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lunedì 23 febbraio 2015

P.N.F. agrigentino


 

Quando nel 1942, in piena guerra, vari autori - spesso maldestri, o ingenui o disinformati - redassero i «Panorami di realizzazioni del Fascimo» che dovevan essere una ricerca delle primissime origini del fascismo delle varie province, non avevano molta carne al fuoco, per quanto riguarda il Meridione e la Sicilia. L’autore agrigentino - tal Vincenzo Agozzino - deve proprio arrmpicarsi sugli specchi per reperire esaltanti «cronache della vigilia rivoluzionaria fascista nella provincia di Agrigento» ()

«Agrigento sempre più bella e suggestiva», aveva detto Mussolini al popolo di Agrigento il 15 agosto 1937.  E’ frase lapidaria che l’Agozzino invoca in premessa. Ci racconta poi del fascio di Agrigento nel 1919. «..La Camera del lavoro di Agrigento, - narra - aderente al Partito Socialista Ufficiale, con rapida azione agganciò le masse delle zone industriali prima e poi delle zone minerarie ed agricole, creando una forte organizzazione che presto si mosse alla conquista delle amministrazioni comunali. Così in Canicattì, Ravanusa e Palma Montechiaro si ebbero maggioranze socialiste e quasi ovunque le minoranze furono rosse. [..] In questi ambienti [..] solo un manipolo di giovanissimi intese il richiamo dei valori spirituali della stirpe fondando nel maggio del 1919 il primo Fascio dell’agrigentino. La riunione avvene in una stanza dell’Albergo Centrale dove si costituisce un nucleo di azione contro il sovversivismo locale di vario colore, dal rosso, al nero e al verde, che assume il nome di Fascio Futurista di Azione [..]

«1920- 21 - 22

«Si forma poi il Fascio di Combattimento che in un secondo tempo viene intitolato al Caduto Pierino Del Piano. Solo il 20 novembre 1920 avviene il riconoscimento ufficiale del Fascio di Combattimento di Agrigento. Viene anche ad Agrigento la propagandista rossa Maria Giudice. Migliaia e migliaia di persone sono adunate all’Arena Bonsignore [..] La propagandista non doveva parlare e non parlò. Aveva appena pronunciato la parola ‘Compagni’ che ebbe inizio una fitta sassaiola [da parte di piccoli bene appostati sulla terrazza di villa Garibaldi]. [Ne seguì]  un fuffi fuggi generale, mentre la stessa oratrice veniva colpita al viso. Legnate da orbi furono distribuiti agli uscenti dalla arena, mentre la lotta si spezzettava in singoli episodi dai quali però risultava la coraggiosa fuga dei rossi e il primo assalto alla Camera del lavoro [..] [Si trattava] di pochi squadristi, circa quaranta, che [cominciarono a] sgominare le forse rosse, nere e verdi.

«[Altra aggressione.] La Camera del lavoro viene assalita e devastata, mentre mobilio e carte son dati alle fiamme fra il canto di Giovinezza. Successivamente  dopo un comizio tenuto dai combattenti, vien dato un nuovo assalto alla Camera del lavoro con la completa distruzione del mobilio, delle carte e di una bandiera rossa che è poi bruciata in piazza Gallo. La stessa sera avviene un conflitto con un gruppo di guardie regie, risoltosi con una brillante fuga degli agenti di Cagoia [Nitti, n.d.r.]. [..] Altre azioni repressive, di ritorsione e di propaganda vennero eseguite in tutta la provincia: vengono impediti alcuni comizi; venne incendiato il circolo ferroviario; [talora] vengono a dar loro man forte i camerati dei fasci di Porto Empedocle, Canicattì, Palma Montechiaro e Sciacca. Il 24 aprile del 1921 una squadra agrigentina partecipò alle azioni di rappresaglia in Caltanissetta in occasione dell’uccisione di Gigino Gattuso. Alla Marcia di Roma [..] partecipò una squadra, mentre le altre rimasero mobilitate in sede.

«In provincia agirono in periodo ante marcia i fasci di Canicattì, Licata, Palma Montechiaro, Porto Empedocle, Ravanusa, Raffadali, Naro, Sambuca, Grotte, Bivona. Il fascio di Canicattì venne riconosciuto il 4 dicembre 1920; il Fascio di Licata, il 1° febbraio 1921; quello di Montechiaro fu fondato il 1° marzo 1921; quello di Porto Empedocle fu riconosciuto nel marzo 1921; quello di Ravanusa, il 15 ottobre 1920. Altri fasci venero fondati nella seconda metà del 1922 e fra questi Raffadali, Sambuca di Sicilia, Naro, Grotte e Bivona. Naro soprattutto, fondatosi il fascio nel luglio del 1922 e riconosciuto il 18 ottobre successivo, si segnalò in vivaci interventi locali contro i sovversivi, che culminarono con la devastazione della sezione socialista.»

Il volume dei “Panorami” riporta a questo punto un’altro squarcio del discorso che Mussolini pronunciò “dalla terrazza del Palazzo Reale di Palermo - 5 maggio 1924”: “C’è forse una pietra del Carso, pietra di quelle doline dove non abbiano sofferto e dove il popolo è diventato grande, c’è forse zolla di tutto l’arco di trincee che andava dallo Stelvio al mare che non sia stata bagnata da stille di purissimo sangue siciliano?»

Prima della marcia su Roma, il quadro del fascismo agrigentino è rado e sfilacciato. Iprefetti del luogo non vedevano di buon occchio il nuovo movimento politico; lo tolleravano appena e se potevano lo disperdevano. Rivelatrice è questa missiva al Ministero degli Interni del sostituto del prefetto Vergara del 20 giugno 1922 (): «Significo che al 31 maggio 1922 esistevano in questa provincia le seguenti sezioni del Fascio di combattimento: Girgenti con 50 aderenti; Canicattì 20; Ravanusa 80; Sciacca 80. A Palma Montechiaro la sezione è stata sciolta, ma esistono tuttavia una diecina di simpatizzanti del partito fascista. La sezione di Naro, segnalata con mia nota dell’11 maggio 1921 n. 225, è composta da ex-combattenti e non fascisti. Anche la sezione di Porto Empedocle è stata sciolta».

 

Con la marcia su Roma, l’atteggiamento dei prefetti ovviamente cambia, anche perché giungono prefetti di evidente ispirazione fascista. Più che con il Ministro dell’Interno Benito Mussolini, i rapporti (improntantati alla più deferente fiducia) sono con il sottosegretario Finzi (almeno sino alla caduta di costui per il delitto Matteotti). In questa congiuntura fu prefetto di Agrigento il dott. Ernesto Reale. Già vice prefetto, fu nominato nella carica il 16 marzo 1923 ed il 22 ottobre 1924 lasciò Agrigento per la prefettura di Potenza. Era nato a Sassari il 30 giugno 1875 (morirà a Roma il 30/12/1947). Era dunque un uomo di 58 anni,  ma evidentemente aveva fiutato il nuovo corso e vi si era prontamente adattato. Non è da credergli quanfo afferma: «Escludo nel modo più formale che io abbia imposto la costituzione di Fasci nei comuni dove non esistono sotto minaccia diretta o indiretta di scioglimento dei Consigli Comunali o pressioni di qualsiasi altro genere.» () Era una risposta ad un perentorio telegramma dell’11 luglio 1923, a firma Mussolini, che reclamava seccamente una giustificazione. « S.E. Cesarò - diceva il testo - comunicami che V.S. avrebbe invitato costituire fasci dove non esistono sotto minaccia scioglimento consiglio comunale. Voglia V.S. notiziarmi in propoisto.»

 La  puntualizzazione del prefetto è abile come emerge dal seguente “rapporto dimostrativo”:

«Dal marzo, quando assunsi in questa provincia le funzioni di Prefetto, ad oggi furono istituiti cinque nuove sezioni del P.N.F. nei seguenti comuni:

1.                 Castrofilippo - dove l’Amministrazione comunale era già sciolta ed il Comune retto da un R.Commissario;

2.                 S. Giovanni Gemini - Amministrazione Comunale Popolare;

3.                 Alessandria della Rocca - Amministrazione Comunale Riformista;

4.                 Raffadali - Amministrazione Comunale Socialista;

5.                 Montaperto - Frazione di Girgenti - Amministrazione Comunale Popolare.

 

Per la costituzione di Tali Sezioni non ci fu affatto bisogno di intimidazioni o minaccie né da parte mia né da parte della Federazione Provinciale. Fu l’effetto di una attiva propaganda Fascista.

 

Faccio osservare a V.E. che fra i Comuni sudetti non ve n’è alcuno amministrato da Democratici-Sociali. Sto esaminando personalmente la posizione del Comune di Raffadali dove àavvi il feudo di S.E. il Ministro Colonna Duca di Cesarò, il quale intende porre la Sua candidatura in quel Mandamento, e mi riservo fare le proposte del caso.

 

Restano tuttora da costituirsi le sezioni del P.N.F. nei comuni seguenti:

Aragona
Montallegro
Villafranca
Comitini
S. Angelo Muxaro
Calamonaci
Favara
Cianciana
Burgio
Lampedusa
Lucca Sicula
 

 

 

Ad eccezione degli ultimi due, dove l’Amministrazione Comunale è Riformista e Popolare, e di Lampedusa, lontana, sperduta nel mare Africano, tutti gli altri comuni sono amministrati da scritti alla Democrazia Sociale. E per questi, non solo non fu fatta da me alcuna pressione per la costituzione di Sezioni del P.N.F., ma dovetti mostrarmi a ciò risolutamente contrario almeno per ora. Invero quei Comuni - specialmente i maggiori - Favara e Aragona - sono talmente infestati dalla mafia, che è necessario procedere ad un’accurata chiarificazione e selezione, per evitare che nelle costituende Sezioni Fasciste venga ad annidarsi la forma più subdola della delinquenza Isolana.

 

Nei detti Comuni pertanto, che come ho detto, sono amministrati da Demo-Sociali, nonché esercitare pressioni, è stato invece necessario a me ed al Fiduciario Provinciale resistere alle vive e ripetute pressioni che ci vennero fatte per la costituzione di Sezioni Fasciste da elementi di altri partiti troppo interessati e troppo malfidi.

 

Si addiverrà certamente a costituire anche lì Sezioni Fasciste, ma solo quando il lavoro - delicatissimo - di selezione sarà ultimato. E le Sezioni dovranno essere formate da elementi puri e sicuri. E senza bisogno di minaccie di scioglimenti di Consigli Comunali.

 

A proposito dei quali debbo fare presente alla E.V. che gli scioglimenti da me proposti furono sempre effettuati per ragioni di ordine pubblico o per disordini amministrativi e riguardano i seguenti Comuni:

Canicattì - Palma Montechiaro - Ravanusa - già amministrati da socialisti ufficiali;

Sambuca Zabut - Campobello di Licata - S. Margherita Belice (quest’ultimo in corso), già amministrati da riformisti (La Loggiani).

 

Faccio osservare che nessuno di questi comuni è amministrato da democratici Sociali.

 

Concludendo:

        Nessuno dei Consigli Comunali sciolti dal marzo in poi era amministrato da Democratici        Sociali.

        Non solo non ho fatto minaccie per la costituzione di Sezioni Fasciste nei Comuni dove mancano (quasi tutti amministrati da Demo-Sociali) ma ho dovuto e devo tuttora resistere, per le ragioni suesposte, a pressioni che vengono fatte, anche da elementi Demo-Sociali, per la costituzione di talune Sezioni stesse».

 

Nel successivo luglio il prefetto Reale sembra più un federale fascista che un dipendente del Ministero degli Interni. Ecco quanto scrive il 10 luglio 1923:

«Alla vigilia della riunione della Giunta Esecutiva del P.N.F. credo doveroso inoltrare il seguente rapporto riassuntivo sull’andamento del Fascismo in questa Provincia.

 

Dal Marzo in poi si è verificato un considerevole sviluppo ed una notevole chiarificazione.

 

Sviluppo: in quanto sono numericamente cresciuti gli iscritti alle Sezioni dei Fasci (4568) e dei Sindacati (4382). L’entrata nel Fascismo dell’on. Abisso ed una parziale fusione, da me caldamente patrocinata, delle forze migliori degli ex-combattenti, hanno contribuito a tale sviluppo. Occorrerà lavorare ancora per assorbire nei Fasci almeno un altro migliaio di ex-combattenti che ora sono fuori perché non possono e non credono di distaccarsi da altri partiti.

 

Chiarificazione: in quanto, dopo mie vive insistenze, si è proceduto alla epurazione di talune sezioni, mediante eliminazione di elementi indegni.

 

In proposito debbo rilevare di avere dovuto superare non poche resistenze da parte del Fiduciario Provinciale e della Federazione Provinciale che non vedevano con eccessiva simpatia l’ingerenza del Prefetto in questo campo.

 

Questo processo di epurazione si è accentuato maggiormente nei riguardi della M.V. i cui iscritti avevano raggiunto il numero di 1800, mentre ora sono ridotti a poco meno di 1500. Ma è un bene.

 

Attualmente la situazione, tenuto conto delle difficoltà ambientali, e dei personalismi da superare, e specialmente dei numerosi elementi malfidi infiltratisi nelle sezioni, e che debbono man mano eliminarsi, può dirsi abbastanza soddisfacente.

 

Però la mia opera assidua di sgretolamento delle camarille locali, dei vecchi ed agguerriti partiti, e specialmente del partito riformista (La Loggia), di quelle Social-Comunista e popolare - opera che ha portato allo scioglimento di sette Amministrazioni comunali, e che intendo continuare - dovrebbe essere più attivamente fiancheggiata dalle Autorità Fasciste di questa Provincia. Dovrebbe soprattutto essere ripresa l’azione di propaganda fascista che ora languisce in una stasi apatica.

 

E’ d’uopo riconoscere che il Fiduciario Provinciale attuale Ing. Narciso Dima, se pure non eccessivamente energico, ha finora fatto il possibile per lo sviluppo del Fascismo, sacrificandosi anche finanziariamente, contribuendo del proprio, trascurando la sua professione. Le sezioni Fasciste non gli dànno che un aiuto finanziario scarsissimo.

 

Occorre, è anzi urgente, che l’On. Giunta Esecutiva stabilisca un congruo aiuto finanziario.

 

Nessuna preparazione ha potuto fare la Federazione per le lezioni Provinciali appunto per mancanza assoluta di propaganda. Occorrerebbe istituire nuove sezioni nei Comuni dove ancora mancano (18 su 41)), ma occorrono mezzi sopraluoghi locali ecc., mezzi che mancano.

 

Se si dovessero fare le elezioni provinciali ora, alla scadenza dei poteri della Commissione Reale, sarebbe una débacle dal punto di vista fascista. Mentre gli altri partiti, soprattutto i Democratici sociali e i popolari, si vanno organizzando e preparando alla lotta, che ritengono imminente, e dispongono di mezzi finanziari cospicui, i Fasci poco o niente hanno potuto fare. Occorre, ripeto, finanziarli.

 

Ho detto débacle se i fasci dovessero lottare da soli, chiudendosi nella più assoluta intransigenza nei riguardi degli altri partiti.

 

Ma occorre esaminare la situazione nei riguardi della Democrazia Sociale: situazione che in questa Provincia è estremamente delicata.

 

La Democrazia Sociale si mantiene qui in piede di guerra pronta ad una lotta, come pronta ad un accordo coi Fasci, per una eventuale collaborazione.

 

Senonché qui si presenta una difficoltà.

 

I Deputati Demo-Sociali sono gli On. Pancamo e Guarino-Amella; binomio indissolubile. L’On. Pancamo è elemento puro, inattacabile. L’ideale sarebbe poter scindere il binomio, e accordare i Fasci cogli elementi migliori della Democrazia Sociale che fanno capo all’On. Pancamo. Ma questo è impossibile.

 

Non poca parte degli elementi che fanno parte all’On. Guarino-Amella - che ha largo seguito - sono bacati dalla mafia che sino a poco tempo addietro ha imperato in questa provincia, e che ora è smontata, disorientata. Effetto dei provvedimenti energici di P.S.- Accordarsi cogli elementi demosociali che fanno capo all’On. Guarino Amella, vorrebbe dire accordarsi anche in certo modo con la mafia. E allora si ricadrebbe nel vizio delle elezioni precedenti che si facevano appunto con l’aiuto della mafia.

 

D’altra parte il partito Guarino Amella vuol dire S.E. Di Cesarò, del quale il primo è il più fido e autorevole luogotenente in questa Provincia.

 

I fasci risentono di questa situazione.

 

Il Fiduciario Provinciale Ing. Dima, sembra contrario a qualsiasi accordo coi Democratici Sociali. I suoi avversari - e ne ha anche in seno ai Fasci - dicono che ciò dipende dalla sua origine La Loggiana.

 

Comunque questa situazione non può risolversi se non si conoscono in modo preciso e in tempo utile le direttive del Governo al riguardo.

 

Concludo:

        Occorre finanziare la Federazione Provinciale perché eserciti una più attiva azione di propaganda;

        Occorre procedere alla nomina del Fiduciario Provinciale. L’attuale Ing. Dima, in conseguenza della ritardata conferma ha perduto un po’ di autorità e prestigio. Urge quindi o confermarlo o nominarne uno nuovo, che possa esplicare con autorità e energia l’azione Fascista, e fiancheggiare la mia azione politica e amministrativa.»

 

 

Il prefetto di Agrigento è, peraltro, quello che è in grado di fornire ragguagli precisi e dettagliati sulla “situazione del Fascismo in Provincia di Girgenti al 27 ottobre 1923”. Val la pena di riportare integralmente la sua relazione al ministero:

«In mancanza di fascismo puro, limitato a pochissimi elementi, i Fasci della Provincia di Girgenti sono costituiti necessariamente da elementi tratti da altri partiti politici.

 

Il partito politico finora predominante in questa Provincia era il partito Demosociale, imperniato sui Deputati Grarino Amella e Pancamo, (agli ordini di S.E. Di Cesarò) e Abisso. Col passaggio di quest’ultimo al Fascismo, avenuto nell’Aprile, questo partito cominciò a sgretolarsi. Gli elementi migliori passarono anch’essi, in buon numero al Fascismo. E se è vero che il partito personale Abisso si va sempre più rafforzando, è pur vero che il Fascismo sta prendendo uno sviluppo sempre più grande e più saldo - anche perché questi elementi ex-demosociali sono assai più sinceri degli altri.

 

In sostanza non deve credersi che sia il partito Abisso che si faccia sgabello del Fascismo per rafforzarsi, ma è il Fascismo che acquista realmente forza e compattezza dai numerosissimi elementi che staccatisi come ho detto dalla Democrazia Sociale facente capo all’On. Guarino, Pancamo e Di Cesarò, si sono appoggiati all’on. Abisso.

 

Al Ministero è noto come io abbia visto con una certa diffidenza il passaggio dell’On. Abisso al Fascismo.

 

E’ per me doveroso ora dopo diversi mesi di vigile esperienza porre in rilievo la disciplina e l’ossequio non solo apparente, ma effettivo alle Direttive del Duce, dell’On. Abisso verso il quale ora convergono le forze migliori della Provincia, forze che Egli dirige e orienta risolutamente verso il Fascismo.

 

Il Fiduciario Provinciale, d’intesa con lui ha potuto sistemare la posizione prima equivoca, ora chiara di parecchie sezioni Fasciste, ha potuto costituirne delle nuove, e rafforzarne delle altre.

 

Non è quindi vero che il Fascismo non abbia presa in Provincia di Girgenti. Questo forse poteva dirsi alcuni mesi addietro, quando si verificò una stasi - da me segnalata - che avrebbe dovuto preludere ad una grave crisi, dovuta sopratutto all’azione allora scarsamente efficace del Fiduciario Provinciale, il quale era rimasto per oltre due mesi quasi privo di autorità. Causa il ritardo della sua conferma. Ma la crisi fu superata e la minaccia di essa, in certo modo, fu anche benefica. L’attività del P.F. fu da me e dall’On. Abisso galvanizzata; molte opposizioni più o meno interessate furono smontate. Il susseguirsi di importanti avvenimenti patriottici, che riunivano in un solo patriottico sentimento importanti forze Fasciste, valsero a guadagnare anche le simpatie della grande massa della popolazione  la quale prima diffidente, segue ora con vivissima simpatia, gli spettacoli sempre bellissimi di giovinezza di forza di disciplina che le adunate Fasciste hanno dato modo di apprestare. A questo aggiungasi la continua, dirò quasi sistematica, valorizzazione dei veri combattenti, mutilati e decorati di Guerra, ai quali spesso per mio personale intervento si sono aperti i Fasci, portandovi una cospicua forza morale.

 

Concludendo la situazione nei riguardi del Fascismo è molto migliorata in confronto al passato, e non credo di peccare di soverchio ottimismo, se affermo che essa migliorerà ancora di più e più si chiarificherà.

 

Personalità cospicue di cui non si può mettere in dubbio l’alto patriottismo e che hanno sempre combattuto palesemente il sovversivismo mascherato da riformismo e da popolarismo, come l’On. La Lumia ex Deputato assai molto stimato nella importante zona di Licata, e l’On. Parlapiano Vella, altro ex Deputato, nella zona di Ribera e Bivona, hanno sinceramente aderito al Fascismo.

 

Degli altri partiti anche in conseguenza dell’azione da me svolta; il Socialista è ormai morto; il Riformista è ridotto ai minimi termini, il popolare è in continua dissoluzione.

 

Gravi incidenti tra Fascisti, per l’urto di tendenze diverse, in questa Provincia non sono mai avvenuti. Incidenti non gravi, sono stati risolti tempestivamente, anche pel mio intervento diretto, senza strascichi di ire e di odi.

 

La situazione, quindi, può dirsi veramente buona, specie se si raffronta con quella di altre Provincie Siciliane. E diventerà migliore se si potrà continuare nell’attuale indirizzo, se questo non verrà modificato per l’intervento, per ora non necessario, di elementi che, per quanto autorevolissimi, non sarebbero forse in grado di valutare, per la scarsa conoscenza di questo ambiente, le condizioni specialissime di esso in rapporto ai partiti ed alle persone. Unisco un prospetto riguardante i sindoli Comuni della Provincia.»

 

 

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