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martedì 7 luglio 2015

ci normannizziamo

[Articoletto n.° 12]
I NORMANNI A RACALMUTO
di Calogero Taverna
La conquista da parte di Ruggero il Normanno del territorio agrigentino, nella primavera del 1087, non pare abbia trovato un Racalmuto popoloso e prospero. La fole di una Rahal-Almut con il suo emiro dal beffardo nome di AABD-ALUHAR con le sue 2095 anime etc.etc. è un infondatissimo falso del settecentesco abate Vella, cui non si può  attribuire neppure quel barlume di verità che gli storici moderni rinvengono nei miti, nelle saghe e nelle inverosimili agiografie. Serafino Messana - un robusto intellettuale dell’Ottocento della nostra terra, il cui valore oggi appare del tutto ignorato - ebbe a provarci, per quel che ce ne dice Eugenio Napoleone Messana. Ma non va oltre un fantasioso romanzare. Narra, dunque, il Messana di due governatori di Racalmuto chiamati Apollofar ed Apocaps. Muore in battaglia a Catania, Apocaps. Organizza una stenua difesa ad Al ’Minsar - che Eugenio Napoleone Messana reputa essere l’attuale Castelluccio - Apollofar. Fiaccato per il bisogno tentò riparo nella fuga verso Licata, ma invano giacché fu visto e raggiunto presso Ravanusa, ove, preso prigioniero, venne decapitato.
Quanto a documenti, però,  non vi è nulla.
Un piccolo barlume potremmo forse trovarlo nelle cronache del Malaterra. Facendo anche noi ricorso alle congetture, propendiamo ad identificare Racalmuto in un toponimo, evidentemente corrotto nelle tante trascrizioni del testo malaterrano, che si rifà ad un impreciso “Racel....”. Goffredo MALATERRA fu un cronista normanno dell’XI secolo.  Monaco benedettino a Sanie-Evreul-Ouche, passò nell'Italia meridionale e si stabilì in Sicilia. Qui  fu incaricato  dal gran conte RUGGERO di scrivere la cronaca delle gesta del Normanno. Il racconto  si  estende per  quattro libri. La sua opera è variamente intitolata. La riedizione del Pontieri (Bologna  1927), porta: «De rebus gestis Rogerii  .....   et Roberti Guiscardi». Il manoscritto malaterrano che fu trafugato dall'Italia dallo spagnolo ZURRITA fu  pubblicato a Saragozza nel 1578. Del manoscritto originale si sono perse le tracce. Michele Amari ovviamente se ne serve e riduce in RAHL il RACEL che si trova nel punto in cui si parla della conquista dell’agrigentino e che potrebbe riguardare proprio il nostro paese: Racalmuto.
In effetti il Malaterra parla di undici castelli nei dintorni di Agrigento conquistati dal conte Ruggero «.. Unde et usque ad undecim  - scrive il monaco - aevo brevi subjugata sibi alligat, quorum ista sunt nomina» In altri termini, il Conte in breve tempo riesce a conquistare fino ad undici villaggi, i cui nomi sono: «Platonum, Missar, Guastaliella, Sutera, Racel .., Bifar, Muclofe, Naru, Calatenixet, [che nella nostra lingua significa “Villaggio delle donne”], Licata, Remunisce».
Tra Sutera. Bifara, Milocca, Naro e Caltanissetta, quell’incompleto “Racel....” potrebbe essere proprio Racalmuto: una delle undici località note al cronista del conte Ruggero. Ma il  limite di mera congettura, resta.


L’evanescenza di un centro abitato a Racalmuto, dopo la conquista normanna, si protrae nel tempo. Neppure, per i primi decenni del secolo XII, ai tempi del geografo Edrisi, si ha la prova certa della sua esistenza. Commettendo, forse, un’altra appropriazione indebita, potremmo accaparrarci di un passo dell’opera di quel geografo e collegare una delle località descritte dall’ Edrisi, Gardutah, con Racalmuto (come se si trattasse di una corrotta trascrizione del fonema dialettale "Racarmutu").  Era questo «un grosso casale e luogo popolato, con orti e molti alberi e terreni da seminare ben coltivati» (v.  EDRISI,  Nuzhat ’al Mustaq fi ihtiraq  ’al afaq [Sollazzo per chi si diletta di girare il mondo] -  Testo e traduzione a cura di Amari-Schiapparelli  - Accademia dei Lincei, Roma, 1883, pag. 47). Il contesto ben si addice a Racalmuto. « Da Sciacca a Platano corrono diciassette miglia - il fiume Platano vi scorre a levante. Da Platano [si va] a Gardutah [che sta] a levante [....] A tramontana di Gardutah è Sutir (comune di Sutera) [...] Da Sutera a Gardutah si contano nove miglia ..» Nelle vicinanze sembra debbasi collocare ’al Minsar che Amari finisce col situare - dopo tante perplessità - «a Castrofilippo o nei dintorni, piuttosto che a Montedoro, dove l’[aveva notato]  nella Carte comparée ..».  Pertanto, aveva forse ragione Eugenio Napoleone Messana ad individuare nel Castelluccio proprio l’edrisiano ‘al Minsar.

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