Non so se avere moti divertiti o schianti di fraterna preoccupazione. Nell'area mia natia tra Racalmuto Campobello di Licata e Canicattì conosco due medici di gran valore, uomini illibati, colti e mansueti che mi sembrano finiti nella deriva del misticismo. Affabili ed affabulatori questa loro tabe dell'anima san bene camuffarla, ed uno si avvale del piagnone platonismo dell'africano Agostino e l'altro del rimpianto del buon tempo antico. Che dir loro? Mi acconto di una banalità: no comment!
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sabato 29 agosto 2015
Racalmuto ..... povera Racalmuto!
Sì, però non ci va di lavorare; a Racalmuto ci guardiamo bene dallo sfruttare 10 chilometri lineari di alabastro (che sprofondano in quattro strati di vario ma crescente valore), ci guardiamo bene dl tesaurizzare la Forestale con piantagioni di melograno irrorati dalle acque dello Zaccanello e ampie risorse idriche dei dintorni; ci va solo di profanare una tomba sicana con una pagana madonnina. Potrei continuare: invero siamo un popolo non di coglioni (certo i maschi ce ne hanno due) ma di saprofiti da ormai settant'anni abituati a far nulla succhiando il latte di uno stato assistenziale gratis et pro deo come scrivevano i nostri preti del seicento nella matrice di Racalmuto.
venerdì 28 agosto 2015
ire decenti.
qualcuna mi vorrebbe costringere a ridere di me per avere sciorinate (ma due anni e mezzo fa) scempiaggini come la successiva tiritera. No, non me ne vergogno. Cerco di esperimentare forme irriguardose di brutta scrittura. Credo di conseguire qualche successo, che appaga, appaga ovviamente solo me, come dire il mondo intero.
Contra Omnia Racalmuto
...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
sabato 16 marzo 2013
MISCELLANEA FUORI DAI DENTI
Ieri mi sono vietato di intromettermi in quel tuo proiettare arcane foto di arcane donne. Mi sono domandato perché una donna – che non ho mai vista ma che mi raffiguro bellissima – celia con immagini vagamene saffiche? Mi mostrò al mio primo incontro una elfide gotica guglia svettante da un dannunziano lavacro ignuda e monda; ora la riveste di fiori a primavera e ne oscura il volto quasi perversa Botticelli. E tutto poi deteriora coll’inceppato dire di chissà chi, che altro che Saffo scivola nolente in ambiguità espressive da angiporto.
Per portare la stizza all’ira infuocata quale penso sai accendere, di prima mattina, ricorro alle mie insolenze verbali, dopo molteplici ore aduse a dire che il papa è nudo, che il suo pauperismo da America latina è solo folklore in terre opulente quali anche l’Italia; e se, avendo un solo polmone, null’altro sa comunicare se non biascicar preghiere: un pater un ave e gloria come dopo infantile confessione quando ci pentivamo in ginocchio da un prete che lascivamente ci accarezzava il nostro volto ancora angelico il nostro aver peccato per una innocua bugia, è solo ombra passeggera per occultare gli assetti de septimo all’IOR.
E visto che non uomo del profondo Sud, ma isolano, ma di Racalmuto provincia di Agrigento, ma mediterraneo di mare, il mare davvero africano, riesco talora a fare stizzire una ammaliante vichinga della godereccia Cento, Nord per Nord, meglio Zanzotto con la poesia:
Nella casa illustre di scolpiti
avori, di stemmi preziosi,
di foglie e fiori di vetro,
un giullare canta lungo
i pallidi conviti
la lode delle mense
su cui di rosee nevi i vasi
gemono colmi,
brilla l’aroma dell’arancio,
il pingue cibo i calici arricchisce.
- - -
Ma i commensali, raccolti
I nobili dolori nel cuore,
per le mirabili trifore
guardano il lontano azzurro
e l’oro dei capelli
consuma le loro sembianze
e gli occhi
in cui sporge la perla
e le rosse labbra di figura.
- - -
Braci e spine premono intorno,
le candele
alzano mura di marmo,
sotto le mense
muto splendido cane è la morte.
Mi sono sbilanciato nel mio solito modo di scrivere. Non è che se voglio non sappia scrivere “semplice”; il guaio è che non voglio, non ci provo gusto. Perché? L’ho scritto nel presentare un mio blog. All’inizio – dopo la sparata introduttiva – ho diramato alcuni post scritti da cristiano. L’ascolto rado e disincantato. Mi sono allora sbizzarrito e – con mia somma sorpresa – mi vedo seguito da tanti e addirittura in una quindicina di Stati. Tolta la solita Italia, i soliti Stati Uniti e quindi Germania ed Inghilterra, mi vedo sbirciato nella Federazione Russa ed in Turchia, in Grecia e in Spagna, nella Corea del Sud e dopo in Panama, Argentina, Brasile ed anche in Ucraina, Macedonia, Romania, Olanda ed altre nazioni ancora. Perché? Non parlo di sesso, parlo spesso delle mie baruffe chiazzotte con i miei paesani di Racalmuto. Ho un epistolario con un ergastolano ostativo: cose che non interessano all’estero. La mia autobiografia non interessa a nessuno. Le mie vicende erotiche sono inesistenti. Solo che sono stato fatto partecipe di tragici segreti di STATI (sic Stati) quando facevo l’ispettore BI ed ora quando steccano con il mio dire “desueto” (per due volte mi sono sentito dare dell’ AULICO, che è però termine improprio) un po’ li ammonisco e siccome sono SERVIZI SEGRETI – non per nulla il mio romanzo si intitola: La Donna del Mossad – se ne stanno nascosti nei più disparati angoli del mondo. Empiti di satiriasi senile i miei? Me lo auguro. Lor signori amano tanto suicidare. Ultimo caso: la morte di David Rossi del MPS.
Oggi l’Italia è distratta dal bancomat di papa Cicciu. Data la incultura nazionale basta poco. Mi sforzo nel mio piccolissimo di spingere qualche anima bella di FB a non bistrattare troppo questa nostra meravigliosa lingua che non la si può abbassare e svilire con quei segnacci indecifrabili. La nostra è lingua colta perché l’Italia è terra di millenaria altissima selettiva cultura. La intelligenza ce l’abbiamo tutti nel nostro DNA, lo studio purtroppo latita. Ed un “p0verello” argentino finisce con l’incantarci più di quei tanghi peccaminosi che mi mettono in satiriasi anche .. senile.
Quanto alla pazzia, io faccio ricorso ad una commedia del mio conterraneo (con DNA stranissimo dimostrano certi recentissimi studi di specialisti) Luigi Pirandello. La commedia ha uno strano personaggio, LAUDISI: Questi si mette davanti allo specchio ad altezza d’uomo. Gli punta un dito e gli rimprovera: Io dico che il pazzo sei tu, e tu mi rispondi che il pazzo sono io. Vedi costoro, ignari della pazzia che è in loro vanno alla ricerca della pazzia che sta negli altri. … E il mare può essere un catino se non e scorgi i limiti.
Questo leggevo e succhiavo a quindici anni. E avevo anche la presunzione i averlo capito. Quindi a mia giustificazione ripeto qui l’escatollo nell’esordio del mio CONTRA OMNIA RACALMUTO
Una cosa è certa: non piacerò giammai a Michel Montaigne. Dicono che Montaigne disse: il linguaggio che mi piace è un linguaggio semplice e spontaneo, tale sulla carta quale sulle labbra.
Pasolini infilzò un giovane Sciascia con una figura retorica: ipotassi. Sciascia ne fu stizzito ma per amore della gloria s’inchinò.
Tutti dicono che divennero amici per la pelle. Non ci credo .. non foss’altro per diversità di gusti sessuali.
Anche alla Maraini, a Racalmuto ,volevano estorcere un atto di grande empatia con lo scorbutico siculo. Maraini fu abile e glissò. Fresca era nella memoria di tanti l’isterica aggressione della nobile di Sicilia per una faccenda di matriarcato, qui da noi: cosa verissima ma che sovvertiva ossificati giudizi sul nostro essere maschi imperiosi.
Non sono ipotattico, sono peggio. Reduce dagli sberleffi dell’altro ieri per il mio modo di scrivere, debbo rammentare chi nel darmi del “desueto” e dell’ “antiquato” si proclamava Racalmutese fiero. Qualche altro, anonimamente, prima invocava l’’albatro, che poteva significare anche corbezzolo, quell’arbusto circondante il giardino dei sogni erotici di Sciascia per visionarie traspunzioni dal lubrico Tiziano alle nude e pingui ericine danzanti oltre la siepe della Noce, avanti il maniero di un Matrona al maschile, ma troppo maschile, e poi vittima di autoschediasmi avrebbe avuto l’ardire di insegnarmi le leggi dell’assennato pensare.
Comico, solo comico, un mancato pastore mi rimproverava velleitarismi attingenti a spocchie della Crusca. Parla comu ti nzignà to pà e to mà: dialettale imperio di un anonimo senza acume.
Io non ho voglia di piacere a Montaigne: mi piace la contorsione, l’ellissi, la prolissità, l’iperbole, il desueto, meglio il vetusto, il cacofonico, l’imo della volgarità, nominare apertis verbis parti infami che Dio creò in libertà e preti coprirono di vegogna, e se una copula invereconda mi attrae a dispiegamento di un mio uzzolo, di una mia allegoria, di un mio sogno represso, perché obnubilarla? Divengo pornograficamente esplicito, con l’accortezza di dirlo in qualche mio oscuro libro, chissà in qualche romanzetto dal giallognolo titolo come La Donna del Mossad.
Approdo al teologo in braghe, Vito di nome, cognominato Mancuso, per convivere con Siracide (consulto in fretta e furia wikipedia: Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách , "sapienza di Sirach"; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cristiana (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, (mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo.) e salmodiare:
La fornace prova gli oggetti del vasaio
La prova dell’uomo si ha nella conversazione.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela il sentimento dell’uomo.
Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Per celia dico sussurro e ammicco: sono un eretico: Impossibile a nulla credendo. Se fossi Scalfari mi dichiarerei “laico non credente” e persino il signor arcivescovo di Giorgenti mi darebbe udienza. Anch’io come Scalfari salii scale lapidee in quel di Giorgenti, non volli piegarmi dinanzi a un’ostia esposta che ipostatizzava tutto intero Jehovah: Il padre di Tanu subito si genuflesse, seguì lungo lungo l’evanescente presidente del circolo unione, padre Puma dovette. Di là un vescovo rubeo non ebbe sussiego: finì a schifiu.
Eretico io? No, solo dadaista (non nel senso di dar plauso ad un vaso per piscio, ma come dire “vi sommergeremo in un mare di ridicolo”). E negletta la lingua gesticolare dei padri, arraffo in ALSO SPRACH ZARARHUSTRA. Naturalmente ignoro il tedesco.
Naturalmente orde di erinni di religiosa fattura mi azzannano: signorine in sacrestia, maritate all’anagrafe fraintendono e mi latrano con riservato messaggio: Come osi? Bestemmi lo spirito santo, il soffiatore fecondo della vergine maria? E già, sì. Ma non perché ami la giustizia solo perché rispetto i parti delle vergini in capillis.
Quando son umile, rarissimamente, canto con Omero i versi dei vecchioni che dicono di essere ormai solo frivoli uccellini (non i riddilii di Totò) che sulle cime degli alberi cinguettano saggezza vetusta, dopo scarnificanti aggressività dell’età che si dice matura. Ma di ciò in altro tempo. Spero nel mio blog, tutto mio, senza censori, senza censure.
Contra Omnia Racalmuto
...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
sabato 16 marzo 2013
MISCELLANEA FUORI DAI DENTI
Ieri mi sono vietato di intromettermi in quel tuo proiettare arcane foto di arcane donne. Mi sono domandato perché una donna – che non ho mai vista ma che mi raffiguro bellissima – celia con immagini vagamene saffiche? Mi mostrò al mio primo incontro una elfide gotica guglia svettante da un dannunziano lavacro ignuda e monda; ora la riveste di fiori a primavera e ne oscura il volto quasi perversa Botticelli. E tutto poi deteriora coll’inceppato dire di chissà chi, che altro che Saffo scivola nolente in ambiguità espressive da angiporto.
Per portare la stizza all’ira infuocata quale penso sai accendere, di prima mattina, ricorro alle mie insolenze verbali, dopo molteplici ore aduse a dire che il papa è nudo, che il suo pauperismo da America latina è solo folklore in terre opulente quali anche l’Italia; e se, avendo un solo polmone, null’altro sa comunicare se non biascicar preghiere: un pater un ave e gloria come dopo infantile confessione quando ci pentivamo in ginocchio da un prete che lascivamente ci accarezzava il nostro volto ancora angelico il nostro aver peccato per una innocua bugia, è solo ombra passeggera per occultare gli assetti de septimo all’IOR.
E visto che non uomo del profondo Sud, ma isolano, ma di Racalmuto provincia di Agrigento, ma mediterraneo di mare, il mare davvero africano, riesco talora a fare stizzire una ammaliante vichinga della godereccia Cento, Nord per Nord, meglio Zanzotto con la poesia:
Nella casa illustre di scolpiti
avori, di stemmi preziosi,
di foglie e fiori di vetro,
un giullare canta lungo
i pallidi conviti
la lode delle mense
su cui di rosee nevi i vasi
gemono colmi,
brilla l’aroma dell’arancio,
il pingue cibo i calici arricchisce.
- - -
Ma i commensali, raccolti
I nobili dolori nel cuore,
per le mirabili trifore
guardano il lontano azzurro
e l’oro dei capelli
consuma le loro sembianze
e gli occhi
in cui sporge la perla
e le rosse labbra di figura.
- - -
Braci e spine premono intorno,
le candele
alzano mura di marmo,
sotto le mense
muto splendido cane è la morte.
Mi sono sbilanciato nel mio solito modo di scrivere. Non è che se voglio non sappia scrivere “semplice”; il guaio è che non voglio, non ci provo gusto. Perché? L’ho scritto nel presentare un mio blog. All’inizio – dopo la sparata introduttiva – ho diramato alcuni post scritti da cristiano. L’ascolto rado e disincantato. Mi sono allora sbizzarrito e – con mia somma sorpresa – mi vedo seguito da tanti e addirittura in una quindicina di Stati. Tolta la solita Italia, i soliti Stati Uniti e quindi Germania ed Inghilterra, mi vedo sbirciato nella Federazione Russa ed in Turchia, in Grecia e in Spagna, nella Corea del Sud e dopo in Panama, Argentina, Brasile ed anche in Ucraina, Macedonia, Romania, Olanda ed altre nazioni ancora. Perché? Non parlo di sesso, parlo spesso delle mie baruffe chiazzotte con i miei paesani di Racalmuto. Ho un epistolario con un ergastolano ostativo: cose che non interessano all’estero. La mia autobiografia non interessa a nessuno. Le mie vicende erotiche sono inesistenti. Solo che sono stato fatto partecipe di tragici segreti di STATI (sic Stati) quando facevo l’ispettore BI ed ora quando steccano con il mio dire “desueto” (per due volte mi sono sentito dare dell’ AULICO, che è però termine improprio) un po’ li ammonisco e siccome sono SERVIZI SEGRETI – non per nulla il mio romanzo si intitola: La Donna del Mossad – se ne stanno nascosti nei più disparati angoli del mondo. Empiti di satiriasi senile i miei? Me lo auguro. Lor signori amano tanto suicidare. Ultimo caso: la morte di David Rossi del MPS.
Oggi l’Italia è distratta dal bancomat di papa Cicciu. Data la incultura nazionale basta poco. Mi sforzo nel mio piccolissimo di spingere qualche anima bella di FB a non bistrattare troppo questa nostra meravigliosa lingua che non la si può abbassare e svilire con quei segnacci indecifrabili. La nostra è lingua colta perché l’Italia è terra di millenaria altissima selettiva cultura. La intelligenza ce l’abbiamo tutti nel nostro DNA, lo studio purtroppo latita. Ed un “p0verello” argentino finisce con l’incantarci più di quei tanghi peccaminosi che mi mettono in satiriasi anche .. senile.
Quanto alla pazzia, io faccio ricorso ad una commedia del mio conterraneo (con DNA stranissimo dimostrano certi recentissimi studi di specialisti) Luigi Pirandello. La commedia ha uno strano personaggio, LAUDISI: Questi si mette davanti allo specchio ad altezza d’uomo. Gli punta un dito e gli rimprovera: Io dico che il pazzo sei tu, e tu mi rispondi che il pazzo sono io. Vedi costoro, ignari della pazzia che è in loro vanno alla ricerca della pazzia che sta negli altri. … E il mare può essere un catino se non e scorgi i limiti.
Questo leggevo e succhiavo a quindici anni. E avevo anche la presunzione i averlo capito. Quindi a mia giustificazione ripeto qui l’escatollo nell’esordio del mio CONTRA OMNIA RACALMUTO
Una cosa è certa: non piacerò giammai a Michel Montaigne. Dicono che Montaigne disse: il linguaggio che mi piace è un linguaggio semplice e spontaneo, tale sulla carta quale sulle labbra.
Pasolini infilzò un giovane Sciascia con una figura retorica: ipotassi. Sciascia ne fu stizzito ma per amore della gloria s’inchinò.
Tutti dicono che divennero amici per la pelle. Non ci credo .. non foss’altro per diversità di gusti sessuali.
Anche alla Maraini, a Racalmuto ,volevano estorcere un atto di grande empatia con lo scorbutico siculo. Maraini fu abile e glissò. Fresca era nella memoria di tanti l’isterica aggressione della nobile di Sicilia per una faccenda di matriarcato, qui da noi: cosa verissima ma che sovvertiva ossificati giudizi sul nostro essere maschi imperiosi.
Non sono ipotattico, sono peggio. Reduce dagli sberleffi dell’altro ieri per il mio modo di scrivere, debbo rammentare chi nel darmi del “desueto” e dell’ “antiquato” si proclamava Racalmutese fiero. Qualche altro, anonimamente, prima invocava l’’albatro, che poteva significare anche corbezzolo, quell’arbusto circondante il giardino dei sogni erotici di Sciascia per visionarie traspunzioni dal lubrico Tiziano alle nude e pingui ericine danzanti oltre la siepe della Noce, avanti il maniero di un Matrona al maschile, ma troppo maschile, e poi vittima di autoschediasmi avrebbe avuto l’ardire di insegnarmi le leggi dell’assennato pensare.
Comico, solo comico, un mancato pastore mi rimproverava velleitarismi attingenti a spocchie della Crusca. Parla comu ti nzignà to pà e to mà: dialettale imperio di un anonimo senza acume.
Io non ho voglia di piacere a Montaigne: mi piace la contorsione, l’ellissi, la prolissità, l’iperbole, il desueto, meglio il vetusto, il cacofonico, l’imo della volgarità, nominare apertis verbis parti infami che Dio creò in libertà e preti coprirono di vegogna, e se una copula invereconda mi attrae a dispiegamento di un mio uzzolo, di una mia allegoria, di un mio sogno represso, perché obnubilarla? Divengo pornograficamente esplicito, con l’accortezza di dirlo in qualche mio oscuro libro, chissà in qualche romanzetto dal giallognolo titolo come La Donna del Mossad.
Approdo al teologo in braghe, Vito di nome, cognominato Mancuso, per convivere con Siracide (consulto in fretta e furia wikipedia: Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách , "sapienza di Sirach"; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cristiana (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, (mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo.) e salmodiare:
La fornace prova gli oggetti del vasaio
La prova dell’uomo si ha nella conversazione.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela il sentimento dell’uomo.
Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Per celia dico sussurro e ammicco: sono un eretico: Impossibile a nulla credendo. Se fossi Scalfari mi dichiarerei “laico non credente” e persino il signor arcivescovo di Giorgenti mi darebbe udienza. Anch’io come Scalfari salii scale lapidee in quel di Giorgenti, non volli piegarmi dinanzi a un’ostia esposta che ipostatizzava tutto intero Jehovah: Il padre di Tanu subito si genuflesse, seguì lungo lungo l’evanescente presidente del circolo unione, padre Puma dovette. Di là un vescovo rubeo non ebbe sussiego: finì a schifiu.
Eretico io? No, solo dadaista (non nel senso di dar plauso ad un vaso per piscio, ma come dire “vi sommergeremo in un mare di ridicolo”). E negletta la lingua gesticolare dei padri, arraffo in ALSO SPRACH ZARARHUSTRA. Naturalmente ignoro il tedesco.
Naturalmente orde di erinni di religiosa fattura mi azzannano: signorine in sacrestia, maritate all’anagrafe fraintendono e mi latrano con riservato messaggio: Come osi? Bestemmi lo spirito santo, il soffiatore fecondo della vergine maria? E già, sì. Ma non perché ami la giustizia solo perché rispetto i parti delle vergini in capillis.
Quando son umile, rarissimamente, canto con Omero i versi dei vecchioni che dicono di essere ormai solo frivoli uccellini (non i riddilii di Totò) che sulle cime degli alberi cinguettano saggezza vetusta, dopo scarnificanti aggressività dell’età che si dice matura. Ma di ciò in altro tempo. Spero nel mio blog, tutto mio, senza censori, senza censure.
ire decenti.
qualcuna mi vorrebbe costringere a ridere di me per avere sciorinate (ma due anni e mezzo fa) scempiaggini come la successiva tiritera. No, non me ne vergogno. Cerco di esperimentare forme irriguardose di brutta scrittura. Credo di conseguire qualche successo, che appaga, appaga ovviamente solo me, come dire il mondo intero.
Contra Omnia Racalmuto
...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
sabato 16 marzo 2013
MISCELLANEA FUORI DAI DENTI
Ieri mi sono vietato di intromettermi in quel tuo proiettare arcane foto di arcane donne. Mi sono domandato perché una donna – che non ho mai vista ma che mi raffiguro bellissima – celia con immagini vagamene saffiche? Mi mostrò al mio primo incontro una elfide gotica guglia svettante da un dannunziano lavacro ignuda e monda; ora la riveste di fiori a primavera e ne oscura il volto quasi perversa Botticelli. E tutto poi deteriora coll’inceppato dire di chissà chi, che altro che Saffo scivola nolente in ambiguità espressive da angiporto.
Per portare la stizza all’ira infuocata quale penso sai accendere, di prima mattina, ricorro alle mie insolenze verbali, dopo molteplici ore aduse a dire che il papa è nudo, che il suo pauperismo da America latina è solo folklore in terre opulente quali anche l’Italia; e se, avendo un solo polmone, null’altro sa comunicare se non biascicar preghiere: un pater un ave e gloria come dopo infantile confessione quando ci pentivamo in ginocchio da un prete che lascivamente ci accarezzava il nostro volto ancora angelico il nostro aver peccato per una innocua bugia, è solo ombra passeggera per occultare gli assetti de septimo all’IOR.
E visto che non uomo del profondo Sud, ma isolano, ma di Racalmuto provincia di Agrigento, ma mediterraneo di mare, il mare davvero africano, riesco talora a fare stizzire una ammaliante vichinga della godereccia Cento, Nord per Nord, meglio Zanzotto con la poesia:
Nella casa illustre di scolpiti
avori, di stemmi preziosi,
di foglie e fiori di vetro,
un giullare canta lungo
i pallidi conviti
la lode delle mense
su cui di rosee nevi i vasi
gemono colmi,
brilla l’aroma dell’arancio,
il pingue cibo i calici arricchisce.
- - -
Ma i commensali, raccolti
I nobili dolori nel cuore,
per le mirabili trifore
guardano il lontano azzurro
e l’oro dei capelli
consuma le loro sembianze
e gli occhi
in cui sporge la perla
e le rosse labbra di figura.
- - -
Braci e spine premono intorno,
le candele
alzano mura di marmo,
sotto le mense
muto splendido cane è la morte.
Mi sono sbilanciato nel mio solito modo di scrivere. Non è che se voglio non sappia scrivere “semplice”; il guaio è che non voglio, non ci provo gusto. Perché? L’ho scritto nel presentare un mio blog. All’inizio – dopo la sparata introduttiva – ho diramato alcuni post scritti da cristiano. L’ascolto rado e disincantato. Mi sono allora sbizzarrito e – con mia somma sorpresa – mi vedo seguito da tanti e addirittura in una quindicina di Stati. Tolta la solita Italia, i soliti Stati Uniti e quindi Germania ed Inghilterra, mi vedo sbirciato nella Federazione Russa ed in Turchia, in Grecia e in Spagna, nella Corea del Sud e dopo in Panama, Argentina, Brasile ed anche in Ucraina, Macedonia, Romania, Olanda ed altre nazioni ancora. Perché? Non parlo di sesso, parlo spesso delle mie baruffe chiazzotte con i miei paesani di Racalmuto. Ho un epistolario con un ergastolano ostativo: cose che non interessano all’estero. La mia autobiografia non interessa a nessuno. Le mie vicende erotiche sono inesistenti. Solo che sono stato fatto partecipe di tragici segreti di STATI (sic Stati) quando facevo l’ispettore BI ed ora quando steccano con il mio dire “desueto” (per due volte mi sono sentito dare dell’ AULICO, che è però termine improprio) un po’ li ammonisco e siccome sono SERVIZI SEGRETI – non per nulla il mio romanzo si intitola: La Donna del Mossad – se ne stanno nascosti nei più disparati angoli del mondo. Empiti di satiriasi senile i miei? Me lo auguro. Lor signori amano tanto suicidare. Ultimo caso: la morte di David Rossi del MPS.
Oggi l’Italia è distratta dal bancomat di papa Cicciu. Data la incultura nazionale basta poco. Mi sforzo nel mio piccolissimo di spingere qualche anima bella di FB a non bistrattare troppo questa nostra meravigliosa lingua che non la si può abbassare e svilire con quei segnacci indecifrabili. La nostra è lingua colta perché l’Italia è terra di millenaria altissima selettiva cultura. La intelligenza ce l’abbiamo tutti nel nostro DNA, lo studio purtroppo latita. Ed un “p0verello” argentino finisce con l’incantarci più di quei tanghi peccaminosi che mi mettono in satiriasi anche .. senile.
Quanto alla pazzia, io faccio ricorso ad una commedia del mio conterraneo (con DNA stranissimo dimostrano certi recentissimi studi di specialisti) Luigi Pirandello. La commedia ha uno strano personaggio, LAUDISI: Questi si mette davanti allo specchio ad altezza d’uomo. Gli punta un dito e gli rimprovera: Io dico che il pazzo sei tu, e tu mi rispondi che il pazzo sono io. Vedi costoro, ignari della pazzia che è in loro vanno alla ricerca della pazzia che sta negli altri. … E il mare può essere un catino se non e scorgi i limiti.
Questo leggevo e succhiavo a quindici anni. E avevo anche la presunzione i averlo capito. Quindi a mia giustificazione ripeto qui l’escatollo nell’esordio del mio CONTRA OMNIA RACALMUTO
Una cosa è certa: non piacerò giammai a Michel Montaigne. Dicono che Montaigne disse: il linguaggio che mi piace è un linguaggio semplice e spontaneo, tale sulla carta quale sulle labbra.
Pasolini infilzò un giovane Sciascia con una figura retorica: ipotassi. Sciascia ne fu stizzito ma per amore della gloria s’inchinò.
Tutti dicono che divennero amici per la pelle. Non ci credo .. non foss’altro per diversità di gusti sessuali.
Anche alla Maraini, a Racalmuto ,volevano estorcere un atto di grande empatia con lo scorbutico siculo. Maraini fu abile e glissò. Fresca era nella memoria di tanti l’isterica aggressione della nobile di Sicilia per una faccenda di matriarcato, qui da noi: cosa verissima ma che sovvertiva ossificati giudizi sul nostro essere maschi imperiosi.
Non sono ipotattico, sono peggio. Reduce dagli sberleffi dell’altro ieri per il mio modo di scrivere, debbo rammentare chi nel darmi del “desueto” e dell’ “antiquato” si proclamava Racalmutese fiero. Qualche altro, anonimamente, prima invocava l’’albatro, che poteva significare anche corbezzolo, quell’arbusto circondante il giardino dei sogni erotici di Sciascia per visionarie traspunzioni dal lubrico Tiziano alle nude e pingui ericine danzanti oltre la siepe della Noce, avanti il maniero di un Matrona al maschile, ma troppo maschile, e poi vittima di autoschediasmi avrebbe avuto l’ardire di insegnarmi le leggi dell’assennato pensare.
Comico, solo comico, un mancato pastore mi rimproverava velleitarismi attingenti a spocchie della Crusca. Parla comu ti nzignà to pà e to mà: dialettale imperio di un anonimo senza acume.
Io non ho voglia di piacere a Montaigne: mi piace la contorsione, l’ellissi, la prolissità, l’iperbole, il desueto, meglio il vetusto, il cacofonico, l’imo della volgarità, nominare apertis verbis parti infami che Dio creò in libertà e preti coprirono di vegogna, e se una copula invereconda mi attrae a dispiegamento di un mio uzzolo, di una mia allegoria, di un mio sogno represso, perché obnubilarla? Divengo pornograficamente esplicito, con l’accortezza di dirlo in qualche mio oscuro libro, chissà in qualche romanzetto dal giallognolo titolo come La Donna del Mossad.
Approdo al teologo in braghe, Vito di nome, cognominato Mancuso, per convivere con Siracide (consulto in fretta e furia wikipedia: Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách , "sapienza di Sirach"; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cristiana (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, (mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo.) e salmodiare:
La fornace prova gli oggetti del vasaio
La prova dell’uomo si ha nella conversazione.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela il sentimento dell’uomo.
Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Per celia dico sussurro e ammicco: sono un eretico: Impossibile a nulla credendo. Se fossi Scalfari mi dichiarerei “laico non credente” e persino il signor arcivescovo di Giorgenti mi darebbe udienza. Anch’io come Scalfari salii scale lapidee in quel di Giorgenti, non volli piegarmi dinanzi a un’ostia esposta che ipostatizzava tutto intero Jehovah: Il padre di Tanu subito si genuflesse, seguì lungo lungo l’evanescente presidente del circolo unione, padre Puma dovette. Di là un vescovo rubeo non ebbe sussiego: finì a schifiu.
Eretico io? No, solo dadaista (non nel senso di dar plauso ad un vaso per piscio, ma come dire “vi sommergeremo in un mare di ridicolo”). E negletta la lingua gesticolare dei padri, arraffo in ALSO SPRACH ZARARHUSTRA. Naturalmente ignoro il tedesco.
Naturalmente orde di erinni di religiosa fattura mi azzannano: signorine in sacrestia, maritate all’anagrafe fraintendono e mi latrano con riservato messaggio: Come osi? Bestemmi lo spirito santo, il soffiatore fecondo della vergine maria? E già, sì. Ma non perché ami la giustizia solo perché rispetto i parti delle vergini in capillis.
Quando son umile, rarissimamente, canto con Omero i versi dei vecchioni che dicono di essere ormai solo frivoli uccellini (non i riddilii di Totò) che sulle cime degli alberi cinguettano saggezza vetusta, dopo scarnificanti aggressività dell’età che si dice matura. Ma di ciò in altro tempo. Spero nel mio blog, tutto mio, senza censori, senza censure.
Contra Omnia Racalmuto
...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.
sabato 16 marzo 2013
MISCELLANEA FUORI DAI DENTI
Ieri mi sono vietato di intromettermi in quel tuo proiettare arcane foto di arcane donne. Mi sono domandato perché una donna – che non ho mai vista ma che mi raffiguro bellissima – celia con immagini vagamene saffiche? Mi mostrò al mio primo incontro una elfide gotica guglia svettante da un dannunziano lavacro ignuda e monda; ora la riveste di fiori a primavera e ne oscura il volto quasi perversa Botticelli. E tutto poi deteriora coll’inceppato dire di chissà chi, che altro che Saffo scivola nolente in ambiguità espressive da angiporto.
Per portare la stizza all’ira infuocata quale penso sai accendere, di prima mattina, ricorro alle mie insolenze verbali, dopo molteplici ore aduse a dire che il papa è nudo, che il suo pauperismo da America latina è solo folklore in terre opulente quali anche l’Italia; e se, avendo un solo polmone, null’altro sa comunicare se non biascicar preghiere: un pater un ave e gloria come dopo infantile confessione quando ci pentivamo in ginocchio da un prete che lascivamente ci accarezzava il nostro volto ancora angelico il nostro aver peccato per una innocua bugia, è solo ombra passeggera per occultare gli assetti de septimo all’IOR.
E visto che non uomo del profondo Sud, ma isolano, ma di Racalmuto provincia di Agrigento, ma mediterraneo di mare, il mare davvero africano, riesco talora a fare stizzire una ammaliante vichinga della godereccia Cento, Nord per Nord, meglio Zanzotto con la poesia:
Nella casa illustre di scolpiti
avori, di stemmi preziosi,
di foglie e fiori di vetro,
un giullare canta lungo
i pallidi conviti
la lode delle mense
su cui di rosee nevi i vasi
gemono colmi,
brilla l’aroma dell’arancio,
il pingue cibo i calici arricchisce.
- - -
Ma i commensali, raccolti
I nobili dolori nel cuore,
per le mirabili trifore
guardano il lontano azzurro
e l’oro dei capelli
consuma le loro sembianze
e gli occhi
in cui sporge la perla
e le rosse labbra di figura.
- - -
Braci e spine premono intorno,
le candele
alzano mura di marmo,
sotto le mense
muto splendido cane è la morte.
Mi sono sbilanciato nel mio solito modo di scrivere. Non è che se voglio non sappia scrivere “semplice”; il guaio è che non voglio, non ci provo gusto. Perché? L’ho scritto nel presentare un mio blog. All’inizio – dopo la sparata introduttiva – ho diramato alcuni post scritti da cristiano. L’ascolto rado e disincantato. Mi sono allora sbizzarrito e – con mia somma sorpresa – mi vedo seguito da tanti e addirittura in una quindicina di Stati. Tolta la solita Italia, i soliti Stati Uniti e quindi Germania ed Inghilterra, mi vedo sbirciato nella Federazione Russa ed in Turchia, in Grecia e in Spagna, nella Corea del Sud e dopo in Panama, Argentina, Brasile ed anche in Ucraina, Macedonia, Romania, Olanda ed altre nazioni ancora. Perché? Non parlo di sesso, parlo spesso delle mie baruffe chiazzotte con i miei paesani di Racalmuto. Ho un epistolario con un ergastolano ostativo: cose che non interessano all’estero. La mia autobiografia non interessa a nessuno. Le mie vicende erotiche sono inesistenti. Solo che sono stato fatto partecipe di tragici segreti di STATI (sic Stati) quando facevo l’ispettore BI ed ora quando steccano con il mio dire “desueto” (per due volte mi sono sentito dare dell’ AULICO, che è però termine improprio) un po’ li ammonisco e siccome sono SERVIZI SEGRETI – non per nulla il mio romanzo si intitola: La Donna del Mossad – se ne stanno nascosti nei più disparati angoli del mondo. Empiti di satiriasi senile i miei? Me lo auguro. Lor signori amano tanto suicidare. Ultimo caso: la morte di David Rossi del MPS.
Oggi l’Italia è distratta dal bancomat di papa Cicciu. Data la incultura nazionale basta poco. Mi sforzo nel mio piccolissimo di spingere qualche anima bella di FB a non bistrattare troppo questa nostra meravigliosa lingua che non la si può abbassare e svilire con quei segnacci indecifrabili. La nostra è lingua colta perché l’Italia è terra di millenaria altissima selettiva cultura. La intelligenza ce l’abbiamo tutti nel nostro DNA, lo studio purtroppo latita. Ed un “p0verello” argentino finisce con l’incantarci più di quei tanghi peccaminosi che mi mettono in satiriasi anche .. senile.
Quanto alla pazzia, io faccio ricorso ad una commedia del mio conterraneo (con DNA stranissimo dimostrano certi recentissimi studi di specialisti) Luigi Pirandello. La commedia ha uno strano personaggio, LAUDISI: Questi si mette davanti allo specchio ad altezza d’uomo. Gli punta un dito e gli rimprovera: Io dico che il pazzo sei tu, e tu mi rispondi che il pazzo sono io. Vedi costoro, ignari della pazzia che è in loro vanno alla ricerca della pazzia che sta negli altri. … E il mare può essere un catino se non e scorgi i limiti.
Questo leggevo e succhiavo a quindici anni. E avevo anche la presunzione i averlo capito. Quindi a mia giustificazione ripeto qui l’escatollo nell’esordio del mio CONTRA OMNIA RACALMUTO
Una cosa è certa: non piacerò giammai a Michel Montaigne. Dicono che Montaigne disse: il linguaggio che mi piace è un linguaggio semplice e spontaneo, tale sulla carta quale sulle labbra.
Pasolini infilzò un giovane Sciascia con una figura retorica: ipotassi. Sciascia ne fu stizzito ma per amore della gloria s’inchinò.
Tutti dicono che divennero amici per la pelle. Non ci credo .. non foss’altro per diversità di gusti sessuali.
Anche alla Maraini, a Racalmuto ,volevano estorcere un atto di grande empatia con lo scorbutico siculo. Maraini fu abile e glissò. Fresca era nella memoria di tanti l’isterica aggressione della nobile di Sicilia per una faccenda di matriarcato, qui da noi: cosa verissima ma che sovvertiva ossificati giudizi sul nostro essere maschi imperiosi.
Non sono ipotattico, sono peggio. Reduce dagli sberleffi dell’altro ieri per il mio modo di scrivere, debbo rammentare chi nel darmi del “desueto” e dell’ “antiquato” si proclamava Racalmutese fiero. Qualche altro, anonimamente, prima invocava l’’albatro, che poteva significare anche corbezzolo, quell’arbusto circondante il giardino dei sogni erotici di Sciascia per visionarie traspunzioni dal lubrico Tiziano alle nude e pingui ericine danzanti oltre la siepe della Noce, avanti il maniero di un Matrona al maschile, ma troppo maschile, e poi vittima di autoschediasmi avrebbe avuto l’ardire di insegnarmi le leggi dell’assennato pensare.
Comico, solo comico, un mancato pastore mi rimproverava velleitarismi attingenti a spocchie della Crusca. Parla comu ti nzignà to pà e to mà: dialettale imperio di un anonimo senza acume.
Io non ho voglia di piacere a Montaigne: mi piace la contorsione, l’ellissi, la prolissità, l’iperbole, il desueto, meglio il vetusto, il cacofonico, l’imo della volgarità, nominare apertis verbis parti infami che Dio creò in libertà e preti coprirono di vegogna, e se una copula invereconda mi attrae a dispiegamento di un mio uzzolo, di una mia allegoria, di un mio sogno represso, perché obnubilarla? Divengo pornograficamente esplicito, con l’accortezza di dirlo in qualche mio oscuro libro, chissà in qualche romanzetto dal giallognolo titolo come La Donna del Mossad.
Approdo al teologo in braghe, Vito di nome, cognominato Mancuso, per convivere con Siracide (consulto in fretta e furia wikipedia: Il Libro del Siracide (greco Σοφία Σειράχ, sofía seirách , "sapienza di Sirach"; latino Siracides) o più raramente Ecclesiastico (da non confondere con l'Ecclesiaste o Qoelet) è un testo contenuto nella Bibbia cristiana (Settanta e Vulgata) ma non accolto nella Bibbia ebraica (Tanakh). Come gli altri libri deuterocanonici è considerato ispirato nella tradizione cattolica e ortodossa, (mentre la tradizione protestante lo considera apocrifo.) e salmodiare:
La fornace prova gli oggetti del vasaio
La prova dell’uomo si ha nella conversazione.
Il frutto dimostra come è coltivato l’albero,
così la parola rivela il sentimento dell’uomo.
Non lodare un uomo prima che abbia parlato,
poiché questa è la prova degli uomini.
Per celia dico sussurro e ammicco: sono un eretico: Impossibile a nulla credendo. Se fossi Scalfari mi dichiarerei “laico non credente” e persino il signor arcivescovo di Giorgenti mi darebbe udienza. Anch’io come Scalfari salii scale lapidee in quel di Giorgenti, non volli piegarmi dinanzi a un’ostia esposta che ipostatizzava tutto intero Jehovah: Il padre di Tanu subito si genuflesse, seguì lungo lungo l’evanescente presidente del circolo unione, padre Puma dovette. Di là un vescovo rubeo non ebbe sussiego: finì a schifiu.
Eretico io? No, solo dadaista (non nel senso di dar plauso ad un vaso per piscio, ma come dire “vi sommergeremo in un mare di ridicolo”). E negletta la lingua gesticolare dei padri, arraffo in ALSO SPRACH ZARARHUSTRA. Naturalmente ignoro il tedesco.
Naturalmente orde di erinni di religiosa fattura mi azzannano: signorine in sacrestia, maritate all’anagrafe fraintendono e mi latrano con riservato messaggio: Come osi? Bestemmi lo spirito santo, il soffiatore fecondo della vergine maria? E già, sì. Ma non perché ami la giustizia solo perché rispetto i parti delle vergini in capillis.
Quando son umile, rarissimamente, canto con Omero i versi dei vecchioni che dicono di essere ormai solo frivoli uccellini (non i riddilii di Totò) che sulle cime degli alberi cinguettano saggezza vetusta, dopo scarnificanti aggressività dell’età che si dice matura. Ma di ciò in altro tempo. Spero nel mio blog, tutto mio, senza censori, senza censure.
ARS CICOLI FIAMIGNANO
Oggi ho varato una libera associazione fiamignanese, la ARS CICOLI che oltre a me fa capo al dottore Carmine Falsarone già candidatosi a sindaco nei prossimi comizi elettorali locali che dovrebbero svolgersi nel primo quadrimestre del prossimo anno.
Celebrerà la sua candidatura in forma privata e costituzionalemte consentita, domani sera il nostro candidato sindaco Carmine Falsarone; la ARS CICOLI fiancheggerà la sindacatura Falsarone ma tiene sin d'ora ad esserne del tutto autonoma.
L'ARS CICOLI ha programmi certo ambiziosissimi quasi surreali, ma oltremodo salvifici di un territorio (il civolano) disastrato, di una economia bacata, di una ripartizione del peso tributario forsennata, di una imprenditorialità in continuo declino, in abbandono sanitario culturale scolastico.
ARS CICOLI addita già a questo sindaco al prossimo e ad ogni altra autorità di settore egemone nel Cicolano proposte, vie, iniziative, sinergie per rilanci turistici, per valorizzazioni del territorio, per salvaguardia del grande patrimonio archeologico archivistico religioso oggi del tutto negletto anzi oscenamente offeso come il celebre preservativo del Castello targato anno Mille di Poggio Poponesco.
giovedì 27 agosto 2015
prossima consegna al sindaco di Fiamignano
Oggi
addì............................................... alle ore ....
nei locali ..............................
i
signori:
..........................
.........................
..........................
prendono
in esame la proposta a suo tempo redatta dal dottore Calogero Taverna
che era così concepita:
Proposta per un progetto
di fattibilità di una forma associativa di volontariato cittadino
volto al recupero dei valori civili religiosi storici archeologici e
culturali della comunità di Fiamignano nella sua interezza.
Obiettivi
di massima:
A
R S
CICOLI
Associazione
ricerche e studi su
Poggio
Poponesco e dintorni
FIAMIGNANO
Dopo
ampia e approfondita discussione si addiviene alla seguente
decisione:
- si costituisce l’associazione no-profit ARS-Cicoli (associazione ricerche e studi su Poggio Poponesco e dintorni) con sede in Santa Lucia di Fiamignano (ex convento delle monache) via del Brecciaro, 1 - Fiamignano e si nomina come presidente il dottore Calogero TAVERNA
- gli si dà incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento AI SENSI E PER GLI EFFETTI DELL'ART. 2 quater dello Statuto del Comune di Fiamignano (delibera n. 39 del 21/12/1999) della predetta associazione come iniziativa culturale e sociale di interesse pubblico e di rilevanza locale;
- di attivarsi per l'elaborazione proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché per la riappropriazione delle strutture a rilevanza culturale storica e archeologica del territorio;
- in particolare, ci si adopererà per la effettuazione di incontri volti a studi specifici e specialistici nell'ambito della prevenzione sanitaria, degli approfondimenti culturali e della elaborazione di progetti lavorativi turistici e ricreativi;
- in questi ultimi settori si tenderà a progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;
- saliente la concertazione protesa alla realizzazione di un Antiquarium incentrato sulla civiltà romana, sul periodo di mezzo, e sulle specificità storiche dell’era moderna con particolare riguardo alle riforme dei Napoleonidi quali emergono dai peculiari catasti onciari e dalle vertenze giuspubblicistiche;
- obiettivo precipuo sarò quindi quello del recupero della memoria archeologica delle locali e maestose mura pelasgiche e del castello dell'anno Mille con annesso villaggio Medievale di Poggio Poponesco;
- si avrà cura di prendere contatti con le locali compagnie filodrammatiche per la messa in scena di commedie dell’antica Roma (Plauto, Terenzio) e delle tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana di Cicoli, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;
- specidifcamente si dovranno porre in atto iniziative per la riesumazione del villaggio medievale di Poggio Poponesco, con scavi stratigrafici e con ricostruzioni illustrative nell’ottica della nuova scienza dell’archeologia medievale di cui alle specializzazioni universitarie di talune città toscane, centri universitari questi d’avanguardia e fortemente innovativi;
- e al contempo tendere a salvaguardare e recuperare edifici moderni in deprecabile stato d’abbandono come il piano terra dell’imponente scuola media per concertare con Asl, Centri ospedalieri d’avanguardia del tipo del S. Raffaele di Roma e il già sorto CENTRO DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA GRATUITA da inquadrare nell'ambito dei progetti finanziabili dalla Comunità Europea;
- si dovrà cioè puntare a far sorgere nel negletto Cicolano centri diagnostici e soprattutto sperimentali nella cura di malattie oncologiche e cardiache, con attrezzature di moderna concezione per la sperimentazione anche a salvaguardia di una popolazione stanziale in atto mal servita e in disagevoli condizioni territoriali.
In
definitiva si è è in grado di disporre già di professionalità da
parte di taluni dei promotori, particolarmente competenti nel
suggerire assestamenti di bilancio per usufruire dei fondi della
Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria,
nell’ambito degli accordi Monti con la BCE.
Quanto
sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e
proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto
collaborativo, da qualsiasi parte provenga.
Fiamignano
lì ....................
domani al protocollo del Comune di Pescorocchiano
A
R B
Oggi
addì 18 agosto 2015 alle ore 11 nei locali della villa rustica che
fu del sig. Costantino Benedetto i signori meglio precisati negli
acclusi allegati
prendono
in esame la proposta a suo tempo redatta dal dottore Calogero Taverna
che era così concepita:
Proposta per un progetto
di fattibilità di una forma associativa di volontariato cittadino
volto al recupero dei valori civili religiosi storici archeologici e
culturali della comunità di Baccarecce (Fiamignano).
Dopo
ampia e approfondita discussione si addiviene alla seguente
decisione:
- si costituisce l’associazione ARB /Associazione per il Risorgimento di BACCARECCE - Fiamignano si nomina come presidente Carlo Benedetti - economo Antonino di Livio e fungerà d segretario il dottore Calogero TAVERNA
- si dà loro incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento AI SENSI E PER GLI EFFETTI DELLO STATUTO COMUNALE DI FIAMIGNANO. VOLTO AD INCLUDERE LA PREDETTA ASSOCIAZIONE QUALE ENTE culturale e sociale di interesse pubblico e di rilevanza locale;
- Si vuole il "RISORGIMENTO" di Baccarecce, borgo vetusto con un castello strategico che acutamente Lugini fa risalire all'anno Mille.
- Si pensi che Baccarecce in una recente pubblicazione a carico del Comune di Pescorocchiano non viene manco citato o forse lambito di striscio dal Maceroni non bevevolo verso i sacerdoti Benedetti di Baccarecce nell'Ottocento.
- L'ARB pretenderà che si dia a Baccarecce quel che è di Baccarecce: due rotabili che portano una al castrum dell'anno Mille di Macchiatimone, in atto irraggiungibile per cui la settimana scorsa hanno dovuto rinunciare a fotografarlo nell'ambito di studi importanti e pregiudiziali al debito recupero: e l'altra che partendo dai periferici villini porti giù lambendo l'Amico sino al fosso acquitrinoso ove mio suocero un tempo cercò di lanciare una figlina come dire una fornace per mattoni e tegole.
- A MACCHIATIMONE si vorrà una bella municipalizzata che metta sù un posto di ristoro e ricostruisca l'approdo dopo il fiume Salto in piena di quella che fu davvero la strada parafrancigena che partendo dall'Umbria francescana raggiungeva il castello di Petrella (anno mille anche esso) e quindi Poggiopoponesco (sì, quel castello ai cui piedi si distendeva il villaggio medievale che ci si ostina a coprire con plastico preservativo nonostante sotto vi siano i resti cospicui di un villaggio medievale tutto da studiare, preservare e valorizzare anche al fine di ravvivare le smunte vocazioni turistiche, Da Poggiopoponesco una biforcazione; una via civica che passando per Rascino raggiungeva la capitale dell'Aquila dello Stupor Mundi e scendendo a valle i pii pellegrini potevano traghettare l'arduo fiume Salto qui alle sue foci e ristorandosi a Macchiatimone proseguire per Roma alla ricerca dell'assoluzione papale (a pagamento) di tutti i loro peccati mortali o ancor più gravi.
Inoltre ci si estenderà in iniziative
- per l'elaborazione proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché per la riappropriazione delle strutture a rilevanza culturale storica e archeologica del territorio;
- e in particolare, per la effettuazione di incontri volti a studi specifici e specialistici nell'ambito della prevenzione sanitaria, degli approfondimenti culturali e della elaborazione di progetti lavorativi turistici e ricreativi;
- in questi ultimi settori si tenderà a progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;
- saliente la concertazione protesa alla realizzazione di un Antiquarium incentrato sulla civiltà romana, sul periodo di mezzo, e sulle specificità storiche dell’era moderna con particolare riguardo alle riforme dei Napoleonidi quali emergono dai peculiari catasti onciari e dalle vertenze giuspubblicistiche;
- obiettivo precipuo sarà quindi quello del recupero della memoria archeologica delle locali e maestose mura pelasgiche di Pescorocchiano per meglio evidenziare l'importanza del castello dell'anno Mille di Macchiatimone;
- si avrà cura di prendere contatti con le locali compagnie filodrammatiche per la messa in scena di commedie dell’antica Roma (Plauto, Terenzio) e delle tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana di Cicoli, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;
- specificatamente si dovranno porre in atto iniziative volti a scavi stratigrafici nell’ottica della nuova scienza dell’archeologia medievale di cui alle specializzazioni universitarie di talune città toscane, centri universitari questi d’avanguardia e fortemente innovativi;
- e al contempo tendere a salvaguardare e recuperare edifici moderni in deprecabile stato d’abbandono per concertare con Asl, Centri ospedalieri d’avanguardia del tipo del S. Raffaele di Roma e il già sorto CENTRO DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA GRATUITA di Santa Lucia di Fiamignano da inquadrare nell'ambito dei progetti finanziabili dalla Comunità Europea;
- si dovrà cioè puntare a far sorgere nel negletto Cicolano centri diagnostici e soprattutto sperimentali nella cura di malattie oncologiche e cardiache, con attrezzature di moderna concezione per la sperimentazione anche a salvaguardia di una popolazione stanziale in atto mal servita e in disagevoli condizioni territoriali.
Nostri
soci promotori, particolarmente competenti nel suggerire
assestamenti di bilancio. sono già pronti ad offrire gratuita
collaborazione per consentire al Comune di usufruire dei fondi della
Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria,
nell’ambito degli accordi Monti con la BCE.
Quanto
sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e
proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto
collaborativo, da qualsiasi parte provenga.
Restivo quello dei pubblicandi racconti gogoliani ra
Il fascino della memoria (ricordo di Leonardo Sciascia)
Calogero Restivo
Festeggiavo i miei nove anni e finivo di frequentare la terza elementare.
Sono tanti, nove anni, per un ragazzo che è troppo alto per la sua età, non è ripetente ma in ritardo con gli obblighi scolastici.
L’ultimo banco, per gli spilungoni come me, è vissuto come una punizione.
Lontana la cattedra, vista dall’ultimo banco, lontana la lavagna.
Il maestro, nella sua passeggiata tra i banchi, si ferma sempre tra il terzo e quarto posto della fila, dà un’occhiata circolare, un colpo di bacchetta (leggero) sul banco per tramettere autorità e poi torna in cattedra.
Negli ultimi banchi, si sonnecchia, si possono leggere le avventure di Tom Mix, il giornaletto nascosto in mezzo al libro, ma si può essere scoperti se questo accade durante la lettura in classe e ti si chiede di continuare a leggere dal punto in cui si è fermato il compagno.
In questo caso il maestro ti chiama presso di se per farti la ramanzina e poi ti mette in castigo, dietro la lavagna. Così andavano le cose ai miei tempi. Tutte queste cose mi si presentarono alla mente una sera di fine giugno che avevo finito l’ennesimo ripasso delle ultime avventure di Tex Willer e non avevo altro da leggere. Quella sera sono andato ad incontrare mio padre, che rientrava dal lavoro, al ponte Canale, appena fuori dal paese. Si preoccupò, vedendomi, temendo una brutta notizia. Gli dissi semplicemente e velocemente: “L’anno prossimo voglio andare in quinta”. A sera sentivo che ne parlava con mia madre. Passarono alcuni giorni, io facendo lo sciopero del silenzio e quasi della fame che, essendo mingherlino, per mia madre era una cosa grave.La mattina della domenica seguente mio padre mi chiamò “Andiamo dalla maestra Taibi” mi disse. Era, la maestra, una vecchia zitella senza età di cui tutti i ragazzi nutrivano un certo timore reverenziale.
Nelle giornate di vento forte, noi ragazzi, vedendola passare, aspettavamo con un certo cinismo che la parrucca le volasse via, ma lei, conscia del pericolo, con una mano teneva la borsa e l’ombrello e con l’altra la parrucca. Mio padre le espose il caso ed era visibilmente impacciato e nervoso.
Era un lavoratore, rigoroso nel rispetto dell’autorità che chiamava “legge”; aveva poche certezze ma certe: dopo la notte viene il giorno e dopo il quattro viene il cinque e così di seguito. Non capiva la mia richiesta ma l’assecondava.
La maestra ci pensò su qualche minuto ed alla fine sentenziò: “Si può fare”.
Stabilirono che avrei studiato durante l’estate e lei stessa mi avrebbe aiutato a preparare gli esami di settembre.Così iniziò un’ estate fatta di andata e ritorno dal Serrone, dove la maestra aveva una casa in campagna, e la sera a studiare e fare i compiti. Finalmente il giorno degli esami: tre maestri dietro il tavolo a fare domande ed io di fronte, come un accusato, a rispondere. Uno di quei maestri si chiamava Leonardo Sciascia.
Ero preoccupato e spaventato ma l’interrogazione è andata bene e sono stato promosso. Dopo qualche giorno iniziava il nuovo anno scolastico.
Il plesso scolastico detto “La Palma” consta di due edifici perfettamente uguali; in quello di sinistra vi sono (vi erano) le aule maschili ed in quello di destra quelle femminili, tranne due: una, quella d’angolo, era quella del maestro (allora si diceva professore) Sciascia , l’altra di un maestro di cui non ricordo il cognome. I miei compagni non capivano perchè andavo verso l’edificio di destra quando l’aula della quarta era a sinistra; mi chiamavano, mi prendevano un po’ in giro ma andai a destra, nell’aula del maestro Sciascia che faceva la quinta. Per tutto il periodo della scuola media non vi furono molte occasioni di lunghe conversazioni, un saluto se ci incontravamo.
Una sera, ero ospite presso un amico a Ribera, mi dissero che il professore Sciascia avrebbe tenuto una conferenza su Pirandello.
Mi presentai circa un’ora prima dell’inizio della conferenza.
Fummo reciprocamente contenti dell’incontro, mi fece tante domande e alla fine della conferenza l’ultimo autobus per Agrigento era partito.
Il prossimo, il giorno dopo. Cercammo una macchina a noleggio, io fui ben contento di accompagnarlo e durante il viaggio parlammo di tante cose, dei miei interessi,di come andavo a scuola ecc. Ci incontrammo di nuovo solo alla vigilia degli esami di abilitazione magistrale, i miei esami di Stato.
Gli manifestai i miei comuni, credo, timori sulla “riuscita” degli esami e ci lasciammo perchè , mi disse, aveva un giro di conferenze.
Una sera, ed era all’incirca la metà di luglio, stavo passeggiando con degli amici, (Lui stava conversando al circolo dei “nobili”) mi fece cenno di sedermi accanto a se e mi disse: “Accomodati, collega”. Ero felice, lo ringraziai caldamente perchè significava che avevo superato gli esami e me lo stava comunicando. Dopo di allora ci siamo visti spesso ma erano solo incontri occasionali. Parlavamo di poesia, mi dava consigli, mi suggeriva delle letture, mi prestava dei libri che riteneva adatti. Parlavamo anche di (gialli) e di Pasolini, mi consigliava di leggere le sue opere,ne esaltava lo stile e la sobrietà. Gli diedi da leggere delle mie poesie che allora mi sembravano dei capolavori ed erano delle semplici esercitazioni.
Alcune in seguito ebbero la sua approvazione, mi disse che potevano essere pubblicate nella rivista che allora dirigeva, ma non se ne fece niente perché sono partito per fare il militare e ci perdemmo di vista.
Nel frattempo era diventata di dominio pubblico la sua grandezza, era uscito “Il Giorno della Civetta” ed io dovevo occuparmi di risolvere i problemi della vita di tutti i giorni e le soluzioni mi portavano ben lontano dalla poesia. Da allora, più nessuno incontro, mi limitavo a leggere i libri che scriveva, le interviste che rilasciava, le notizie che riportavano i giornali. Era un modo di ritrovarsi.
Era un dialogo fra amici in cui le parole non servono.
Calogero Restivo
Festeggiavo i miei nove anni e finivo di frequentare la terza elementare.
Sono tanti, nove anni, per un ragazzo che è troppo alto per la sua età, non è ripetente ma in ritardo con gli obblighi scolastici.
L’ultimo banco, per gli spilungoni come me, è vissuto come una punizione.
Lontana la cattedra, vista dall’ultimo banco, lontana la lavagna.
Il maestro, nella sua passeggiata tra i banchi, si ferma sempre tra il terzo e quarto posto della fila, dà un’occhiata circolare, un colpo di bacchetta (leggero) sul banco per tramettere autorità e poi torna in cattedra.
Negli ultimi banchi, si sonnecchia, si possono leggere le avventure di Tom Mix, il giornaletto nascosto in mezzo al libro, ma si può essere scoperti se questo accade durante la lettura in classe e ti si chiede di continuare a leggere dal punto in cui si è fermato il compagno.
In questo caso il maestro ti chiama presso di se per farti la ramanzina e poi ti mette in castigo, dietro la lavagna. Così andavano le cose ai miei tempi. Tutte queste cose mi si presentarono alla mente una sera di fine giugno che avevo finito l’ennesimo ripasso delle ultime avventure di Tex Willer e non avevo altro da leggere. Quella sera sono andato ad incontrare mio padre, che rientrava dal lavoro, al ponte Canale, appena fuori dal paese. Si preoccupò, vedendomi, temendo una brutta notizia. Gli dissi semplicemente e velocemente: “L’anno prossimo voglio andare in quinta”. A sera sentivo che ne parlava con mia madre. Passarono alcuni giorni, io facendo lo sciopero del silenzio e quasi della fame che, essendo mingherlino, per mia madre era una cosa grave.La mattina della domenica seguente mio padre mi chiamò “Andiamo dalla maestra Taibi” mi disse. Era, la maestra, una vecchia zitella senza età di cui tutti i ragazzi nutrivano un certo timore reverenziale.
Nelle giornate di vento forte, noi ragazzi, vedendola passare, aspettavamo con un certo cinismo che la parrucca le volasse via, ma lei, conscia del pericolo, con una mano teneva la borsa e l’ombrello e con l’altra la parrucca. Mio padre le espose il caso ed era visibilmente impacciato e nervoso.
Era un lavoratore, rigoroso nel rispetto dell’autorità che chiamava “legge”; aveva poche certezze ma certe: dopo la notte viene il giorno e dopo il quattro viene il cinque e così di seguito. Non capiva la mia richiesta ma l’assecondava.
La maestra ci pensò su qualche minuto ed alla fine sentenziò: “Si può fare”.
Stabilirono che avrei studiato durante l’estate e lei stessa mi avrebbe aiutato a preparare gli esami di settembre.Così iniziò un’ estate fatta di andata e ritorno dal Serrone, dove la maestra aveva una casa in campagna, e la sera a studiare e fare i compiti. Finalmente il giorno degli esami: tre maestri dietro il tavolo a fare domande ed io di fronte, come un accusato, a rispondere. Uno di quei maestri si chiamava Leonardo Sciascia.
Ero preoccupato e spaventato ma l’interrogazione è andata bene e sono stato promosso. Dopo qualche giorno iniziava il nuovo anno scolastico.
Il plesso scolastico detto “La Palma” consta di due edifici perfettamente uguali; in quello di sinistra vi sono (vi erano) le aule maschili ed in quello di destra quelle femminili, tranne due: una, quella d’angolo, era quella del maestro (allora si diceva professore) Sciascia , l’altra di un maestro di cui non ricordo il cognome. I miei compagni non capivano perchè andavo verso l’edificio di destra quando l’aula della quarta era a sinistra; mi chiamavano, mi prendevano un po’ in giro ma andai a destra, nell’aula del maestro Sciascia che faceva la quinta. Per tutto il periodo della scuola media non vi furono molte occasioni di lunghe conversazioni, un saluto se ci incontravamo.
Una sera, ero ospite presso un amico a Ribera, mi dissero che il professore Sciascia avrebbe tenuto una conferenza su Pirandello.
Mi presentai circa un’ora prima dell’inizio della conferenza.
Fummo reciprocamente contenti dell’incontro, mi fece tante domande e alla fine della conferenza l’ultimo autobus per Agrigento era partito.
Il prossimo, il giorno dopo. Cercammo una macchina a noleggio, io fui ben contento di accompagnarlo e durante il viaggio parlammo di tante cose, dei miei interessi,di come andavo a scuola ecc. Ci incontrammo di nuovo solo alla vigilia degli esami di abilitazione magistrale, i miei esami di Stato.
Gli manifestai i miei comuni, credo, timori sulla “riuscita” degli esami e ci lasciammo perchè , mi disse, aveva un giro di conferenze.
Una sera, ed era all’incirca la metà di luglio, stavo passeggiando con degli amici, (Lui stava conversando al circolo dei “nobili”) mi fece cenno di sedermi accanto a se e mi disse: “Accomodati, collega”. Ero felice, lo ringraziai caldamente perchè significava che avevo superato gli esami e me lo stava comunicando. Dopo di allora ci siamo visti spesso ma erano solo incontri occasionali. Parlavamo di poesia, mi dava consigli, mi suggeriva delle letture, mi prestava dei libri che riteneva adatti. Parlavamo anche di (gialli) e di Pasolini, mi consigliava di leggere le sue opere,ne esaltava lo stile e la sobrietà. Gli diedi da leggere delle mie poesie che allora mi sembravano dei capolavori ed erano delle semplici esercitazioni.
Alcune in seguito ebbero la sua approvazione, mi disse che potevano essere pubblicate nella rivista che allora dirigeva, ma non se ne fece niente perché sono partito per fare il militare e ci perdemmo di vista.
Nel frattempo era diventata di dominio pubblico la sua grandezza, era uscito “Il Giorno della Civetta” ed io dovevo occuparmi di risolvere i problemi della vita di tutti i giorni e le soluzioni mi portavano ben lontano dalla poesia. Da allora, più nessuno incontro, mi limitavo a leggere i libri che scriveva, le interviste che rilasciava, le notizie che riportavano i giornali. Era un modo di ritrovarsi.
Era un dialogo fra amici in cui le parole non servono.
perdonare a chi è più potente di te, farla pagare a chi ti è sottoposto
amo di giorno in giorno divenire sempre più piromane (questioni di verità). Pertanto te la rigiro: parcere superbos et debellare subiectis (domanda a tuo fratello se non fa così e io e tuo fratello siamo della stessa religione LAICA
amo di giorno in giorno divenire sempre più piromane (questioni di verità). Pertanto te la rigiro: parcere superbos et debellare subiectis (domanda a tuo fratello se non fa così e io e tuo fratello siamo della stessa religione LAICA
abbiti tutto il mio affetto (sempre polemico comunque): stima e simpatia non devono mai far velo alla verità: perché la verità anche se irraggiungibile nella sua interezza per me - stante l'insegnamento di Pajetta e C - è sempre rivoluzionaria, ed io mi picco di essere divenuto rivoluzionario: io nato pompiere amo di giorno in giorno divenire sempre più piromane (questioni di verità). Pertanto te la rigiro: parcere superbos et debellare subiectis (domanda a tuo fratello se non fa così e io e tuo fratello siamo della stessa religione LAICA).
mercoledì 26 agosto 2015
FRATTAGLIE (cap. II)
FRATTAGLIE
Una cosa vorrei confessare. Ho solo 81 anni ed ho un grande complesso di inferiorità: avere compiuto 66 anni nel millennio scorso. Essere stato persino figlio della lupa; essere stato concepito in una famiglia non bigotta (mio padre la libertà di qualche bestemmia se la concedeva) ma certo cattolicissima; avere subito l'insegnamento della dottrina cristiana dalla signorina Nalbone che appena vedeva l'arciprete Casuccio arrossiva; avere fatto le scuole elementari sotto il fascismo sino alla terza elementare adorato dalla maestra Trapani il cui linguaggio sboccato era noto a tanti e le altre due superiori con il maestro Cammello brutto di corpo e tetro di anima, avere fatto il ginnasio in seminario (ma per fortuna mi assentavo abbondantemente essendomi inventata una colite amebica, allora i medici non usavano i termini ideopatici; il liceo ad Agrigento ed un prof. La Corcia, laureatosi da reduce in lettere senza avere sostenuto alcuno esame, perché reduce, veniva a casino con noi in quei luridi lupanari della Agrigento scoscesa. L'università senza assidua frequenza mancandomi i soldi per dimorare a Palermo come ad esempio si poteva permettere il figlio di papà mio caro amico, transitata con esami avventurosi superati con lettura sommaria dei testi imposti da docenti che pensavano ad altro. Poi la Banca d'Italia e là maliziosamente potei sbirciare i segreti dell'alta finanza italiana. E così sono passato a 66 anni nel nuovo millennio. Questo ha sepolto valori credenze residue fedi fasciste balordaggini moralistiche e tutto un ciarpame di negatività che chiamavano la civiltà del ventesimo secolo. Finita la sessuofobia clericale tendente alla pederastia, finita la misoginia delle femmine talora vero maschiliste peggio di noi maschi. Ed ecco una società novella, fatta di bellissime ragazze e di ragazzi forse troppo tendenti all'efebismo ma sempre vivi e vitali e gaudenti e se capita di farsi uno spinello se lo fanno come ai miei tempi un bicchiere di vino stopposo dalla zza' Narduzza ce lo facevamo per apparire anticonformisti. Tanto mi stanno insegnando. Mi stanno dicendo che vivere si deve e che quanto oscurantisti magari non più in veste talare vanno affermando sul regno dei cieli è una baggianata. Mi stanno anche insegnando che inventarsi una scala di valori per incultura, tornaconto e moralistica depravazione, per ipocrisia, per angustia mentale è il più grosso non valore che gli essere umani riescono a concertare.
Mi stanno provando che io, quelli come me, quelli della mia età ed anche quelli che hanno persino venti anni meno di me siamo cariatidi del millennio scorso, frattaglia, ruderi senza valore. magari petulanti pretenziosi rompipalle vacui predicatori del nulla di un impossibile eterno mentre è bene vivere l'oggi e il domani gioiosamente, in libertà di spirito e di corpo, rispettosi della propria sessualità-. E capisco il ripudio di questa becera insensa precaria scuola degli italici del millennio scorso, che pretende con docenti vacui e obsoleti di imporre il loro nulla mentre le nuove generazioni volano verso un superiore livello di vita e di saggezza esistenziale.
Calogero Taverna
Una cosa vorrei confessare. Ho solo 81 anni ed ho un grande complesso di inferiorità: avere compiuto 66 anni nel millennio scorso. Essere stato persino figlio della lupa; essere stato concepito in una famiglia non bigotta (mio padre la libertà di qualche bestemmia se la concedeva) ma certo cattolicissima; avere subito l'insegnamento della dottrina cristiana dalla signorina Nalbone che appena vedeva l'arciprete Casuccio arrossiva; avere fatto le scuole elementari sotto il fascismo sino alla terza elementare adorato dalla maestra Trapani il cui linguaggio sboccato era noto a tanti e le altre due superiori con il maestro Cammello brutto di corpo e tetro di anima, avere fatto il ginnasio in seminario (ma per fortuna mi assentavo abbondantemente essendomi inventata una colite amebica, allora i medici non usavano i termini ideopatici; il liceo ad Agrigento ed un prof. La Corcia, laureatosi da reduce in lettere senza avere sostenuto alcuno esame, perché reduce, veniva a casino con noi in quei luridi lupanari della Agrigento scoscesa. L'università senza assidua frequenza mancandomi i soldi per dimorare a Palermo come ad esempio si poteva permettere il figlio di papà mio caro amico, transitata con esami avventurosi superati con lettura sommaria dei testi imposti da docenti che pensavano ad altro. Poi la Banca d'Italia e là maliziosamente potei sbirciare i segreti dell'alta finanza italiana. E così sono passato a 66 anni nel nuovo millennio. Questo ha sepolto valori credenze residue fedi fasciste balordaggini moralistiche e tutto un ciarpame di negatività che chiamavano la civiltà del ventesimo secolo. Finita la sessuofobia clericale tendente alla pederastia, finita la misoginia delle femmine talora vero maschiliste peggio di noi maschi. Ed ecco una società novella, fatta di bellissime ragazze e di ragazzi forse troppo tendenti all'efebismo ma sempre vivi e vitali e gaudenti e se capita di farsi uno spinello se lo fanno come ai miei tempi un bicchiere di vino stopposo dalla zza' Narduzza ce lo facevamo per apparire anticonformisti. Tanto mi stanno insegnando. Mi stanno dicendo che vivere si deve e che quanto oscurantisti magari non più in veste talare vanno affermando sul regno dei cieli è una baggianata. Mi stanno anche insegnando che inventarsi una scala di valori per incultura, tornaconto e moralistica depravazione, per ipocrisia, per angustia mentale è il più grosso non valore che gli essere umani riescono a concertare.
Mi stanno provando che io, quelli come me, quelli della mia età ed anche quelli che hanno persino venti anni meno di me siamo cariatidi del millennio scorso, frattaglia, ruderi senza valore. magari petulanti pretenziosi rompipalle vacui predicatori del nulla di un impossibile eterno mentre è bene vivere l'oggi e il domani gioiosamente, in libertà di spirito e di corpo, rispettosi della propria sessualità-. E capisco il ripudio di questa becera insensa precaria scuola degli italici del millennio scorso, che pretende con docenti vacui e obsoleti di imporre il loro nulla mentre le nuove generazioni volano verso un superiore livello di vita e di saggezza esistenziale.
Calogero Taverna
Caro Orso caro Salvo
Credo di conoscere obiettivamente la scuola per averla dovuto seguire per 40 anni dall'esterno succube di mio fratello (che fu un signor preside manageriale per riconoscimento generale) e la costituzione (diritto costituzionale, diritto pubblico, filosofia del diritto) all'università' e poi nella vita professionale quando dopo il caso Sarcinelli della Banca d'Italia volevamo inventarci la COSTITUZIONE MATERIALE. Entrambi questi due cari amici mi pare che alto ma con la testa rivolta all'indietro. Mia suocera aveva 100 alunni ed era considerata una ottima insegnante, mia moglie con 5 alunni si stancò subito e a 19 anni sei mesi e un giorno se ne andò in pensione, pensione maggiorata del 100 per 100 ancora devo capire perché- Negli Stati Uniti d'America mi pare che se si vuole un buon risultato scolastico si va nelle scuole private strapagando; un titolo delle scuole pubbliche vale zero e viene considerato libero pascolo dei negri.. In Italia vi sono scuole private che sfornano diplomi decisamente criminali ma vi sono scuole d'élite (un tempo per esempio quella della confindustria di Carli - parlo della LUIS prima edizione però) che licenziava signori laureati. L'intera classe insegnante è oggi in Italia obsoleta, proviene dalle scuole elitarie di Gentile e anche se volete di Croce e perché no? magari dopo inquinate da un simpatico gobetto ucciso da Mussolini a nome Gramsci. .Guardiamo i faccia alla verità: pensate ai tanti docenti di tecnica bancaria che voglio vedere cosa sanno della recente riforma deformante della legge bancaria o di Basilea uno o due o tre (scusatemi ma questo è campo mio). Io ad esempio potrei insegnare gratis tecnica bancaria e credo che saprei il fatto mio e saprei invogliare i ragazzi ad addottorarsi un una materia che domani potrebbe loro consentire un lavoro altamente professionale. Forse sarebbe bene che io e tanti altri come me. pensionati ottantunenni, aprissimo scuole private gratuite. Certo in questo modo il carico asfissiante sul pil del 4% si ridurrebbe. Vero è che se invece del 4% portassimo il carico al 7% il pil immediatamente si accrescere del 3% e quindi manco i famosi parametri sfonderemmo ma stia certo l'amico Orso che istantaneamente l'inflazione surrettizia invece del 3% non so a quanto salirebbe. E la Merkel non ce lo permetterebbe. E qui dico all'amico Roberto, non si crogioli sulla vetusta carta costituzionale; è roba senza valore. desueta di fatto. Oggi siamo sotto una metacostituzione prescelta costituzionalmente , quella mitteleuropea estremamente capitalistica e quindi molto razionale. Se guardiamo avanti capiamo e ci adeguiamo, se guardiamo indietro la storia novella del terzo millennio ci frantuma. (Calogero Taverna)
martedì 25 agosto 2015
Castagneta più di S. Elpidio
LA PALLACUCCA IL MOSTRO DI CONOSCENZE ARCHEOLOGICHE GIA' UOMO D'ORDINE BERNARDO RICCIARDI DA CASTAGNETA DEL CICOLANO IO E L'IGNARO SINDACO DI PESCOROCCHIANO
Ieri finalmente il solerte e loquace BERNARDO RICCIARDI mi viene a prendere con la sua berlina alla bisogna 4X4 e mi porta in un paradiso per reperti archeologici per singolarità della flora per l'abbondanza di tracce della veridica strada franchigena, esclusa dai soldi della rapina comunitaria. Ed altro ed altro ancora.
Conoscitore per originali sue ricerche, per riscontri di vaghe testimonianze e tradizioni, per fortunati ritrovamenti Bernardo è una enciclopedia peripatetica on line. Sa parlare, sa comunicare. Il suo limite è di non scrivere quello che sa. Lo ha raccontato a furbastri locali e romani che se ne sono appropriati facendone bella mostra in conferenze, mostre, libri ed anche riviste patinate ben foraggiate. Bernardo non l'hanno manco menzionato.
Ho fotografato, su input di Bernardo, abbondantissimamente e la mia i-pad strabocca di flash. Purtroppo non ho registrato la voce quindi è come possedere un ricco nulla. Ho pregato Bernardo di rifare lui il tragitto che abbiamo fatto sotto pluviale minaccia, di fotografare lui quello che maldestramente io ho cercato di imprimere nella memoria del mio computer, di farne chiose a modo suo, con la massima schiettezza. Ne faremo un libro noi a disdoro di quelli che hanno approfittato delle conoscenze di Bernardo ma si sono astenuti dal farne il minimo accenno.
Abbiamo che in una pubblicazione d'alto costo pubblico del Comune di Fiamignano ci si limita ad esaltare le glorie dei luoghi cari agli amici del taglio di Buonventre Flamini e Maceroni mentre si oscurano S. Elpidio e adiacenze, la preziosa Castagneta che di ricchezze archeologiche e storiche forse ne ha di maggiori (e qui tralascio Baccarecce per non andare fuori tema. Aliunde menerò).
In contrapposto tenterò una testimonianza libraria insomma a scorno di Silvi e caudatari pronti a sobbarcarsi alle manie di escursionisti romani e inventare camminamenti che il Lugini spietatamente polverizza e omettere di dare a Cesare quello che è di Cesare, come dire a Bernardo Ricciardi.
Ma di tanto avremo modo di occuparci a suo tempo. Per il momento mi limito a pubblicare la foto di uno strano frutto che - in una impervia cresta montana non protetta non vincolata ignorata dal sindaco di Pescorocchiano e servotti di ogni specie e titolo - il buon Ricciardi mi dice essere una zecca romana, paradiso dei tombaroli. che vi avrebbero trovato una erme venduta lì per lì per 20 milioni di vecchie lire, il compratore l'avrebbe subito rivenduta per quaranta, e l'acquirente per 80 e così all'estero piazzarta per 250 milioni di vecchie lire.
Tutti ne parlano, tutgi lo sanno, sanno persino chi si è partito da S. Elpidio per lasciare lì un abusivo scavo che mi sono limitato a fotografare.
Ma de hoc satis. Mi limito a mostrarvi uno strano frutto. Mi sembrava la miniatura della testa di s. Vincenzo quello col dito osceno di Baccarecce, messo abbondantemente all'asta nella incuria della curia vescovile di Rieti.
Qui il frutto lo chiamano:
PALLACUCCA
Bernardo mi dice che nella lingua degli italici lo si dice GALLA perché leggero come è galleggia sull'acqua. Una volta avevo una amica professoressa che mi avrebbe dato tutte le informazioni botaniche del caso. Ma l'ho persa perché a suo dire sarei un misogino vagulo ed incostante, un camaleonte per i poveri di spirito l'uomo dai mille volti per le anime raffinate e spiritualissime.
E con ciò chiedo venia e chiudo.
Oggi siamo sotto una metacostituzione prescelta costituzionalmente , quella mitteleuropea estremamente capitalistica e quindi molto razionale. Se guardiamo avanti capiamo e ci adeguiamo, se guardiamo insietro la storia novella del terzo millennio ci frantuma. (Calogero Taverna)
Credo di conoscere obiettivamente la scuola per averla dovuto seguire per 40 anni dall'esterno succube di mio fratello (che fu un signor preside manageriale per riconoscimento generale) e la costituzione (diritto costituzionale, diritto pubblico, filosofia del diritto) all'università' e poi nella vita professionale quando dopo il caso Sarcinelli della Banca d'Italia volevamo inventarci la COSTITUZIONE MATERIALE. Entrambi quesi due cari amici mi pare che alto ma con la testa rivolta all'indietro. Mia suocera aveva 100 alunni ed era considerata una ottima insegnante, mia moglie con 5 alunni si stancò subito e a 19 anni sei mesi e un giorno se ne andàòin pensione, pensione maggiorata del 100 per 100 ancora devo capire perché- Negli Stati Uniti d'America mi pare che se si vuole un buon risultato scolastico si va nelle scuole private strapagando; un titolo delle scuole pubbliche vale zero e viene considerato libero pascolo dei negri.. In Italia vi sono scuole private che sfornano diplomi decisamente criminali ma vi sono scuole d'élite (un tempo per esempio quella della confindustria di Carli) che licenziava signori laureati. L'intera classe insegnante è oggi in Italia obsoleta, proviene dalle scuole elitarie di Gentile e anche se volete di Croce e perché no? magari dopo inquinate da un simpatico gobetto ucciso da Mussolini a nome Gramsci. .Guardiamo i faccia alla verità: pensate ai tanti docenti di tecnica bancaria che voglio vedere cosa sanno della riecente rifornma deformante della legge bancaria o di Bsilea uno o due o tre (scusatemi ma questo è campo mio). Io ad esempio potrei insegnare gratis tecnica bancaria e credo che saprei il fatto mio e saprei invogliare i ragazzi ad addottorarsi un una materia che domani potrebbe loro consentire un lavoro altamente professionale. Forse sarebbe bene che io e tanti altri come me. pensionati ottantunenni, aprissimo scuole private gratuite. Certo in questo modo il carico asfissiante sul pil del 4% si ridurrebbe. Vero è che se invece del 4% portassimo il carico al 7% il pil immediatamente si accrescere del 3% e quindi manco i famosi parametri sfonderemmo ma stia certo l'amico Orso che istantaneamente l'inflazione surrettizia invece del 3% non so a quanto salirebbe. E la Merkel non ce lo permetterebbe. E qui dico all'amico Roberto, non si crogioli sulla vetusta carta costituzionale; è roba senza valore. desueta di fatto. Oggi siamo sotto una metacostituzione prescelta costituzionalmente , quella mitteleuropea estremamente capitalistica e quindi molto razionale. Se guardiamo avanti capiamo e ci adeguiamo, se guardiamo insietro la storia novella del terzo millennio ci frantuma. (Calogero Taverna)
se qualcuno dovesse essere interessato a questa mia iniziativa non poòitica ma altamente culturale puà mandarmi la sua adesione o direttamente qui su FB o nella mia posta eletronica calogerotaverna@live.it
se qualcuno dovesse essere interessato a questa mia iniziativa non poòitica ma altamente culturale puà mandarmi la sua adesione o direttamente qui su FB o nella mia posta eletronica calogerotaverna@live.it
Oggi addì............................................... alle ore .... nei locali ..............................
i signori:
..........................
.........................
..........................
prendono in esame la proposta a suo tempo redatta dal dottore Calogero Taverna che era così concepita:
Proposta per un progetto di fattibilità di una forma associativa di volontariato cittadino volto al recupero dei valori civili religiosi storici archeologici e culturali della comunità di Fiamignano nella sua interezza.
Obiettivi di massima:
A R S
CICOLI
Associazione ricerche e studi su
Poggio Poponesco e dintorni
FIAMIGNANO
Dopo ampia e approfondita discussione si addiviene alla seguente decisione:
si costituisce l’associazione no-profit ARS-Cicoli (associazione ricerche e studi su Poggio Poponesco e dintorni) con sede in Santa Lucia di Fiamignano (ex convento delle monache) via del Brecciaro, 1 - Fiamignano e si nomina come presidente il dottore Calogero TAVERNA
gli si dà incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento AI SENSI E PER GLI EFFETTI DELL'ART. 2 quater dello Statuto del Comune di Fiamignano (delibera n. 39 del 21/12/1999) della predetta associazione come iniziativa culturale e sociale di interesse pubblico e di rilevanza locale;
di attivarsi per l'elaborazione proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché per la riappropriazione delle strutture a rilevanza culturale storica e archeologica del territorio;
in particolare, ci si adopererà per la effettuazione di incontri volti a studi specifici e specialistici nell'ambito della prevenzione sanitaria, degli approfondimenti culturali e della elaborazione di progetti lavorativi turistici e ricreativi;
in questi ultimi settori si tenderà a progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;
saliente la concertazione protesa alla realizzazione di un Antiquarium incentrato sulla civiltà romana, sul periodo di mezzo, e sulle specificità storiche dell’era moderna con particolare riguardo alle riforme dei Napoleonidi quali emergono dai peculiari catasti onciari e dalle vertenze giuspubblicistiche;
obiettivo precipuo sarò quindi quello del recupero della memoria archeologica delle locali e maestose mura pelasgiche e del castello dell'anno Mille con annesso villaggio Medievale di Poggio Poponesco;
si avrà cura di prendere contatti con le locali compagnie filodrammatiche per la messa in scena di commedie dell’antica Roma (Plauto, Terenzio) e delle tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana di Cicoli, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;
specidifcamente si dovranno porre in atto iniziative per la riesumazione del villaggio medievale di Poggio Poponesco, con scavi stratigrafici e con ricostruzioni illustrative nell’ottica della nuova scienza dell’archeologia medievale di cui alle specializzazioni universitarie di talune città toscane, centri universitari questi d’avanguardia e fortemente innovativi;
e al contempo tendere a salvaguardare e recuperare edifici moderni in deprecabile stato d’abbandono come il piano terra dell’imponente scuola media per concertare con Asl, Centri ospedalieri d’avanguardia del tipo del S. Raffaele di Roma e il già sorto CENTRO DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA GRATUITA da inquadrare nell'ambito dei progetti finanziabili dalla Comunità Europea;
si dovrà cioè puntare a far sorgere nel negletto Cicolano centri diagnostici e soprattutto sperimentali nella cura di malattie oncologiche e cardiache, con attrezzature di moderna concezione per la sperimentazione anche a salvaguardia di una popolazione stanziale in atto mal servita e in disagevoli condizioni territoriali.
In definitiva si è è in grado di disporre già di professionalità da parte di taluni dei promotori, particolarmente competenti nel suggerire assestamenti di bilancio per usufruire dei fondi della Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria, nell’ambito degli accordi Monti con la BCE.
Quanto sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto collaborativo, da qualsiasi parte provenga.
Fiamignano lì ....................
Oggi addì............................................... alle ore .... nei locali ..............................
i signori:
..........................
.........................
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prendono in esame la proposta a suo tempo redatta dal dottore Calogero Taverna che era così concepita:
Proposta per un progetto di fattibilità di una forma associativa di volontariato cittadino volto al recupero dei valori civili religiosi storici archeologici e culturali della comunità di Fiamignano nella sua interezza.
Obiettivi di massima:
A R S
CICOLI
Associazione ricerche e studi su
Poggio Poponesco e dintorni
FIAMIGNANO
Dopo ampia e approfondita discussione si addiviene alla seguente decisione:
si costituisce l’associazione no-profit ARS-Cicoli (associazione ricerche e studi su Poggio Poponesco e dintorni) con sede in Santa Lucia di Fiamignano (ex convento delle monache) via del Brecciaro, 1 - Fiamignano e si nomina come presidente il dottore Calogero TAVERNA
gli si dà incarico di adoperarsi presso l’amministrazione comunale per il riconoscimento AI SENSI E PER GLI EFFETTI DELL'ART. 2 quater dello Statuto del Comune di Fiamignano (delibera n. 39 del 21/12/1999) della predetta associazione come iniziativa culturale e sociale di interesse pubblico e di rilevanza locale;
di attivarsi per l'elaborazione proposte e suggerimenti per la valorizzazione dell’archeologia, della peculiarità storica, nonché per la riappropriazione delle strutture a rilevanza culturale storica e archeologica del territorio;
in particolare, ci si adopererà per la effettuazione di incontri volti a studi specifici e specialistici nell'ambito della prevenzione sanitaria, degli approfondimenti culturali e della elaborazione di progetti lavorativi turistici e ricreativi;
in questi ultimi settori si tenderà a progetti per finanziamenti comunitari o di ogni altra provenienza pubblica;
saliente la concertazione protesa alla realizzazione di un Antiquarium incentrato sulla civiltà romana, sul periodo di mezzo, e sulle specificità storiche dell’era moderna con particolare riguardo alle riforme dei Napoleonidi quali emergono dai peculiari catasti onciari e dalle vertenze giuspubblicistiche;
obiettivo precipuo sarò quindi quello del recupero della memoria archeologica delle locali e maestose mura pelasgiche e del castello dell'anno Mille con annesso villaggio Medievale di Poggio Poponesco;
si avrà cura di prendere contatti con le locali compagnie filodrammatiche per la messa in scena di commedie dell’antica Roma (Plauto, Terenzio) e delle tragedie di Seneca, patrimoni culturali che si agganciano alla prisca civiltà romana di Cicoli, sulla scia di testi eccelsi come quelli di Virgilio, di Tito Livio, di Dionisio di Alicarnasso, di Diodoro Siculo ed altri;
specidifcamente si dovranno porre in atto iniziative per la riesumazione del villaggio medievale di Poggio Poponesco, con scavi stratigrafici e con ricostruzioni illustrative nell’ottica della nuova scienza dell’archeologia medievale di cui alle specializzazioni universitarie di talune città toscane, centri universitari questi d’avanguardia e fortemente innovativi;
e al contempo tendere a salvaguardare e recuperare edifici moderni in deprecabile stato d’abbandono come il piano terra dell’imponente scuola media per concertare con Asl, Centri ospedalieri d’avanguardia del tipo del S. Raffaele di Roma e il già sorto CENTRO DI ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA GRATUITA da inquadrare nell'ambito dei progetti finanziabili dalla Comunità Europea;
si dovrà cioè puntare a far sorgere nel negletto Cicolano centri diagnostici e soprattutto sperimentali nella cura di malattie oncologiche e cardiache, con attrezzature di moderna concezione per la sperimentazione anche a salvaguardia di una popolazione stanziale in atto mal servita e in disagevoli condizioni territoriali.
In definitiva si è è in grado di disporre già di professionalità da parte di taluni dei promotori, particolarmente competenti nel suggerire assestamenti di bilancio per usufruire dei fondi della Cassa DD. e PP. previe operazioni ponte della banca tesoreria, nell’ambito degli accordi Monti con la BCE.
Quanto sopra è ovviamente a titolo provvisorio. Ogni ulteriore iniziativa e proposta non è preclusa, anzi se ne chiede sin da ora ogni apporto collaborativo, da qualsiasi parte provenga.
Fiamignano lì ....................
la mia riforma scolastica
Ma tu che critichi la scuoia degli italici cosa in positivo proponi?- mi si contesta.
Se fossi plenipotenziario della residua repubblica italiana varerei dalla sera alla mattina questi DL:
- abolizione dell'istituto dei precari;
- dimezzamento del corpo insegnanti (a casa i fannulloni, gli analfabeti docenti di ritorno, gli squilibrati di mente, i depravati e i pedofili anche di genere femminile);
- triplicazione dello stipendio ma rapportato alla produttività valutata da presidi (abolizione del nome di dirigente scolastico) nominati per triennio se di provata capacità manageriale e maggiore selettività avverso le donne:
- limitazione del numero delle classi ognuna delle quali non deve essere inferiore ai trenta alunni;
- orario di insegnamento non meno di sette ore lavorative giornaliere (chi non ce la fa a casa);
- ingiustificabilità delle assenze;
- controllo di idoneità didattica quinquennale: sospeso chi inidoneo una prima volta; licenziato in tronco chi recidivo:
- ricalcolo di tutte le pensioni conseguite e raddoppio delle pensioni effettivamente maturate soprattutto per contributi realmente sostenuti dal beneficiato-
Se fossi plenipotenziario della residua repubblica italiana varerei dalla sera alla mattina questi DL:
- abolizione dell'istituto dei precari;
- dimezzamento del corpo insegnanti (a casa i fannulloni, gli analfabeti docenti di ritorno, gli squilibrati di mente, i depravati e i pedofili anche di genere femminile);
- triplicazione dello stipendio ma rapportato alla produttività valutata da presidi (abolizione del nome di dirigente scolastico) nominati per triennio se di provata capacità manageriale e maggiore selettività avverso le donne:
- limitazione del numero delle classi ognuna delle quali non deve essere inferiore ai trenta alunni;
- orario di insegnamento non meno di sette ore lavorative giornaliere (chi non ce la fa a casa);
- ingiustificabilità delle assenze;
- controllo di idoneità didattica quinquennale: sospeso chi inidoneo una prima volta; licenziato in tronco chi recidivo:
- ricalcolo di tutte le pensioni conseguite e raddoppio delle pensioni effettivamente maturate soprattutto per contributi realmente sostenuti dal beneficiato-
la mia riforma scolastica
Ma tu che critichi la scuoia degli italici cosa in positivo proponi?- mi si contesta.
Se fossi plenipotenziario della residua repubblica italiana varerei dalla sera alla mattina questi DL:
- abolizione dell'istituto dei precari;
- dimezzamento del corpo insegnanti (a casa i fannulloni, gli analfabeti docenti di ritorno, gli squilibrati di mente, i depravati e i pedofili anche di genere femminile);
- triplicazione dello stipendio ma rapportato alla produttività valutata da presidi (abolizione del nome di dirigente scolastico) nominati per triennio se di provata capacità manageriale e maggiore selettività avverso le donne:
- limitazione del numero delle classi ognuna delle quali non deve essere inferiore ai trenta alunni;
- orario di insegnamento non meno di sette ore lavorative giornaliere (chi non ce la fa a casa);
- ingiustificabilità delle assenze;
- controllo di idoneità didattica quinquennale: sospeso chi inidoneo una prima volta; licenziato in tronco chi recidivo:
- ricalcolo di tutte le pensioni conseguite e raddoppio delle pensioni effettivamente maturate soprattutto per contributi realmente sostenuti dal beneficiato-
Se fossi plenipotenziario della residua repubblica italiana varerei dalla sera alla mattina questi DL:
- abolizione dell'istituto dei precari;
- dimezzamento del corpo insegnanti (a casa i fannulloni, gli analfabeti docenti di ritorno, gli squilibrati di mente, i depravati e i pedofili anche di genere femminile);
- triplicazione dello stipendio ma rapportato alla produttività valutata da presidi (abolizione del nome di dirigente scolastico) nominati per triennio se di provata capacità manageriale e maggiore selettività avverso le donne:
- limitazione del numero delle classi ognuna delle quali non deve essere inferiore ai trenta alunni;
- orario di insegnamento non meno di sette ore lavorative giornaliere (chi non ce la fa a casa);
- ingiustificabilità delle assenze;
- controllo di idoneità didattica quinquennale: sospeso chi inidoneo una prima volta; licenziato in tronco chi recidivo:
- ricalcolo di tutte le pensioni conseguite e raddoppio delle pensioni effettivamente maturate soprattutto per contributi realmente sostenuti dal beneficiato-
Le signore delle camelie non possono più darmi addosso perché hanno staccato la spina della spinosa controversia col sottoscritto. Ma io me la rido di loro. Brava Merkel, bene euro, viva l'economia mitteleuropea e a morte quella dello stato assistenziale italiano e quindi Salvini e Grillo-
iN QUESTO MOMENTO LE voci dei tanti telegiornali strillano i crolli in borsa a Shangai e Tokio, e aggiungono che le borse europee salgono, ma - purtroppo per me - il dollaro guadagna. Non spiegano l'arcano. A me piacerebbe che allora fossero certi miei denigratori e certe signore delle camelie a spiegarmi questi tre fenomeni economici non troppo conciliabili. Io che apprezzo il culo grosso della Merkel dico tra me e me che ha molto merito nella salita della borsa di Milano. La Cina sta bruciando tanto della sua immane liquidità ma non riesce a far credere agli investitori mondiali che la sua economia è come prima. L'America, causa a mio avviso di questa crescente bolla speculativa contro la Cina, un buon risultato lo sta conseguendo: quello di erodere la concorrenza dell'euro. Ma la Merkel ha merito nel fare apparire di nuovo appetibile investire nella economia mitteleuropea anche in quella italiana. Le signore delle camelie non possono più darmi addosso perché hanno staccato la spina della spinosa controversia col sottoscritto. Ma io me la rido di loro. Brava Merkel, bene euro, viva l'economia mitteleuropea e a morte quella dello stato assistenziale italiano e quindi Salvini e Grillo-
LA PALLACUCCA IO E RICCIARDI
LA PALLACUCCA IL MOSTRO DI CONOSCENZE ARCHEOLOGICHE GIA' UOMO D'ORDINE BERNARDO RICCIARDI DA CASTAGNETA DEL CICOLANO IO E L'IGNARO SINDACO DI PESCOROCCHIANO
Ieri finalmente il solerte e loquace BERNARDO RICCIARDI mi viene a prendere con la sua berlina alla bisogna 4X4 e mi porta in un paradiso per reperti archeologici per singolarità della flora per l'abbondanza di tracce della veridica strada franchigena, esclusa dai soldi della rapina comunitaria. Ed altro ed altro ancora.
Conoscitore per originali sue ricerche, per riscontri di vaghe testimonianze e tradizioni, per fortunati ritrovamenti Bernardo è una enciclopedia peripatetica on line. Sa parlare, sa comunicare. Il suo limite è di non scrivere quello che sa. Lo ha raccontato a furbastri locali e romani che se ne sono appropriati facendone bella mostra in conferenze, mostre, libri ed anche riviste patinate ben foraggiate. Bernardo non l'hanno manco menzionato.
Ho fotografato, su input di Bernardo, abbondantissimamente e la mia i-pad strabocca di flash. Purtroppo non ho registrato la voce quindi è come possedere un ricco nulla. Ho pregato Bernardo di rifare lui il tragitto che abbiamo fatto sotto pluviale minaccia, di fotografare lui quello che maldestramente io ho cercato di imprimere nella memoria del mio computer, di farne chiose a modo suo, con la massima schiettezza. Ne faremo un libro noi a disdoro di quelli che hanno approfittato delle conoscenze di Bernardo ma si sono astenuti dal farne il minimo accenno.
Abbiamo che in una pubblicazione d'alto costo pubblico del Comune di Fiamignano ci si limita ad esaltare le glorie dei luoghi cari agli amici del taglio di Buonventre Flamini e Maceroni mentre si oscurano S. Elpidio e adiacenze, la preziosa Castagneta che di ricchezze archeologiche e storiche forse ne ha di maggiori (e qui tralascio Baccarecce per non andare fuori tema. Aliunde menerò).
In contrapposto tenterò una testimonianza libraria insomma a scorno di Silvi e caudatari pronti a sobbarcarsi alle manie di escursionisti romani e inventare camminamenti che il Lugini spietatamente polverizza e omettere di dare a Cesare quello che è di Cesare, come dire a Bernardo Ricciardi.
Ma di tanto avremo modo di occuparci a suo tempo. Per il momento mi limito a pubblicare la foto di uno strano frutto che - in una impervia cresta montana non protetta non vincolata ignorata dal sindaco di Pescorocchiano e servotti di ogni specie e titolo - il buon Ricciardi mi dice essere una zecca romana, paradiso dei tombaroli. che vi avrebbero trovato una erme venduta lì per lì per 20 milioni di vecchie lire, il compratore l'avrebbe subito rivenduta per quaranta, e l'acquirente per 80 e così all'estero piazzarta per 250 milioni di vecchie lire.
Tutti ne parlano, tutgi lo sanno, sanno persino chi si è partito da S. Elpidio per lasciare lì un abusivo scavo che mi sono limitato a fotografare.
Ma de hoc satis. Mi limito a mostrarvi uno strano frutto. Mi sembrava la miniatura della testa di s. Vincenzo quello col dito osceno di Baccarecce, messo abbondantemente all'asta nella incuria della curia vescovile di Rieti.
PALLACUCCA
Bernardo mi dice che nella lingua degli italici lo si dice GALLA perché leggero come è galleggia sull'acqua. Una volta avevo una amica professoressa che mi avrebbe dato tutte le informazioni botaniche del caso. Ma l'ho persa perché a suo dire sarei un misogino vagulo ed incostante, un camaleonte per i poveri di spirito l'uomo dai mille volti per le anime raffinate e spiritualissime.
E con ciò chiedo venia e chiudo.
LA PALLACUCCA IO E RICCIARDI
LA PALLACUCCA IL MOSTRO DI CONOSCENZE ARCHEOLOGICHE GIA' UOMO D'ORDINE BERNARDO RICCIARDI DA CASTAGNETA DEL CICOLANO IO E L'IGNARO SINDACO DI PESCOROCCHIANO
Ieri finalmente il solerte e loquace BERNARDO RICCIARDI mi viene a prendere con la sua berlina alla bisogna 4X4 e mi porta in un paradiso per reperti archeologici per singolarità della flora per l'abbondanza di tracce della veridica strada franchigena, esclusa dai soldi della rapina comunitaria. Ed altro ed altro ancora.
Conoscitore per originali sue ricerche, per riscontri di vaghe testimonianze e tradizioni, per fortunati ritrovamenti Bernardo è una enciclopedia peripatetica on line. Sa parlare, sa comunicare. Il suo limite è di non scrivere quello che sa. Lo ha raccontato a furbastri locali e romani che se ne sono appropriati facendone bella mostra in conferenze, mostre, libri ed anche riviste patinate ben foraggiate. Bernardo non l'hanno manco menzionato.
Ho fotografato, su input di Bernardo, abbondantissimamente e la mia i-pad strabocca di flash. Purtroppo non ho registrato la voce quindi è come possedere un ricco nulla. Ho pregato Bernardo di rifare lui il tragitto che abbiamo fatto sotto pluviale minaccia, di fotografare lui quello che maldestramente io ho cercato di imprimere nella memoria del mio computer, di farne chiose a modo suo, con la massima schiettezza. Ne faremo un libro noi a disdoro di quelli che hanno approfittato delle conoscenze di Bernardo ma si sono astenuti dal farne il minimo accenno.
Abbiamo che in una pubblicazione d'alto costo pubblico del Comune di Fiamignano ci si limita ad esaltare le glorie dei luoghi cari agli amici del taglio di Buonventre Flamini e Maceroni mentre si oscurano S. Elpidio e adiacenze, la preziosa Castagneta che di ricchezze archeologiche e storiche forse ne ha di maggiori (e qui tralascio Baccarecce per non andare fuori tema. Aliunde menerò).
In contrapposto tenterò una testimonianza libraria insomma a scorno di Silvi e caudatari pronti a sobbarcarsi alle manie di escursionisti romani e inventare camminamenti che il Lugini spietatamente polverizza e omettere di dare a Cesare quello che è di Cesare, come dire a Bernardo Ricciardi.
Ma di tanto avremo modo di occuparci a suo tempo. Per il momento mi limito a pubblicare la foto di uno strano frutto che - in una impervia cresta montana non protetta non vincolata ignorata dal sindaco di Pescorocchiano e servotti di ogni specie e titolo - il buon Ricciardi mi dice essere una zecca romana, paradiso dei tombaroli. che vi avrebbero trovato una erme venduta lì per lì per 20 milioni di vecchie lire, il compratore l'avrebbe subito rivenduta per quaranta, e l'acquirente per 80 e così all'estero piazzarta per 250 milioni di vecchie lire.
Tutti ne parlano, tutgi lo sanno, sanno persino chi si è partito da S. Elpidio per lasciare lì un abusivo scavo che mi sono limitato a fotografare.
Ma de hoc satis. Mi limito a mostrarvi uno strano frutto. Mi sembrava la miniatura della testa di s. Vincenzo quello col dito osceno di Baccarecce, messo abbondantemente all'asta nella incuria della curia vescovile di Rieti.
PALLACUCCA
Bernardo mi dice che nella lingua degli italici lo si dice GALLA perché leggero come è galleggia sull'acqua. Una volta avevo una amica professoressa che mi avrebbe dato tutte le informazioni botaniche del caso. Ma l'ho persa perché a suo dire sarei un misogino vagulo ed incostante, un camaleonte per i poveri di spirito l'uomo dai mille volti per le anime raffinate e spiritualissime.
E con ciò chiedo venia e chiudo.
LA PALLACUCCA
LA PALLACUCCA IL MOSTRO DI CONOSCENZE
ARCHEOLOGICHE GIA' UOMO D'ORDINE BERNARDO RICCIARDI DA CASTAGNETA
DEL CICOLANO IO E L'IGNARO SINDACO DI PESCOROCCHIANO
Ieri finalmente il solerte e loquace
BERNARDO RICCIARDI mi viene a prendere con la sua berlina alla
bisogna 4X4 e mi porta in un paradiso per reperti archeologici per
singolarità della flora per l'abbondanza di tracce della veridica
strada franchigena, esclusa dai soldi della rapina comunitaria. Ed
altro ed altro ancora.
Conoscitore per originali sue ricerche,
per riscontri di vaghe testimonianze e tradizioni, per fortunati
ritrovamenti Bernardo è una enciclopedia peripatetica on line. Sa
parlare, sa comunicare. Il suo limite è di non scrivere quello che
sa. Lo ha raccontato a furbastri locali e romani che se ne sono
appropriati facendone bella mostra in conferenze, mostre, libri ed
anche riviste patinate ben foraggiate. Bernardo non l'hanno manco
menzionato.
Ho fotografato, su input di Bernardo,
abbondantissimamente e la mia i-pad strabocca di flash. Purtroppo
non ho registrato la voce quindi è come possedere un ricco nulla.
Ho pregato Bernardo di rifare lui il tragitto che abbiamo fatto sotto
pluviale minaccia, di fotografare lui quello che maldestramente io ho
cercato di imprimere nella memoria del mio computer, di farne chiose
a modo suo, con la massima schiettezza. Ne faremo un libro noi a
disdoro di quelli che hanno approfittato delle conoscenze di
Bernardo ma si sono astenuti dal farne il minimo accenno.
Abbiamo che in una pubblicazione
d'alto costo pubblico del Comune di Fiamignano ci si limita ad
esaltare le glorie dei luoghi cari agli amici del taglio di
Buonventre Flamini e Maceroni mentre si oscurano S. Elpidio e
adiacenze, la preziosa Castagneta che di ricchezze archeologiche e
storiche forse ne ha di maggiori (e qui tralascio Baccarecce per non
andare fuori tema. Aliunde menerò).
In contrapposto tenterò una
testimonianza libraria insomma a scorno di Silvi e caudatari pronti a
sobbarcarsi alle manie di escursionisti romani e inventare
camminamenti che il Lugini spietatamente polverizza e omettere di
dare a Cesare quello che è di Cesare, come dire a Bernardo
Ricciardi.
Ma di tanto avremo modo di occuparci a
suo tempo. Per il momento mi limito a pubblicare la foto di uno
strano frutto che - in una impervia cresta montana non protetta non
vincolata ignorata dal sindaco di Pescorocchiano e servotti di ogni
specie e titolo - il buon Ricciardi mi dice essere una zecca romana,
paradiso dei tombaroli. che vi avrebbero trovato una erme venduta lì
per lì per 20 milioni di vecchie lire, il compratore l'avrebbe
subito rivenduta per quaranta, e l'acquirente per 80 e così
all'estero piazzarta per 250 milioni di vecchie lire.
Tutti ne parlano, tutgi lo sanno, sanno
persino chi si è partito da S. Elpidio per lasciare lì un abusivo
scavo che mi sono limitato a fotografare.
Ma de hoc satis. Mi limito a mostrarvi
uno strano frutto. Mi sembrava la miniatura della testa di s.
Vincenzo quello col dito osceno di Baccarecce, messo abbondantemente
all'asta nella incuria della curia vescovile di Rieti.
PALLACUCCA
Bernardo mi dice che nella lingua degli
italici lo si dice GALLA perché leggero come è galleggia
sull'acqua. Una volta avevo una amica professoressa che mi avrebbe
dato tutte le informazioni botaniche del caso. Ma l'ho persa perché
a suo dire sarei un misogino vagulo ed incostante, un camaleonte per
i poveri di spirito l'uomo dai mille volti per le anime raffinate e
spiritualissime.
E con ciò chiedo venia e chiudo.
Sì forse certe agnazioni politiche che surrettiziamente hanno portato ai presenti sconquassi monnezzari vanno sconfessate
Io credo che questa volta di fronte a sommovimenti cittadini come questo che raccoglie consensi anche al di là delle mura paesane il signor sindaco non può fare finta di niente. Di fronte ad un disservizio pregiudizievole persino della pubblica salute della cittadinanza racalmutese il sindaco non può non mettere da parte la sua notoria indolente prudenza e spingersi in iniziative azzardate ma impellenti. Sì forse certe agnazioni politiche che surrettiziamente hanno portato ai presenti sconquassi monnezzari vanno sconfessate. Forse ne potrebbero derivare danni economici familiari. Ma non è più il tempo delle mele. Il bene comune va perseguito non solo oltre gli interessi personali ma anche contro gli stessi interessi familiari. Pena la gogna politica etica e sociale.
lunedì 24 agosto 2015
Carmine Falsarone Sindaco
CARMINE FALSARONE SINDACO DI FIAMIGNANO
[DAL PROSSIMO ANNO]
un po' pateticamente il sindaco (ancora per poco) di Fiamignano si chiede dove sta il dottore Carmine Falsarone.
Sta, come dice nella sua locandina, con la giustizia, con la libertà e con la verità.
Ma non è riuscito a stare nella squadra assessoriale del sindaco per ragioni profonde, per disappunti quotidiani, per estraneità ai tanti piccoli e grandi giochi di bottega.
Ora il dottore Carmine Falsarone pur ostacolato e combattuto nella sua lungimirante e salvifica "ASSISTENZA SOCIO-SANITARIA GRATUITA, pur boicottato nella riuscitissima conferenza del 13 agosto, assente il sindaco e neppure addobbato dai suoi commessi, si sta lanciando per un programma rivoluzionario e ammirevole di cui all'acronimo SALE che illustrerà sabato 29 agosto 2015 nella piazza della chiesa di S. Lucia di Fiamignano, naturalmente assente il sindaco di questo ultimo infausto scorcio amministrativo.
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abato 18 maggio 2013
32 pagine di appunti sul cicolano
POGGIO POPONESCO VARIE
A QUELLI DEL CICOLANO
Signori miei, è inutile che ci giriamo attorno. Di fronte ad una pagina come questa del Lugini, l'ottocentesco medico Domenico Lugini c'è da rimanere esterrefatti. C'è forse una lapide commemorativa a Santa Lucia di Fiamignano? No! Perché? per campanilismo. Prima non era di Petrella e a Romanin non interessava; ora non è del Corvaro e non dico a chi non interessa, ma il nome ce l'ho sulla punta della lingua.
Una epigrafe di sconvolgente sapienza storica, dove sta? nel museo dell'Aquila? Ci sta ancora dopo il terremoto?
E' quella sotto? corrisponde al vero che trattasi di "un frammento di epigrafe in lingua OSCA che trovasi nel pavimento della vasca della fontana della villetta di Collemaggiore. Ricorda un 'Meddixtuticus' di NERSE"
Sempre colpa degli altri? Non è colpa anche nostra? Anche mia, che frequentando da quarant'anni Baccarecce e Santa Lucia di Fiamignano non ho attivato i canali cui potevo accedere per il debito recupero?
Questa estate ho parlato con il signor sindaco di Pescorocchiano: una grandissima e degnissima persona, credo che abbia detto: "ma questo è un maziano, cosa viene mai a rompere gli zebedei a me".
Perché gli ho rotto gli zebedei?
a) perché deve recuperare la tassa sull'occupazione del suolo pubblico da parte di codesti imprendibili privati, arraffatisi il fascista ma giuspubblicistico LAGO DEL SALTO;
b) perché Nerse non è PROPRIETA' della CURIA VESCOVILE ed io che sono comunista me ne frego dei vescovi tanto amici dei democristiani tanto potenti anche bancariamente a Pescorocchiano. E perché la Curia non è proprietaria? Andate a guardare il catasto. Già, ed allora salta tutta la proprietà immobiliare del Cicolano vittima del geometra CAVALLARI. Ed a me che me ne frega! E tu PUBBLICO UFFICIALE sei condannato ad agire altrimenti incappi in omissioni di atti d'ufficio, in omissione di rapporto SENZA INDIGIO. Già e così non mi eleggono più! Già: e non ti eleggono più. E chi se ne frega.
c) Guardi che dice qui: che si tratta di lingua OSCA. Sa che significa che qui in questo paradisiaco lembo di terra ma in capo al mondo fioriva una civiltà, OSCA, ancor prima che i romani riuscissero ad imparare ad usare l'aratro a chiodo per quella nota storia di Romolo e Remo. E allora? Allora occorre che questo che è un PATRIMONIO DELL'UMANITA' diventi tutto u museo per la salvaguardia di beni irripetibili. Dunque sfrattiamo, per inziare, la Curia per possesso abusivo di ciò che è inalienabile, imprescrittibile, inusucapibile. Sì e così non mi eleggono più ancor più che pria!!!d) Ma basta? no. Bisogna indagare sull'origine del legittimo acquisto di quello che è il museo personale dei MORELLI.
Dove? a Nesce.
Etc. Etc. Calogero Taverna
E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante metà secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.
Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento dell'indilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per una impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben oltre i lmiti di un quasivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico. Qui è in gioco un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni rihiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.
Pietro Camaiano salito sul l'altura del Castrum fa annoatre ai suoi amanuesi che sotto vi era un mportante oratorio "oratorium S.Tomae. Rector D. Marius Antonii" Chi era questo don Mario Antoni?
Pievano ancora non affermato, ma appartenente ad una famiglia di preti molto rdicati nella ripartizione delle parrocchie e delle rettorie del Cicolamo, per il momento detiene solo codesta rettoria ai piedi del Castrum di Poggio Poponesco. Ampia, potente e ramificata è la schiera degli ecclesiastici di quella famiglia di Antoni, che per vari indizi ci pare quella che poi diede la spinta alla conquista del feudo della Baronia, gli Antonini appunto. Da qui già emerge l'opportunità che con i debiti doverosi finanziamenti prubblici si redigano i quadri propopografici del Cicolano, secondo ormai la già consolidata scuola proosopografica.
A Corvaro, infatti, dominava il canonico don Angelo Antoni; don Cesareo Antoni è rettre ben remunerato; come beneficiario risulta Domenico Antoni ; emerge pure Francesco Antoni; Giacomo Antoni è canonico; tante prebende per don Giovanni Antoni; spiccano pure don Giovanni e don GiovanniFrancesco; semplice chierico è invece Giovanni Paolo di Cabbia; ragguardevoli canonici sono Luca e Marco Antonti; impotante frate conventuale è Marco Antoni da Roccarandisi; spicca don Mario Antoni come rettore di Poggio Poponesco, come si è detto; e in ultimo abbiamo il canonico Sante Antonini.
Il Camaiano fa annotare burocraticamente: "l'oratorio di San Tommaso sorge entro il Castrum Podii Poponischi" su cui si estende la giurisdizione dell'illustrissimo don Popmeo Colonna: La fabbrica è discreta ma fanno rifatte le coperture di alcune parti del tetto. Come di consueto, aggiunge che l'intonaco va riparato e quindi imbiancato. Si mettano vetrate nelle finestredel lato destro, qeel particolare tipo di finestre volgarmente chiamate "impannate". Sia dotata la porta di una buona chiave e che resti chiusa nei tempi morti. Certo per eseguità delle rendite l'altare è malconcio e pertanto si eviti di celebrarvi messa. Si provveda comunque a dotare la chiesa di portantina, pallio, e di un calice sacro, delle suppellettili insomma necessarie al sacrificio della santa messa. Necessita anche una croce con due buoni candelabri e in fondo all'altare si faccia dipingere una sacra immagine. Al rettore, don Mario Antoni, vanno appena 5 Giulii annuali. Ad ogni modo deve esibire le lettere della sua officiatura.
E subito il Camaiano scende giù nel molto più importante centro abitato, Fiamignano.
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Non è inopportuno riportare certi stralci della stampa che si è occupata della questione.
Santa Lucia di Fiamignano ha una gloria perenne: la coltissima ed molto erudita penna del medico Domenico Lugini. Da quel vetusto testo si può dissentire, ma non se ne può prescindere; lo si può (e lo si deve) migliorare, integrare e correggere come ha fatto il vostro espertissimo Marco Buonocore nei vostri pregevolissimi quaderni; eppure costui specifica: “Lugini …. [riconsidera] la raccolta epigrafica berlinese portando a conoscenza quei documenti iscritti che solo la sua conoscenza capillare di quella zona era in grado di compiere”. Io, l'altra sera, Lugini non l'ho sentito citare neppure per sbaglio, Che vi sia preclusione campanilistica?
Fulcro del vostro interesse, gira e rigira, è la Grotta c.d. del Cavaliere. Meritevolissimo e apprezzabile interesse. Solo però che se diventa mania monotematica, perde di pregio. E Lugini e Grotta c.d. del Cavaliere alla fine sono inscindibili. Apprendo da Lugini (pag. 43) “ gli avanzi delle mura pelasgiche …. fra Alzano e Monte Maggiore [sarebbero] gli avanzi del tempio di Marte ricordato da Dionisio”. Tra codesto tempio e la Grotta c.d. del Cavaliere vi sono attinenze, contiguità, collegamenti?
La grotta del Cavaliere – mi pare– ha tre date importanti: 1830, data della sua scoperta (?) da parte di codesto archeologo inglese per nascita ma romano di adozione, collegato col sommo Vespignani, marito tranquillo di una splendida romanina di trent'anni più giovane ; 1981, sua riscoperta e specie dopo il rinvenimento di una malcerta epigrafe votiva, suo magnificato accreditamento a ipogeo cultuale; quest'ultimo ventennio, oggetto di accuratissimi studi e ricerche da parte del dottore Cesare Silvi.
Mi permetto di osservare: il nome è equivoco e mi sembra congettura simpatica quella di associare il toponimo Cavaliere all'archeologo inglese, appunto perché inglese; se ipogeo dedito al culto dei morti, occorre scientifica investigazione per saperne di più su tale presenza religiosa ad Alzano, trattandosi in definitiva di ipostatizzazione di una delle tante discese agli inferi, vuoi come quelle omeriche vuoi come quella sfumata virgiliana (meglio collegabile con tale manufatto d'epoca romana). Potrebbe anche trattarsi di devianze esoteriche non rare in epoca tardo impero. Sia chiaro una semplice pietra votiva non ci dice molto. Ma allora perché non fare scavi stratigrafici e appuramenti archeologici non dilettantistici? Non sono per il momento fattibili? La progettazione e lo studio propedeutico è sempre possibile.
Resta l'arcano del collegamento tra il tempio di Marte del Lugini e questa grotta dall'equivoco nome. La scienza progredisce per espansioni, non certo per preclusioni campanilistiche.
Nella letteratura – e non parlo solo di Lugini–queste misteriose mura del Cicolano si sono sempre chiamate Pelasgiche o Ciclopiche, termine forse improprio ma sempre inequivocabile. Se oggi giapponesi (estremamente curiosi, si sa) e cinesi (i turisti dell'avvenire, secondo me) vengono da 'ste parti abbacinati da letture sull'arcano delle mura pelasgiche o ciclopiche e si avventurano tra questi affascinanti Monti Cicolani, chissà quale loro delusione vedendole volatizzare per dar posto a incolori, inespressive, insignificanti MURA POLIGONALI. Perché si sono cambiati nomi e toponimi consolidati? Per pignoleria scientifica? Per far dispetto al vicino ma non amato Lugini? Solo se unite le diverse scuole di pensiero, solo se fra loro si accende un rispettoso dialogo, si fanno salti di qualità. Diversamente si cade in un mercantilismo che fa presto ad esaurirsi, specie se incombono epocali crisi involutive in campo economico.
Si vuol portare alla Grotta c.d. del Cavaliere lo sbocco di un'importante arteria stradale d'epoca romana? Se si fanno congetture, perché no? Ma congettura per congettura, resto legato all'ipotesi del Lugini (cfr. pag. 58). Ho sbirciato il lavoro della Migliario pubblicato sempre nei vostri pregevoli quaderni. Mi riservo di approfondirne lo studio. Spero che il Geometra Mario Balduzzi ripercorra le investigazioni del nonno–anche lui ha conoscenza unica del territorio - e magari filmando dimostri quanta ragione aveva il Lugini. Forse Virzì se ne dispiacerà, ma, via!, ha da ricavarne spunti anche lui, più avvincenti di quelli a dire il vero molto avvincenti che ci ha illustrato l'altra sera.
Occorre dialogo. Ho sentito che la struttura ecclesiale del Cicolano è poco nota. Falso: specie dopo la pubblicazione dell'immane lavoro di Vincenzo di Flavio (anno 2010); ce n'è materia per puntualizzazioni. Ad esempio tanto vi ho appreso sulla chiesa di Santa Lucia tanto cara al vostro socio Antonio Marrucci, che tanta, troppa materia ha su questa fabbrica cultuale, a presidio di un'antica statio romana, nonché di un crocevia di diversa ma continua importanza nell'evolversi delle realtà storiche. Mi chiedo perché, in occasione delle prossime celebrazioni di Santa Lucia, don Maceroni, il dott. Di Flavio, il dottor Cesare Silvi, il dottor Antonio Marrucci, il prof. Buonventre, l'architetto Filippo Balduzzi e la sua collega che hanno studiato quella chiesa, e, se è permesso, un forestiero quale io sono (che pure qualche fruttuosa ricerca anche negli archivi segreti vaticani li ha fatti, forse demolendo taluni idola teatri), tutti costoro o taluni o anche tal'altri non vengono adunati nelle scuole di Santa Lucia da codesta meritevole rivista per una tavola rotonda coordinata da don Maceroni o magari da Lei stesso su questo capisaldo della locale storia (romana a mio avviso), forse bizantina, credo non longobarda, borbonica, con grave dispetto del vescovo reatino, e delle stranezze dell'Acotral di un tempo o della Cotral d'oggidì? Che paradigma dell'intera storia del Cicolano e quindi di Petrella, Pescorocchiano, Borgorose e Fiamignano, così tanto per mia spocchia geografica!
Ai piedi del vecchio diruto Poggio Poponesco sorge un convento antico ma non antichssimo; ai tempi in cui scriveva il Lugini era ancora in piedi ma adattato a carcere mandamntale. Quel che incuriosisce noi è quale ruolo, quale servizio sociale, quale necesstà misionarie potè avere un cenobio in zona comunque inospitale, staccato da un catrum con tante esigenze ma anche compiti difensivi. legato più ad un decadente centro urbano che non al piuttosto lontano nuovo centro abitativo (Fiaminano).
Studi, ricerche, convegni ve ne sono stati, ma non pare atti a dipanare almeno uno dei tanti dilemmi dei quali ne abbiammo abbozzati solo alcuni. Nel nuovo millennio, al Cicolano vanno destinati fondi pubblici, attenzioni scientifiche e persino misure riparatrici. Se n'è già scritto e con toni anche ripiccati.
Resta singolare che un convento francescano - in sospeso tra il fortilizio medievale e il nuovo sempre più egemone centro abitativo che tanti esuli, ovviamente scontenti, dal vetusto Poggio Poponesco, in crescente fase di fatiscenza, hanno avviato e ravvivato con cipisglio consono ad una insorgente piccola borghesia in terre feudali di grandi signori disrtti a Roma - possa ivi sorgere e consolidarsi..
Quel convento ad ogni modo, se non dei primordi della irrefrenabile diffusione francescana, la segue da presso. Nelle approfondite e professionali ricerche di Luigi Pellegrini (in Chiesa e Società dal secolo IV ai giorni nostri - Italia Sacra n. 30) questo convento ai piedi di Poggio Poponesco non è citato. Insomma nel celebre "Provinciale Ordinis Fratrum Minorum" di fra Paolino da Venezia non è presente, mentre lo è quello di Radicaro (il n, 8 sub tituolo S. Jacobi de Radicaro, in Custodia Reatina). E qui possiamo risalire al 1230. "segnalati da Fra Paolino da Venezia appaiono già fondati e operanti [conventi francescani] nel 1230., ibidem).
Una cosa comunque resta evidente che tra il 1230 e i primi del Novecento, quel convento l ospita i nuovi soldati del Poverello d'Asssii che con sai lisi, con cingoli, questuando poveri tra poversi, e Poggio Poponesco a monte e Fiamignano nei dirupi di sotto, venivano catechizzati, edotti nelle cose di Dio, educati ad una religione sobria e caritatevole, ed in un certo qual senso addottorati. Pecore, capre ,bovini, terre aspre. ed orti in piccoli fazzoletti di terra servivano ad uomini che accudivan loro ma secondo fede in Dio nella evangelica predicazion di un francescanesimo sobrio e con miserie umane come tutti e come sempre ma temperate, mortificate. Ne è nato un costume di vita che ci pare di cogliere ancora quando, estranei, villeggiamo nelle calde estati, fuggitivi da Roma in calore tra foschie deprimenti.
La chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del 1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non continuare a farvi diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora e per paesi di montagna erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata a improbabile decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti opposti).
Poggio Poponesco - un sito archeologico da salvare -un unicum per l'archeologia medievale.
In un vecchio atlante geografico del '700 POGGIO POPONESCO appare, vivo, vitale, distinto ed autonomo. Ai suoi piedi, sotto la sua egemonia si distende tra dirupi sino al vecchio fiume Fiamignano, ma apparechiaro che è altra cosa.
E' la vetusta delle origini innanzi tutt a distungue il vecchio insediamento abitativo POGGIO POPONESC appunto dal languido defluire di csali modesti accanto alle pretenzione dimore dei nuovi ricchi del tempo FIAMGNANO.
E sopra Poggoìio Ponensco, come si vertice egemone il Csatrum, medievale sez adubbio, ma antico sino ai tempi del dominio dei frati farfensi ce sinora solo il grande Lugini ha cercato disbirciare. Nel mezzo di una teoria di castelli mediaveli, Il Lugini ne conta una rentina. Nessuna ricerca storica, nessuna salvaguardiacorale, nessuna spesa "produttiva". Solo l'assurdo di quelche ottuso campanilism che di un qualcuno di codestimanieri ve ha fatto il topos di una dell più inverosimili tregende cinuecentesco. Buona coa se in contiguita ad una esaustiva; pessima, se sbricciolante un bel quadro d'assieme
Ed in relazioni a tanti castelli, ma a noi qui interessa per necesità di tesi solo il Castrum di Poggio Poponesco., sempre il dodevlossimo Lugini gettauna luce non ancora adeguatamente scandagliata tra castello e rete viaria nel reatino antica e collegabile all'anno 1151 e alle notule farfenses degi ann 1148 e 1149. Si finanziino pure tracciati incredibii che dall'estremo Nord arrivano sino a Pachino, ma si dia premineza agli studi e alla salvaguardia dei lughi nell'aleo erio e scientifico impostoc dal Lugini (pag. 132)..
Quindiil castrum sopra Poggio Poponesco è faccenda farfense eperanto dislocabile nella prima metà del XII secolo? Il Castrum, molto probabile-occorrono scavo mirati, srati stratigrafii. sondaggi addirittura da laboratori atomici (come sperimentato positivamente a Catania, con la cività sicata il cui epicentro sarenbbe Racalmuto ma per giochi di poteri trslatoa milena). Quanti soldi occorrono? Tanti, tantisssi, ma frattanto perché non si inzia con meno, molto meno, con ricorso a fonti più disceret ma più accessibili? Posso lamentare incurie ancestrali (qundo rinasxe il medico Lugini?)? posso ravvisare incurie, inidoneità, abulie, campanilisi gretti edostativi. acciie, indolenze, dispersioni colpevoli?
Ma basta non perseverare. A chi serve il processo alpassato, anzi ad un rosario di occasioni perdute.
Ma il centro abitativo, no! E' di molto antecedente. Ci soccorre sempre il lugini con questedue epigrafi: la dodicesima e la tredicesima: Molto più complessa, rica e di importanza storica, politica e giuspubblicistica sconfinata. A noi è bastato esibire la foto della lapide murata improvvidamente esenza alcuna raffinatezza culturle in alto all'interno di unciesa cattolica a S. Elpidio - adirittura con la compiacenza di un rappresentante delle autorità di settore ui incombeva qualche dovere di rapporto - al ua specialista francesse che subito mi inabissò on una marea di dari scientifici, storici ed istituzinali degni di un gran trttato di diritto roano, spunti che abbaiamo passato a QUELLI DEL COCOLANO che senza inducia e con molta ortesia hanno reso di pubblica ragione, nel territorio.
Figurarsi de dovessi sottoporre il quesito circa il significato di vasche, fistlae e sigilla ahenea in una lapide romana. E questa lapide dove è stata rinvenuta: nell'ex "convento dei cappuccini di Fiamignano, come dire ai pidi di Poggio Poponesco. Quindi Poggio poponesco risale per lo meno al primo secolo dell'era cristiana.
Non tutto merito del Lugini, ma Grutero (1020, 4, 5), Doni (11, 17) Martelli (tom. II, p. 160), Garrucci (pg. 163 del Bullettino. E come se non bastasse addirittura il Mommsen (I.N. 57 13) al tempo del Lugini edora nei ponderosi epigrafi del CIL.
Ma tanto ben di dio è stato preso in considerazioe in ltre un secolo? Se non andiamo errati, solo la lodevole ma impari inziativa di un volenteroso dilettante locale. Che hanno fatto le autorità di setore? Quale ancor piccolo investimento le dispendiose e dispersive fonti pubblche? Non è arrivato iltempo di riparare.
Alorabastano due milleni di vita per Poggio Poponesco? No! ancora più indietro. Accanto alcastrum squadre di archeologi professionististranieri hanno rinvenuto, studiato, salvaguardato (almeno pro tempore) un insediamento umano preistorico. Vi sono pubblicazioni; non ho avuto modo di studiarle e valutarle. Comunque cose pregevolissime, egne dello stadio scientifico raggiunto nel settore. Cose che in ogni caso non possono venire lasciate - come credo che avvenga-all'incuria ed alla omessa vigilanza,ad un pascolo in mano a sonnecchiosi e talora infoiati albanesi (certi fatti di cronanca sono quelli che sono e pur un filntropo non razzista come me ne resta turbato. Un intensificarsi della viglanza campestre non sarebbe aupicabile, sia per le nostre donne, sia per il buon nome della quasi totalità degli extracomunitari costretti ad inselvatichirsi cone pecore, porci e bovini quanto in egole con le esose pretese del fisco e ell'Inps non so.) Aggiungas che quei ritrovmenti sul crinale di un'altissima montagna non patrimono dell'umanità ome il castrum, come l'abitato residuo (m di questo dpo). Non vi sono costi cospicui che possano assolvere da inadiempienze e da cerenze di investimenti necessari, improcrastinabili, ineludibili, impellenti.
E quanto all'epigrafia romana dell'intero Cicolano e specificatamente a queste due ladipi di Pogio poponesco non vi sono parole pr sottolilearne l'importanza. A mo' di esempio, facciamo qui un richiamo d qantosi è di recente polemizzatoin ordine ad una lapide egrafale ogi mal posta in una chiesa di S. Elpidio. Rieniamo di voner qui riportare i termini essenziali del corelato dibattito:
· Calogero Taverna
Toto corde plaudo al ritorno sulle mura della chiesa di Sant'Elpidio della epigrafe lapidea risalente ad un arco di un paio di secoli dal I a.C . al I d. C. a dire dei tecnici. Certo mi sarebbe piaciuto che con gli strumenti scientifici d'oggidì e con le cognizioni altamente sofisticate dei nostri migliori archeologi, quell'arco si restringesse di molto, anche per meglio precisare i dati storici del Cicolano. A questo riguardo non so proprio se affiggere una lastra con incisi caratteri latini in alto su una parete esterna di una chiesa sia stata scelta oculata. Iniziare a conservare e ad esporre acconciamente in un antiquarium i tanti preziosissimi reperti archeologici del Cicolano molto gioverebbe alla ricerca storica.
Già quel L. CARCURIN[us?] molto probabilmente edile, per gli specialisti prosopografici potrebbe dir molto specie ai fini della datazione. Noi non sappiamo quel Q e quel TARONIA cui segue TERT ...se siano suscettibili di corrette e illuminanti letture archeologiche. In alto poi non so come si possano misurare le lettere incise (ammesso che non sia stato fatto) che consentono agli specialisti specifiche di importanza non trascurabile.Il Lugini - una volta tanto recuperato - ci avverte che quell lapide, già allora monca, non stava sui meri della chiesa, sibbene "in quel tempietto che sottostà alla stessa dove serve di capitello ad una delle colonne che ne sostengono la volta". Credo che il terremoto abbia fatto tabula rasa ed oggi nulla abbiamo. Magari per un eccesso di pignoleria, segnalo che la epigrafe pubblicata dal Lugini sta a pag. 91 della recente edizione e non a pag. 93 come scrive Mario Buonocore (a meno che non si riferisca ad altra edizione) nella pregevole rivista QUADERNO VALLE DEL SALTO del 1° dicembre 2007; rivista che va propagandata e adeguatamente supportata per il turismo dell’intero Cicolano.
solo una piccola precisazione: la lapide è stata messa sì, su di una parete, ma interna alla chiesa! =)
Calogero Taverna Grazie per la precisazione; del resto (com metto troppo tra parentesi: orribili zeppe; ma spiego in CONTRA OMNIA RACALMUTO perché scrivo così) cerco di pararmi i colpi non essendo sul luogo né del luogo.
Calogero Taverna Non per polemica, solo per una discussione che possa dare qualche frutto. La lapide messa in chiesa a S. Elpidio non so cosa possa avere di sacro, almeno per la religione cattolica. Suppongo ce il tempietto di cui parla il Lugini possa essere stato un residuo di un tempio romano esistente tra il primo secolo a.C. e i primissimi secoli d. C. Un alto funzionario dell'impero romano poteva benissimo mettervi una epigrafe lapidea a futura memoria. Dobbiamo al Buonocore se sappiamo che ne parla nei CIL il Mommsen al n. 4126. Dovrei andare in biblioteca a consultare tale pagina d l CIL, non credo che ne avrò tempo. Dovrei anche consultare grossissimi volumi prosopografici per vedere se trovo qualcosa su un Carcurinus edile. I testi di Mommsen sulla storia romana dovrebbero contenere qualcosa. Mi domando: cosa ci sta a fare materiale simile dentro una chiesa cattolica sia pure di un paesino con nome greco, alla stregua di Sant'Anatolia, Sant'Agapito, S. Ippolito ... Che ci stanno a fare tanti toponomastici greci in una limitata enclave? Non pensa che questi ed altri quesiti potrebbero avere allettante risposta in cartigli attorno a tanti bei reperti archeologici. Avete tanti immobili pubblici ormai in disuso e quanta attrattiva per turismo colto avrebbero antiquarii del genere? Ricordo che tempo fa al Museo Pigorini di Roma attraeva molto la tomba ricostruita di un guerriero longobardo che era stata ritrovata in Val di Varri. Ora non c'è pù nulla nelle sale d'esposizione. el Cicolano quella tomba non sarebbe più confacene? Avete tanta ricchezza archeologica, storica, culturale: valorizzatela. So bene che siete ora in pochi ed è già molto che taluni bei paesini resistono ancora. Ma io per imposizione politica debbo essere ottimista.
posso dire che molto probab ilmente la lapide, con nessuna rilevanza dal punto di vista cattolico è stata "rimessa" in chiesa per due motivi: 1) è stata da lì prelevata in seguito al terremoto del 1915 che ha devastato la Marsica ed anche la quasi totalità del nostro paese, ivi compresa la chiesa (poi perchè fino al 1915 fosse lì io non lo so)
2) la chiesa credo che sia l'unico luogo che permette di poterla visionare a TUTTI i cittadini di S.Elpidio senza andare a ricercarla nei varii musei (ad esempio molti dei resti, oggetti reperti del nostro paese sono nel museo di Borgo S.Pietro o a Rieti, ed io che ho 32 anni, non sono mai andata a cederli, figuriamoci i nostri bei vecchietti).
per quel che riguarda la toponomastica posso dire che il nostro paese porta il nome del Vescovo S.Elpidio poichè leggenda dice che tale Vescovo si era recato a Roma dalla Francia, paese dove attuava il suo operato, e sulla strada del ritorno morì propr...Altro
Calogero Taverna Ho molto apprezzato le sue cognizioni e soprattutto il suo interesse alle cose della storia locale. La mircostoria - che peraltro non dà gloria e per di più fa perdere quattrini -è la mia mania; mi sento il più grande microstorico di Racalmuto che per di più vanta un libro come Le Parrocchie di Regalpetra di Sciascia. In tale contesto -più che plaudente nei suoi confronti-mi permetta di contrapporre alcuni miei dissensi. Non parlo di MUSEI (ho attaccato il Pigurini, figurarsi!) - ma di ANTIQUARIUM. Per quel che conosco io, perché lasciare ai drogati il piano terra del mostro cementizio di Santa Lucia? Ben altro vi sarà a Sant'Elpidio. Quelle delle monache di S. Pietro sono riparazioni dell'allagamento fascista della valle del Salto: buono per l'elettricità, mica tanto per voi cicolanesi: non vi pagano neanche le imposte per occupazione del suolo comunale. e correte il rischio di finire ora sotto Viterbo (pensi ai vecchietti come me!).
Calogero Taverna Aggiungo: correre nei musei è vizio forse solo di certi "bei vecchietti", ma andare a visitare sale adeguatamente illustrative nelle località cui si riferiscono i reperti antichi non ha ostacoli legati all'età, sibbene agli interessi culturali che non ...Altro
La chiesa di Sant'Elpidio è ben descritta (nella sua decrepitezza del 7 marzo del 1574) dal vescovo visitatore Camaiani. S. Elpidio era allora dominio di Giovanni Giorgio Cesarini mentre il territorio contiguo apparteneva al celeberrimo Pompeo Colonna. La chiesa era "inornata et incomposita"; aveva tetto fatiscente solcato da "rimis" (al mio paese si chiamano 'gutteri'; voi non so) " “ et pluvia tutum reddendum" ( come dire che bisognava adoperarsi per non continuare a farvi diluviare dentro). Cento i nuclei familiari, quasi 500 abitanti che per allora e per paesi di montagna erano davvero tanti. Là non si parla di reperti archeologici, ma mio cognato Antonio Marruci mi assicura che dopo vi fu un vescovo reatino diligentissimo in queste cose. Sia come sia, per me varrebbe di più il recupero di quel tempietto romano di cui parla il Lugini ove rimaneva ancora affissa la lapide ora elevata a improbabile decorazione di una parete interna di una chiesa cristiana sicuramente a suo tempo eretta per sommergere ogni residuo di un meraviglioso culto pagano. (Mi permetterà di avere in cose di religione, gusti opposti).
eheh... mi dispiace contraddirla, ma attualmente qui da noi non ci sono luoghi utilizzabili per poter esporre alcunchè... fino a qualche giorno fa si poteva pensare alla sala parrocchiale, ma ora è chiusa per la rimozione dell'amianto, e chissà quanto tornerà usufruibile, per tutto il resto non ho risposte, devo ammettere di essere mooolto ignorante in materia, sono ben altre le cose di cui mi occupo, per questo ritengo che la chiesa possa risultare uno dei luoghi più idonei per l'esposizione della lapide, forse sbaglio, m
forse sbaglio, ma conoscendo paese e paesani, credo che in altro luogo non si sarebbe potuta mettere
Calogero Taverna Capisco. Ogni estate questa splendida terra del Cicolano mi ospita liberandomi dai plumebi calori romani. Ne sono innamorato. Apprezzo tante grandissime persone e la civiltà raffinatissima che alberga da voi. Ma un piccolo difetto lo riscontro. Siete m...Altro
ha colto in pieno lo spirito paesano!!!!! complimenti! =)
Si sarà resa conto che io amo il Cicolano senza se e senza ma. Ma tutto il Cicolano e sono convinto che tanto si dorvà ancora fare. Certo molto è stato fatto e per merito esclusivo dei Cicolani, chiamiamoli anche Equi. Il frazionismo però qualche guaio l'ha prodotto. Vi sono quattro capoluoghi (Petrella, Pescorocchiano, Fiamignano e Borgorose, certo Corvaro scalpita) ma vi sono pure due o tre frazioncine (manco il 15% dell popolazione) che fanno comune a sé e determinano maggioranze in importanti istituzioni ove v'è il sistema capitario: quei sindaci là hanno determinato maggioranze rivolte più a favorirli che a far crescere il circondario. Mettiamo i fondi che vanno ripartiti per comuni a prescindere dalle dimensioni e dalle attese amministrative. Abbiamo posti remunerati che finiscono a piccolissimi comuni e vengono esclusi altri con maggiori titoli e competenze che hanno la disgrazia di appartenere a realtà comunali più consistenti. Il lago fu opera sì fascista ma come opera statale, perché allora tutto nello Stato niente fuori dello Stato. Poi quello Stato si chiamò Enel e con la mania delle privatizzazioni ora pare (così mi dicono) che l'opera non solo è privata o privatizzata che dir si voglia ma è passata di mano a realtà estere. I comuni dovrebbero incassare fior di quattrini. Pare vi sia una piccola consorteria locale che percepisce e ripartisce. Mi dicono che a Pescorocchiano arrivano sì e no 4-5000 euro all'anno. L'Ente delegato paga bene i suoi amministratori. Non so se mi spiego. In compenso, tutti - me compreso-paghiamo l'IMU più alta d'Italia. Proventi ben ripartiti ed adeguati al suolo pubblico comunale occupato sarebbero sufficienti non dico a non dover pagare nulla ma almeno aliquote contenute (sempre giuste comunque). Ho agitato la questione in un post qui gentilmente ospitato. Sollevo anche altre più spinose questioni. Vox clamantis in deserto. Pare che quello che interessa il Cicolano è non mettere in un antiquarium di Santa Lucia le tante epigrafi disperse e male affisse nei muri delle chiese o delle fontane o in muriccioli alti un metro a portata degli scarichi abrasivi delle auto. Oppure pagare fior d'avvocati per far tornare da Fiamignano una crosta di Santa Lucia nel vicinissimo borgo omonimo. Sarebbe come dire che qui a Roma dovremmo portare su al Casaletto il Colosseo perché forse la pietra fu portata là da questo periferico colle. Il Cicolano sia una sola entità amministrativa: non sono più di otto mila abitanti. Non si frazionino con campanilismi da secchia rapita, pena un irrefrenabile decadimento abitativo ed economico.
credo che ormai l'esito sia inevitabile... ciò che è fatto è fatto! siamo cresciuti con tali convinzioni: a noi di S.Elpidio non nominare Pescorocchiano, per l'amor di Dio (ed io sono tra questi ahimè o per fortuna?) e lo stesso vale dall'altra parte.....Altro
Calogero Taverna Le informazioni su di lui sono frammentarie confuse. Pietro da Natalibus lo identifica con un eremita originario della Cappadocia e venuto in Italia dove sarebbe morto. Lo scrittore Palladio lo ricorda come un eremita, vissuto presso Gerico per molti a...Altro
=) sono contenta che si sia appassionato così tanto alla nostra terra, e poi sapere che noi siamo bizantini e a Pesco longobardi mi rincuora, nella mia testa i bizantini sono più signorili (col significato odierno, naturalmente) dei Longobardi... ahaha
Calogero Taverna I bizantini sono i continuatori (talora in meglio, talora in peggio) della grande civiltà romana; i longobardi? Beh! Gli antenati di Bossi. Mi sa che sant'Elpidio ci guadagna. Augurissimi a lei ed a tutti gli abitanti di S.Elpidio
grazie infinite!!! tantissimi auguri anche a lei! =)
Quelli del Cicolano Una grande soddisfazione leggere su questa bacheca cultura storica e letteraria,specie del periodo di cui sono appassionato.Grande ammirazione per Calogero Taverna per l'accuratezza e la estrema conoscenza dei dettagli.Per non parlare della nostra Carola,che rappresenta la categoria di giovani di cui si è orgogliosi di averli nati e abitanti di questa nostra Valle.FB può essere anche luogo virtuale di aggregazione e scambio di idee e di cultura.
o
Calogero Taverna Una aggiunta: mia moglie nasce a Pescorocchiano ma la sua famiglia si trasferisce in un bel maniero a Baccarecce. Lì mia moglie abita per oltre 22 anni. Io trovo alloggio estivo in una casetta di ex monache in Santa Lucia di Fiamignano (ma non riesco a fare guerra a quelli di Fiamignano per il trafugamento di una icona di Santa Lucia). Se mia moglie origina dai longobardi, quelli che guerreggiavano in Val di Varri (vedasi Museo Pigorini), io dovrei rifarmi ai bizantini visto che al mio paese è stato nel 1940 ritrovato un tesoretto del V-VI secolo d.C. risalenti ad un paio di imperatori bizantini. L'attaccamento alle proprie radici è sublime, il campanilismo solo simpaticissimo diversivo
Ma l'importanza ell'epigrafia èattetata dagi interessi che robustistudiosi tedeschivi hanno dedicato. Certo si sono avvalsi delle relazioniscjientifiche nel CIS di uncolosso come il Mommsen. Ma sia come sia,eccoche già nel1804 unosudioso palare dell'Edille (ilquinto)che risisideva a S. Elpidio, il magistrato Carcovinus.
Val la penafarne qui una sufficiente sintesi.
Il personaggio di S.Elpidio viene citato in un testo tedesco moto importante- Si tratta di Carcurin
magistrato romano citato due volte nel testo:
3) i. Tüinius Pansa Sctccus tr. mil. 400 v. Chr.
PHIL0L06ISGHHIST0BISGHE KLASSE.
NEUE FOLGE. BAND V, 2.
BERLIN.
WEIDMANNSCHE BUCHHANDLUNG.
1904.
INHALT.
Wilhelm Schulze, Zar G-eschichte lateinischer Eigennamen.
------------------------------------------------------
4) Tappo: Tappurius = Mose fnasu: Masurius oben S. 190 Muso musu: Musurrius S. 196
carcu: Carcurin- S. 171 sq. vgl. mit S. G9. Tappilor(um) CIL V 5753 (Mailand). P. VilHus Tap-
pulus COS. 199 V. Chr. Also wie Letito: LentuluSj vielleicht auch wie Cato: Catulus. Plinius bringt
Catus und Corculus zusammen n. h. 7, 118. Man hat aber gewiss für das richtige Verständnis
von Corculus auch das etruskische Oentilicium xurcles x^^x^es Fabretti 2070 sq. zu bedenken.
3) Cafo: Cafumius Bapo: Bapumius SS. 137. 219 carcu: Carcurin- 172 Anm. 3 latuni:
Latumius 176. 178 sacu: Sagurus 223 manttial: Manturanum 274 Causo: Cauaorius 262 Caepio:
Ceporiua 351. Llaturnius 149.
Ci risparmiamo qui doglianze sulle colpevoli assenze delle nostre autorità di settore ed anche della cltura specializzata piùo o meno accademica. Prospettiamo quindi una istanza a correre almeno adesso ai ripari. Problema risolvibilae e quindi da risolvere immediatamente.
E’ il 5 marzo 1574. A Poggio Poponesco arriva il terribile visitatore Pietro Camaiano, noto anche nei testi di storia nazionale e della chiesa di quella scombussolante meta del secolo del risorgente umanesimo. La sua visita in tutta l’intera diocesi reatina è bene inquadrata, trascritta ed annotata dal prof. Vincenzo di Flavio - una miniera che andrebbe socializzata nell’intera provincia, comune per comune, mettendo mani anche al portafoglio degli enti autarchici coinvolti.
Da lì sono scaturiti appunti già resi noti ad illustrazione del collegato centro abitativo di S. Elpidio, quello della sopra spiegata lapide. Non è tanto una digressione quanto un completamento delindilazionabile richiamo alla doverosità di interventi pubblici razionali e coordinati per un impellente salvaguardia del patrimonio archeologoco, storico e di risalto ben ltre i lmiti di un qualsivoglia e comunque giudicabile angolo visuale localistico.Qui è qui un patrimonio dell’umanità negletto e reso sempre più fatiscente. Ogni richiamo è dunque oltre che doveroso improcrastinabile.
Il CICOLANO medio-piccolo borghese
Nei quaderni “valledelsalto.it” Salvatore Luciano Bonventre ben ci spiega e magistralmente ci illumina sulla grande rivolta sociale del Cicolano con l’eversione della feudalità sotto i “napoleonidi” in quel torno di tempo a ridosso della rivoluzione francese, subito dopo il 1806: il «composito e frastagliato panorama di 10 diversi e piccoli ‘Stati’» si componeva in due circondari (Mercato e Borgocollefegato), in quattro comuni centrali (Petrella di Cicoli, Mercato, Pescorocchiano e Borgocollefegato) e in ben ventiquattro frazioni ripartiti tra i comuni centrali (Capradosso, Staffoli, Borgo San Pietro, Petrella, Mareri, Poggioviano, Sambuco, Radicaro, Gamagna, Mercato, Tonnicoda, Girgenti, Macchiatimene e Roccaverruti, Leofreni, Pescorocchiano, Torre di Taglio, Poggio San Giovanni, Castelmenardo, Poggioreale, Collefegato, S. Anatolia, Torano, Corsaro, Spedino).
Si produce conseguentemente «un nuovo assetto della struttura sociale … e si provoca la fine del baronaggio come ceto dominante avendosi l’avvento della borghesia terriera come soggetto capace di gestire a proprio vantaggio le nuove politiche fondiarie riguardanti i beni demaniali, ex-feudali ed ecclesiastici in veste di protagonisti della formazione di un moderno Cicolano amministrativo.»
Dalla variegata società feudataria vengono fuori 217 redditieri (con più di 24 ducati di rendita registrati nel nuovo catasto che si custodisce a Napoli) che in qu<anto “proprietari” costituivano l’élite locale con diritti civici e con eleggibilità nei consigli decurionali.
Da nostre ricerche nell’ambito della prima visita pastorale di Mons. Camaiani la ripartizione abitativa del Cicolano può così raffigurarsi:
- STAFFOLI: 80 abitanti;
- PETRELLA: 100 famiglie (circa 450 abitanti)
- PONTE DELLA SPONGA 15 famiglie (circa 70 abitanti);
- MARERI: 35 abitanti;
- OIANO: 3 famiglie (non più di 15 abitanti);
- MERCATO: 90 famiglie (circa 400 abitanti, sparsi in quatuor villis parum ab invicem dintantibus);
- FIAMIGNANO: v. Mercato;
- MARMOSEDIO: 25 famiglie (oltre 110 abitanti);
- GAMAGNA: non precisato;
- SANT’AGAPITO: 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- SAN SALVATORE: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- COLLEMAZZOLINO: 20 famiglie (circa 90 abitanti);
- SANTA LUCIA DI FIAMIGNANO: 28 famiglie (quasi 125 abitanti);
- FAGGE: 57 famiglie (oltre 250 abitanti);
- BRUSCIANO: 85 abitanti sparsi in quatuor villis;
- SAMBUCO: 72 famiglie (325 abitanti circa sparsi in quinqe villis);
- FORNELLO: numero di famiglie non segnalato;
- SANTO STEFANO: 30 famiglie (circa 135 abitanti);
- RADICARO: 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- SAN PIETRO: 9 famiglie (circa 40 abitanti);
- ROCCA RANDISI: 35 famiglie ( circa 155 abitanti);
- SANT’ELPIDIO: 100 famiglie (450 abitanti sparsi in quinque villis);
- POGGIO SAN GIOVANNI: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- TORRE DI TAGLIO: dato anagrafico non segnalato;
- ALZANO: 45 famiglie (oltre 200 abitanti);
- CASTELMENARDO: 20 famiglie (circa 90 abitanti);
- CASTIGLIONE : dato anagrafico non segnalato;
- BORGOROSE: 72 famiglie (circa 325 abitanti);
- SANTO STEFANO: 17 famiglie (circa 75 abitanti);
- CORVARO: 120 famiglie (540 abitanti circa);
- CARTORE: 7 famiglie (oltre 30 abitanti);
- SANT’ANATOLIA: 100 famiglie (circa 450 abitanti);
- SPEDINO: 25 famiglie ( circa 115 abitanti);
- TORANO e VILLA TORANO: 100 famiglie (circa 450 abitanti);
- VILLEROSE: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- CIVITELLA: 28 famiglie (circa 125 abitanti);
- PESCOROCCHIANO: 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- NESCE: 20 famiglie (circa 90 abitanti):
- POGGIOREALE: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- LEOFRENI: 35 famiglie (circa 155 abitanti);
- CASTELLUCCIO: 8 famiglie (circa 35 abitanti);
- PACE: 27 famiglie (circa 125 abitanti);
- GIRGENTI: 45 famiglie (circa 200 abitanti);
- BACCARECCE: 24 famiglie (circa 100 abitanti);
- COLLI: 30 famiglie (115 abitanti sparsi in tre villaggi);
- ROCCABERARDI; 40 famiglie (circa 180 abitanti);
- SANTA LUCIA di GIOVEROTONDO; famiglie 17 (circa 75abitanti);
- TONNICODA: 20 famiglie (90 abitanti circa);
TEGLIETO: 30 famiglie (circa 135 abitanti).
Allo stato dell'arte questo è quanto può rintracciarsi tra i mass-media. E' tanto, non è troppo ma manco possiamo dire adeguato all'importanza di certi siti archeologici soprattitto medievali (ma una epigrafia di prim'ordine romana potrà sconcolgere tanti luogh comuni assodati ma falsi). Abbiamo ad esempio un unicum quale è il pendio sotto il castrum di Poggio Poponesco, qui mi pare manco accennato. Ci ripromettiamo di supplire, con le nostre modeste forze. Speriamo che possa essere per lo meno il seme per il doveroso rilancio archeologico di una plag a ridorro della Roma Antica davvero unica nel suo genere.
Gli Equicoli erano un popolo dell' Italia antica, limitati nel Cicolano,residuo dell' antica nazione degli Equi dopo la conquista romana(fine IV- inizi III sec. a.C.)...
...Questa notizia viene riportata anche da un' iscrizione a Roma sul colle Palatino (CIL VI 1302), e conservato nell' omonimo museo:
...Questa notizia viene riportata anche da un' iscrizione a Roma sul colle Palatino (CIL VI 1302), e conservato nell' omonimo museo:
§ Ferter Resius / rex Aequeicolus / is preimus / ius fetiale paravit / inde p(opulus) R(omanus) discipleinam excepit.
§ Ferter Resius / re equicolo / egli per primo / predispose il diritto dei feziali / in seguito il popolo romano (ne) apprese la disciplina.