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lunedì 22 dicembre 2014

Burocrazia e burocratizzazione

Mi capita di leggere di questi tempi veri anatemi contro la BUROCRAZIA. Scrive un mio colto compaesano che ormai la burocrazia prende il cittadino colto avveduto saggio e civilissimo, lo ammanetta, lo stritola (mi rammento il simbolo dell'UQ) e annichilendolo ne fa un cittadino senza qualità, un succubo di uno Stato in cancrena. Noi racalmutesi per pessimismo non la diamo vinta a nessuno. Anch'io una volta scrissi: la burocrazia uccide la democrazia. Minchiata colossale. Non c'è Stato senza burocrazia. Spesso è la democrazia che uccide la burocrazia.

Comunque, il mio paesano politologo ha avuto la capacità di sconcertarmi. Per rifarmi, ho aperto un vecchio ponderoso volume di un certo Max Weber e mi sono messo a leggere due paginette del suo Economia e società  (veramente dovrei dire: Wirtschaft und Gesellschaft). Vecchio testo del 1922  ed è tosto, arduo, germanico, farraginoso. Non è che concilii il sonno ma ti confonde la mente specie quella latina che non ha voglia di appesantirsi  troppo.

Io subdolamente ve ne propongo una digitazione. So che non la guarderete neppure, ma metto a posto la mia coscienza.

Dovrei distinguere la BUROCRAZIA dalla  BUROCRATIZZAZIONE, dovrei percepire i limiti della burocrazia, percepirne il rapporto con il parlamento; col patrimonialismo, con i politici di professione, col potere assoluto, con la razionalizzazione della vita, col tipo di educazione e con l'economia monetaria. Quindi saper distinguere la burocrazia moderna  da quella patrimoniale. Ma i guai più grossi pare che vengano dalla BUROCRATIZZAZIONE: dell''amministrazione; dell'esercito e del partito. Uno sguardo alla democratizzazione inglese rispetto a quella romana non guasta; ma cruciale è il rapporto tra burocratizzazione e democratizzazione.

A parte tutte queste zeta, a me un moto di modestia è sorto: vacci piano Calogero ad attaccare la BUROCRAZIA tout-court. Non è faccenda agevole, astieniti  dal facile populismo, dal facile guizzo dell'antipolitica imperante.

Certo non  cesserò di divertirmi al saraccare di una mia carissima amica di Cento che dovendosela vedere con la locale Agenzia dell'Entrate con tutti  quei formalismi, con i tanti inghippi per ritardato versamento o per erroneo calcolo o per la giusta misura della mora manda senza mezzi termini al diavolo  Stato, Burocrazia, Ufficio delle Tasse e quei poveri impiegati che ovviamente non capiscono un cazzo. E la cosa un po' mi infastidisce per nepotismo mio inveterato avendo tre bravissime nipoti essere appunto tre agenti delle tasse. Le so brave, preparate, molto oneste. Fanno parte delle nuove leve di questa modernissima burocrazia dello Stato impositivo e non mi va di condividere i soliti luoghi comuni e non posso arrivare a dire che quelli sono tutti corrotti, sono tutti una mafia, rubano tutti come a Roma, Mafia Capitale.

Poi penso alle mie disavventure a Canicattì e  al Municipio di Racalmuto e mi viene l'ira anche a me; per scegliere un  medico ho perso giorni denari e pazienza per sapere infine che senza la carta d'identità del mio nuovo comune di residenza quell'assegnazione medica non me la concedevano, come se fossimo in uno stato feudale; per avere quella carta d'identità ho perso pazienza, buon umore e affectio civitatis perché un'attempata signorina dal culo grosso non mi dava la tessera, previo supplemento tassaiolo, se prima non otteneva l'autorizzazione da parte di Roma che mi aveva dismesso quale  civis da quasi un anno; manco l'Anagrafe  altra smunta signorina messa lì per beneficenza di qualche obsoleto politicante di paese, mi voleva accordare un atto qualsiasi che attestasse la mia nuova residenza: per lei bastava una semplice dichiarazione sostitutiva che però l'asl di Canicattì ormai in mano a due altre trapassate signorine che in vecchiaia dovevano far qualcosa per continuare a prendere lo stipendio dell'INPS non accettavano per evidente stridore tra dati della vecchia tessera romana e il tenore della dichiarazione. Una tragedia finita a ridere per l'intervento di questo nuovo bonista di sindaco racalmutese, l'avvocato cassazionista Emilio Messana che con un pizzico di buon senso chiuse la vertenza e mi occluse il campo per altre mie sortite bloggiste.

Ma burocratizzare la politica, beh quella è cosa grave. A Racalmuto ABBIAMO AVUTO LA BUROCRATIZZAZIONE TRIENNALE DEL COMUNE. I GUAI LI ABBIAMO AVUTO IN QUESTI ANNI E TASSE INSOPPORTABILI CONTINUIAMO AD AVERLE E ADESSO E CHISSA' PER QUANTI ALTRI ANNI ANCORA. GIA' I POLITICI TUTT LADRONI; viva i commissari  ed ecco i grandi disastri dell'amministrazione comunale racalmutese. Viva dunque la Burocrazia?
 

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