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venerdì 10 aprile 2015

Storia del fascismo agrigentino terza parte


«Venne il dopoguerra e venne di moda il bolscevismo. Ed allora Guarino ed Abisso, ma questi più del primo, entrambi però sempre in combutta tra di loro, provvidero a dare alla provincia di Girgenti il saggio migliore e maggiore del’opera bolscevica.  Le occupazioni delle terre di Ribera e Menfi, ma sopratutto quelle di Ribera, col tentato sequestro del Duca di Bivona e con i vandalismi conseguenziali, furono opera diretta, ispirata, suggerita e talvolta predisposta dall’on. Abisso. Il quale arrivò persino ad ottenere che l’autorità politica impedisse l’esecuzione delle sentenze del magistrato (come per il rilascio del feudo Scifitelli disposto con sentenza della Corte di appello, ed impedito dal Prefetto di Girgenti!). Né si dica che ciò egli abbia fatto per venire in soccorso ai combattenti, perché di tali occupazioni poco o nulla si sono giovati gli autentici combattenti e le terre, quando non sono state retrocesse ai proprietari per inadempienza delle pseude cooperative da lui create, sono andate a finire in mano a gente che la guerra non vide neanche da lontano. Esempio la lottizzazione dell’ex feudo Nadore in quel di Sciacca, dell’ex feudo Fiore e Bertolino di Menfi; e, uno per tutti, l’esperienza disastrosa della celebre Cesare Battisti di Ribera.



Intanto alla Camera il binomio, per sorreggersi, seguiva una linea di condotta veramente meravigliosa. Data l’instabilità dei governi, i due, per trovarsi a cavallo, non votavano assieme se non quando l’esito della votazione era sicuro; ma quando si trattava di votazione incerta i due demo-sociali (giacché Abisso aveva finito per rinunciare al suo individualismo e seguire l’amico Guarino anche nel partito di S.E. Di Cesarò) o si dividevano votando uno contra ed uno a favore, oppure, mentre l’uno si squagliava, l’altro votava a favore. Così i due poterono rimanere ministeriali con tutti i ministeri ed essere fautori e sostenitori di quei Governi imbelli del passato, contro di cui così spesso e volentieri, con riconoscenza ammirevole, ora si scaglia ogni tanto il fascista on. Abisso. Il quale una sola volta dovette passare per oppositore, quando cioè l’on. Nitti, accortosi ch’egli erasi prudentemente squagliato in una votazione non volle accettare le congratulazioni che s’era affrettato a fargli dopo conosciuto l’esito favorevole del voto! E ministeriali furono persino col ministero Fatta [Facta, n.d.r.] del quale uno dei due avrebbe volentieri fatto parte se i popolari non si fossero opposti facendo a loro preferire il La Loggia.



«Intanto il movimento fascista andava montando, e lo Abisso, sempre tempista e previdente, disponeva che nei varii comuni della provincia sorgessero delle sezioni fasciste composte da persone a sé fide, ma di seconda mano; gente di scarto e sfiduciata al doppio scopo d’impedire che la gente per bene potesse accostarsi e far proprio il movimento e di poterlo sconfessare, e buttare a mare gli esponenti stessi senza sua compromissione, ove il movimento fosse fallito. Né appena avvenuta la marcia su Roma egli permise che quelle sezioni s’ingrossassero  sia con elementi proprii, sia permettendo l’ingresso di altri elementi estranei alla cricca, non essendo sicuro che il regime potesse consolidarsi. Ma quando capì che esso ormai durava, allora fece il gran passo, si separò dal Guarino ed entrò nel fascismo con tutti i suoi adepti.



«Da quel giorno è stata sua cura costante non solo di sfruttare nel modo migliore, a vantaggio proprio dei parenti e dei gregari, la sua posizione dominante; ma sopratutto quella di allontanare dal fascismo tutti coloro che gli potessero dare ombra costringendo l’elemento migliore della provincia o a fare del dissidentismo o a starsene a casa o a passare addirittura all’antifascismo. Del resto non potrebbe essere diversamente. Infatti in provincia il fascismo non esiste, come del resto non esiste antifascismo: non c’è che dell’abissinismo e dell’antiabissinismo. Anche coloro che odiano il fascio possono esservi ammessi purché passino sotto le forche caudine dell’omaggio e dedizione ad Abisso ed ai suoi luogotenenti. Di esempii se ne possono citare a migliaia, ma noi citeremo i più gravi ed importanti.



«Sciolto il Consiglio comunale di S. Stefano Quisquina, poiché i veri fascisti di colà non erano da lui benvisti, egli volle che il Fascio fosse rappresentato dai sigg. Vincenzo Ippolito e Con osservanza., cioè dagli autentici maffiosi del luogo. E costoro ebbero l’amministrazione comunale e furono i padroni del paese finché, passati sinceramente o no poco importa, al fascismo i socialisti del luogo e denunciato in alto loco i precedenti degli amministratori scelti dallo Abisso, costui fu costretto di abbandonarli al loro destino.





«Così in Alessandria della Rocca non ha esitato a silurare i vecchi fascisti del luogo, rei di poca arrendevolezza a lui, per accogliere e mettere al loro posto un suo ex-compagno demo-sociale reduce dal comitato aventiniano-matteottiano di Girgenti.



«Né basta. Abbattuto il La Loggia egli non ha esitato a fare rivolgere invito ai partigiani di quello perché passassero nelle sue file, e bastò che il dott. Traina di S. Margherita, anifascista nell’anima, si ponesse a sua personale discrezione, perché egli senz’altro gli lasciasse il dominio del paese abbandonando i suoi vecchi compagni, che rappresentano il minor numero.



«Quello però che dimostra viemmeglio quale sia lo spirito che anima lo Abisso, è dimostrato dal suo accordo col’ora defunto on. De Michele. Costui, dopo la caduta, era passato nelle file del La Loggia di cui fu fino ad ieri il seguace più ostinato, anche perché i Baiamonte suoi oppositori nel paese natìo di Burgio erano passati al fascismo.



«Caduto il La Loggia, il De Michele fece degli approcci per passare al fascismo, e poiché i Baiamonte avevano mostrato di avere delle preferenze per il prof. Noto Sardegna, inviso allo Abisso perché a lui superiore per intelligenza, cultura e ... tutt’altro, questi non esitò a dimenticare il passato e ad ammettere il De Michele nel direttorio provinciale dietro promessa di appoggiare, contro Noto, certo Ciaccio un vero Carneade di Sambuca, come possibile candidato del Collegio di Bivona. Ed i Baiamonte furono cacciati in galera!



«Del resto che lo Abisso faccia del fascismo a suo uso e consumo lo dimostra un fatto per quanto piccolo e materiale: a Sciacca, sua cittadella, si sono spese dal Comune fior di quattrini per creare un lussuoso circolo ANGELO ABISSO, che tutti i fascisti, sopratutto se impiegati, debbono frequentare; mentre per la Sezione del Fascio esiste una stanzetta angusta che sta quasi sempre serrata.



«Non parliamo poi dei criteri amministrativi seguiti al Comune di Sciacca. Due Consigli comunali, sebbene da lui eletti e composti tutti suoi gregari, si sono dovuti dimettere rei soltanto di aver voluto qualche volta ribellarsi agli ordini dello zio Salvatore Friscia, un ex-rappresentante che ha monopolizzato, durante la guerra attraverso al monopolio dei permessi d’esportazione, ed oggi attraverso altri sistemi, il commercio locale, e che crede il Comune essere cosa sua personale. Ed oggi si propone come podestà un impiegato di prefettura, mentre non mancano nel partito gente idonea alla carica, per il timore, confessato, che queste possano avere, dopo nominate, delle velleità d’indipendenza agli ordini delll Abisso e del suo luogotenente!



«Del resto lo stesso sistema si segue negli altri comuni. A Menfi alter ego dell’Abisso, è certo Volpe, un contadino semi analfabeta, ma esecutore fedelissimo degli ordini ch’egli gli dà e suo rappresentante ... anche negli affari professionali; a Girgenti domina incontrastato in suo nome il Comm. Lo Dico, reduce dei fasti delle Commissioni di requisizione, e che pur essendo un semplice procuratore legale NON laureato, divide con lo Abisso i maggiori trionfi in Corte d’Assisie.



«Perché poi la piaga maggiore che il dominio di quest’uomo ha portato in provincia, è la difesa assunta della peggiore delinquenza, l’esautoramento completo della giustizia. [...] [Anonimo del 14.10.1926, n.d.r.]»





Lo spaccato è senza dubbio tutto in negativo e va accettato per quel che vale: ma qualche luce la riverbera sul quel periodo. Uno dei suoi limiti più vistosi è quello di limitare lo sguardo critico alla sola parte occidentale di Agrigento. Per la restante parte disponiamo di altre carte riservate, anonime ma informate, che ben si prestano a fornirci altri spunti critici.

L’anonimo proviene da Naro ed è datato: 15 settembre 1931.  Qui viene presa di mira la fazione dell’On. Riolo.



«Eccellenza - esordisce ([19]) - In nome di sedicimila coscienze, ancora non vendute né aggiogate al carro del banditismo locale, si ha l’onore di farVi conoscere quanto segue:



«La Sezione del P.N.F. venne istituita in Naro nel Novembre del 1922 da pochi giovani animosi, di pura fede nostra, i quali per riuscire SOLAMENTE AD ACCAMPARSI tra le rive di questa mefitica palude politica dovettero sfidare tutte le ire e scavalcare tutti gli ostacoli, opposti al loro sano e santo entusiasmo dagli altri Partiti locali, in modo specialissimo da quella vera associazione a delinquere che fu il così detto partito della democrazia social massonica.



«L’avvento del Fascismo al potere avrebbe dovuto segnare la scomparsa di quella più vera e maggiore piaga di Egitto, ma le prepotenze, le intimidazioni, le corruzioni, l’intrigo fecero sì che la “COSCA” provinciale (facente capo allora all’on. Abisso, capo riconosciuto di tutta la mala vita urbana e rurale) si mantenesse a galla e così nella prima elezione politica fascista (1924) l’avv. Salvatore Riolo Specchi venne compreso, tra lo stupore e la indignazione di tutti, nella lista Nazionale.



«Conseguenze dirette della candidatura e quindi della elezione di questo oscuro satellite abissino furono:

1°) = L’ingresso di tutti i demo social massonici nella sezione del Partito Fascista di Naro;

2°) = La caduta del direttorio locale e la sostituzione di tutti i membri di questo, per imposizione del Deputato, con elementi di pura marca Riolana;

3°) = L’automatico allontanamento dalle cariche e anche dalle fila del Partito dei fascisti della prima ora.



«Da quel giorno sino ad oggi tutto l’immenso ritmo fecondo di idee e di opere del regime è stato costretto a vivacchiare, in servitù sterile e semi-boccaccesca, tra una parete e l’altra dell’allegra dimora della signora TITA RINALDI RIOLO la quale ha voluto dividere col marito, assiduamente, l’onere e l’onore di governare le sorti e la storia nuove del paese, ad esclusivo beneficio della sua famiglia naturale e politica. Da allora sino ad oggi, senza uno scarto, senza rossori, con la medesima flemma vuota e sorniona, tutte le cariche del Partito, distribuite patriotticamente in famiglia sono sate occupate nel modo seguente:

AVV. COMM. SALVATORE RIOLO SPECCHI - Classe 1876

Deputato alla Camera. Capo, di nome se non di fatto del P. Fascista locale. Ex imboscato e protettore di imboscati ed autolesionisti. Presidente del Consorzio granario durante la guerra, a Girgenti. Capo della massoneria paesana e gran fratello di quella provinciale. Attualmente, si dice, è dormiente. Venne incluso nella lista Nazionale con questa esilarante menzogna: “PER ESSERSI COSTANTEMENTE OCCUPATO DEI PROBLEMI DELL’AGRICOLTURA” = mentre qui è notorio che egli di agricoltura non conosce neppure l’ortica. Tipo vano e vuoto ma ambiziosissimo sarebbe capace, pur di conservare la medaglietta, di accodarsi anche a Don Sturzo, com’ebbe un giorno cinicamente a dichiarare nella farmacia Bellomo: per sincerarsi chiedere informazioni a costui e ad un reverendo Polizzi, se questi due individui sono disposti a servire la verità. Espertissimo nell’intrigo e nelle pastette sa conciliare le opposte tendenze e le sfrenate ingordigie di parenti, di amici e di protetti, da sette anni tutti patriotticamente a posto con stipendi da generalissimi chi in Naro chi nel Capoluogo.



«Nel breve giro di tre anni fece regalare a questo povero Municipio la bellezza di VENTIDUE Commissari.



«Nel 1919, 20 e 21, imperversando il terrore rosso non mise mai il naso fuori né permise che l’avessero messo fuori i trenta satelliti della sua fortuna, lietissimi di poterlo imitare in questa bisogna col medesimo entusiasmo col quale lo avevano imitato e talvolta superato in viltà durante la guerra.



«Nel 1922 tradì e strozzo l’amministrazione comunale dei combattenti dei quali, fin dal 1925, perseguita con ogni mezzo, compresa la maldicenza in pubblico, la locale sezione.



«Dal 1925 sino al dicembre 1930 assassinò politicamente, moralmente, finanziariamente il Podestà Cammilleri Sillitti prima e costrinse dopo a dimettersi da Commissario Prefettizio, successo ad un povero Re Travicello, il proprio cugino Comm. Totò Riolo Tomasi, reo dinanzi al pubblico d’essere un povero idiota, sebbene onesto e fattivo come il Cammilleri Sillitti. Lui che sa appena leggere e scrivere, ha anche l’incarico di Sovrintendente ai Monumenti di Naro, ma i rari illustri visitatori che capitano qui sono costretti a chiedersi esterrefatti  se Naro è in Italia o non, tali e tante sono le prove materiali delle rapine, delle manomissioni, della incuria che hanno sofferto e continuano a soffrire tutti i monumenti e le reliquie del nostro splendore antico.



«E fianlmente, tanto per conchiudere alla svelta si fa noto che non sapendo fare altro, da sette anni ha sfruttato tutto il suo genio nel far conferire croci e commende ad individui i quali rappresentano in Naro o fuori il fiore della feccia, della incapacità, dell’strionismo, dell’antipatriottismo e segnatamente dell’ANTIFASCISMO, come si verrà mano a mano dimostrando. [Si butta quindi fango sulle seguenti persone: Avv. Ignazio Riolo, classe 1887; avv. Giuseppe Riolo, classe 189; avv. Carlo Riolo, classe 1892; Comm. Salvatore Riolo Tomasi; Girolamo Rinaldi, classe 1889; Ciro Rinaldi, classe 1887; Luigi Rinaldi, classe 1885; Rosario Specchi-Rinaldi; Cav. Uff. Antonio Castelli, classe 1874; Cav. Antonio Castelli; Antonio Gueli Alletti, classe 1873; Alfonso Borsellino, classe 1884; Antonino Costa di anni 37;  Cav. Onofrio Nicolaci, commissario di P.S.- Il corrosivo astio e la vigliaccheria dell’anonimato rendono quelle note ributtanti e - ai nostri fini - per nulla significative. Ci asteniamo pertanto dal riportarle, n.d.r.]  [...]



« Eccellenza  - Sono due anni giusti che noi meditiamo se valeva proprio la pena di stendere le paginette di questa deplorevole storia locale, tutt’altro che completa specialemnte nei riguardi dei maggiori esponenti del P.N.F. di qui i quali, se hanno la tessera e tutti gli onori del Partito, assolutamente non ne possiedono lo spirito e meno ne incarnano il dovere e la pericolosa e miracolosa missione.



«A Naro, Eccellenza, il Fascismo è un mito e il feudo è tutto. La conseguenza, disastrosa, è la seguente:

contro una banda di senzapatria, composta tra ladroni e lacchè, da un centinaio d’individui c’è tutta intera una cittadinanza la quale vuole da sette anni e spera indarno che la luce di verità, la febbre di bene, la protezione augusta del regime, divengano una realtà viva e feconda anche per essa; oggi, nel momento in cui scriviamo, è il collasso generale con brevissime parentesi d’insurrezione spirituale sorda e furiosa, di cui qualche cosa devono pur sapere nel capoluogo. Arriveranno queste povere pagine fino al Tribunale dell’E.V.? E se arriveranno avrete Voi il tempo e la bontà di degnarle di uno sguardo?



«Ecco degli interrogativi che spezzano l’anima e, perché no?, anche l’entusiasmo.



«Ma se Voi non potete e non volete leggere la storia del falso Fascismo riolano di naro, degnateVi almeno dedicare cinque soli minuti a queste ultime pagine il cui contenuto dedichiamo alla Vostra serena Giustizia.

1

«A Naro esiste una banca dal pomposo titolo “BANCA COMMERCIALE INDUSTRIALE AGRICOLA”. Ne è Presidente il Comm. Benedetto Gaetani, COGNATO DELL’ON. RIOLO, ex massone, falso fascista anch’egli, falso patriotta e nullità assoluta sotto qualsiasi punto di vista. Gran parte dei debitori di quella Banca sono tutti della banda Riolo parecchi dei quali sono anche debitori morosi da anni. Da circa 20 anni questa Banca non fa bilancio e non dà conto a nessuno dei suoi numerosi azionisti.



«Di questi non parla e non ricorre nessuno perché sta sempre pronta per chi osa la  minaccia delle manette e del confino.

2



«A Naro esiste una Congregazione della Carità. Anche questo Istituto, per quanto concerne la sua attività, sino al 30 maggio 1928, è un groviglio di infamie irregolarità e di ladrerie. L’ex cassiere, un certo Costa Gaetano, padre del perito Comunale Antonino Costa (del quale ci occuperemo all’ultimo) deve dare una grossa somma CIRCA LIRE SEDICIMILA e non vuole sentirne. Per informazioni sottoporre ad inchiesta l’attuale Presidente dott. Salvatore Aronica e se questi non vuole parlare metterlo a confronto per esempio con qualche magistrato locale, con un Sac, Polizzi, con un farmacista Ferracani ecc.

3



«A Camastra (ora frazione di Naro) tre anni addietro veniva costruita la strada interna principale. Questa è costata centinaia di migliaia di lire ma è divenuta praticamente impraticabile come la famosa pedonale di Naro. C’è stata in questi ultimi tempi e proprio per la strada una sollevazione dei cittadini di quella sventuratissima borgata, ben presto domata con minacce di deportazione e di altro contro i più cospicui capi di quel movimento, volutamente presentato come antifascista (il solito argomento dei tirannelli che vogliono godere in pace il frutto delle pubbliche rapine).



«Autore e direttore tecnico di quell’opera è stato precisamente il perito comunale di Naro ing. Antonino Costa, Il collaudo è avvenuto di sera e dopo il ritorno qui del deputato Riolo, tra motti e sarcasmi del pubblico che assisteva, Quest’anno le autorità provinciali tanto per offrire una offa di soddisfazione alla opinione pubblica nervosissima, hanno fatto eseguire sul posto una inchiesta la quale ha avuto la fine di tutte le inchieste della provincia feudo dei deputati Abisso, Riolo e Con osservanza.



«Il pubblico di Naro e di Camastra non ha più fiducia né ad uomini né a promesse. E questo è forse il suo torto e il suo debole, del quale profittano sfacciatamente gli altri, i cosidetti padroni per continuare ...

4



«Il deputato Riolo dice di avere la protezione di eminenti Gerarchi del Partito, vanta l’appoggio incondizionato del sig. Prefetto Miglio, si dichiara invulnerabile da parte del Segretario Provinciale Cav. Morello. TUTTO CIO’ IN PUBBLICO E SENZA RETICENZE.

5



«A Naro il gagliardetto è nome e cosa sconosciutissima. Non si vede in nessuna ricorrenza. Così per volere espresso di questo Segretario Politico il quale si scusa dicendo che non ha fascisti ai quali affidarlo.

6



«A Naro il cav. Borsellino Alfonso, individuo privo sin’anche di licenza elementare, veniva proposto  ripetute volte alle Gerarchie  provinciali, sino a 15 giorni addietro, come podestà di Naro dal Deputato Riolo.



«Ultima fresca, gloriosa azione di lui è stato lo stupro d’una povera servetta, costretta dalla miseria a lasciarsi tacitare con poche centinaia di lire. La servetta è minorenne.



«Il pubblico sa e  pensa, mastica e dice innominabili cose contro l’eroe e i compagni che lo salvarono. Chi ci guadagna non è certo il Fascismo.

7



«A Naro, dopo l’ecatombe di podestà e di commissari voluta dal deputato Riolo, nel corso di quest’anno è venuto con funzioni di Commissario Prefettizio il Cav. Steno Pelatti di Bologna, austera figura di fascista e di amministratore. Così, per lui da quel mese abbiamo finalmente visto, conosciuto e toccato la febbre, la forza, l’idea del regime. Ma abbiamo ragione di ritenere che il Commissario Prefettizio non sia stato mai e oggi meno di prima di gradimento dell’onesto deputato, che egli cominci ad essere stufo e nauseato della persecuzione lenta, tenace, ipocrita di questo becchino di Funzionari patriotti e puliti e che quanto prima se va via lui (Pelatti) si debba annegare nella solita fradicia baraonda tanto cara a fruttifera alla truppa del nostro illuminato onorevole.



«Soggiungeremo che il Pelatti in pochi mesi di permanenza al Municipio è riuscito a cattivarsi talmente la stima e la simpatia del pubblico (riuscendo così anche a mettere nella voluta luce il viso legale e romano del Fascismo) che un grosso milionario, famoso per la sua tirchieria, gli ha spontaneamente messo a disposizione una forte somma acciocché ne faccia uso a suo gradimento senza darne conto a chicchessia!

8



«Da anni era stata raccolta una ingentissima somma in America e qui per la erezione di un Monumento ai Caduti.



«La funzione di cassiere venne assunta, manco a dirlo, dal solito

Cav. Dott. Antonio Gueli Alletti - V. Segretario Politico.



«Il Monumento è lì che aspetta d’essere inaugurato, tanta è stata la patriottica sollecitudine in merito del generalissimo Riolo e consorti, Mai denari, nelle mani nette e pure di questo caro oculista di vili, si sono come sempre patriotticamente squagliati e non è possibile ottenere i conti. Lo stesso generalissimo Riolo convenne talvolta in pubblico dicendo che effettivamente il costo di quell’opera e delle altre sussidiarie risulta enorme. Noi diciamo che per molto meno parecchia gente  di qui e di altrove è andata a gustare la muffa e l’onta delle patrie galere.



«Pertanto denunziamo il cav. Antonio Gueli Alletti, cugino del deputato Riolo, per furto continuato di fondi pubblici in danno del Comitato Pro-Monumento e forse per disubbidienza agli ordini superiori di presentare conti di gestione puliti e leggibili. Così facendo riteniamo di aver messo  posto la nostra coscienza di cittadini e di fascisti, e sentiamo di avere servito la giusta esigenza di un pubblico che ha dato quasi 200 mila lire e da anni non può sapere come queste siano andate a finire.



«Soggiungiamo che su questo terreno non scenderà mai il desideratissimo oblìo, unico scampo liberatore cui crede di affidare la propria vita e l’nore questo fortunato frutto di carabiniere.



«Quindicimila cittadini vaglieranno sempre sino a tanto che il ladro camuffato fascista renda ai nostri morti l’oro versato con sangue e lacrime di tutti. Insistiamo: tutto qui sarà possibile, ma giammai permetteremo che vampiri sfrontati come il Gueli Alletti e C/i, attacchino le loro immondissime labbra anche sui ricordi dei nostri DUECENTOQUARANTA EROI CADUTI PER LA PATRIA.

9



«Il 13 Settembre u.s. Domenica, in seguito ad accordi presi tra tutte le Autorità a proposito della Festa dell’Uva, tutta la cittadinanza volle manifestare apertamente la sua simpatia e la gioia verso il regime incarnato nel Cav. Pelatti (Commissario Prefettizio) distribuendo ed affissando manifesti di colore inneggianti al Duce al Prefetto, al Cav. Morello, al Commissario Pelatti, al Fascismo. Per questa manifestazione, descritta come un delitto presso la Prefettura di Agrigento, parecchi fascisti della prima ora, rei di avervi preso parte col solito entusiasmo, furono diffidati dalla Questura di Agrigento. Vi preghiamo in modo specialissimo di fare indagare su questo fatto.



«Naro, 15 Settembre dell’anno IX° E.F.

I Cittadini»





*  *  *



L’agone elettorale agrigentino aveva visto come protagononisti i seguenti deputati:

Elezioni del 16 novembre 1919:

 Partito liberale democratico:

Abisso Angelo      (voti di lista 23.516) voti personali 8.825 +  65;

Guarino Giovanni (  “   “   “       “     )    “         “    14.267 +  62;

Pancamo Antonino   (  “   “   “       “     )    “         “     6.109 + 153.

(Non eletti: Brucculeri Giuseppe, La Lumia Ignazio e Scaduto Francesco)

Partito Popolare Italiano

Fronda Eugenio  (voti di lista 12.206) voti personali 5.115 +  72.

(Non eletti: Arone Pietro, Micciché Giovanni, Montalbano Domenico, Messina Giuseppe, Parlapiano Vella Antonino)



Partito Democratico



La Loggia Enrico      (voti di lista 19.383) voti personali  5.925 +  0;

Vecchio Verderame Gaetano Arturo.

(Non eletti: Vaccaro Michelangelo, Caramazza Ignazio, Picone Gaspare Ambrogio).



Partito Socialista Ufficiale

Voti 6.813: nessun eletto.

(Non eletti: Arancio Antonino, Cammarata Giuseppe,  Friscia Michele, Giuliana Francesco, Sessa Cesare (voti n.° 2.554), Vernocchi Olindo).



elezioni del 25 maggio 1921

Partito Democratico Liberale

Verderame Gaetano arturo (voti 12.402)

Alleanza Democratica Sociale

Pasqualino Vassallo Rosario (voti 112.623)

Colajanni Napoleone

Lo Piano Agostino

Abisso Angelo (voti 95.146)

Camerata Salvatore

Guarino Amella Giovanni (voti 93.247)

Sorge Francesco.

(Non eletti Pancamo Antonino e Adonnino G. Battista).

Partito Democratico Riformista

La Loggia Enrico (voti 31.114)

(Non eletto: Ambrosini Gaspare con voti 22.032)

Partito Comunista Italiano

Voti di lista 8.071. Non eletto Sessa Cesare con voti 4.367.

Partito Popolare Italiano

Vassallo Ernesto (voti 46.922)

Cascino Calogero

Aldisio Salvatore.

Partito Socialista Ufficiale

Costa Mariano

Cigna Salvatore Domenico.

Le elezioni del 6 aprile del 1924 si svolsero - come noto - con un listone nazionale cui andava il premio di maggioranza in base alla legge Acerbo. Per la Sicilia, tale premio si risolse  invece in un danno, facendo perdere alla lista nazionale d’ispirazione fascista due deputati. Annota il Renda  ([20]): «Il risultato elettorale, nella sua essenza, fu il risultato di un ampio e indiscutibile consenso politico. Il previsto premio di maggioranza si risolse in danno anziché in vantaggio del listone. In base ai voti ottenuti, infatti, i deputati eletti avrebbero dovuto essere 40, cioè due in più dei 2/3 (38) consentiti dalla legge. Non era dunque retorico parlare di trionfo.»

Elezioni del 16 aprile 1924

Venivano eletti nel

Partito della Democrazia Sociale

Colonna di Cesaro’ Giovanni (voti  25.307);

Guarino Amella Giovanni (voti 9.455);

Lo Monte Giovanni (voti 12.537);

Fulci Luigi (voti 7.779);

Restivo Empedocle.

(Non veniva eletto Giulio Bonfiglio: voti 5.715).

Partito dell’Opposizione Democratica

La Loggia Enrico (voti 5.259).

Partito Comunista

Lo Sardo Francesco (voti 5.057).

Partito Socialista Massimalista

Vella Arturo (voti 2.581)

   Il listone nazionale ebbe, come si è detto, il pieno: i deputati che in qualche modo avessero attinenza con Agrigento furono:

Lista Nazionale (n.° 21)

Cucco Alfredo (voti 52.973)

Abisso Angelo (voti 32.184)

Pasqualino Vassallo Rosario (voti 22.348)

Vassallo Ernesto (voti 21.017)

Palmisano Paolo (voti 18.408)

Riolo Salvatore (voti 21.017)

Gangitano Luigi (voti 5.718).

In quella tornata elettorale i trombati di lusso della provincia di Agrigento furono: Giulio BONFIGLIO (voti 5.715) della Democrazia Sociale del duca di Cesarò e Cesare Sessa (voti 3.004 del Partito Comunista). Riesce a farsi, invece eleggere, sia pure con pochi voti, il Gangitano, una figura di ex conbattente e quindi di fascista di vecchia data (lo troviamo attivo a Racalmuto nel lontano 1919).



I successivi plebisciti del 1929 e del 1934 hanno tutt’altra fisionomia e le elezioni al parlamento sono automatiche: basta avere avuto il consenso a Roma, presso le corporazioni, a venire inseriti nel listone, da approvare o respingere in toto con un sì o con un no.

Per quel che qui occorre basta rammentare che nel 1929, il 24 marzo, vanno Montecitario, dalla provincia di Agrigento: Luigi Gangitano, Salvatore Riolo, Vito Palermo e Paolo Palmisano. Luigi Gangitano e Vito Palermo.  Angelo Abisso fu invece mandato al Senato. Nel 1934, nel plebiscito del 25 marzo, salgono al Parlamento Luigi Gangitano, Vito Palermo;  Paolo Palmisano e Salvatore Riolo si perdono per strada.

Per la Sicilia, le statistiche ufficiali parlano di un inarrestabile trionfo del Fascio Littorio:

Proporzioni dei voti ottenuti dalle

liste del Fascio Littorio in rapporto a 100



Anno

1924

1929

1934

Percentuale

69,8%

99,9%

100%


([21])



*   *  *

Si è già visto quale ruolo ebbe a svolgere il prefetto Reale nella penetrazione del primo fascismo nella provincia di Agrigento. Era da tempo, specie sotto Crispi e Giolitti, che l’istituto prefettizio aveva un peso determinante nell’evoluzione politica nella zona d’influenza. Era un gioco occulto ma penetrantissimo e di risolutiva importanza. Solo lo studio delle carte d’archivio - mirabilmente custodite nell’Archivio Centrale di Stato - consentono di squarciare questi misteri della gestione del potere nell’Italia post-unitaria, almeno sino all’avvento della democrazia di popolo con la riforma ed il ridimensionamento dei prefetti.

Un elenco dei prefetti di Agrigento (limitatamente al primo periodo fascista)  non è quindi qui ozioso:


Cognome e nome


titoli


dati anagrafici


data di nomina

data di fine

 incarico

nuova destinazione

Pugliese Samuele

Dott. - prefetto a disposizione

n. a  Perano (Chieti) 6.9.1872 + Roma, 14.8.1939

15 febbraio 1922

5 aprile 1922

prefetto di Foggia

Rocco Raffaele

Dott. Prefetto di Grosseto

n. a Napoli il 2.12.1864

18 giugno 1922

16 giugno 1923

collocato a disposizione

Reale Ernesto

Dott. Vice prefetto

n. a Sassari il 30.6.1875 + Roma il 30.12.1947

16 marzo 1923

22 ottobre 1924

prefetto di Potenza

merizzi giovanni antonio

Dott. Prefetto di Lecce

Sondrio 11.7.1861

22 ottobre 1924

10 gennaio 1925

prefetto di Macerata

Rivelli Giovanni Battista

Dott. Vice prefetto

Campagna (Salerno) 24.6.1870 + Roma 10.9.1967

10 gennaio 1925

12 febbraio 1926

Prefetto di Aquila

Salvetti Giacomo

Vice prefetto

Pallanza (Novara) 7.3.1877 + Torino 1°.10.1953

12 febbraio 1926

16 ottobre 1926

Prefetto di  Grosseto

Maggiotto Giovanni

Dott. Prefetto di Grosseto

Venezia 18.2.1857 + Roma 18.12.1938

16 ottobre 1926

16 novembre 1927

collocato a disposizione

Sacchetti Sebastiano

Dott. Vice Prefetto

Teramo 15.8.1880 + Roma 13.2.1952

1° dicembre 1927

16 dicembre 1929

collocato a disposizione

Miglio Federico

Dott. Prefetto a disposizione

Castrovillari (Cosenza) 4.8.1883 + Firenze 27.4.1956

16 dicembre 1929

16 aprile 1932

collocato a disposizione










*  *  *





L’anno della grande turbolenza in seno alla Federazione fascista di Agrigento è il 1925 e ciò ben si spiega se si ha presente il quadro politico nazionale. Tutto cambiava in Italia; tutto doveva cambiare ad Agrigento. Come? Si ha voglia di affermare, a posteriore, alla siciliana maniera, gattopardescamente. In definitiva, cambiava tutto per non mutare nulla.

 Ritroviamo, come al solito, la cronaca fedele nelle carte prefettizie che si custodiscono a Roma ([22]). Il quadro è decisamente esaustivo per non doverlo qui riportare piuttosto integralmente.

Un telegramma cifrato parte dalla prefettura di Girgenti il 29.1.1925 alle ore 22 della sera. «Incidenti - recita - verificatisi occasione rinnovazione Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui informai codesto On. Ministero con espresso 19 corrente n.°  31 Gab. Hanno avuto il seguito che si prevedeva.» Il Ministero annota a matita “non è pervenuto a noi”.

«I quattro deputati fascisti - scende nel dettaglio il telegramma cifrato - della provincia Onorevoli Abisso, Riolo, Palmisano e Gangitano hanno concordemente aperta una decisa campagna contro il segretario provinciale Cav. Galatioto considerato che dopo atteggiamento da lui assunto di aperto antagonismo in loro confronto confermato dalla condotta tenuta nella predetta circostanza non possa egli rimanere nella carica che ricopre, tanto più che recente rielezione del Galatioto sarebbe illegale, perché riunione non fu preceduta da regolare convocazione. Constami che predetti Deputati ed altri esponenti Direttorio provinciale abbiano chiesto al Direttorio Nazionale provvedimenti a carico del Galatioto e che sarebbe per venire qui On. Starace per compire inchiesta. E’ opinione generale condivisa anche da persone rispettabili al di fuori partiti locali che permanenza Galatioto al posto di segretario provinciale può danneggiare anziché giovare al fascismo della provincia, dato suo temperamento impulsivo, violento, inconciliabile che gli ha procurato larghissime antipatie.

«Per questi motivi ritengo bene un eventuale suo allontanamento dalla carica di segretario provinciale ed un probabile conseguente suo dissidentismo non potrebbe pregiudicare molto situazione fascismo locale  tenuto anche conto che suo ascendente si limita a pochi elementi più SCALMANATI e irriflessivi. Tutte queste circostanze mi hanno sconsigliato di tentare un amichevole componimento della vertenza ed il Galatioto che prevede quasi certa perdita carica cerca correre ripari. Sembra che egli intenda recarsi costà domani per portare nelle alte sfere sue proteste ed ottenere anche udienza da S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri. Prefetto RIVELLI».

Il lavorio sotterraneo diviene febbrile. Contro Galatioto opera, subdolamente il prefetto Rivelli, che frattanto ottiene che venga nominato un Commissario. Si tratta del prof. Paladino che sappiamo essere  un siciliano di Floridia, a suo tempo socialista rivoluzionario e quindi interventista e  nazionalista, iscrittosi al Fascio nel 1920. Il prefetto si premura di catechizzarlo. Vedremo: senza troppo successo. Il collegamento prefettizio con Roma è puntuale. In data 5 aprile 1925 parte un telegramma cifrato (alle ore 21) dalla prefettura di Girgenti per il Ministero Interno - Gabinetto. Vi si legge: «La crisi che in gennaio erasi aperta in seno Direttorio questa Federazione provinciale fascista e di cui riferii a codesto On. Ministero con espresso 19 detto n.° 31 Gab. E con telegramma successivo giorno 29, ha avuto ora suo epilogo con la nomina da parte della Direzione del Partito fascista di un Commissario nella persona del Prof. Paladino, redattore del giornale “Il Popolo d’Italia” edizione romana, il quale è giunto qui ieri sera con incarico preparare e presiedere Congresso provinciale dei Fasci per nomina nuovo Direttorio Federazione provinciale fascista.

«Situazione assume speciale importanza pel fatto che tutti e 4 i deputati fascisti della provincia solidamente e di pieno accordo muovono guerra per ragioni di indole morale al segretario federazione fascista Cav. Galatioto cui figura fu già da me rappresentata nei succitati dispacci. Commissario Prof. Paladino ha oggi avuto meco un colloquio nel quale gli ho fatto comprendere che il dissenso è insanabile e che nell’interesse del fascismo sarebbe bene escludere  il Galatioto dalle future combinazioni del Direttorio provinciale.»



La fazione di Galatioto è in subbuglio. E’ molto forte nella parte orientale dell’agrigentino. Racalmutesi emergenti ne fanno parte: Puma e Burruano. Un personaggio che diverrà fin troppo celebre nel dopoguerra: Calogero Vizzini, è della congrega. Il prefetto Rivelli è vigile ed ostile. Telegrafa a Roma il 15 maggio 1926 (ore 20,35) in questi termini: «Viene oggi spedito da qui a V.E. nonché a S.E. il Presidente Consiglio e segretario generale Partito a firma Commissari Prefettizi Canicattì, Racalmuto e Grotte e Sindaco Ravanusa [Calogero Vizzini, n.d.r.] telegramma protesta voluta mia azione ostile fascismo. Con espresso odierno onoromi dare dettagliati chiarimenti in merito tale infondata protesta ispirata e promossa da noto esaltato Gerolamo Galatioto già segretario federazione fascista scopo sfogare suo livore per vedersi oramai spogliato ogni autorità e prestigio seguito sua azione deleteria in seno Partito e in conseguenza suo atteggiamento di aperta avversione ai quattro deputati fascisti della provincia per fini personali elettorali. PREFETTO RIVELLI»

Il telegramma accusatorio era partito solo poche ore prima (16,20) da Girgenti e ovviamente lo spionaggio prefettizio era vigile e solerte. Era stato indirizzato a S.E. Mussolini; a S.E. Federzoni e a S.E. Suardo; testualmente affermava: «Sottoscritti commissari prefettizi Canicattì, Racalmuto, Grotte e sindaco Racavanusa protestano vivamente contro operato questo Prefetto che calpestando pure idealità fasciste tende  sfacciatamente agevolare elementi democratici sociali e principalmente Guarino Amella nel suo vecchio collegio composto nostri paesi. Denunciano costante inspiegabile sabotaggio amministrativo scopo favorire elementi antifascisti che notoriamente invita suoi ricevimenti. Denunciano sue basse persecuzioni contro puri fascisti rei solo di non sottomettersi sue intenzioni ricorrendo anche fornire informazioni false. Denunciano recrudescenza abigeati. Denunciano sua mancanza impegno onore imponendo dimissioni chieste da notissimi democratici sociali. Comunicano loro dimissioni da commissari e sindaco e chiedono energico intervento Governo Partito con rigorosa inchiesta. Sottoscritti segretari politici fasci Grotte, Canicattì, Racalmuto, Ravanusa, fermi loro posto responsabilità perché ripongono fiducia piena commissario straordinario federazione fascista e organi Partito, affermano loro piena solidarietà commissari sindaco ai quali dànno pubblico atto per magnifica opera fascista svolta nonostante palese ostruzionismo Prefetto.

«Puma avv. Agostino - Commissario prefettizio Canicattì;

«Vassallo Ernesto - Commissario prefettizio Grotte;

«Burruano avv. Salvatore - Commissario prefettizio Racalmuto;

«Vizzini Calogero - Sindaco Ravanusa;

«Caramazza Gaetano - Segretario politico Fascio Canicattì;

«Montagna Nino - Segretario politico Fascio Grotte:

«Burruano Salvatore - Segretario politico Fascio Racalmuto;

«Vizzini Calogero - Segretario politico Fascio Ravanusa.»



[1]) 2000 pagine di Gramsci, vol. II: Lettere edite e inedite 1912-1937, a cura di G. Ferrara e N. Gallo, Milano 1964, p. 45.

[2]) Salvatore Lupo, La crisi del monopolio naturale. Dal Consorzio obbligatorio all’Ente Zolfi, in Economia e società nell’area dello zolfo - secoli XIX-XX - Salvatore Sciascia editore, Caltanissetta-Roma, 1989, pag.  354.

[3]) Lettera ad A. Di Nola  in Archivio Carnazza, fasc. 28, III 37, busta “C” ; Industria zolfifera e legge mineraria. Cit. in Lupo, op. cit. pag. 354.

[4]) Eugenio Napoleone Messana - Racalmuto nella storia della Sicilia - Canicattì 1969 - p. 234.

[5]) Editoriale “Il delitto Matteotti” di Storia e Civiltà - gennaio-giugno 1994 - Edizione del Lavoro - Roma - a. X, n. 1-2 - a firma P.F.P. (Pier Fausto Palumbo, direttore responsabile), pag. 7-9.

[6]) Salvatore Leone - Per una storia delle strutture culturali: le Società di storia patria - in Storia d’Italia - Le Regioni: dall’Unità ad oggi - la Sicilia - Einaudi editore 1987 - pagg. 876-877.

[7]) Francesco Renda - Storia della Sicilia - dal 1860 al 1970 - Vol. II - Sellerio Editore Palermo, 1985, pag. 365.

[8]) ibidem pag. 354.

[9]) Vincenzo Agozzino - Cronache della Vigilia rivoluzionaria fascista nella provincia di Agrigento - in Panorami di realizzazioni del Fascismo - Il movimento delle squadre nell’Italia meridionale e insulare - Vol. VI -  Roma, 1942 , pag. 167 e segg.

[10]) Archivio Centrale dello Stato - M.I. - P.S. - 1925 - busta 115 G1

[11]) Archivio Centrale dello Stato - Gabinetto Finzi - 1922-24 - busta 6 fascicolo 53. Anche i successivi passi virgolettati che si riferiscono al prefetto Reale sono tratti dal predetto fascicolo dell’ACS di Roma.

[12]) Mario Missori - Gerarchie e statuti del P.N.F. - Roma 1986 - pag. 91.

[13]) Dalla copertina di Starace - l’uomo che inventò lo stile fascista  di Antonio Spinosa BUR Milano 1988.

[14]) Antonio Spinosa - l’uomo che inventò lo stile fascista  di Antonio Spinosa - BUR Milano 1988, pagg.8-9.

[15]) Archivio Centrale dello Stato - Segreteria particolare del Duce “Carteggio riservato 1922-1943” - buste nn.° 36; 49 e 94.

[16]) Archivio Centrale dello Stato - Segreteria particolare del Duce “Carteggio riservato 1922-1943” - busta n.°  94.

[17]) Archivio Centrale dello Stato - Segreteria particolare del Duce “Carteggio riservato 1922-1943” - busta n.°  78.

[18]) Archivio Centrale dello Stato - M.I. - P.S. - 1926 - busta 88 - C1.

[19]) Archivio Centrale dello Stato - M.I. - P.S. - 1931 - busta 310 - C1.

[20]) Francesco Renda - Storia della Sicilia - dal 1860 al 1970 - Vol. II - Sellerio Editore Palermo, 1985, pag. 372.

[21]) Per i dati statistici cfr.: ISTAT Statistiche Elezioni Politiche - XXV Legislatura, elezioni del 16 novembre 1919 (Roma 1920) - XXVI Legislatura, elezioni del 25 maggio 1921, Collegio di Girgenti pag. 78 - XXVII Legislatura, elezioni del 6 aprile 1924, passim - XXVIII Legislatura, elezioni del 24 marzo 1929 (Roma 1930), passim - XXIX Legislatura, elezioni del  25 marzo 1934, passim (ma in particolare pagg. 39 e 51).

[22]) Archivio Centrale di Stato - M.I. - P.S. 1925 - Busta n.° 121.)

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