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mercoledì 4 marzo 2015

HORATIANA


 

Maria Pia Calapà ha condiviso il post di Lillo Taverna.

36 min ·

La prima satira, indirizzata a Mecenate , è la famosa formulazione del “ giusto mezzo ”: ciascuno dovrebbe vivere contento della propria sorte senza invidiare l’altrui né lasciarsi vincere dall’avidità, che è insaziabile .
È molto probabilmente l’ultima scritta (di questo primo libro) .

La fortuna viene e va - dice Orazio . Che si è mai sulla terra? Ogni cosa finisce con la morte, nell'Ade . Lì son destinati a finire tutti, ricchi e poveri, perché la morte tutti livella . Nel...l'urna della Morte si agitano tutti i nomi .

Non serve inebriarsi di sé, perché, se si dovesse cadere, la caduta è più rovinosa .
Conviene vivere giorno per giorno, utilizzando al meglio il tempo, tra piaceri razionali e moderati .

Tutto va fatto con misura . Seguendo la via del "giusto mezzo", si raggiunge la indispensabile tranquillità d'animo; e se si è stati integri di vita e di costumi, nulla può far paura, nemmeno il lupo che si incontra nella selva sabina


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ORATIUS - Qui fit, Maecenas, ut nemo,quam sibi sortem

Com'è, o Mecenate, che nessuno vive contento della sorte che la ragione gli ha dato o il caso gli ha gett...ato davanti, e tutti invece non fanno che esaltare chi persegue una vita diversa? "Fortunati i mercanti!" dice il soldato appesantito dagli anni, le membra ormai rotte dalla lunga fatica. E il mercante, da parte sua, mentre gli Austri sballottano la nave: "Meglio soldato, Che cos'è in fin dei conti? Ci si scontra: nel volger di un'ora viene rapida la morte o la vittoria gioiosa". Fa l'elogio del contadino l'esperto di diritto e di leggi, quando , sul cantar del gallo, il cliente gli batte alla porta. L'altro invece, che, per aver presentato malleverie, viene tratto a forza dalla campagna in città, va proclamando felice soltanto chi vive in città. Gli altri casi di questo genere varrebbero - tanto son numerosi. a sfinire una lingua come quella di Fabio.....

 

Maria Pia Calapà Qui fit, Maecenas, ut nemo, quam sibi sortem seu ratio dederit seu fors obiecerit, illa contentus vivat, laudet diversa sequentis

Lillo Taverna ........ ne te morer, audi,/ quo rem deducam. si quis deus 'en ego' dicat/ 'iam faciam quod voltis: eris tu, qui modo miles,/ mercator; tu, consultus modo, rusticus: hinc vos,/ vos hinc mutatis discedite partibus. eia,/ quid statis?' nolint. atqui licet esse beatis./ quid causae est, merito quin illis Iuppiter ambas/ iratus buccas inflet, neque se fore posthac/ tam facilem dicat, votis ut praebeat aurem? -------------------------------------------(Per farla breve, ascolta dove vado a parare. Se un dio dicesse: "Ecco io ora farò ciò che volete: sarai mercante, tu che eri poc'anzi soldato, tu, prima giureconsulto, sarai campagnolo. Voi da questa parte, e voi andare d questaltra, a ruoli scambiati. Ehi, che fate lì implati?" non vorrebbero. Eppure è dato loro di esserr felici. E allora, c'è ragione perché Giove giustamente irato, non debba gonfiare tutte e due le guance e dire che d'ora in avanti non sarà più tanto condiscendnte, da porgere orecchio alle preghiere?? ----- quamquam ridentem dicere verum/ quid vetat ( per quanto, che cosa vieta di dire la verità ridendo?)

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