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mercoledì 19 novembre 2014

ETTORE MESSANA

Ettore Messana, siciliano di Racalmuto, classe 1888, di professione ufficiale di polizia. Servitore dello Stato integerrimo quanto inflessibile, deve talora specie in tempi calamitosi avere la mano ferma ma nella ferrea disciplina militare non mancare mai di senso umanitario. Vissuto in tempi ardui è chiaro che non sempre è facile avere concorde approvazione e come capita ai solerti uomini dell'ordine pubblico la calunnia, l'invidia, la malvagità dei reprobi si scatenano nella denigrazione gratuita, nella diffamazione indecorosa. Ettore Messana ne fu purtroppo spesso vittima, ma la sua rettitudine il suo profondo senso umanitario emergono incontaminati e ammirevoli. Racalmuto, la sua terra natia, ebbe spesse volte bisogno di una sua assistenza, di un suo atto di clemenza, di un sua onesta segnalazione: tante famiglie gli sono ancora grate. Racalmuto deve quindi rispetarne la memoria, onorarlo come suo grande figlio, detergere le infamanti calunnie.

Nel 1919 certo deve fronteggiare una terribile rivolta contadina. E' appena trentenne, deve stabilire l'ordine. Lo fa. il suo contributo alla sedizione popolare c'è ma le sue responsabilità sono molto limitate: volerne fare un feroce repressore di contadini è solo mala fede, atto ribaldo.

Subentra il Fascismo ma a Messana spetta il ruolo di fedele servitore della Patria- E adempie ai suoi uffici che sono quelli di Polizia con diligenza, umanità e spirito di servizio tanto da attirarsi l'apprezzamentto dei suoi superiori che sono poi uomini di polizia come il Gueli che molto si distinsero nella repressione della mafia di Vizzini. Sì, fu molto apprezzato da Ciro Vderdiani e Giuseppe Gueli. Ed allora_ solo la faziosità calunniatrice può far scrivere che cosrtoro furono "nel ventennio nero .... uomini che nello spionaggio se ne intend[evano]ono più dello stesso ministro fascista Buffarini Guidi.

Arriviamo nell’aprile del 1941 la carriera del Messana è ad una fulgida e al contempo perigliosa svolta . Le truppe italo-tedesche invadono il Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della Slovenia. Messana è chimato ad andare a fare il questore di Lubiana tra l’aprile del 1941 e il maggio 1942, per poi svolgere la stessa carica a Trieste, dove fu destinato con telegramma di Carmine Senise a decorrere dal primo giugno 1942.

Doveva assumere la temporanea reggenza della locale questura, ma vi rimase fino al 14 giugno 1943, quando fu nominato ispettore generale di Ps e posto a disposizione del Ministero dell’Interno.

 

Certo il Messana non era molle di spina dorsale, sapeva accoppiare tratti umanissima a ferrea disciplina. Se subalterni mal tolleravano talvolta la sua rigidità, questo torna a suo vanto e i detrattori sono degni di sprezzo se finita la guera, perakltro poersa cercano di vendicarsi con la calunnia.

Si arriva all'ignominia di volere fare apparire sotto riprovevoli addebiti un atto burocratico di normale avvicendamento: nulla di scandaloso se "la direzione generale di Ps [fu] lapidaria nel [comunicare] alla questura di Trieste la decisione, già ai primi di giugno:

398111/333- Questore Messana Ettore cessa col quattordici corrente dalla direzione codesta Questura rimanendo at disposizione Ministero. Telegrafate partenza.[1]"

A me pare che quello che si vuole fare apparire come una macchia nello stato di servizio del Messana torni a suo merito: oddio! nonb era gradito ai fascisti di Bologna, quale maggior merito di questo? La faziosità arriva all'illogicità. Trascrivo letteralmente:

"Ma si dovette pervenire a quella decisione attraverso un lungo tempo di sopportazione e dopo vari tentativi degli stessi apparati fascisti del luogo di destinarlo ad altra sede. E di fatti si era registrato un tentativo di trasferire il Messana a Bologna, poi temporaneamente sospeso e prorogato al 5 maggio.[2]"

Le dicerie di Ricciardelli sono di una vacuità e insipienza assolute; non val la pena neppure di soffermarcisi sopra.

Resse con severità e merito il terribile momento della Trieste in subbuglio quando si dovette istituire l'ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli. In quei frangenti turbinosi i compiti di polizia non erano certo agevoli. Ora cosa hanno da dire certi faziosi e malevoli denigratori del Messana? che " costui non riuscì ad affettuare operazionidi polizia politica degne di particolare rilievo". Maggiore elogio non poteva venire formulato: rendere di ordinaria amministrazione ribollenti tempi di caos post bellico.

Come vedremo, a tracciare un profilo del Messana è la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra, su indicazione del governo jugoslavo. Era il 1945 quando questo signore, sul quale pendevano gravi atti di accusa minuziosamente documentati, anziché essere incarcerato dal secondo governo di Ivanoe Bonomi (che aveva Alcide De Gasperi agli Esteri e lo stesso presidente del Consiglio agli Interni) fu promosso ispettore generale di pubblica sicurezza in Sicilia. Diventò il referente principale della banda Giuliano e di Salvatore Ferreri, inteso Fra’ Diavolo. Due giovanotti che non erano montanari che "tenevano passo" nel palermitano, come ci hanno voluto fare credere rotocalchi e cinegiornali di cinquant’anni fa. Provenivano dritti dritti dall’eversione nera di Salò, i cui simboli erano le teste di morto e il gladio romano.

Il 1947 fu l’anno che chiuse la carriera di questo poliziotto potente e oscuro, iniziata nel biennio rosso. Nel 1945 pensava alla pensione e a qualche pellegrinaggio al suo santo protettore che l’aveva transitato incolume alla nuova Repubblica democratica. Ma dall’alto arrivarono altri segnali. Qualcuno gli ordinò di restare in carriera, ora che il nuovo pericolo si chiamava "comunismo". Operò in un momento delicato, in quegli anni turbolenti di lotte contadine e di speranze di pace. In apparenza era il banditismo il nemico da battere. Ma, guarda caso, i fuorilegge dell’isola vissero il loro periodo migliore e il movimento democratico finì nella polvere. E ci furono due stragi terribili, il battesimo di fuoco della neonata Repubblica: Portella della Ginestra e gli assalti alle Camere del Lavoro. Tornavano in auge i criminali metodi attuati durante la guerra, quando a Trieste la banda Collotti infieriva contro comunisti e dissidenti sotto l’occulta regia delle autorità nazifasciste. Uno squadrone della morte al servizio dello Stato. Un comunista come Li Causi non ebbe peli sulla lingua e accusò Messana di essere proprio lui il "capo del banditismo politico" nell’isola. E forse alla banda triestina pensava anche il capomafia di Monreale don Calcedonio Miceli, quando al processo di Viterbo, interrogato dal presidente del tribunale su Giuliano, ebbe a dire che il "re di Montelepre" era il capo di un "plotone di polizia". Per nostra fortuna, non era solo un boss ad avere una simile opinione. Tant’è che in un rapporto segreto del Servizio Informazioni e Sicurezza (Sis), scritto nell’immediato dopoguerra, leggiamo: "Alla questura di Lubiana si eseguivano torture. Il ten. Scappafora dirigeva le operazioni di tortura, mentre il questore Messana esortava personalmente gli aguzzini ad infierire contro le vittime. [...] Messana era considerato uno dei maggiori carnefici." E, a proposito dell’assassinio del grande dirigente sindacale di Sciacca, Accursio Miraglia (4 gennaio 1947), in un lungo rapporto della questura di Agrigento si evidenziano, nel dettaglio, le gravi lacune nella conduzione delle indagini: "Non si ebbe intuito felice – scrive il funzionario – nelle indagini dirette a far luce sul delitto, essendo state queste iniziate e proseguite con leggerezza e superficialità ed in direzione prefissata".[6]


  






 






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