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mercoledì 29 aprile 2015

L'ANTONVENETA al MPS

 

Sia chiaro: io non condivido un bel nulla. Una volta si sarebbe anzi detto: deploro e stigmatizzo. Se quelli che ricevono in confidenza quello che i confidenti ricevono a loro volta in confidenza  e vai giù o sù come ti pare fino ad arrivare dove almeno taluni informati sappiamo, attaccano la povera Cancellieri, questa è bella e bruciata. A suo tempo l'avevano idolatrata come miracolo prefettizio fino quasi a volerla presidentessa del Consiglio, ora invece hanno bisogno di mandarla al macero. Apparentemente tutto per una anodina telefonata una di quelle telefonate che un banale ministro riceve a tutte l'ore. Già, ma qui c'era la questione del figlio? Ma già del figlio la raccomandata diceva cose poco carine per avere pagato (prego dovuto pagare) fior di buonuscita.
 
 
 
 
 
A me, una volta frequentatore dei meandri della finanza bancaria ambrosiana,  la Li Gresti appare una "poveretta" giostrata dai grandi "giochi di potere" -  questi sì - come pirla (non so se si possa dire pirla) delle grandi manovre del capitale italiano,  meglio ambrosiano,  che è molto più intrigante; insomma un altro caso di "utile idiota tanto più utile quanto più idiota" come tutto sommato fu don Michele Sindona che manco lo facevano entrare nel consiglio di amministrazione, di cui sulla carta era presidente, quando si dovevano decidere ad esempio le miliardarie operazioni speculative in cambi (del resto don Michele che ne poteva sapere di outright che si chiudevano per modo di dire con swap i cui spot chiudevano gli outright ma i cui foward invece li riaprivano  generando perdite spaventose. Allora i magistrati milanesi nulla ne capirono. crucifissero don Michele e lasciarono libero ed indenne un qualcuno che poi divenne a dir di Geronzi padre padrone della mpsiana AV padovana.) Debbo essere sincero: vedo a naso molte analogie tra la fine di don Michele e la carcerazione della figlia del siculo Li Gresti, a parte la defunzione pseudo suicida e per fortuna l'atto di misericordia di una ministra che ad onta di tutti, sia i miei amici di Racalmuto sia i sospetti signori del quotidiano fatto, comincio ad apprezzare. La faccenda Cancellieri però restare un'altra chiassata diversiva. Ma lo sappiamo tutti che ormai, specie con la faccenda Berlusconi che non ci sta a farsi cacciar via dal Senato a voto palese, il governo Letta è già bello e fritto: vanno tutti a casa, telefonata compiacente o meno della Madre di Tanto Peloso. Quanto a Peloso, torno a ribadire, cretino o non cretino, pacta sunt servanda. Certo erano pacta nati e pasciuti per quelle astutissime e sotterranee modifiche di un paio di articoli del codice civile da parte di due, specie allora, astutissimi e Cicero pro domo sua, Berlusconi e Castelli. Ne scrivo, ne riscrivo nei miei blog e non mi va qui di ritornare a spiegare cosa furono sono e mi auguro non saranno le buoneuscite per anzianità convenzionali. Quel che mi fa specie è che mentre per il Peloso si cerca di fare questi gran can can (un po' tartufescamente da certi miei amici paesani) nulla si dice dei confessati 32 milionì di euro in undici mesi per riliquidare un vero boiardo dello Stato bancario ed assicurativo. Forse perché quello certa stampa la foraggia ancora. Quanto a quell'epiteto di LADRA  che spunta purtroppo nella mia bacheca, mandai a suo tempo a quel paese un mio paesano questurino con coda applaudente di una visionaria mariana per una "vacca" affibbiata ad una degna e innocua signora e   quindi chissà che dovrei dire ora per questo epiteto abilmente non specificato ma sempre a gentile signora dovrebbe riferirsi. Deploro e sigmatizzo, comuque.

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