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giovedì 16 ottobre 2014

Il generale Macaluso

Siamo, ovvio, a Racalmuto e siamo di fronte alla Scuola Elementare  Generale Macaluso.
 Chi era costui?
Un suo nipote. lascia da canto i livori interni di famiglia  e si produce in un elegiaco epinicio.
Parlo  del mio  grande amico e compagno di scuola - in quella scuola là avevamo fatto tutte e cinque le classi elementari - PEPPI TROISI: da bravo giornalista gentiluomo, diremmo, si cimento nella biografia che sotto segniamo.
A farne la presentazione è stato un grande personaggio di Racalmuto. Allora ne era sindaco e cioè il prof. Salvatore PETROTTO
Ecco come presenta il  discutibile generale il  nostro Totò sindaco (saremmo curiosi  di vedere  come oggi rifarebbe una siffatta 'ambigua' presentazione!):

"La saga degli uomini di 'tenace concetto' a Racalmuto annovera un'altra insigne figura, quella di un ufficiale gentiluomo, si potrebbe dire più modestamente, anzi un eroe dall'indomito coraggio.
"Un nobile servitore della Patria, la cui immagine cristallina rispecchia fors'anche quell'orgoglio tutto racalmutese nell'accezione più sciasciana possibile. 'Né con lo Stato né contro le brigate rosse'. fecero dire a Leonardo Sciascia. Quello Stato dagli eccessi e dai rigurgiti ideologici totalizzanti degli anni '60 e '70.
"E' così per la storia del Generale Macaluso fedele alle istituzioni dell'epoca, eroe non per caso, ma per il suo alto valore civile e militare, perseguitato dai repubblichini di Salò, sbeffeggiato e torturato, condotto velocemente verso una frettolosa morte. Non la meritava proprio a quel modo!
"Caduto il fascismo, rimase fedele alla monarchia che aveva onorato e servito perché quella era la massima istituzione di un'Italia  che, solo qualche anno dopo la Sua morte scelse, con un referendum, la via repubblicana.
"E che fece di male? disse ad un certo punto: né con i fascisti. né con i comunisti'.
"Riecheggia quella doppia negazione che rivela un profondo che rivela un profondo equilibrio. "
Ma noi con un pindarico salto passiamo ad altro.
Questa estate ci siamo imbattuti su questo imponente  tronco alquanto corroso. Lo abbiamo fotografato. Male con macchinetta d'occasione. Quest' albero è ultra ottantenne. Ve lo fece piantare insieme ad altri un benemerito, uno della prolifera famiglia Macaluso: Don Cesare Macaluso.
Reduce dall'Africa, in pieno rigoglio fascista, spinse l'altro celebre fratello, il podestà Enrico Macaluso ad alberare i viali periferici di questa ondivaga, politicamente parlando, RACALMUTO. 
Ecco quel che resta di quella iniziativa che fece epoca. Ne abbiamo letto in organi di stampe del tempo. Naturalmente in termini ultra laudativi.

La famiglia Macaluso segna tappe diverse e di opposto valore nel processo d redenzione i questo paese che nel 1375 manco contava 600 anime, tutte tartassate da Santa Romana Chiesa. Oggi Racalmuto è tartassato dal Renzi nazionale e dai sedicenti suoi propaggini locali il cui vertice è il rosso non scarlatto ma smunto Emilio Messana.
La famiglia Macaluso parte dal prete Luigi che padre Adamo, questo grande storico di Delia, non riesce a capacitarsi perché solo per breve tempo fu arciprete di Delia,  sino all'eroe , in negativo, l'americanizzato mister Joe Macaluso.
Nel mezzo questa triade: un generale di cui ho appurato cose non molto esaltanti, un podestà finito sotto processo accusato di  avere sverginato una minorenne casellante di 20 anni 11 mesi e 29 giorni, che però sembra era già stata violata dal padre, e questo don Cesare che costruisce una villa coloniale in tufo con alberi esotici e che fa stendere filari di alberi strani. ma oggi comunemente noti come eucalipti.
Queste alcune pennellate su questo nostro spazio vitale pieno di contraddizioni, di letterati e di poeti, senza santi ma con qualche visionaria di majukore.

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