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mercoledì 14 gennaio 2015

Sicani, Enzo Sardo, Piero Carbone, Fra Diego, Fiorentini e tanti altri (me compreso).


 
 
Certo coinvolgente rappresentazione, dal grande fascino teatrale, suadente, voce melodiosa, immagini spettacolari, forse mielose, comunque  dilettevoli. Nulla delle rugginose noie  degli addetti ai lavori archeologici.  Ma la significatività scientifica ci guadagna?
Mia personale delusione: l'obnubilamento del processo evolutivo, antropologico e civico dell'altra faccia della medaglia, la Sicicilia Occidentale, o meglio ancora il meridione siciliano  e diciamolo pure, fregandocene dell'accusa di campanilismo, la facies sicana  quale ancora Strabone riteneva essere la mia terra,  RACALMUTO nei Monti Sicani.

Pietismo per pietismo, mi induco a riproporre una mia mortuaria postulazione ad un defunto arciprete, il mio caro amico don Alfonso Puma di Racalmuto. Gli ho scritto, tra l'altro, e non ho avuto ancora risposta, così:
"... tu sai bene che siamo stati amici, molto amici; dal 10 ottobre 1945 sino al dì del tuo trapasso, ininterrottamente. Mai abbiamo litigato (cosa per me rarissima) eppure la pensavamo agli opposti. Ti ho inviato una letterina indirizzandola al Regno de’ Cieli. L’hai ricevuta? Non mi è ancora pervenuta risposta. Ho l’impressione che invece di stare tra le nubi celestiali stia molto meglio tra le ombre dell’Ade omerico. Convenivi con me che quella storiellina di Sciascia, prima fu arabo (per via del cognome) e poi nacque, non regge. Meglio pensare che veniamo noi tutti racalmutesi autoctoni dalla Magna Grecia. Certo, osta la selva di tombe sicane. Tucidide voleva noi sicani, anche racalmutesi, risalenti a 700 anni  prima della caduta di Troia. Per questo le cartoline illustrate di Racalmuto datano quella gioiosa necropoli sotto la grotta di Fra Diego nel 1800 a.C., né un giorno in più né un giorno in meno. Solo che il professore La Rosa parla a proposito di 'giarmaliddi',  rinvenuti nella finitima Milocca, vecchi di stette-otto millenni a ritroso da oggi (BP). E ciò per via di certi esami atomici fatti a Catania. A me quella storia convince ed a te? non puoi informarti presso l’attuale sempreterno tuo datore di gioie celestiali?"

Reputo Luigi Bernabò Brea, tra i massimi dell'archeolgia antica siciliana, anche se operò principalmente a Lipari. Quindi riporto qui copertina di un suo testo e soprattutto un paio di paginette, che dà coloritura scientifica a tutta questa storiella del Tucidide che recepisce una tradizione ancora significativa a quei tempi secondo la quale alcuni secoli prima della distruzione di troia i possenti SICULI inondano la piana di Catania e le circumvicine lande e spingono i sicani nelle impervie terre argillose attorno ad Enna sino ad Agrigento,  investendo in pieno le balze, gli zubbi, le calanche  e i dirupi da Castrofilippo sino a Vriccico, e al Mulino di Ercaro e quindi ancora nell'interno inglobando Milena e giù sino a Sant'Angelo Muxaro e via discorrendo.


 
 
In effetti gli archeologi e storici e grecisti paludati siciliani vi ci sono buttati a capofitto e i vari Pugliese-Carratelli, Pace, Orso, Griffo, De Miro, Kokalos, Marconi ed altri ancora,  così arruffati qui alla rinfusa, hanno consentito di mummificare questa storia secondo cui le tembe di Fra Diego sono sicane e risalgono al XVIII secolo a.C.
Il guaio di Racalmuto è quello di essere ai confini della provincia di Agrigento e quella soprintendenza spende e spande per la splendida valle de Templi e simili e un soldo  per i poveri Sicani di Racalmuto non lo spilla manco ad ammazzarli tutti.
 
 
Correva l'anno del Signore 2001 (aprile) e piccolo e sfortunato David cercai di colpire con la fionda i BB.AA.CC. di Agrigento. Cercai di arruffianarmi la Fiorentini:  CILECCA. Aggredii la Musumeci una passatella signorina.  Sassi caduti nel vuoto. A comprova vi riporto copertina e testo di un quaderno che chiamai QR (che poteva significare Quaderni Racalmutesi in emulazione con quelli piacentini del giovane D'Alema, oppure quadrupedi Racalmuto che si friggeva sul cuoio dei muli  durante la guerra del 1940, forse più appropriatamente).
Avevo avuto persino l'onore di una collaborazione di Piero Carbone, non so se all'epoca davvero convinto che il padre Cipolla degli anni 20-30 fosse da canonizzare o  da infamare.
 
 
 
Invero il dottore Enzo Sardo, sempre alacre e perspicace, la Fiorentini riuscì a portarla a Racalmuto. La condusse alla grotta di Fra Diego. La soprintendente ne capì la grande importanza. Si recò nel suo ufficio e stilò un vincolo molto pertinente. Ma non seguì il lavoro che fecero poi i cartografi. Questi portarono il vincolo sopra la grotta, balate notoriamente sterili, e lasciarono indenne il grande davanzale in basso delle tombe sicane.
 
Ho mille volte denunciato l'abuso: niente. Credo che manco ora con il nuovo piano regolatore la faccenda sia andata a posto. Domanda cattiva: ma che ci sta a fare questo UFFICIO TECNICO di RACALMUTO? Dobbiamo sempre tenercelo per come è sempre stato, ad onta di quel che ha rapportato l'ANTIMAFIA dei GIOCHI DI POTERE? Ed anche questo nostro esile ma innocente sindaco Messana finge di non sapere e si impone anche lui "quaeta non movere"?
 

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