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mercoledì 8 aprile 2015

signori della corte!!!

SIGNORI DELLA CORTE
 
Pare che almeno tre querele me le becco. La prima per avere insolentito un anonimo che credo da ispettore sopraffino di avere individuato. Ma poi mi dico: stai tranquillo Calogero; quello per querelarti deve presentarsi. Non gliene arrivano almeno tre a lui di controquerele?
La seconda perché accennereri a qualche moglie di Cesare, che a dire il vero quanto a lei è proprio al di sopra di ogni sospetto. Mi accorderebbero facoltà di prova. Mi sa che vincerei la causa e addirittura potrei chiedere incriminazioni per calunnia. Chiunque sapendo qualcuno innocente lo incompa di un reato … etc.  Ma io non ho fatto né nome né cognome e neppure ho accennato a fatto concreto. Come dire: tanto diritto e nessun fatto. Dormo tranquillo: va!.
Il terzo episodio è scabroso l’ammetto. Il 28 marzo sparo: silenzio totale. Il 7 aprile TC mi riprende testualmente anche co i soliti miei refusi dattilografici: l’eco diventa assordante: stavolta a Lillo Taverna la querela non ce la leva nessuno. Sicuro aggiungo: ma chi me la sporge? Un morto vivo che parla? Un gatto comunale molto furbo? Ma via quello ma quando si espone?
 
PRIMO CASO GIUDIZIARIO
 Anonimo perché non si firma? Vuol nascondere il sasso? Quanto è misero il suo gesto! Per quel che ne so Cavallaro mentre associa Piero Carbome all’ing. Cutia, giustamente si dissocia da me. Sa bene che non sono servo né leccapalle quale Ella mi appare. Si immagina lei il sottoscritto alle dipendenze di Cavallaro l’uomo della piangente Cancelieri che ci ha affossato con un triennio di mala gestio commissarile; o di un tal Di Grado tutto preso dal cuore cavo della figlia, o del centenario Scimè quello che si accingeva a querelarmi pretendendo 500 milioni di vecchie lire per via della bagascia del nisseno, o dei due non si sa più chi sono se ancora generi o altro, e neppure non si offendano dei due pallidi virgulti di questa sciagurata amministrazione che credo lei con la sua scarsa saggezza e senza lungimiranza si è affrettato a votare. Se si rivelasse le fare la sfottente stratigrafia genealogica sino al 1554. Non sia vile, si sveli così la ragguaglio. E sappia che Piero Carbone mi è amico, l’apprezzo per la sua grande valentia scrittoria, moralmente mi sopravanza. Io amo essere cinico e malvagio. Se mi capita lei sotto e posso farle del male glielo faccio e con gusto così impara a rispettarmi per quel che merito.
 
SECONDO CASO GIUDIZIARIO
 Dal 30 marzo G. Guagliano, v.p, consiglio, mi conince.
N.B. - Il vice presidente del Consiglio Giuseppe Guagliano riscuote oggi presso di me molta stima e fiducia. Mi pare che abbia compreso che il Comune  non è un luogo pio, un posto di redenzione, l'esercizio di chissà quali virtù teologali ma una AZIENDA, una delle dieci più importanti aziende dell'agrigentino aggiungo io. Va quindi gestita con criteri manageriali e non con il pietismo di certe visionarie di maggiukore. Mi dispiace per il Sindaco Messana, ma lui con tutta la sua scienza ha torto; Giuseppe Guagliano con tutte le sue traversie ha ragione. L'inciucio con Grotte e Castrofilippo per raccogliere insieme monnezza consentirà forse l'assunzione di qualche degna consorte (per qualche mese come nel passato); non risolverà il caso di quei netturbini passati al servizio di Agrigento; certo chi vincerà la gara (fatta su misura) potrà avvalersi della consulenza tributaria racalmutese ... ma il servizio monnezzaro peggiorerà e avremo l'imitazione non di Cristo  ma della peggiore esperienza coffarina. Quanta ragione ha GUAGLIANO A DIRE, VISTO CHE LE COSE STANNO COSI', FACCIAMOCI NOI UNA MUNICIPALIZZATA E SE IN TEORIA QUALCHE EURO IN PIU' SI SPENDE, QUELL'EURO CHIESTO IN PIU' AI RACALMUTESI CON TANTI ALTRI EURI TORNA A RACAMUTO DANDO LAVORO A Racalmuto, INPUT INDUSTRIALE a Racalmuto,  spinta al pil di Racalmuto. Cominciamo ad aprire da lì il circolo virtuoso dell'economia racalmutese. Saranno comunque soldi spesi bene. Basta con lo sperperare tanti troppi soldi dei racalmutesi con la scusa di far loro spendere di meno. La scottante esperienza monnezzara che abbiamo vissuto dovrebbe far ravvedere chi conta. Caro Emilio lascia da parte il tuo noto puntiglio, riaccordati con i tuoi uomini di partito, di cordata elettorale. Lascia da canto il canto della sirena regalpetrese; hai molta cultura classica per non temere le offerte dei nemici: timeo danaos ET dona ferentes, specie se ti offrono doni.
 
 
 
 
 
TERZO CASO DIUDIZIARIO
tenace concetto - blog Racalmuto
...uomo di tenace concetto...
 
Lillo Taverna: LETTERA PEPATA AL SINDACO DI RACALMUTO [TESTO]
 
28 marzo 2015    /  0 Comments            
 
 
Post di Lillo Taverna
 
LETTERA PEPATA AL SINDACO DI RACALMUTO10348453_425014154330095_5535684669380982883_n
 
CARISSIMO EMILIO MESSANA, SINDACO DI Racalmuto,
 
Cosa è mai codesta? forse ti chiederai.
 
 
Presto detto: una mozione presentata dieci anni fa dal consigliere Chiarelli.
 
Appena inizi a leggere (ammesso che inizierai) ti accorgi subito che non è farina del suo sacco. Sì, in effetti è farina del mio sacco.
 
Criptica, sibillina, allusiva, ma permettimi scritta da chi le cose le sa e sa come va preso il diavolo.
 
Ora, pare che quelli della corte dei conti di Palermo ti abbiano messo in fibrillazione per certe CRITICITA’.
 
E che avevamo bisogno di loro per sapere quali sono,. furono ma anche sono state le criticità di Racalmuto.
 
Io questa nota l’ho mandata ai commissari. Hanno fatto finta di non capire.
 
La mando ora a te: tu hai nella tua squadra chi a quel tempo era persino controllore. Può davvero spiegartela. Se no, chiamami che subito corro a spiegarti il tutto anche quello che non molto esplicitamente non è detto.
 
In sintesi già allora, eccoti i quattro punti cardinali:
 
-in bilancio crediti né certi né liquidi né esigibili:
 
– fuori bilancio crediti certi liquidi ed esigibili (ma siccome toccavano intoccabili, si occultavano), cuore che non vede occhio che non piange (questi oggi ammontano a 16 milioni di euro e se non ci metti mano tu ne rispondi tu);
 
– debiti certi liquidi ed esigibili nascosti in bilancio, così il bilancio andava in nero e si andava avanti CRIMINALMENTE sino ai tuoi giorni. Pare che qui ora battono i magistrati della Corte dei Conti, e tu non sapendo fare altro ti inventi 16 milioni di tarsu arretrata per fronteggiare codesti debiti di un tempo passato;
 
– debiti né certi né liquidi né esigibili finiti prontamente in bilancio e spesati, trattandosi di signori rispettabili. (Vogliamo riesumare il risarcimento danno al Nalbone per un esproprio di terra agricola quando c’era da pagare le tasse e al valore di mercato [inventato] quando si è trattato di chiedere refusione di danni per uno sgradito esproprio.). All’epoca, come ora, bastava avere dei volpini amici in Comune e i soldi si maniavanu).
 
Ma eccoti l’oscura carta.
 
Per leggere il testo della lettera cliccare sull’immagine!
 
 

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