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lunedì 14 settembre 2015

MESSANA TRIPLICE ASSOLUZIONE




 

MISCELLANEA PRO MESSANA, ANTI CASARRUBEA (PAX SEPULTO), AVVERSA ALLA GORIZIANA CERNIGOI

Soliloquio (o quasi) sul Messana - prima parte

20 dicembre 2014 alle ore 19:15

 

Gent. Ptof. Casarrubea

 

Racamuti è la patri di Sciascia

 Vi si  erge a FONDAZIONE a suo nome. Mi piacerebbe che Lei potesse presiedere un incontro per la chiarificazione del ruolo e se vi sono delle colpe del compaesano racalmutese Ettore Messana, magari per stabilire se gli si deve dedicare una strada in commemorazione oppure no, per comprovata indegnità.

E mi PIACEREBBE CHE NELLA fondazione SI ISTITUISSE UNA SORTA DI SEMINARIO PER RICERCHE STORICHE NON PRECONCETTE DA LEI PRESIEDUTO. PENSO A GIOVANI CHE POTREBBERO ANDARE A STUDIARE LE CARTE DEL N.A.R.A. quali lei meritevolmente illustra nel suo LUPARA NERA (e credo altrove). E non mi dispiacerebbe che vi partecipasse anche la Cernigoi, sempreché desista dalle non provate accuse contro il Messana.

 Nel caso tagli prima di leggere. Ma questo è un mio post

pubblico che in qualche modo intendo segnalarle:

  E’ la seconda volta che mi capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Banca Privata Finanziaria che tutti ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro tutti e contro tutto, invocando le dieci righe dell’art. 67 della vecchia legge bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno l’arcivescovo Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati.

Ma Sindona era ancora in auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta la stampa pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le cose”. Si rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un convivio aziendale quale un quivis de populo. Ora è la Cernigoi che fa il bis.

Le avevo scritto:

 

 6 giugno 18.17.40

 lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno. Non so se reputa di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei confronti del suo grande avo.

Ma ora ha deciso.

Le avevo scritto riservatamente e a ben vedere in termini molto educati, ad onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così osa irridermi (e contraddirmi):

 

 

 

 La Nuova Alabarda 20

giugno •

 

APPUNTI SU ETTORE MESSANA.

  Ho ricevuto negli

ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa"

di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore

Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia.

 

 In effetti ho avuto

modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di

guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho

indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno

rinfrescare la memoria su questa persona.

 

 

 

 Com’è noto, il 6/4/41

l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di

Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di

comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto

il commissario Ettore Messana, che resse l’incarico fino a giugno 1942, e

successivamente fu a Trieste fino a giugno 1943.

 

 Il nome di Messana

risulta nell’elenco dei criminali di guerra denunciati dalla Jugoslavia alla

Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra (United Nations War

Crimes Commission). Il rapporto di denuncia, redatto in lingua inglese ed

inviato dalla Commissione statale jugoslava in data 14/7/45 (Copia del rapporto

originale in lingua inglese si trova nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551

Zbirka Kopij, škatla 98, pp. 1502-1505), lo accusa (sulla base di

documentazione che era stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo”

dell’Esercito italiano di occupazione) di crimini vari: “assassinio e massacri;

terrorismo sistematico; torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di

civili; detenzione di civili in condizioni disumane; tentativo di

denazionalizzare gli abitanti dei territori occupati; violazione degli articoli

4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice

militare jugoslavo del 1944”.

 

Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con

il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana

dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi

imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data

21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e

Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura

di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796,

III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica”

condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio

Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula

sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima

citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot

(a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a

pene minori.

 

 Messana e gli altri

furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da

loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate

dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per

l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale

indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,

Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed

altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la

buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento

per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.

 

Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di

Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di

Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA

(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare

Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui

risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore

Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale

citiamo alcuni passaggi.

 

“Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue

malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città

aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi

brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni

(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose

contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire

profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati

in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro

la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli

si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui

aveva ricavato lauti profitti.

 

 Durante la sua

permanenza a Trieste, ove rimase fino al giugno 1943, per la creazione in

questa città del famigerato e tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia

diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad

effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.

 

 Ma anche qui, così

come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni

senso di umanità e di giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di

pratiche relative a perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata

in Archivio di Stato di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore

Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista

ed era stato internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei

confronti di ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.

 

 

 

 A fronte di tutto ciò

ci si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso

sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo

ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle

dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un

“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la

repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione

del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano,

n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3

maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco

D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per

sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli,

leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella

della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era

radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui

donne e bambini e ferendone molte altre.

 

“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il

capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano,

con cui si incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla

mafia, Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di

Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo

cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si

concluse con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di

essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il

Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo

madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività

dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano

fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano

pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere

che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta

dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò

l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di

Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,

Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”.

 

Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS

Messana negò ed insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri

(Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda”

di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli

organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu

ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di Portella della

Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione

del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette (sic) in

dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne

il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il Ferreri

stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente segreto

al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”;

Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito come

pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato in

contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di

rapinare una vettura automobile”.

 

Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in

modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i

riflettori”.

 

Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda”

Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti

statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di

personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al

citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.

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Non crederete che l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a

offendermi e stizzita a chiudermi persino i canali di FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran signore e profondo studioso del prof.

Casarrubea. Come credo avete potuto legge qui da me. Calogero Taverna

  

29 luglio 21.06.03

 

Caro Calogero, cose vere, cose false e cose meno vere.

Ricordo il Ruffini nel 1945/46. Magari qualcuno ad Agrigento aveva attentato

alla vita del principesco vescovo Peruzzo (addirittura un frate a Santa Stefano

Quisquina). Si pensava che primate di Sicilia dovesse essere proprio il

Peruzzo, invece il papa mandò Ruffini. Figurati se posso avere stima e fiducia

nei papi e in papa Pacelli in particolare. Ma era chiaro che l'America, la

mafia, Portella, Giuliano non ci entravano per nulla. Mie ricerche

nell'archivio vaticano segreto mi portano molto lontano. Quanto al connubio

Pacelli-America nulla di più falso di quello che leggo. Pacelli aveva un

religioso terrore dei comunisti. Iniziò la sua crociata con il microfono di Dio

(padre Lombardi) e la peregrinatio Mariae. Divertente la pagina di Sciascia nelle

Parrocchie in proposito. Eppure proprio la settimana scorsa sfogliando un

faldone del SIS seconda sezione all'ACS di Roma leggo tutto un carteggio su

questa storia qui. Gli americani volevano un gemellaggio America-Vaticano nella

lotta al Comunismo. Pacelli si oppose sdegnosamente. Peraltro non amava il

capitalismo massonico e sionista di Washington. Il sostituto Montini sospinse

il Della Torre dell'Osservatore Romano a scrivere una trentina di frasi

piuttosto ambigue quanto ad anticomunismo. Vi si palesava addirittura della

simpatia. Successe un finimondo. Etc. Quello che aggiungo io è questo: con

tanta dovizia di documenti e prove storiche perché continuare a crogiolarsi

nell'orgia dei luoghi comuni di quel tempo del primo dopoguerra degli anni '40.

Mi fa piacere che anche lo stesso prof. Casarrubea mi scriva che occorre un

salto di qualità nella ricostruzione storica del secolo scorso, specie alla

luce delle nuove possibilità di ricerca e dei nuovi strumenti anche

informatici, della ricostruzione del recente quadro storico (tutto ancora a

definire)..

  

1 agosto 18.24.05

 

IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI

 

 Il crucifige di

Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole

la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo

stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,

pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947.

 

 Per il sanguigno grande esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato:

A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …»

 B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa:

"Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…»

 C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il

banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e

l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di sconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.»

  

Ecco qui i tre capi di accusa:

Riesi del 1919;

Lubiana del 1941 (maggio)-giugno 1942;

banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del 1947.

 

 

 

 Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti vari, pubblicazioni vecchie.

Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari, sempre a Riesi, addirittura 20.

Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei carabinieri Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito poté formulare e si formulò contro il giovane trentunenne commissario Messana, che, anzi, a fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un modesto e dissennato redditiero racalmutese, sperperatore del proprio patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo - questore ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua patria natia, Racalmuto.

 

 Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente, il Li Causi. MESSANA, il grande assente. NON COLPEVOLE.

  Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esercito ed un semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti.

Portella della Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della

N.A.R.A. già consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno.

  

 Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve, indubitabili. Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come amò trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA.

  [segue]

 

 

 

Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca.

Questa qui non è una intollerabile mistificazione?

 CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE

IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA, L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI

  

 

 L ’ANPI domenica 14

ottobre 2012 alle ore 9, ricorda Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo

assassinio avvenuto il 14 ottobre 1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza

della Biblioteca centrale dove con la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una

corona sotto la lapide che lo ricorda.

 

 

 

 Giovanni Orcel è una

delle figure più significative del movimento operaio palermitano, segretario

generale della FIOM dal marzo del 1919 operava per unire lotte urbane e lotte

delle campagne sulla scia di Nicola Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel

fondatore del Fascio dei Lavoratori di Cefalù, ed in stretto collegamento con

Nicolò Alongi, il dirigente contadino assassinato dalla mafia nel febbraio del

1920.

 

 

 

 Orcel viene

assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati

15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine

fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad

ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della

prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro

dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana

negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di

polizia in Sicilia negli anni 1945!

 

 

 

 Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e mafiosa, sono rimasti impuniti.

 

 

 

 Su Giovanni Orcel

leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel libro “Partiti e lotta di classe in

Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De Donato, 1976); poi nel saggio di

Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di Nicola Alongi, contadino socialista”

e in numerosi altri scritti.

 

 

 

 Il libro di Giovanni

Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano.

1887-1920, ricostruisce l’attività di Orcel e le lotte di quegli anni.

 

 

 

 Il logo del

referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel, Alongi e la lunga scia di sangue

di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono per la difesa della dignità umana

e la dignità del lavoro, che oggi i governi della destra politica, in assenza

di opposizione vera, stanno di fatto abolendo.

 

 

 

 5 agosto 0.04.31

 

 

 

il questore Messana con De Gasperi nei primissimi anni Cinquanta. Se Messana era quello che vogliono diffamare De Gasperi lo teneva accanto a sé?

 

 

 

5 agosto 18.45.11

 

 

 

 Mi scrive Vasarrubea:

 

Ha ragione. Ma non sempre i capi sanno quelli che i

subalterni fanno. La storia insegna dall'uccisione di Cesare in poi.

Complimenti per la bella foto, prodotta di una mano molto esperta. Le foto di

Messana in giro si contano sulle dita di una mano e lei ne ha beccato una. E' possibile sapere di quale archivio fa parte?

 

Rispondo:

 

 

 

 

 

 

 

 

di quel poco che è rimasto alla nipote di Messana. Purtroppo

nel cambiare CASA MANDATOTUTTO AL MACERO.LA RABBIA!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6 agosto 15.33.31

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre

 

 Dopo i tumulti di Riesi

 

 

 

 Truppe rientrano a Riesi  Lo stato dei feriti  

 Un sottotenente ucciso

  CALTANISSETTA 10 notte.

  

 Finalmente, stamane

dopo tre giorni di tumulti e di ansie nella cittadina di Riesi è ritornata una

relativa calma. Stamane alle 2 dalla miniera di Trabia, ove si trovava

concentrata, tutta la forza, composta di arditi, fanteria, carabinieri, agenti,

mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in colonna alla riconquista del paese. Da

due giorni in vari punti della città si vedevano ad una certa distanza i

contadini armati che guardavano l’ingresso montando a turno la sentinella.

 

 Stamane però all’alba

quando gli arditi giunsero per primi alla porta della città, i contadini si

squagliarono di sangue.

 

 Immediatamente si

prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso il telegrafo.

 

 Secondo le notizie

segrete pervenute al questore comm. Presti, comunicato subito al commissario

Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le munizioni e la mitragliatrice che

i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il paese è occupato militarmente e vi

regna una certa calma.

 

 Stamane qualche

negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti

serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi

vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai

feriti.

 

 I morti accertati

finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi sono 50 feriti.

 

 Fra i militari sono

stati feriti due soldati, ed è stato ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da

Villarosa, con un colpo di rivoltella alla gola.

 

 Il deputato

provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti, migliora sensibilmente.

Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero dell’Interno comm. Trapi, inviato

appositamente per procedere ad una inchiesta.

 

 L’on. Pasqualino

Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza, invitandola alla calma e

promettendo tutto il suo interessamento per la soluzione dei più urgenti

problemi che la interessano. L’on. Pasqualino Vassallo partirà presto per

Riesi, per fare opera pacificatrice.

 

 In città ha fatto

impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la questura

mantiene il massimo riserbo.

 

 Pare che il Calì sia

accusato di aver provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i

contadini all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora

sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel

nostro carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo.

L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un

anarchico e disertore della Regia Marina.

 

 --------------

 

 

 

 Questo il

completamento della cronaca dei fatti di Riesi del successivo numero del

Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma molto efficace e

soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori attuali del

Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro effettuale

di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura e noi

che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo, abbiamo

voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità delle nostre

idee persino quali si calano nella inflessibile storia.

 

 Fede politica,

attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare ricostruzioni

storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa arrivare alle

calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco

quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre

del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo

in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere

un fascista il colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il

solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca leggere:

 

“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi

del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria

che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che

manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa

con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto,

ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato

criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo

inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”

 

Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non

può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata

come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu cotretto ad una

serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare

condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio

ormai storico e quindi lo si piuò dileggiare come più fa comodo.

 

 E no! E lo dico a

tutti i detrattori del Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla

Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un

altro paio di cronisti che abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et

similia.

 

 La famiglia Messana

c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali per questa

martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr. Uff. comm. di

SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore Messana da

Racalmuto, il paese di Sciascia.

 

 E’ in corso ancora

una indegna lite che un ex genero della nipote diretta del Messana ha intentato

presso i costosissimi tribunali della Sacra Rota e presso altrettanto

costosissimi tribunali civili italiani contro la figlia della irrefrenabile

dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare o addirittura conseguire

l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale perché lui non puo vivere

coniugalmente con una disendente del “famigeraro Ettore Messana, stragista di

Stato, criminale di guerra, capo del banditismo (‘politico’ da scrivere in

piccolo per non farlo apparire) siciliano”, quello dei tempi insomma bandito

Giuliano di Montelepre.

 

 

 

 E costoro, codesti

detrattori vogliono almeno procedere ad un ravvedimento operoso, ad una

resipisenza specie ora che vengono a galla mari di documenti non tanto

giustificativi del Messana quanto comprovanti senza ombra di dubbio che al

Messana non possono appiopparsi le infamie che artatamente e in modo martellato

stanno facendo circolare.

 

 

 

 

 

7 agosto 0.23.43

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GENT.MO professore.non ho modo di far recapitare alla

Cenigoi le mie controdeduzioni alle sue insolenze Ove Ella avesse possibilità

di avere un qualche modo e sempre che volesse adoperarsi in una faccenda che

non la riguarda Le sarei particolarmente grato. La ringrazio comunque con i

miei deferenti saluti.

 

Vedo adesso che la signorina Cernigoi cerca di infilzarmi con la

sua femminea alabarda. Intanto non sa che il prof. Casarrubea si è dissociato

dalla querula goriziana.

 

 Attacca tanto il

siciliano Messana e poi si scandalizza che in Sicilia chiamarsi Lillo è cosa

usuale. Ma per una titina è ben comprensibile che il tutto si fermi nelle foibe

triestine. Non solo quello di cui si scandalizza la signorina goriziana ma

molto altro ho scritto a difesa del buon nome di Messana, con ferrea

documentazione che frantuma le ampollosità documentaristiche della trentaduenne

sposata. Il tasco torto non sa cos'è? non sa nulla di mafia? Mi ha tagliato

tutti i canali di comunicazione e quindi non ho potuto farle avere questa mia

ultima fatica che la chiama (in negativo) in causa. Vedrà quando affronterò la

faccenda della sua Lubiana. Trascrivo sotto tutto quello che mi dice sperando

che mi denunci, visto che qualche familiare del Messana la potrebbe denunciare

penalmente e perseguirla civilmente. La smetta di dare apodittici giudizi

basandosi su fasulli documenti. Quanta alla fasullità o incongruenza delle

carte che cita ho già molto pubblicato nel mio CONTRA OMNIA RACALMUTO e molto

pubblicherò ancora, non mi fermo alla prima taverna. E così forse le ho

giustificato il mio cognome dato che quanto al mio diminutivo di Calogero,

Lillo appunto, tale nomen trova nella dessa titini rigetti.

 

 -------------

 

 

 

 facebook

 

 

 

 

 

 

 

 La Nuova Alabarda

 

 MA CHE GLI FACCIO,

AGLI UOMINI?

 

 Dopo avere attizzato gli

appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine Melchiorre

Gerbino, da un paio di mesi sono oggetto di invio di messaggi che oscillano tra

l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo Taverna"

(come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro) e che con

questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a difensore

sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui operato

all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che ho

recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali

conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento

alle ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il

sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di

"signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non

corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per

sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina"

non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di

messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche

con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di "disporre"

di un "canale riservato" (veramente la messaggistica è disponibile a

tutti sulla mia pagina personale...) nei quali vorrebbe dimostrare che

Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di Messana. Per sminuire la

credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino, presumo, del quale non

riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come "tal Carnigoi (sic)

triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa nostra Italia)

che

 

 "la Cernigoi si

basa su un fascicolo postumo di gente titina che ha cercato invano di ricattare

l'Italia".

 

 Curioso termine

"fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che contiene i

documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana occupata

diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per dare più

forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra (come

denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato anche da

una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di Trieste,

amministrazione angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma:

 

 "Non può credere

(Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta

onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse

infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in

quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non

può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra".

 

 Ciò che io credo è

del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia post-degasperiana (nel 1954,

quando era in carica il governo Scelba) conferì una medaglia di bronzo al

torturatore e capo di una banda di torturatori ed assassini, il commissario

Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS.

 

 Alla fine, dopo avere

accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere "antitaliani",

Taverna conclude nel seguente squisito modo:

 

 "Porto il tasco

torto, infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me

sono artefici di una indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro

il Gr. Uff. dottore Ettore Messana".

 

 Cosa sia il

"tasco torto" è cosa per me incomprensibile, però mi duole constatare

che i toni del "signorino" Lillo Taverna ricordano in modo

inquietante quelli del noto Melchiorre Gerbino. Taverna ci "infilza",

Gerbino ci molla "calci in culo" (cito).

 

 Bene, i documenti

sono pubblici e disponibili, non sono "propaganda titina", checché ne

dica Taverna, i verbali della questura italiana di Lubiana sono documenti

italiani, se Taverna ritiene che l'occupazione fascista della provincia di

Lubiana non sia stato un crimine di guerra è padrone di pensarlo, ma ciò fa

supporre che le sue polemiche non siano innescate tanto per amore della verità,

quanto per volontà di riabilitare un sistema fascista che è stato condannato dalla

storia. E rimando al mittente le accuse di "antitalianità",

"antipatriottismo" eccetera che mi lancia Taverna, dato che nessuno

più dei fascisti ha offeso ed insultato l'Italia riducendola ad una dittatura

imperialista e sanguinaria che ha seminato morte e distruzione in Europa.

 

 

 

   7 agosto 12.28.16

 

 

 

 

 

Caro dott. Tsaverna, per tagliare la testa al toro, come si

suol dire, basterebbe che lei rendesse pubblici alcuni dei documenti che

riabilitano Messana. In fondo a chi, com un minimo di serietà fa una ricerca,

solo i documenti interessano, perchè sono quelli che necessitano alla

formulazione di un giudizio, o alla sua riformulazione. Mi creda, il resto

conta poco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7 agosto 17.04.28

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gentilissimo Professore, non sono per niente d'accordo. Io i

documenti li ho già pubblicati, anche se non tutti. Questi documenti e gli

altri non riabilitano il Messana per il semplice fatto che non c'è nulla da

riabilitare. Quello che c'è è che io conto ben sette fonti che falsando

documenti, accantonandone altri evitando di completare le ricerche

archivistiche, storiche e persino giornalistiche, trascurando sentenze passate

in giudicato hanno calunniato il Messana. Provato che il Messana nel 1919 non

fu stragista, che nel 1942 non fu criminale di guerra e peggio, che diciamo il

primo maggio del 1947 non era "capo del banditismo siciliano" (sue

parole), che di conseguenza da siffatte intenzionali calunnie ne sono derivati

gravissimi danni alla famiglia di OGGI, delle due una: o le fonti - come ho

cercato in tutti i modi di farle ravvedere - rettificano le loro calunniose

condanne, o saranno i competenti tribunali a stabilire la verità dei fatti con

le conseguenze del caso. Quindi il toro può starsene tranquillamente con la sua

testa sul collo. Né a me (extra partes) né alla offesa signora Giovanna Messana

può importare dei calunniatori . Credo che la signora stia preparando le carte

per passarle al suo avvocato romano nel prossimo settembre. Intelligenti pauca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

9 agosto 15.59.38

 

 

 

 Eppure io resto là,

inchiodato alla mia sicilitudine, ai miei scoramenti, alle mie ombre, ai miei

dolori ma anche ai miei siciliani sapori, alle mie siciliane brame, al mio

essere LILLO, al mio risibile diminutivo: cosa può capirne la goriziana

Cernigoi, tutta arroganza incolta, sapienza del nulla, né storica né atta a

comprendere il diverso da sé. La mia CASTA DIVA sta altrove, nei sogni dei

cieli dell'assurdo nei peccaminosi pascoli dei monti selenici, nel profondo del

vulcano etneo. Bellini o mio Bellini, non dirglielo alla Cernigoi, quella non

sa sognare, sa adagiarsi solo sugli aculei vindici di slavi repressi.Se un

giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO SANTINO, ha voglia di

infilare in uno articolo come questo:

 

 

 

 

 

 Centro Siciliano di

Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus

 

 

 

 

 

 

 

 La strage di Portella

della Ginestra

 

 

 

 Homepage . 3Ricerca

 

 

 

 Umberto Santino

 

 

 

 

 

 

 

 La strage di Portella

della Ginestra

 

 

 

 uno svolazzo del

tipo;

 

 

 

 l .... nome di

[Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo

stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50

feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo

politico". La banda Giuliano sarà pure indicata come responsabile degli

attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia occidentale, con morti e

feriti .....

 

 

 

 

 

 allora vien voglia di

chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la fonte? ove le carte, le sentenze

giudiziarie, le condanne ? la legittimazione dell'addebito infamante?

 

 

 

 

 

 Ma avreste la

sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La parola di Li Causi,

peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi è troppo preso dal suo

furore contro Scelba e scarica il suo vociare accusatorio sul declinante

questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza gli avvisi e le protezioni

del Messana il compagno onorevole comunista finiva crivellato dai colpi del

bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi comincia ad essere molto

probabile che possano essere quelli dell'America, ammesso che allora la CIA non

fosse già operante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Noi siamo andati a

rovistare fra le carte dell'archivio di Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo

trovato che possa coinvolgere il Messana per codesti efferati crimini di Riesi

del 1919. Ma sorpresa delle sorprese, veniamo a scoprire che nel 1919 la

questura a Caltanissetta non c'era, c'era solo un distaccamento presso la

Prefettura all'epoca sotto il ferrea direzione del prefetto Guadagnini. Questi

fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto circostanziato al suo Ministero.

L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale di Stato di Roma. Anche qui

nulla che possa buttare ombre sul Messana. Semplicemente del tutto ignorato per

la semplice ragione che non aveva avuto alcun ruolo in quel groviglio di tristi

vicende.

 

 

 

 

 

 Eccovi quel rapporto:

leggetevelo, scandagliatelo e vediamo cosa vi potreste trovare per aggredire il

Messana. Diciamo subito: NULLA

 

 

 

 E pure vi diamo le

coordinate per andare a controllare presso l ACS di Roma

 

 

 

 

 

 

 

 Non so se avete

notato la richiedente: è la signora Giovanna Messana, la solerte nipote del

questore Messana appunto. Se voi detrattori non fate quel passo indietro,

quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non può sottrarsi all'onere

di perseguirvi per via legale.

 

11 agosto 15.41.03

 

 

 

Comincia da qui la mia difesa ad oltranza di Ettore Messana

in ordine alle calunniose insinuazioni dei tempi calamitosi del bandito

Giuliano . Messana ha coraggio da vendere, libertà di pensiero; in una

relazione ufficiale, estremamente delicata, che può segnare la fine di una

carriera - ed infatti ebbe delle spiacevoli conseguenze - ecco che qui denuncia

nientemeno gli americani che foraggiano le espressioni delinquenziali di

Sicilia, l'EVIS anche. Chiedo ai detrattori del Messana: avete avuto mai sotto

mano questo documento genuino, custodito all'ACS di Roma? Cosa ne dite? Non

sbriciola le vostre calunnie? Non è documento valido?

 

 

 

[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni autentiche]

 

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