Credo di avere competenze e conoscenze tali da potere
affermare in tutta coscienza che siamo la settima se non sesta potenza del
mondo, portatavi da grandi uomini di stato, e da ammirevoli ingegneri finanziari
della pubblica gestione dell'economia alla Guido Carli nel volgere di manco
mezzo secolo, tratta da una Italietta postfascista meschinella e derelitta con
oltre il 60% della popolazione attiva addetta all'agricoltura.
Conosco anche le realtà etiche di altri grandi e conclamati
Stati e francamente, pur non essendo patriottico, ho voglia di gridare Viva
l’Italia.
Non capisco allora questa dilagante tabe dell’autodenigrazione.
Ed è perniciosa: potrebbe corrodere la immensa fiducia che i mercati finanziari
esteri nutrono per l’Italia e davvero allora il nostro DEBITO PUBBLICO, che
tutti ignorano essere una posta patrimoniale sopra la linea e non una
componente del conto economico se non per l’incidenza dei tassi rastremati
quasi sino allo zero, appetito proprio dai capitali esteri, andrebbe allo
sbando con spread insostenibili e di conseguenza miseria per tutti.
Quale bizzarria psicanalitica collettiva spinge l’Italia ad
un siffatta follia comportamentale? Il passaggio da uno stato assistenziale
ricolmo di miseri privilegi per i
poveri, allo stato della razionalità capitalistica mittel europea sta creando
la psicosi del disfattismo. Tanti, vedendo pregiudicata la propria posizione
saprofita si danno al tranfert e addossano apocalittiche colpe alla inesistente
classe politica.
Se una contro classe di intellettuali impegnati esiste, si
mobilitino per una redenzione sociale: smentiscano questi moralisti
dell’undicesima ora che apocalitticamente ci disseminano il terrore, e ci spingono
a credere che sta arrivando il tempo della fine.
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