassare, bocciare, ingarbugliare: basterà salvare l'inesistente chiesetta secentesca dei nobilotti di paese.
Quelli di noi che avevamo idee, proposte, ardite visioni, voglia di vera palingenesi possibile, irrisi allora persino dileggiati da capiscorta del nuova esilarante congrega comunale, possiamo venire ancora una volta baipssati, oscurati, zittiti. Poniamo quesiti, mostriamo risorse, stigmatizziamo sprechi: non abbiamo diritto neppure ad una risposta magari insolente ma almeno pertinente. Il cimitero? basta dire di allargarlo dove non si può più per credere risolta la questione dell'incetta al limite della appropriazione indebita di un mezzo milione di euro che sprovveduti cittadini hanno incautamente versato or sono troppi anni a mo' di assurda caparra. I milioni di crediti certi liquidi ed esigibili possono restare lì occultati per non turbare i maggiorenti del paese perseguibili persino per spettacolari evasioni catastali ed altro (tanto cambiano il Piano Regolatore). La Fondazione che clamorosamente ha fallito l'oggetto sociale la si sottopone a respirazione artificiale per lasciarla ai soliti noti, di estrazione familiare. Il costo sella monnezza che non mai potrebbe superare i limiti di legge di cui al regolamento che pur nelle passate amministrazioni c'era ed ora non si sa neppure se c'è più perché sarebbe stato notte tempo sostituito rigonfia sempre sopra la  ingiustificabile cifra del milione e seicento mila euro, per intrusione i costi non inerenti. Si dice he la monnezza ora costa di meno quando con quel sotterfugio di addebitare 70 euro per ogni presunto abitatore dei disabitati tuguri, magari ereditati a frotte, un povero cristo racalmutese, suo malgrado decaproprietario, si trova a dover corrisponde 700 euro annui. Un perverso dono della ubiquità che nulla sa di miracolo religioso ma tutto di diabolico tartassamento- Il Taverna può strillare quanto vuole: oscene tavolette di maiolica continuano a salmodiare una presunta storia racalmutese senza capo né coda, per lo spreco mi pare di 60.000 euro. Si moltiplichino gli appannaggi agli assessori ma si chiamino sui grandi scranni dell'Amministrazione personalità LIBERE competenti, manager, sapienti (e Racalmuto ne è piena) e si lascino da parte  rattoppi delegati o già consunti.

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