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lunedì 13 luglio 2015

Pasquale lugini

Questo palazzotto di nobile concezione architettonica si trova dunque a Santa Lucia di Fiamignano. Fatto costruire da un personaggio di spicco ma a risalto nazionale il medico Pasquale LUGINI figlio

dell'altro grande personaggio di Santa Lucia, il medico  Domenico Lugini.
Mi si dice, salvo  conferma, che l'architetto progettista sia stato Enrico Del Debbio.-


PASQUALE LUGINI


Lunedì 28 marzo, presso la Sala dei Cordari in via Arco dei Ciechi 22, Giuseppe Parlato dell’Università San Pio V di Roma, Gianfranco Formichetti assessore comunale di Rieti, e Antonio Cicchetti consigliere regionale del Lazio, presenteranno l’ultima fatica di Andrea Di Nicola «Pasquale Lugini, un medico gerarca», dedicato a un personaggio caduto nell’oblìo nonostante egli sia stato un protagonista della storia non solo reatina nella prima metà del Novecento.
Pasquale Lugini (1896-1947) è una delle personalità più spiccate che abbiano illustrato il Reatino nella prima metà del secolo scorso. Figlio di Domenico, medico di Fiamignano e studioso appassionato di storia locale, ebbe modo di segnalarsi per le stesse doti paterne: amore e rispetto verso il prossimo, passione per l’arte e la cultura. Dopo la guerra del 1915-18, Lugini si laureò in medicina alla Sapienza e fin da studente par-tecipò con entusiasmo alla intensa vita culturale romana. Con un gruppo di amici nei primi Anni Venti animò il “Fondaco di baldanza”, così chiamato da Gabriele d’Annunzio principale riferimento di quel circolo culturale vivacissimo.
Al Fondaco aderirono giovani universitari di diversa estrazione culturale e politica che successivamente avranno grande rilievo in diversi campi, da Enrico Fer-mi ad Anton Giulio Bragaglia a Vittorio De Sica,a Enrico Del Debbio. Grazie al Fondaco, Lugini entrò in contatto con d’Annunzio che lo volle suo stretto collaborator e gli affidò l’organizzazione dell’Arte Popolare Italiana e le attività della «Compagnia del Retaggio» (valorizzazione dell’eredità artistica e culturale del grande artigianato italiano da inserire nel circuiro dello sviluppo industriale).
I lunghi soggiorni a Gardone Riviera convinsero Lugini ad abbandonare la condotta medica di Fiamignano, la stessa che era stata del padre Domenico, e a trasferirsi a Roma. Qui, dopo una breve attività di vignettista al “Travaso”, riprese la professione medica che interruppe di nuovo il 16 maggio del 1934 quando venne nominato Federale del Partito nazionale fascista di Rieti, carica che mantenne fino all’8 gennaio 1939. Fu in questo periodo che egli conferì all’architetto Francesco Leoni (1886-1961) l’incarico di progettare la Colonia elioterapica di Rieti a Montesilvano (Pesca-ra).
Grande esempio di architettura futurista, la struttura, nota come Colonia Stella Maris, venne concepita con la forma di un aereo atterrato sulla spiaggia, con la “fusoliera” che ospitava servizi e refettori, e con le ali – sollevate dal terreno attraverso i porticati – che ospitavano i dormitori. La realizzazione della colonia di Montesilvano, riservata ai bambini più bisognosi della pro-vincia sabina, è uno degli esempi di attenzione al sociale che caratterizzò l’intera esistenza di Pasquale Lugini.
Non a caso egli venne scelto, nell’estate del 1939, come vice presidente della Croce Rossa del Regno d’Albania. Nel frattempo Lugini era stato nominato ispettore nazionale del Pnf e membro della Camera dei fasci e delle Corporazioni. E proprio come ispettore nazionale del partito venne inviato in Albania per collaborare alla fondazione e all’organizzazione del Partito fascista al-banese. Intensa fu a Tirana la sua attività a favore delle popolazioni socialmente più deboli. Per la sua abnegazione a favore dei feriti e per l’assistenza e il soccorso alla popolazione civile di Dubva, a sud di Cettigne, meritò la Medaglia di bronzo al valor militare.
Rientrato in Italia nell’estate del 1943, venne nominato presidente nazionale dell’Enpas, carica che conservò anche durante la Repubblica sociale alla quale aderì fin dalla sua costituzione. Fu una delle ultime persone che incontrò Mussolini a Como prima della partenza per Dongo. Morì a Roma nel 1947 (aveva solo 51 anni) per un infarto come conseguenza del proditorio assalto condot-to, per ordine dal governo «costituente», dalla celere con camionette a tutta velocità sulla folla, du-rante un comizio di Giorgio Almirante.

ENRICO DEL DEBBIO

Del Débbio, Enrico

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Del Débbio, Enrico. - Architetto italiano (Carrara 1891 - Roma 1973). Attivo a Roma, elaborò (1928-33) il primo progetto urbanistico del Foro Mussolini (ora Foro Italico), per il quale realizzò anche alcuni edifici (Accademia di educazione fisica, Stadio dei marmi, ecc.), e, con A. Foschini e V. Morpurgo, il progetto del palazzo Littorio che fu realizzato nell'area dello stesso Foro (1938-43; 1956-59; attualmente sede del ministero degli Esteri). Per la realizzazione del complesso del Foro Mussolini, iniziato come progetto per l'accademia di educazione fisica, il programma andò crescendo nel corso degli anni fino a definire una sorta di città dello sport. Ai margini del Foro Italico e nelle sue vicinanze il D. realizzò altre opere che testimoniano il continuo interesse per la messa a punto di un sistema linguistico che tenesse conto degli apporti della cultura contemporanea: in particolare i progetti per la foresteria Sud (1930) e per la colonia elioterapica (1934-35) poi snaturata e inglobata nell'Istituto Don Orione, come pure il non realizzato progetto per la casa madre del Balilla (1933), sembrano dimostrare una sorta di adesione stilistica a un linguaggio moderno, scevro da riferimenti al repertorio classicista e caratterizzato da impianti planimetrici che si inseriscono con discrezione nel paesaggio. Tra le opere del dopoguerra: lo stadio del nuoto (1950-60, con A. Vitellozzi), e il completamento del piano regolatore del Foro con la realizzazione di strade, l'immissione di centinaia di alberature, gli impianti di illuminazione e la Casa internazionale dello studente (1957-60, con P. M. Lugli).

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