stasera ho inviato questo breve preavviso a Claudia
Cernigoi:
lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il
dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In
contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho
fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa
di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora
Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per
inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei
confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.
13 giugno 2014
Giornata afosissima e davvero torrida qui a Roma. Arrivo
proprio adesso dall'Archivio Centrale dello Stato. Ho consutato buste di
polverose carte da fare venire la TBC. Ho fatto fare 40 fotocopie che mi sono
costate 18 euro per diritti di urgenza. Sono euforico. Sono relazioni originali
del nostro grandissimo concittadino, cugino del celeberrimo don Luigi Messana,
l'ispettore generale di PS Ettore Messana. Mi dispiace per il Link Sicilia: ha scritto
minchiate sul nostro questore. Non rettificherà? E altrettanto dico a Malgrado
Tutto, che finge di non leggere quello che scrivo. E che dire al sordo Giuseppe
Casarrubea? Mi glissa. Glisserà la nipote Giovanna del questore che è proprio
infuriata per le mascalzonate INFAMANTI DEL TUTTO INFONDATE? e che dirà il
Vespa che sul suo PORTA A PORTA fa ricicciato vomitevoli e false calunnie
storiche sul questore Messana. Proprio lui? Sicuramente male informato.
Riparerà con una controtrasmissione?. Alla giornalista triestina non so che
dire, come a quel paio di corrispondenti del Giornale di Sicila. All'ANPI d
Palermo ho paura di mandare i miei strali. In fin dei conti da vetero comunista
non posso buttarmi contro la mia tessa chiesa rossa. Solo che io ho due motti
che mi sibilano dentro PLATO AMICUS sed MAGIS VERITAS e l'altro appreso da quei
miei padri della chiesa quali Pajetta e C. La verità è sempre rivoluzionaria.
13 luglio 2014
Giovanna Messana Ricostruita sapientemente,da lei dott
tTaverna, la carriera di mio nonno si arriverà alla verità del suo operato ed
allora alle calunnie e ai calunniatori che continuano spudoratamente nel loro
intento,senza porsi domande nè concedere una tregua per approfondimenti,contro
di essi agirò per vie legali.Grazie della sua collaborazione con stima
19 luglio 2014
Non so se lei continua ad essere in sintonia con la Cernigoi
quanto alla sistematica denigrazione del Messana. Ad ogni buon conto uso questo
risaervatissimo canale per segnalarle quanto oggi scrivo in polemica con la
Cernigoi. Spero che lei capisca che le tesi sue e della Cernigoi, alla luce
delle mie ricerche, sono friabili storicamente quanto calunniose giuridicamente
e quindi, per la sua nota saggezza, s'induca a doveroso atto di resipiscenza
operativa...........
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Lillo Taverna
1 min · Roma ·
.
Volevo riportare integralmente quanto calunniosamente scrive
la Cernigoi contro il Messana. Non mi viene consentito. Mi limito però a
trascrivere alcune parti significative.
..........................
terrelibere.org > libreria > ipertesto > Il caso
degli ispettori generali Verdiani e Messana
Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana
Ipertesto stats 30075 letture tag Tag: storiografia
Il caso degli ispettori generali Verdiani e Messana
Storia - Epurazioni e riciclaggi nel dopoguerra
Due alti funzionari di Polizia si distinguono in epoca fascista
per i crimini commessi a Lubiana come dirigenti della locale questura. Nel
dopoguerra, vengono reintegrati nei corpi della Repubblica. Li ritroviamo in
Sicilia, a dirigere un ispettorato per la repressione del banditismo. Manco a
dirlo, la loro vicenda si incrocia presto con quella di Giuliano, con la strage
di Portella della Ginestra, con mafia e neofascismo…
terrelibere.orgClaudia Cernigoi
Due alti funzionari di Polizia si distinguono in epoca
fascista per i crimini commessi a Lubiana come dirigenti della locale questura.
Nel dopoguerra, vengono reintegrati nei corpi della Repubblica. Li ritroviamo
in Sicilia, a dirigere un ispettorato per la repressione del banditismo. Manco
a dirlo, la loro vicenda si incrocia
[1] G. Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”, Bompiani
2005, p. 130.
[2] Questa e le citazioni che seguono sono tratte dal testo
di Tone Ferenc, “La provincia italiana di Lubiana”, IFSML 1994, p. 59, 60.
[3] Il racconto di Gueli si trova nel sito
[6] Sentenza Corte Straordinaria d’Assise di Trieste d.d.
27/2/47.
[7] Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, skatla 98, pp.
1502-1505.
[8] Questi documenti sono oggi conservati presso l’Archivio
di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11.
[9] All’epoca Trieste era amministrata da un Governo
Militare Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone.
[10] Relazione in Archivio di Stato di Trieste, Prefettura
gabinetto, b 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto servizio in polizia
sotto il passato regime fascista ed era stato internato in Germania sotto
l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che sarebbero stati da lui
aiutati a scappare.
[11] Definizione tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il
3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra.
[12] “…l’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il
1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di
fiducia personale di Mussolini” (G. Casarrubea, op. cit., p. 108 e 80).
[13] Citazioni tratte da N. Buttazzoni, “Solo per la
bandiera”, Mursia 2002.
[14] Una buona sintesi dello studio si trova in rete al
seguente indirizzo: www.edscuola.it/archivio/interlinea/banda_giuliano
.
Questo sito non ha carattere di periodicita' non essendo
aggiornato con intervalli regolari. P.IVA 02977070834 made by liotren.com
Hosting Linux, CMS e applicazioni realizzate da Liotren.com
-----------------------------------------------
Ho cercato di diffidarla proprio oggi come da testo che
pubblico qui sotto. Ha ingabbiato il suo post e non so se ha recepito la mia
diffida. So che mi segue qui e quindi no potrà difendersi nelle sedi proprie
come non preavvertita.
----
Lillo Taverna · Università Di Palermo
Ho smantellato tutte queste sue affermazioni calunniose per
l'ispettore generale di PS dottore Ettore Messana. Mi sono premurato di
inviarle i miei studi, le mie ricerche, la mia inconfutabile ricostruzione. Mi
ha risposto offendendomi ma siccome non ho stima di lei mi ci sono fatte delle
grasse risate. Ma qui continua pervicacemente a denigrare il defunto Messana.
Vuol controbattere alle mie puntualizzazioni? Se ha materia!!!
::::::::
Aggiungo qui a maggiore chiarimento:
La Cernigoi, nonostante l'abbia sbugiardata circa le infamie
che scrive infondatamente sul Messana, continua imperterrita. Crede che
insolentendomi possa acquisire inesistenti ragioni presso il Tribunale della
Storia.
dottore Calogero Taverna
BANDA GIULIANO, LA DECIMA MAS E IL NEOFASCISMO IN SICILIA
Coordinamento delle ricerche presso gli Archivi Nazionali
degli Stati Uniti (NARA, College Park,...
edscuola.it|Di Dario Cillo ..
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Lillo Taverna
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19 luglio 2014
Caro prof. Taverna, io ho rispetto per tutte le posizioni
dei ricercatori seri e non metto in dubbio il valore e gli sforzi delle sue
fatiche. Credo nella buona fede e nella serietà della ricerca. Come certamente
è la sua.
Solo che mi pare che a Riesi non è neppure certa la presenza
fisica di Messana. Di certo. mi dispiace per il Li Causi, nessuno addebito gli
potévenire fatta perl'eccidio di cui alla cronaca quasi coeva di quel quasi
pretevaldese. Il Nitti fece aprire una inchiesta ad un generale dei
carabinieri, dice il Li Causi. Quanto al processo per l'uccisione da parte dei
rivoltosi del tenente dell'Esercito il Messana non venne per nulla coinvolto.
Se no, il Liausi non si fermava certo a quella sortitita alquanto curiale. Ne
morirono otto, quindici o venti? Non importa il numero, d'accordo, ma se manco
questo dato è certo non è così che si può massacrare la memoria di un Grande
Srvitore dello Stato di diritto tanto poi apprezzato da De Gasperi (e metto da parte
Bonomi Scelba ed altri). Ancor oggi la famiglia sta subendo danni feroci per
certi processi "storici" diciamo avventati. Sulla Faccenda di fra
Diavolo. mi basta la testimonianza dello stesso Messana in uno storico processo
ove non venne neppure sfiorato da coinvolgimenti della magistratura penale. La
vicenda di Lubiana l'ho smantellata con documenti e atti processuali. Ma Lei
non non vi si addentra. Lasciamo alla Cernigoi l0onere di provare le sue
calunniose accuse credo in sede giudiziaria, dato che la signora Giovanna
Messana, proprio stasera me ne acecnnava. Volere creare comlplementarità tra il
Messana e il verdiani per faccende dell'OVRA è molto pretestuoso. Tra i due
grandi questori credo he vi erano differenze di età, grado e incombenze. Svolgerò
meglio questo aspetto se occorrerà. Il Messana lascia la Sicilia nel maggio o
giugno del 1947, quando stava addirittura mettendo le mai su Giuliano. I suoi
successori, be tre, non billarono, almeno sino al 10650. Dopo il 1947 il
Messana al Viminale è autorutà apicale. Mi si parla di uno scontro con
Togliatti circa armi americane sbarcate a napoli del tutto legalmente e per
accordi iternazionali, cui intendeva opporsiil nostro MIGLIORE. Io non sono né
storio né giornalista né letterato: ma i miei 50 annoi di attività ispettiva
presso la Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia e come
superispettore di reviglio molto mi sono serviti per non fidarmi mai dei
sentito dire ma di rinvenire la verità (o briciole di verità) dall'bbiettivo
esame diincontaminati doumenti, carte di archivio, registri e registrazioni.
L'incontro mi è gradito per esternarle la mia grande stima, al di là daella
contingente di opinioni). La ossequio.
Mi scuso per le sbadataggini ortografiche ma spero che si
colga il senso di quello che mi premeva dirLe.
Mi permetto di reiterare qui in forma spero più corretta il
mio punto di vista. Grazie..........Pregiatissimo professore Giuseppe
Casarrubea, solo che mi pare che a Riesi non è neppure certa la presenza fisica
di Messana.Di certo. mi dispiace per il Li Causi, nessuno addebito gli poté
venire fatto per l'eccidio di cui alla cronaca quasi coeva di quel quasi prete
valdese. Il Nitti fece aprire una inchiesta ad un generale dei carabinieri,
dice il Li Causi, ma non sortì alcun effetto almeno contro il Messana che anzi
ebbe elogi e meriti tali da fare una fulminea brillante carriera. Quanto al
processo per l'uccisione da parte dei rivoltosi del tenente dell'Esercito il
Messana non venne per nulla coinvolto. Se no, il Li Causi non si fermava certo
a quella sortita alquanto curiale. Ne morirono otto, quindici o venti? Non
importa il numero, d'accordo, ma se manco questo dato è certo non è così che si
può massacrare la memoria di un Grande Servitore dello Stato di diritto, tanto
poi apprezzato da De Gasperi (e metto da parte Bonomi, Scelba ed altri). Ancor
oggi la famiglia sta subendo danni feroci per certi processi
"storici" diciamo avventati. Sulla Faccenda di fra Diavolo. mi basta
la testimonianza dello stesso Messana in uno storico processo ove non venne
neppure sfiorato da coinvolgimenti della magistratura penale. La vicenda di
Lubiana l'ho smantellata con documenti e atti processuali. Ma Lei non vi si
addentra. Lasciamo alla Cernigoi l’onere di provare le sue calunniose accuse
credo in sede giudiziaria, dato che la signora Giovanna Messana, proprio
stasera me ne accennava. Volere creare complementarità tra il Messana e il
Verdiani per faccende dell'OVRA è molto pretestuoso. Tra i due grandi questori
credo che vi erano differenze di età, grado e incombenze. Svolgerò meglio
questo aspetto se occorrerà. Il Messana lascia la Sicilia nel maggio o giugno
del 1947, quando stava addirittura mettendo le mai su Giuliano. I suoi
successori, ben tre, non brillarono, almeno sino al 1950. Dopo il 1947 il
Messana al Viminale è autorutà apicale. Mi si parla di uno scontro con
Togliatti circa armi americane sbarcate a Napoli del tutto legalmente e per
accordi internazionali, cui intendeva opporsi il nostro MIGLIORE. Io non sono
né storico né giornalista né letterato: ma i miei 50 anni di attività ispettiva
presso la Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia e come
superispettore di Reviglio molto mi sono serviti per non fidarmi mai dei
sentito dire ma di rinvenire la verità (o briciole di verità) nell'obbiettivo
esame di incontaminati documenti, carte di archivio, registri e registrazioni.
L'incontro mi è gradito per esternarle la mia grande stima, al di là della
contingente di opinioni). La ossequio.
Tanti cari saluti e buona domenica
ricambio di vero cuore
20 luglio 2014
Non c’è nulla da fare: tra le mezze calzette e i cavalli di
razza ce ne corre. Anche nell’ambito della storiografia. Io non sono né
ricercatore né storico né divulgatore giornalistico né tanto meno letterato. Ma
col vizietto antico del fare ispezioni a banche e grandi evasori sulla base
delle verifiche documentali, contabili e vecchie carte di archivio e lasciando
da parte le dicerie dei soliti untori mi sono messo di buzzo buono per cercare
di vederci chiaro nelle vicende del mio grande compaesano l’ispettore Messana.
Come al solito, tutti ad appuntarsi su tre incidenti del Nostro, nessuno che andasse
a scandagliare gli altri lunghi e prestigiosi squarci della vertiginosa
carriere di siffatto singolare servitore dello Stato di Diritto. I tre
incidenti possono così intitolarsi: Riesi 1919; Lubiana giugno ’41-maggio’42;
ispettorato generale di Sicilia giugno 1945-maggio 1947. Scopro che nel 1919 il
Messana non poteva essere l’autore di un eccidio alla Bava Beccaris, che a
Lubiana fece bene il suo dovere di servitore dello Stato Italiano e non certo
del Maresciallo Tito e la vicenda va vista alla luce di quanto uno storico
serio quale il Sala ha inquadrato e come una più avveduta e informata
storiografia super partes deve ancora appurare, che in Sicilia il Messana fu
abile e positivo con indubitabili meriti e che con i bandito fra’ Diavolo ebbe
solo abilità poliziesche quale suo prezioso confidente. Mi imbatto con la
Cernigoi: apriti cielo! Scoprivo i suoi altarini e divenivo persinoa 80 anni un
“ragazzaccio in vena di fare il bulletto”. Mi sono convinto che anche le mezze
calzette in televisioni e nei vari pluriformi blog fanno carriera e finiscono
col ritenersi autorità indiscutibili.
Mi scontro, è vero, con uno storico vero e saggio, il
professore Giuseppe Casarrubea, e potete vedere voi stessi qui sotto quanta
urbanità, serietà, rigore scientifico e serietà professionale lo
contraddistingue. Grazie professore. Si dice che la classe non è acqua.
Grazie per le sue valutazioni, dottor Taverna. Si goda una
buona domenica.
Anche Lei, Professore.
20 luglio 2014
Caro dottore, Facebook mi comunica che ho raggiunto il
massimo di 5000 amici, anche se io ne conto 4995, e che pertanto non posso
avere un numero maggiore di amici. Penso di aprire un'altra pagina e lei sarà
il primo ad esservi accolto. Grazie per la sua gradita richiesta che terrò
presente.
Me ne rendo conto e la ringrazio per la sua squisita
gentilezza.
21 luglio 2014
Spero di non disturbarla troppo se mi permetto diriportare
qui quanto ho oggi pubblicato nel mio FB e nel mio blog CONTRA OMNIA RACALMUTO
La signorina Cernigoi s‘improvvisa storica, giusperita, magistrato, commissaria
di PS e scrive quanto sotto. Avesse frequentato L’Archivio Centrale di Stato,
avesse almeno verificato quanto annota il prof. Casarrubea sub 170 (cfr. Acs,
Sis, b. 40, f. Criminali di guerra) nel suo complesso studio STORIA SEGRETA
DELLA SICILIA, pag. 198, si sarebbe evitate (forse) tante censurabili
castronerie, purtroppo gravemente calunniose della titanica figura di alto
servitore dello Stato di Diritto Italiano, l’ispettore generale di PS Ettore
MESSANA. La signorina Cernigoi si accoda immediatamente alla pretesa dei Titini
del maresciallo Tito di volere il Messana quale “CRIMINALE DI GUERRA”, risibile
pretesa finita miseramente nel cestino di vari tribunali militari anche
italiani, come doviziosamente appare nella ponderosa e polverosa Busta del SIS
seconda Sezione n. 40 cui rinvia giudiziosamente il Casarrubea. Scrive a
vanvera la Cernigoi: Criminali di guerra
Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di
guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i
crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di
denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale
jugoslava in data 14/7/45 [7], lo accusa, sulla base di documentazione che era
stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di
occupazione, di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico;
torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di
civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei
territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione
dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con
il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana
dott. Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi
imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data
21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e
Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della
questura di Lubiana [8], che fanno riferimento ad una “operazione di polizia
politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario
Antonio Pellegrina sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula
sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima
citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot
(a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre a pene minori. Noi
abbiamo oggi consultato quel vecchio faldone. E di materia che tutto smentisce
quel che scrive la Cernigoi e che a dire il vero rettifica il Casarrubea ne
abbiamo trovato a iosa. Abbiamo chiesto un centinaio di fotocpoie che
costicchiano e abbiamo, previo pagamento di Euro 3, scattato un altro paio di
centinaia di foto. La Cernigoi si è tanto irritata con me da insolentirmi oltre
i limiti del lecito. Persiste nella sua uterina invenzione di inesistenti
verità “storiche” lesive dell’onore del insignito dell’ordine di San Lazzaro
Gr.Uff. Messana. Non so come potrà difendersi se la signora Giovanna Messana la
persegue giudiziariamente. Il professore Casarrubea ci appare un gran
gentiluomo oltre che storico insigne e riflessivo e spero voglia accedere ad un
dibattito sereno per un riscontro del vero, res melius perpensa.
nel retro altri quattro presunti criminali di guerra
Intrassi Michele; Rendina Pietro; Vincenzi Vinizio e Novelli Giuseppe. Vi fu
una sorta di istruttoria penale ma nessuno mi pare sia stato condannato. Mere
pretese dunque dei Titini del Maresciallo Tito.
23 luglio 2014
Scrive il professor Giuseppe Casarrubea: "In un
documento segreto del SIS riguardante le attività della commissione per il
mantenimento in carica degli arrestati politici, figura, appunto l'ispettore
Messana, abitante a Roma in viale Beato Angelico92". Insidioso
quell'"appunto". E' evidente che va collegato a quanto affermato
prima: "Storicamente risulta ancora inspiegabile il fatto che personaggi
che godevano fama di essere stati criminali di guerra di paesi vicini
all'Italia, già compromessi col fascismo e le sue più alte gerarchie, potessero
essere stati lasciati al loro posto e anzi avessero fatto ulteriori carriere
con i nuovi governi di unità antifascista". (Cfr. Storia Segreta della Sicilia,
pag 96, note nn. 168 e 169).
Il professore Casarrubea con l'onestà intellettuale che lo
contraddistingue non potrà negare che ha messo qui qualche tocco malizioso che
conferisce al testo una ambiguità perniciosa per il buon nome del Messana.
Noi siamo andati alla caccia di quel documento che sarebbe
dovuto essere esiziale per il prestigio del nostro insigne compaesano e siamo
riusciti a trovarlo. Depuriamo subito dell'effetto alone quel "SIS"
custode di segretissimi segreti. Il SIS (Servizio Informazioni Speciali o
similari) fu una malconcia branca amministrativa del Ministero degli Interni e
le carte della sua SECONDA SEZIONE sono ora all'Archivio Centrale di Stato,
lise stropicciatissime, spesso deteriorate e quasi illeggibili, alla portata di
ogni studioso.
Il documento commentato dal Casarrubea che si trova in uno
scarno fascicolo portante il numero MP21 di quella che è rimasta busta 54 non
suffraga per nulla le tesi accusatorie dell'esimio professore di Palermo.
Quasi in carta velina, essendo copia di documenti
dattiloscritti, il foglio reca in fondo un paio di annotazioni molto
importanti; porta una data che risalirebbe all'estate del '44 e, bene in
chiaro, postumo, il riferimento ad una pratica a cui non è facile (almeno a me
non è riuscito) risalire.
Trattasi dell'elenco nominativo di una "commissione per
il mantenimento in carica di arrestati civili". Segue una elencazione a
scalare di altissime personalità da un generale (il primo dell'ordine) ad un
colonnello) con indicazione soltanto del recapito e del numero telefonico. Il
Messana occupa in quella commissione il secondo posto. Autorità quindi
ragguardevole, insospettata e insospettabile.
Abbiamo cercato di fotografare quel documento, ne è venuto
per nostra imperizia uno sgorbio che ugualmente pubblichiamo: all'occorrenza ne
faremo trarre una chiara fotocopia quale la struttura molto valida dell'Acs di
Roma sa fornire agli studiosi.
Siamo dunque nel 1944; gli americani erano entrati da
qualche mese a Roma. E a Roma si trova il questore (allora) Messana. E abita
appunto nei pressi del Vaticano proprio in viale Angelico 92.
Quello che per la disattenta signorina Cernigoi sarebbe
stato un demerito fu invece un atto di coraggio civico e politi da parte del
Messana: dopo il famoso 8 settembre del 1943 il Messana disdegna di passare a
Trieste, dove operava da questore e dove veniva remunerato con un buon
stipendio, al servizio della Repubblica Sociale di Salò e se ne torna dai suoi
a Roma appunto nelle abitazioni presso il vaticano. Altro che fascista, altro
che fanatico razzista. Aveva sperimentato a Lubiana cosa davvero erano i
tedeschi anche quelli che non ostentavano la doppia 'esse' (SS), A Roma c'era
Kappler. Il Messana non si presenta al Viminale. Sarebbe stato bene accolto ma
avrebbe dovuto sottostare all'infame comando tedesco. Chi conosce la storia di
quel periodo capisce. Così il Messana, senza più stipendio, si eclissa oltre
Tevere. La nipote, allora bambinella, ricorda quel periodo, gli americani che
entravano, lo sbandieramento tripudiante dei romani. E ricorda che con lei
c'era questo suo arcigno ma dignitosissimo nonno (che invero aveva particolare
predilezione per questa sua piccola Giovanna).
Mi dice Giovanna Messana che in effetti per un qualche
periodo il Messana si nascose in una chiesetta presso Borgo San Pietro assieme
ad ebrei, molti dei quali furono grandi amici di questo Ispettore Generale che
la Ceernigoi vuol fare passare per un nazista antisemita.
Noi pensiamo he il Messana in questo periodo di rifugiato
non dovesse preoccuparsene più di tanto: cinquantacinquenne non poteva temere
il pericolo di venire arruolato; e a Roma si era troppo indaffarati in quei
criminali rastrellamenti dell'ultima ora per interessarsi ad un questore
fuggitivo da Tieste. Importante per noi sapere che in questo periodo il
Questore Messana né a Trieste nel clima criminale repubblichino né a Roma
nell'altro nefasto delle Fosse Ardeatine si contaminò con il Nazifascismo.
Era intemerato e così poté ritornare al Viminale: ecco
perché gli affidarono la vice direzione di questa Commissione cui accenna il
Casarrubea. Quel liso documento del '44 depone a tutto favore del Messana. Le
insinuazione del professore palermitano sono destituite di ogni fondamento.
L'onore di Messana non rifulge proprio in quel foglietto quasi illeggibile del
Sis, seconda sezione.
24 luglio 2014
Egr. dott. Taverna, vedo con piacere che le sue fatiche per
onorare al meglio il suo compaesano l'hanno condotto ad essere in possesso di
molti documenti sul suo personaggio. Pertanto mi permetto, se me lo consente, di
incitarla a produrra un'ampia antologia di documenti, da lei introdotti con una
analisi critica approfondita, al fine di dare alle nuove generazioni quello di
cui sono privi, la conoscenza della verità. Questa sua, sarebbe un'opera
encomiabile che La porrebbe al di sopra delle parti ed eviterebbe
quell'apparente personalismo che traspare nella passione della sua ricerca.
Questa passione ci può portare a vedere nemici là dove non ci sono. Credo nel
suo impegno e mi auguro che quanto prima Lei ci consegni quest'opera che
sarebbe tanto utile alla conoscenza della nostra storia passata. Mi scuso per
il suggerimento e le auguro un buon lavoro.
La ringrazio per il suo suggerimento e il suo augurio. Cpme
bene Leo ha apito non sono un addetto ai lavori storici. Non faccio quindi
scienze sociali e pertanto la doverosa £auvalutatività" mi manca". A
dire il vero persino mi irrita. Spero Spero di trovare in Lei quell' addetto
ailavpri per aggiungere un ulteriore tasselloal suo preziosissimo lavoro di
storico, magari a detrimento della Sua passione politica (che molto collima con
la mia) che non potrà certo negare.
La ringrazio tantissimo per l'attenzione a questi mei
appunti che difficilmente avranno uno sbocco sistematico. Non sono in grado.
Rinnovo i sensi dela mia più profonda stima. (Mi scuso per gli errori).
25 luglio 2014
Per la Cernigoi v’è certezza assoluta: il Messana è
CRIMINALE di GUERRA. Il suo giudizio è inappellabile. Lei si arroga il diritto
di giudicare e condannare. Con quale autorità, con quali prove, con quale
istruttoria? Non ha titolo, non ha elementi, non può provare nulla. Per me
diffamare qualcuno a mezzo stampa quale criminale di guerra sapendo che giammai
costui era stato condannato per siffatto gravissimo crimine è materia da codice
penale. Io l’art. 595 u.c. C.P. ce lo vedrei tutto ma non sono né pubblico
ufficiale né magistrato, né istituzione pubblica (in questo caso il Viminale
quale parte offesa). La Cernigoi non poteva non sapere che all’Archivio
centrale di Stato vi sono faldoni e faldoni del SIS, seconda sezione ove il
caso è ben sviscerato e l’adamantino comportamento del Messana vi riluce
inconfutabile. Scrive la Cernigoi: Criminali di guerra
Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di
guerra denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i
crimini di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di
denuncia, redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale
jugoslava in data 14/7/45 [7], lo accusa, sulla base di documentazione che era
stata trovata in possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di
occupazione, di crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico;
torture ai civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di
civili in condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei
territori occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione
dell’Aja del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”.
Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con
il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana
dott. Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi
imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data
21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e
Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della
questura di Lubiana [8], che fanno riferimento ad una “operazione di polizia
politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario
Antonio Pellegrina sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula
sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima
citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot
(a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre a pene minori. Messana e
gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una
indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti
furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine
per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative all’attentato di Preserje. Nello
specifico Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda
dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”.
Ettore Messana fu anche segnalato con nota del 21/9/45
dall’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma al Prefetto di Trieste,
che richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA [9]. Il risultato di
questa indagine è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata
dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa
[10], dalla quale citiamo alcuni passaggi.
“… il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.r.) che ordinava arresti di persone facoltose contro
cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti
personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in
carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la
liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si
faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti.
Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino al
giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto
Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del
Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne
di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. ::::::::::::::::::
Ma al Ministero degl’Interni, al SIS si sa bene che trattasi
di tentativo titino di criminalizzare l’intera Italia. Siamo nel 1945-46. Orde
di ex partigiani titini scendono persino col paracadute in Italia a tentare
vendette, a commettere atti di giustizia sommaria, a macchiarsi di infami
delitti. Le carte del SIS sono molteplici e inequivocabili. Non punge vaghezza
alla Cernigoi di contestualizzare le effervescenze punitive slave con questo
clima terroristico che disseminano in Italia?
In Jugoslavia da parte dei Partigiani Titini si confezionano
reboanti capi di accusa contro i nostri concittadini rei soltanto di esservi
stati comandati in tempi di guerra magari con incarichi polizieschi; si mandano
granguignoleschi papielli accusatori. Ma sono le stesse commissioni di guerra
estere che rimettono, dopo una prima sbozzata, le accuse alle competenti
autorità italiane. E in Italia queste più ponderate carte arrivano e queste
carte si trovano a Roma, al SIS ed ora in ACS. Ebbene di tutta quella
paccottiglia della Cernigoi relativa al Messana, al Ministero giunge il
foglietto che noi pubblichiamo. Trattasi dello “STRALCIO RELAZIONE 12”:
L’accusa titina infierisce contro magistrati italiani, funzionari di P.S. e
soprattutto contro Grazioli che fu un personaggio non del tutto negativo stando
agli studi di Sala. Il MESSANA vi viene fatto entrare per il rotto della
cuffia: non c’è nulla di specifico contro di lui. Pretestuoso, prevenuto e
diffamatorio è volere a tutti i costi il questore come colui “che esortava
personalmente gli aguzzini ad infierire contro le proprie vittime”. Quali
prove? Nessuna, quali testimonianze? Nessuna, come si poteva affermare. e dalla
parte lesa, qualcosa del genere? Fandonia: un questore se ne sta nei suoi
uffici, non scende negli scantinati ad incitare scherani ai suoi ordini a
violentare innocenti vittime. Fantasie da menti malate o si vede che non si è
mai stati in questura a rispondere ad interrogatori sia pure serrati ma per la
cultura giuridica italiana sempre con il senso del limite. Tanto è vero che in
Italia il SIS neppure prende in considerazione questa calunniosa accusa titina
contro il Messana. Anzi il Messana viene inviato persino in Sicilia nell’aspra
lotta al banditismo filoamericano del fuori legge Giuliano di Montelepre. E il
Questore Ettore Messana viene promosso Ispettore generale di P.S., insignito di
onorificenze di altissimo livello e viene nominato Grande Ufficiale; e guarda
caso ottiene l’esclusiva commenda dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro, roba
sabauda insomma. La ruggine slava, che si può comprendere ma giammai condividere,
è solo appiglio per postumi scoop giornalistici che francamente sono
disgustosi. La Cernigoi sa che il Messana neppure fu scalfito da quelle
infamanti farneticazioni slave. Non c’era materia alcuna. Eppure quando gli
slavi accennarono a fatti e vicende che potevano destare sospetto,
l’istruttoria scattò accurata, precisa, inflessibile. Le carte del SIS lo
dimostrano. Consultarle per credere.
Singolare la chiusa degli accusatori slavi: “secondo le
istruzioni di GRAZIOLI operavano anche i suoi organi civili e principalmente il
questore di Lubiana Ettore Messana, uno dei maggiori carnefici” Ma di grazia
quale furono queste “carneficine del Messana? Nulla di nulla. Vi fu
l’esecuzione di Tone TOMISIC che invero mi lascia perplesso. Ma quella nacque da
una sentenza “del tribunale di guerra di Lubiana preseduto dal dr. MACIS”. Il
Sis fece, dopo, una accurata inchiesta. Al SIS si ebbe modo di appurare quale
fu il ruolo del Messana. Il Messana aveva minuziosamente ragguagliato la
magistratura su l’operato della questura di Libiana. All’ Acs abbiamo trovato
il fascicolo. Trattasi della denuncia del 4 aprile del 1942 n. 05698/1942 Gab,
di Prot. Il Messana è esaustivo, preciso, formale. Ne riportiamo qui sotto
alcune fotocopie. Basta darvi uno sguardo per sbugiardare la Cernigoi e i
titini circa l’inventata accusa che il processo era stato intentato “in base a
false testimonianze del commissario di P.S. PELLEGRINI e di altre persone al
servizio di Grazioli”. No! Invero erano stati i tedeschi che avevano scoperto
il covo dei partigiani slavi e avevano costretto la questura ad irruzioni,
interrogatori ed arresti0. Noi pensiamo che la stessa sentenza del MACIS sia
stata imposta dalla Ghestapo. Ma qui il Messana non c’entrava più. Anzi tutto
lascia capire che il Messana fosse tanto poco gradito ai tedeschi da giubilarlo
subito dopo quella esecuzione che tantò impressionò; le SS non furono
certamente estranei allo sbolognamento del Questore. Appare infatti non gradito
ai falchi del Viminale per cui ritirarsi come in subordine a Trieste. Il suo
ruolo fu così defilato da fare poi scrivere ai suoi denigratori che ”costui non
riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare
rilievo”. L’addebito dispregiativo negli intenti di allora, oggi suona come epitaffio
laudativo del Messana: questi non fu 0 quindi per nulla complice delle famose
Foibe che oggi si sono riesumate per doverose condanne.
25 luglio 2014
Lillo Taverna Quanto di vero c'è in questa pagina di pretesa
storia del caso Giuliano? Nulla o quasi nulla. L'intrigo America-banditismo
siciliano del dopoguerra è tutto ancora da dipanare. La figura dell'ispettore
generale di P-S. Ciro Verdiani, infangata a più mani, resta enigmatica. Depone
al processo di Viterbo e si "suicida" con Pisciotta ed altri.
Mettendo sull'avviso che il Casarrubea non è attendibile nel giudizio di valore
di fare di fra Diavolo "il confidente di Messana" nel senso quasi di
compare, per il resto è magistrale quando scrive: "Portella della Ginestra
insegna per tutte le stragi impunite. Nel 1952 si "suicida"
l'ispettore Ciro Verdiani. Qualche mese prima ha testimoniato al processo di
Viterbo e ha detto detto qualcosa che non doveva dire. E' lui l'intermediario
nella trattativa che vede protagonisti Giuliano i boss e lo Stato. Anche
l'onorevole Giacomo Cusumano Geloso fa una brutta fine. E' il deputato
monarchico che Gaspare Pisciotta accusa di essere uno dei mandanti di Portella.
Nel 1954 è la volta di Raimondo Lanza di Trabia, agente dello spionaggio
internazionale, che si getta dall'ultimo piano dell'hotel Excelsior di Roma.
Nello stesso anno Pisciotta muore avvelenato nel carcere dell'Ucciardone a
Palermo. Si tolgono la vita poi, o alcuno così sospetta, i medici che nel 1947
eseguono le perizie necroscopiche e l'autopsia sul corpo di Salvatore Ferreri,
confidente del Messana e numero due della banda. Nel 1967 muore suicida,
sparandosi con un cannoncino in casa sua, Tommaso Besozzi, li reporter che ha
scoperto il falso sul conflitto a fuoco di Castelvetrano, nel luglio 1950.
Senza contare tutti gli altri casi di persone che scompaiono una dopo
l'altra." Lillo Taverna Quanto al nostro grande Sciascia, io resto un po'
smarrito nel vederlo del tutto estraneo circa il commento di tutte queste
agghiaccianti vicende che pur gli erano coeve. Il Giorno della Civetta fu -
bisogna convenire con il Montanelli - piuttosto fiacco nella stigmatizzazione
di depravazione sociale quale era divenuta la delinquenza mafiosa che l'entrata
degli americani avevano resuscitato. Per noi racalmutesi resta paradigmatica
l'esecuzione in piena piazza di Baldassare Tinebra, che fu cosa molto più
complessa e inquietante di quanto appare nel pur pregevole "Silenzio dei
Loquaci" del nostro Tano Savatteri.
25 luglio 2014
Mi scuso se Le sto intrasando questo Canale.Vi riporto
quello che sto scrivendo sul caso messana nel mio blog. Ovvio che Ella può
subito cancekare quanto vado comunicandole. Questo qui è solo per discreta
conoscenza: non vuole significare nient'altro. Grazie e le rinnovi i ensi ella
mia crescente stima. --------------------------------------------
signorina Cornigoi risponda a queste note
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato
suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si
fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo
un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto
da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto
singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto
politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e
dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non
poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi
tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e
niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore
generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano,
in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal
titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo
Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre
alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato
al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a
metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in
una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di
fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per
dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto
a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche
proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento,
dicono gli stocici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività
economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi
fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere
comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia
Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta
altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la
Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in
questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia
diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad
effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”
Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere
“amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare
operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!?
Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per
la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò
chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici,
responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un ppoliziotto che
misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle
infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di Uffici di polizia,
più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la
sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico
ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto
di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i
precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale
Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione
della città ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il R icciardelli ad
affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa
dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il
Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto
”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i
precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha.
Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte
riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico
della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della
politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare
che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto
ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei.
Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte
persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse
sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento
assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di di
censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente
la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in
modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve
entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il
massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa?
Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio
Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forca di volere
diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a
Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce.
Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo
copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda
incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8
settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a
Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati
quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio” incappando
in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere perseguito. Ed è
certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più tragico: in quel
biennio Messana non c’era alla questura di Trieste, Ricciardelli, invece, sì. E
addirittura nel criminale ufficio fascista della “politica”. E’ l’accusatore
che a questo punto è oggetto di censura non il Messana che se ne torna a Roma
pur di non collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla doppia esse.
Ammirevole!
Ecco perché tempo fa avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni,
maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema
di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore
Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO.
Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe
risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione
calunniatrice. Certamente non fa storia.
27 luglio 2014
Io non so se potrò correttamente continuare a sentirmi
vetero comunista dopo che mesi di ricerche sul commissario Messana mi stanno
stravolgendo tantissimi giudizi e tantissime condanne. Su tutti questi
personaggi avrei da dire la mia che è capovolta anche rispetto ad assiomi che
per il meritevole storico Casarrubea sono verità di fede. Scelba,
ricordiamocelo, fu quello delle leggi Scelba che stroncarono il fascismo che
stava risuscitando. Sulla faccenda Giuliano quando andremo a studiare le carte
della NARA in America ne scopriremo delle belle. Il dottor Navarra non fu dei
migliori ma neanche dei peggiori di un certo nostro mondo. Se penso a Guarino
Amella, le mie certezze rosse schricchiolano. Se penso all'on. Montalbano, da
rabbrividire. E lo stesso Licausi dove voleva andare a parare? Perché se la
prese tanto con Messana, quando credo che sia stato lo stesso Scelba a
liquidarlo come ispettore generale di PS? Perché non si dà peso a quanto andava
relazionando a Roma sui finanziamenti americani alla EVIS il questore Ettore
Messana? Non è tempo di mandare al macero tutti i luoghi comuni sul comunismo
siciliano del dopo guerra? Revisionismo? Quando c'è di mezzo la verità, non 'è
revisionismo che tenga! Chi uccise il sindaco socialista di Favara nella prima
metà degli anni 'Quaranta? Ce lo vogliamo fare raccontare dal dottore Calogero
Castronovo che mi pare adesso consigliere comunale di questa meravigliosa ma
chiacchierata cittadina propinqua a Racalmuto?
28 luglio 2014
E' proprio così, caro dottore. Bisogna mettere in
discussione verità date e cercare con altri strumenti, quelli della ricerca e
della fatica personale, come fa lei, le verità che ci servono per il futuro.
28 luglio 2014
La rngrazio proprio per queste Sue graditissime parole. Mi è
rincresciuto che la Cernigoi mi abbia frainteso ed sia partita alquano, mi
consenta, istericamente. Avendo tutta la vita fatte ispezioni bancarie e
tributarie la mia propensione è solo quella di cercare di intessere un diaologo
col dio - di solito. il emone ascpso nel problufi di care e documenti e
contabilità e pezze d'appoggio e contraffatte dichiarazioni. Proprio oggimi
sono recat alla Biblioteca Nazionale qui a Roma e ho consultato il 1919 del
Giornale di sicilia. Ho troato corripondenze sul celebre caso di Riesi. Sfido
chiunque a dormi che vi si parla di un certo commissario Messana. Se penso ai
film, ai convegni all'ANPI di Palermo mi disoriento. Sono sincero: Lei cade nel
trebocchett teso da Li Causi. per ragioni che non so e in tempi molto sospetti,
quando forse voleva far carriere nel PCI (e il carrierismo là fu feroce. ne so
qualcosa di molto riservato) volle fare apparire il giubilato Ispettore
Generale di P.S. gr.uff. cpmm. dell'Ordine di S,. Maurizio e Lazzaro dottore
Ettore Messana la reincarnazione di Bava Beccaris per la faccenda di Riesi, il
negriero di Lubiana per l'istruttoria al processo Tomsic e il
"compare" di Ferrei alis fra Diavolo. In base alla mole di documenti
e di ricostruzioni storiche che ho potutto condurre soprattuttoper l'ausilio
(magari non volonyatio) che Ella con i sui tre preziositesti publicati da Bompiani.
sono giunyo alla conclusione che a Riesi Messana non c'era o se c'ra i suo
ruolo f marginale e nessun tribunale abbe mai adinquisirlo; che la feccanda di
Lubiana è uno dei tanto aspettidell'insana guerra che Volle Mussolini e che il
Messana, quale subalterno del Mimistero degli interni, non durò a Lubiana più
di un annoper non essere in grado di quelle ferocie che i fascisti militani
esevano. Ne ebbe conseguegue che rasentano la retrocessione fininedno come in
subordine a Triene dove ad avvso degli stuiisuoi denigratori non commesie
azioni di rilievo. Quindi non aderì alla RSI, fu destituio, privato di
stipendio e scappò a Roma nascondendosi sino alla liberazione degli Americani
quando poè tornare al Viminalee per la sua fede monarchoca e forse pe le sue
protezioni masoniche ritòrnò in auge, destinazione Palermo. Qui visse suoi
brutti momnti. Lei dilintemente scrive che ebbe a denunciare i criminali
finanziamenti degli Ameicani all'EVIS. Fatto questo, che con più ampienza e con
maggio igificato e merge dalle relaioni autogradfe del messana al suo Ministro,
quali ho rinvenuto in ACS (e mi pare che si tratti di ponderose relazioni non
pubblicate da lcuno. Il collegamento con ferrei fu un atto imposto. Lei stess
parla ell'incontro a Roma tra il padre del ferreri, Aldisio e in subordine il
messana. Quale lo snodo di tale collegamento, io npn ho dubbi di sorta ad
accedere alla verità processuale di Viterbo e cioè alla deposizione esaistiva
del Messana la cui prima interpretazioneè quella letterale e le superdfetazioni
analogiche e dietristiche iìo le ripudierei anche per l'obbligo della
"avalutatività" che bisgna seguire nelle sceinzze sociale. per questo
iseento dalla siua tesi del Stato connivente, qusi prefigurazione dell'attale
processo di palermo.
Un lugo discorso che debbo correggere ssendomo scappato per
la mia solita imperizie informatica, per insinuare una mia proposta. Racalmuto
è la patria di Sciascia, una Fondazione si ege a suo nome.Mi piaerebbe che Lei
potessepresiedere un incontro d per la chiarificazione dle ruolo e se vi sono
delle colpe del compaesano racalmutese Ettore Messana, agari per sabilire se
gli deve dedicare una strada in commemorazione oppure no, per comprovaa
indegnità. E mi piCEREBBE CHE NELLA fondazione DI SI ISTITUISSE UNA SOTA DI
SEMINARIO PER RICERCHE STORICHE NON PRECONCETTE DA LEI PRESIEDUTO. pENSO A
GIOVANI CHE POTREBBERO ANDARE A STUFìDIARE LE CARTE ELLA nara quali lei
meritevolmente illustra nel suo LUPARA NERA (e credo altrove). E non mi
dispiacerebbe che vi partecipasse anche la Cerrigoi, sempreché desista dalle
non provate accuse contro il Messana.
28 luglio 2014
Nel caso tagli prima di leggere. Ma questo è un mio post
pubblico che in qualche modo intendo segnalarle: E’ la seconda volta che mi
capita nella mia ormai purtroppo lunga vita. La prima volta avvenne nel lontano
ultimo quarto degli anni Settanta. Tra il luglio e il settembre del 1974 fui
inviato dalla Banca d’Italia a giubilare la Bana Privata Finanziaria che tutti
ancora si ostinano a chiamare la banca di Sindona. Falso. La Privata, contro
tutti e contro tutto, invocando le dieci righe l’art. 64 della vecchia legge
bancaria, riuscii a giubilarla. Nonostante Andreotti Macchiarella il Banco di
Roma tutta la finanza meneghina e mettiamoci per contorno l’arcivescovo
Marcinkus, l’orso americano del mio Soldi Truccati. Ma Sindona era ancora in
auge nonostante profugo negli USA di Cosa Nostra. Scrisse e tutta la stampa
pubblicò: “pare che un certo Calogero Taverna le abbia chiarito le cose”. Si
rivolgeva allo scattoso Guido Carli. Il Baffi mi sbeffeggiò in un convivio
aziendale quale un quivis de polulo . Ora è la Cernigoi che fa il bis. Le avevo
scritto: 6 giugno 18.17.40
lei dovrebbe essere l'autrice di foglietti infamanti il
dottore Ettore Messana già ispettore generale di pubblica sicurezza. In
contatto con la nipote di tanto grande personaggio della storia di Italia ho
fatto e continuo a fare ricerche che la smentiscono in pieno Non so se reputa
di procedere ad una sorta di resipiscenza operosa. Sappia che la signora
Giovanna Messana non è persona da oppiare. Certo non ha avuto tempo per
inseguire e perseguire codesti sedicenti storici fabbricanti di calunnie nei
confronti del suo grande avo. Ma ora ha deciso.
Le avevo scritto molto riservatamente e a ben vedere in
termini molto educati, ad onta del mio caratteraccio. Ma la Cernigoi
sfacciatamente, in pubblico, dopo 14 giorni così osa irridermi (e
contraddirmi):
La Nuova Alabarda 20 giugno • APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo
Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona.
Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la
costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i
quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati
che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo
fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che
fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal
vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la
direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana”
della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko
(condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček
(a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli
altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una
indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti
furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta
dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41,
per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di
Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri
Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e
premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana
ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S.
Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di
Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di
Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA
(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui
risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale
citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase
fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e
tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe
Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia
politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli
si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di
giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a
perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato
di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva
già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato
internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia
stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno
“epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato
dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario
dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la
Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza
di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta
dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella della
Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il
compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in
merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano
spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo maggio,
uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte altre.
“L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della mafia di
Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò
nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta
in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché
dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo
Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse con la
raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere dei
bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il Procuratore
Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo
bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore
Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano fosse
soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire
una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare
Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta dell’ex
generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana
leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare
di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”, sarebbe
stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri sembra
essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti a
Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro di
Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di fronte
all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale ripetette
(sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso Alcamo, ove
avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e, ferito, il
Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era un agente
segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col Messana”;
Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma definito
come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già condannato
in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di
rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso
fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i
riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra la “banda”
Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti
statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”. Non crederete che
l’abbia lasciata in pace. L’ho costretta a offendermi e stizzita a chiudermi
persino i canali di FB. Diversamente da lei si è invece comportato quel gran
signore e profondo studioso del prof. Casarrubea. Come credo avete potuto legge
qui da me. Calogero Taverna
29 luglio 2014
Caro Calogero, cose vere, cose false e cose meno vere.
Ricordo il Ruffini nel 1945/46. Magari qualcuno ad Agrigento aveva attentato
alla vita del principesco vescovo Peruzzo (addirittura un frate a Santa Stefano
Quisquina). Si pensava che primate di Sicilia dovesse essere proprio il
Peruzzo, invece il papa mandò Ruffini. Figurati se posso avere stima e fiducia
nei papi e in papa Pacelli in particolare. Ma era chiaro che l'America, la
mafia, Portella, Giuliano non ci entravano per nulla. Mie ricerche
nell'archivio vaticano segreto mi portano molto lontano. Quanto al connubio
Pacelli-America nulla di più falso di quello che leggo. Pacelli aveva un
religioso terrore dei comunisti. Iniziò la sua crociata con il microfono di Dio
(padre Lombardi) e la peregrinatio Mariae. Divertente la pagina di Sciascia
nelle Parrocchie in proposito. Eppure proprio la settimana scorsa sfogliando un
faldone del SIS seconda sezione all'ACS di Roma leggo tutto un carteggio su
questa storia qui. Gli americani volevano un gemellaggio America-Vaticano nella
lotta al Comunismo. Pacelli si oppose sdegnosamente. Peraltro non amava il
capitalismo massonico e sionista di Washington. Il sostituto Montini sospinse
il Della Torre dell'Osservatore Romano a scrivere una trentina di frasi
piuttosto ambigue quanto ad anticomunismo. Vi si palesava addirittura della
simpatia. Successe un finimondo. Etc. Quello che aggiungo io è questo: con
tanta dovizia di documenti e prove storiche perché continuare a crogiolarsi
nell'orgia dei luoghi comuni di quel tempo del primo dopoguerra degli anni '40.
Mi fa piacere che anche lo stesso prof. Casarrubea mi scriva che occorre un
salto di qualità nella ricostruzione storica del secolo scorso, specie alla
luce delle nuove possibilità di ricerca e dei nuovi strumenti anche
informatici, della ricostruzione del recente quadro storico (tutto ancora a
definire)..
1 agosto 2014
IL QUESTORE MESSANA E I FATTI DI RIESI Il crucifige di
Ettore Mesana si consuma il 15 luglio del 1947. Il gran sacerdote che ne vuole
la fine è l’on. Li Causi: tre i capi d’accusa (politica). Desumiamoli dallo
stesso Li Causi, da un suo arrabbiatissimo discorso all’Assemblea Costituente,
pronunciato nella Seduta del 15 luglio del1947. Per il sanguigno grande
esponente del comunismo siciliano del dopoguerra, Messana andava giubilato:
A) Perché c’era da domandarsi: «Scelba come può ignorare che
Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani?
Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di
cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un
comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il
Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei
carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria
soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di
fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne
disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato …»
B) « Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una
nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale
pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!"…»
C) «Si ha, [ …] , questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
ssconfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.»
Ecco qui i tre capi di accusa: Riesi del 1919; Lubiana del
1941 (maggio)-giugno 1942; banditismo siciliano dal maggio 1945 al giugno del
1947.
Sono mesi che scartabelliamo faldoni, giornali, documenti
vari, pubblicazioni vecchie. Ebbene: non ci possono essere dubbi. Nessuno può
dimostrare che davvero in quel terribile 9 ottobre del 1919 ci fosse
addirittura un giovane agente di polizia che prese la “mitraglia” in mano nel
campanile della chiesa prospiciente piazza Garibaldi e falcidiò sei, si disse
in un primo momento, contadini rivoltosi; poi si disse dieci, poi invece si
salì a quindici (qui sopra) e, di recente, dovendo sperperare soldi comunitari,
sempre a Riesi, addirittura 20. Ci dispiace per Li Causi: non si può condannare
alla damnatio memoriae un glorioso ispettore generale di Stato sulla base di
quello che avrebbero dovuto ricordare a distanza di quasi trent’anni ‘vecchi
padri costituenti’. Vi poté pur essere stata una inchiesta del generale dei carabinieri
Densa ma questa ammesso che si sia mai conclusa nessun addebito poté formulare
e formulò contro il giovane trentunenne cmmissario Messana, che, anzi, a
fascismo consolidato e con Calogero Vizzini confinato, spiccò salti da gigante
nei gradi della polizia e proprio perché senza macchia alcuna, lui figlio di un
modesto e dissennato redditiere racalmutese, sperperatore del proprio
patrimonio, lo sfaccendato Clemente Messama, diviene – giovanissimo - questore
ed ebbe affidate questure strategiche del Nord. Ad onore e vanto della sua
patria natia, Racalmuto. Analogo discorso per quell’inchiesta giudiziaria: noi
abbiamo reperito una relazione del Prefetto di Caltanissetta del successivo
natale. Altri sono i colpevoli, i fatti avvennero in termini ben diversi dal
facile populismo cui si abbandona, comprensibilmente , il Li Causi. MESSANA, il
grande assente. NON COLPEVOLE. Nel 1934 dopo 15 anni – troppi o pochi a seconda
delle tesi che si vogliono formulare – un quasi pastore valdese scrive una
storia di Riesi. Quei truculenti fatti vengono rievocati. Sì, è vero: nella
memoria della gente è scolpito che una mitraglia militare sparò e uccise tanta
gente. Enfasi della memoria tanta. Si parla di un “commissario di Pubblica
Sicurezza”, si dice che insieme ad altri due un ufficiale dell’esetrcito ed un
semplice soldato, in tre, tutti insieme eccoli a premere il grilletto del
mitra. Fantasia. Improbabile. Ma a tutto concedere: il nome del Messana non
c’è. Davvero Li Causi nella foga ciceroniana finisce con l’inventare e quindi
diffamare e direi calunniare. Erano tempi incandescenti. Portella della
Ginestra fu più di una sventura nazionale e - se le carte della N.A.R.A. già
consultate dal prof. Casarrubea verranno tutte alla luce -sarà da parlare di
crimine americano. Finalmente. Altro che insana criminalità di un ex giovane
commissario di polizia in vena di scimmiottamenti dell’esecrando generale
Bava-Beccaris fatto dal Re senatore del Regno.
Ma noi abbiamo cercato notizie vere, coeve, indubitabili.
Abbiamo consultato i microfilm del giornale L’Ora di Palermo e il Giornale di
Sicilia dell’epoca. Messana non ci sta. I fatti son diversi da come amò
trasfigurarli il Li Causi per sue polemiche politiche di stampo rosso
scarlatto. Da vecchio comunista, per il quale la verità storica va piegata alla
grande lotta di classe. Noi siamo per la lotta di classe ma di quelli che
reputano che la VERITA’ E’ SEMPRE RIVOLUZIONARIA.
[segue]
4 agosto 2014
Ci stiamo sforzando di rinvenire la vera verità storica dei
fatti di Riesi del 1919. Abbiamo pubblicato giornali e cronache dell'epoca.
Questa qui non è una intollerabile mistificazione?
CREDIAMO DI AVERE DEL TUTTO SMANTELLATO LA TESI CHE VORREBBE
IL QUESTORE MESSANA COLPEVOLE COME QUI SI DICE. RESTA SOLO LA CALUNNIA,
L'INFAMIA. SE IN BUONA FEDE CI SI CORREGGA ANCHE SE CI SI CHIAMA ANPI
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‘Strage di Riesi’ . 92° anniversario assassinio Giovanni Orcel 13 ottobre 2012
.
L ’ANPI domenica 14 ottobre 2012 alle ore 9, ricorda
Giovanni Orcel nel 92° anniversario del suo assassinio avvenuto il 14 ottobre
1920 in Corso Vittorio Emanuele all’altezza della Biblioteca centrale dove con
la Cgil, e il Centro Impastato deporremo una corona sotto la lapide che lo
ricorda.
Giovanni Orcel è una delle figure più significative del
movimento operaio palermitano, segretario generale della FIOM dal marzo del
1919 operava per unire lotte urbane e lotte delle campagne sulla scia di Nicola
Barbato e anche del fratello Ernesto Orcel fondatore del Fascio dei Lavoratori
di Cefalù, ed in stretto collegamento con Nicolò Alongi, il dirigente contadino
assassinato dalla mafia nel febbraio del 1920.
Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del
1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che
si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano
per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è
stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di
P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra
questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente
….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!
Entrambi i delitti, inequivocabilmente di matrice fascista e
mafiosa, sono rimasti impuniti.
Su Giovanni Orcel leggi Giuseppe Carlo Marino, 1976 nel
libro “Partiti e lotta di classe in Sicilia da Orlando a Mussolini” (Bari, De
Donato, 1976); poi nel saggio di Giuseppe Carlo Marino “Vita e martirio di
Nicola Alongi, contadino socialista” e in numerosi altri scritti.
Il libro di Giovanni Abbagnato, Giovanni Orcel. Vita e morte
per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920, ricostruisce l’attività di
Orcel e le lotte di quegli anni.
Il logo del referendum per l’art. 18 ci ricorda che Orcel,
Alongi e la lunga scia di sangue di sindacalisti e cittadini uccisi, lottarono
per la difesa della dignità umana e la dignità del lavoro, che oggi i governi
della destra politica, in assenza di opposizione vera, stanno di fatto
abolendo.
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CGIL firma contro l'attacco all'impianto antifascista della Costituzione
"art. 21" Firma contro l'attacco all'impianto antifascista della
Costituzione "petizione Cgil" memorie di Spagna Sito ANPI Nazionale
5 agosto 2014
il questore Messana con De Gasperi nei primissimi anni
Cinquanta. Se Messana era quello che vogliono diffamare De Gasperi lo teneva
accanto a sé?
5 agosto 2014
Ha ragione. Ma non sempre i capi sanno quelli che i
subalterni fanno. La storia insegna dall'uccisione di Cesare in poi.
Complimenti per la bella foto, prodotta di una mano molto esperta. Le foto di
Messana in giro si contano sulle dita di una mano e lei ne ha beccato una. E'
possibile sapere di quale archivio fa parte?
di quel poco che è rimasto alla nipote di Messana. Purtroppo
nel cambiare CASA MANDATOTUTTO AL MACERO.LA RABBIA!!!
6 agosto 2014
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre Dopo i tumulti di Riesi
Truppe rientrano a Riesi Lo stato dei feriti Un sottotenente
ucciso CALTANISSETTA 10 notte.
Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie
nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla
miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di
arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in
colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si
vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso
montando a turno la sentinella. Stamane però all’alba quando gli arditi
giunsero per primi alla porta della città, i contadini si squagliarono di
sangue. Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi pubblici, compreso
il telegrafo. Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm. Presti,
comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le armi, le
munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla truppa. Il
paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma. Stamane qualche
negozio cominciò a riaprire e i cittadini, dopo due giorni in cui sono rimasti
serrati in casa, cominciarono a far capolino per le vie della città. Dai paesi
vicini e da questo centro sono partiti dei medici per apprestare le cure ai
feriti. I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra gli stessi vi
sono 50 feriti. Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato ucciso
il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di rivoltella alla
gola. Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei tumulti,
migliora sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero
dell’Interno comm. Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta.
L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla cittadinanza,
invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento per la
soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino
Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice. In città ha
fatto impressione l’arresto dell’avvocato Carmelo Calì, sul cui movente la
questura mantiene il massimo riserbo. Pare che il Calì sia accusato di aver
provocato i tumulti, d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini
all’occupazione delle terre. Però nulla di preciso si è potuto finora sapere.
Oggi intanto tanto l’Angeletti che il Calì sono stati condotti nel nostro
carcere giudiziario. Molti altri arresti sono stati operati sul luogo.
L’Angeletti, secondo notizie pervenute alla nostra questura, sarebbe un
anarchico e disertore della Regia Marina. --------------
Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del
successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma
molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori
attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro
effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella
figura e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne
soffriamo, abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la
qualità delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.
Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali, voglia di salvaguardare
ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono comprensibili ma come poi si possa
arrivare alle calunnie e scempiaggini storiche dell'ANPI di Palermo è cosa
sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI di Palermo sarebbe avvenuto in
quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di chi sarebbe stata la colpa. E
guarda caso in quel tempo in cui almeno in Sicilia di fascismo ancora nulla,
ebbene non poté che essere un fascista il colpevole di tutto e non poté che
essere stato il Messana il solito stragista e non più tardi del 2012 ci tocca
leggere: “Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919
dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si
era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per
la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è
stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di
P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra
questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente
….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!” Di sicuro, il
Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non può più rintuzzare e sporgere una
raffica di denunce per calunnia aggravata come fece con l’allora onorevole
comunista Montalbano che fu cotretto ad una serie di contorcimenti giuridici
etici e storici per cavarsela da una esemplare condanna. Forse a qualcuno può
venire in mente che trattasi di personaggio ormai storico e quindi lo si piuò
dileggiare come più fa comodo. E no! E lo dico a tutti i detrattori del
Messana, da Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai
tre, a Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che
abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia. La famiglia
Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi morali economici e materiali
per questa martellante campagna di infamie assurde e inventate contro il gr.
Uff. comm. di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore generale di PS dott. Ettore
Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia. E’ in corso ancora una indegna lite
che un ex genero della nipote diretta del Messana ha intentato presso i
costosissimi tribunali della Sacra Rota e presso altrettanto costosissimi
tribunali civili italiani contro la figlia della irrefrenabile dottoressa
Giovanna Messana, in quanto vuol divorziare o addirittura conseguire
l’annullamento religioso del vincolo matrimoniale perché lui non puo vivere
coniugalmente con una disendente del “famigeraro Ettore Messana, stragista di
Stato, criminale di guerra, capo del banditismo (‘politico’ da scrivere in piccolo
per non farlo apparire) siciliano”, quello dei tempi insomma bandito Giuliano
di Montelepre.
E costoro, codesti detrattori vogliono almeno procedere ad
un ravvedimento operoso, ad una resipisenza specie ora che vengono a galla mari
di documenti non tanto giustificativi del Messana quanto comprovanti senza
ombra di dubbio che al Messana non possono appiopparsi le infamie che
artatamente e in modo martellato stanno facendo circolare.
7 agosto 2014
GENT.MO professore.non ho modo di far recapitare alla
Cenigoi le mie controdeduzioni alle sue insolenze Ove Ella avesse possibilità
di avere un qualche modo e sempre che volesse adoperarsi in una faccenda che
non la riguarda Le sarei particolarmente grato. La ringrazio comunque con i
miei deferentVedo adesso che la signorina Cernigoi cerca di infilzarmi con la
sua femminea alabarda. Intanto non sa che il prof. Casarrubea si è disociato
dalla querula goriziana. Attacca tanto il siciliano Messana e poi si
scandalizza che in Sicilia chiamarsi Lillo è cosa usuale. Ma per una titina è
ben comprensibile che il tutto si fermi nelle foibe triestine. Non solo quello
di cui si scandalizza la signorina goriziana ma molto altro ho scritto a difesa
del buon nome di Messana, con ferrea documentazione che frantuma le ampollosità
documentaristiche della trentaduenne sposata. Il tasco torto non sa cos'è? non
sa nulla di mafia? Mi ha tagliato tutti i canali di comunicazione e quindi non
ho potuto farle avere questa mia ultima fatica che la chiama (in negativo) in causa.
Vedrà quando affronterò la faccenda della sua Lubiana. Trascrivo sotto tutto
quello che mi dice sperando che mi denunci, visto che qualche familiare del
Messana la potrebbe denunciare penalmente e perseguirla civilmente. La smetta
di dare apodittici giudizi basandosi su fasulli documenti. Quanta alla
fasullità o incongruenza delle carte che cita ho già molto pubblicato nel mio
CONTRA OMNIA RACALMUTO e molto pubblicherò ancora, non mi fermo alla prima
taverna. E così forse le ho giustificato il mio cognome dato che quanto al mio
diminutivo di Calogero, Lillo appunto, tale nomen trova nella dessa titini
rigetti. -------------
facebook
La Nuova Alabarda MA CHE GLI FACCIO, AGLI UOMINI? Dopo avere
attizzato gli appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine
Melchiorre Gerbino, da un paio di mesi sono oggetto di invio di messaggi che
oscillano tra l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo
Taverna" (come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro)
e che con questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a
difensore sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui
operato all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che
ho recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali
conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento
alle ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il
sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di
"signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non
corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per
sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina"
non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di
messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche
con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di
"disporre" di un "canale riservato" (veramente la
messaggistica è disponibile a tutti sulla mia pagina personale...) nei quali
vorrebbe dimostrare che Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di
Messana. Per sminuire la credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino,
presumo, del quale non riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come
"tal Carnigoi (sic) triestina, filoslava e con scarso amore patriottico
per questa nostra Italia) che "la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo
di gente titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia". Curioso
termine "fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che
contiene i documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana
occupata diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per
dare più forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra
(come denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato
anche da una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di
Trieste, amministrazione angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma: "Non
può credere (Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta
onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse
infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in
quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non
può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra". Ciò che io
credo è del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia post-degasperiana (nel
1954, quando era in carica il governo Scelba) conferì una medaglia di bronzo al
torturatore e capo di una banda di torturatori ed assassini, il commissario
Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS. Alla fine, dopo avere
accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere "antitaliani", Taverna
conclude nel seguente squisito modo: "Porto il tasco torto, infilzo la
Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me sono artefici di una
indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro il Gr. Uff. dottore
Ettore Messana". Cosa sia il "tasco torto" è cosa per me
incomprensibile, però mi duole constatare che i toni del "signorino"
Lillo Taverna ricordano in modo inquietante quelli del noto Melchiorre Gerbino.
Taverna ci "infilza", Gerbino ci molla "calci in culo"
(cito). Bene, i documenti sono pubblici e disponibili, non sono
"propaganda titina", checché ne dica Taverna, i verbali della
questura italiana di Lubiana sono documenti italiani, se Taverna ritiene che
l'occupazione fascista della provincia di Lubiana non sia stato un crimine di guerra
è padrone di pensarlo, ma ciò fa supporre che le sue polemiche non siano
innescate tanto per amore della verità, quanto per volontà di riabilitare un
sistema fascista che è stato condannato dalla storia. E rimando al mittente le
accuse di "antitalianità", "antipatriottismo" eccetera che
mi lancia Taverna, dato che nessuno più dei fascisti ha offeso ed insultato
l'Italia riducendola ad una dittatura imperialista e sanguinaria che ha
seminato morte e distruzione in Europa.
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
GIORNALE DI SICILIA 11-12 ottobre
Dopo i tumulti di Riesi
Truppe rientrano a Riesi
Lo stato dei feriti
Un sottotenente ucciso
CALTANISSETTA 10 notte.
Finalmente, stamane dopo tre giorni di tumulti e di ansie
nella cittadina di Riesi è ritornata una relativa calma. Stamane alle 2 dalla
miniera di Trabia, ove si trovava concentrata, tutta la forza, composta di
arditi, fanteria, carabinieri, agenti, mitragliatrici, ed artiglieri, mosse in
colonna alla riconquista del paese. Da due giorni in vari punti della città si
vedevano ad una certa distanza i contadini armati che guardavano l’ingresso
montando a turno la sentinella.
Stamane però all’alba quando gli arditi giunsero per primi
alla porta della città, i contadini si squagliarono di sangue.
Immediatamente si prese possesso di tutti i servizi
pubblici, compreso il telegrafo.
Secondo le notizie segrete pervenute al questore comm.
Presti, comunicato subito al commissario Caruso, poterono essere rinvenute le
armi, le munizioni e la mitragliatrice che i tumultuanti avevano tolto alla
truppa. Il paese è occupato militarmente e vi regna una certa calma.
Stamane qualche negozio cominciò a riaprire e i cittadini,
dopo due giorni in cui sono rimasti serrati in casa, cominciarono a far
capolino per le vie della città. Dai paesi vicini e da questo centro sono
partiti dei medici per apprestare le cure ai feriti.
I morti accertati finora ammontano a 10 dimostranti e fra
gli stessi vi sono 50 feriti.
Fra i militari sono stati feriti due soldati, ed è stato
ucciso il sottotenente Di Caro Michele, da Villarosa, con un colpo di
rivoltella alla gola.
Il deputato provinciale ingegnere Accardi, ferito ieri nei
tumulti, migliora sensibilmente. Trovasi sul posto l’Ispettore del Ministero
dell’Interno comm. Trapi, inviato appositamente per procedere ad una inchiesta.
L’on. Pasqualino Vassallo ha pubblicato un proclama alla
cittadinanza, invitandola alla calma e promettendo tutto il suo interessamento
per la soluzione dei più urgenti problemi che la interessano. L’on. Pasqualino
Vassallo partirà presto per Riesi, per fare opera pacificatrice.
In città ha fatto impressione l’arresto dell’avvocato
Carmelo Calì, sul cui movente la questura mantiene il massimo riserbo.
Pare che il Calì sia accusato di aver provocato i tumulti,
d’accordo con l’Angeletti inducendo i contadini all’occupazione delle terre.
Però nulla di preciso si è potuto finora sapere. Oggi intanto tanto l’Angeletti
che il Calì sono stati condotti nel nostro carcere giudiziario. Molti altri
arresti sono stati operati sul luogo. L’Angeletti, secondo notizie pervenute
alla nostra questura, sarebbe un anarchico e disertore della Regia Marina.
--------------
Questo il completamento della cronaca dei fatti di Riesi del
successivo numero del Giornale di Sicilia. Come al solito, cronaca stringata ma
molto efficace e soprattutto molto attendibile. Vorrei vedere come i detrattori
attuali del Messana possano ficcare le loro infamanti calunnie in questo quadro
effettuale di tragiche vicende. Certo, il movimento contadino non ci fa bella figura
e noi che siamo di una certa parte politica e siamo fanatici e ne soffriamo,
abbiamo voglia di sovvertire la verità dei fatti per comprovare la qualità
delle nostre idee persino quali si calano nella inflessibile storia.
Fede politica, attaccamento alle proprie scelte ideali,
voglia di salvaguardare ricostruzioni storiche a noi favorevoli sono
comprensibili ma come poi si possa arrivare alle calunnie e scempiaggini
storiche dell'ANPI di Palermo è cosa sconcertante. Ecco quello che per l'ANPI
di Palermo sarebbe avvenuto in quell'otto e nove ottobre del 1919 a Riesi e di
chi sarebbe stata la colpa. E guarda caso in quel tempo in cui almeno in
Sicilia di fascismo ancora nulla, ebbene non poté che essere un fascista il
colpevole di tutto e non poté che essere stato il Messana il solito stragista e
non più tardi del 2012 ci tocca leggere:
“Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi
del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria
che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che
manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa
con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto,
ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato
criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo
inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!”
Di sicuro, il Messana, dceduto nella metà degi anni ’60 non
può più rintuzzare e sporgere una raffica di denunce per calunnia aggravata
come fece con l’allora onorevole comunista Montalbano che fu cotretto ad una
serie di contorcimenti giuridici etici e storici per cavarsela da una esemplare
condanna. Forse a qualcuno può venire in mente che trattasi di personaggio
ormai storico e quindi lo si può dileggiare come più fa comodo.
E no! E lo dico a tutti i detrattori del Messana, da
Malgrado Tutto a Link Sicilia, alla Cernigoi, a Lucarelli, a Rai tre, a
Bompiani, a Casarrubea, a Procacci e ad un altro paio di cronisti che
abboccarono alla lauta pietanza offerta dall’ANPI et similia.
La famiglia Messana c’è ancora, sta pagando costi altissimi
morali economici e materiali per questa martellante campagna di infamie assurde
e inventate contro il gr. Uff. comm. di SS. Maurizio e Lazzaro, l’ispettore
generale di PS dott. Ettore Messana da Racalmuto, il paese di Sciascia.
E’ in corso ancora una indegna lite che un ex genero della
nipote diretta del Messana ha intentato presso i costosissimi tribunali della Sacra
Rota e presso altrettanto costosissimi tribunali civili italiani contro la
figlia della irrefrenabile dottoressa Giovanna Messana, in quanto vuol
divorziare o addirittura conseguire l’annullamento religioso del vincolo
matrimoniale perché lui non puo vivere coniugalmente con una disendente del
“famigeraro Ettore Messana, stragista di Stato, criminale di guerra, capo del
banditismo (‘politico’ da scrivere in piccolo per non farlo apparire)
siciliano”, quello dei tempi insomma bandito Giuliano di Montelepre.
E costoro, codesti detrattori vogliono almeno procedere ad
un ravvedimento operoso, ad una resipisenza specie ora che vengono a galla mari
di documenti non tanto giustificativi del Messana quanto comprovanti senza
ombra di dubbio che al Messana non possono appiopparsi le infamie che
artatamente e in modo martellato stanno facendo circolare.
i saluti. Calogero Taverna
7 agosto 2014
Caro dott. Tsaverna, per tagliare la testa al toro, come si
suol dire, basterebbe che lei rendesse pubblici alcuni dei documenti che
riabilitano Messana. In fondo a chi, com un minimo di serietà fa una ricerca,
solo i documenti interessano, perchè sono quelli che necessitano alla
formulazione di un giudizio, o alla sua riformulazione. Mi creda, il resto
conta poco.
7 agosto 2014
Gentilissimo Professore, non sono per niente d'accordo. Io i
documenti li ho già pubblicati, anche se non tutti. Questi documenti e gli
altri non riabilitano il Messana per il semplìce fatto che non c'è nulla da
riabilitare. Quello che c'è è che io conto ben sette fonti che falsando
documenti, accantonandone altri evitando di completare le ricerche
archivistiche, storiche e persino giornalistiche, trascurando sentenze passate
in giudicato hanno calunniato il Messana. Provato che il Messana nel 1919 non
fu stragista, che nel 1942 non fu criminale di guerra e peggio, che diciamo il
primo maggio del 1947 non era "capo del banditismo siciliano" (sue
parole), che di conseguenza da siffatte intenzionali calunnie ne sono derivati
gravissimi danni alla famiglia di OGGI, delle due una: o le fonti - come ho cercato
in tutti i modi di farle ravvedere - rettificano le loro calunniose condanne, o
saranno i competenti tribunali a stabilire la verità dei fatti con le
conseguenze del caso. Quindi il toro può starsene tranquillamente con la sua
testa sul collo. Né a me (extra partes) né alla offesa signora Giovanna Messana
può importare dei calunniatori . Credo che la signora stia preparando le carte
per passarle al suo avvocato romano nel prossimo settembre. Intelligenti pauca.
9 agosto 2014
Eppure io resto là, inchiodato alla mia sicilitudine, ai
miei scoramenti, alle mie ombre, ai miei dolori ma anche ai miei siciliani
sapori, alle mie siciliane brame, al mio essere LILLO, al mio risibile
diminutivo: cosa può capirne la goriziana Cernigoi, tutta arroganza incolta,
sapienza del nulla, né storica né atta a comprendere il diverso da sé. La mia
CASTA DIVA sta altrove, nei sogni dei cieli dell'assurdo nei peccaminosi
pascoli dei monti selenici, nel profondo del vulcano etneo. Bellini o mio
Bellini, non dirglielo alla Cernigoi, quella non sa sognare, sa adagiarsi solo
sugli aculei vindici di slavi repressi.
10 agosto 2014
Se un giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO
SANTINO, ha voglia di infilare in uno articolo come questo:
Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe
Impastato" - Onlus
La strage di Portella della Ginestra
Homepage . 3Ricerca
Umberto Santino
La strage di Portella della Ginestra
uno svolazzo del tipo;
il .... nome di [Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di
Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo stesso che l'8 ottobre 1919 aveva
ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50 feriti) e che ora Li Causi addita
come colui che dirige il "banditismo politico". La banda Giuliano
sarà pure indicata come responsabile degli attentati del 22 giugno in vari
centri della Sicilia occidentale, con morti e feriti .....
allora vien voglia di chiedergli: sulla base di quale prova?
quale è la fonte? ove le carte, le sentenze giudiziarie, le condanne ? la
legittimazione dell'addebito infamante?
Ma avreste la sorpresa che il desso nulla saprebbe
rispondervi. La parola di Li Causi, peraltro datata 15 luglio 1947, non basta.
Il Li Causi è troppo preso dal suo furore contro Scelba e scarica il suo
vociare accusatorio sul declinante questore Messana, cui peraltro doveva la
vita. Senza gli avvisi e le protezioni del Messana il compagno onorevole
comunista finiva crivellato dai colpi del bandito Giuliano o di chi vi stava
dietro; e per noi comincia ad essere molto probabile che possano essere quelli
dell'America, ammesso che allora la CIA non fosse già operante.
Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di
Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana
per codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese,
veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era
solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto il ferrea direzione
del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto
circostanziato al suo Ministero. L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale
di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana.
Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto
alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.
Eccovi quel rapporto: leggetevelo, scandagliatelo e vediamo
cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA
E pure vi diamo le coordinate per andare a controllare
presso l ACS di Roma
Non so se avete notato la richiedente: è la signora Giovanna
Messana, la solerte nipote del questore Messana appunto. Se voi detrattori non
fate quel passo indietro, quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non
può sottrarsi all'onere di perseguirvi per via legale.
11 agosto 2014
Comincia da qui la mia difesa ad oltranza di Ettore Messana
in ordine alle calunniose insinuazioni dei tempi calamitosi del bandito
Giuliano . Messana ha coraggio da vendere, libertà di pensiero; in una
relazione ufficiale, estremamente delicata, che può segnare la fine di una
carriera - ed infatti ebbe delle spiacevoli conseguenze - ecco che qui denuncia
nientemeno gli americani che foraggiano le espressioni delinquenziali di Sicilia,
l'EVIS anche. Chiedo ai detrattori del Messana: avete avuto mai sotto mano
questo documento genuino, custodito all'ACS di Roma? Cosa ne dite? Non
sbriciola le vostre calunnie? Non è documento valido?
[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni autentiche]
21 agosto 2014
La Cernigoi e a dire il vero anche il professore Casarrubea
si scatenano contro il questore Messana facendolo o volendolo un agente
dell'OVRA, un fascista ante litteram, un amico del Vizzini capomafia di
Sicilia. Compare pertanto del capo della Polizia Gueli. Ecco qui invece un
Gueli che non si fa frastornare da un pretenzioso vescovo notino. Riceve una
indegna segnalazione episcopale e passa l'istanza redentrice al prefetto di
Caltanissetta. Ne avrà picche ma tanto basterò per lasciare il Vizzini dove
stava e vi starà fino all'arrivo degli Americani, liberatori sì ma di mafiosi.
Volete fare storia goriziane titine e discepoli del impalpabile Danilo Dolci?
Sì,. fatela, ma fatela come Dio comanda!
1 ottobre 2014
Carissimo Totò Petrotto, tu il 6 febbraio scrivevi:
-------------------
"Od ancora, ad Ettore Messana, il terribile questore,
fascista della prima ora, già alle prese con le stragi di centinaia di operai e
contadini durante il famoso Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920. Lo stesso
Messana che, vent'anni dopo avere represso nel sangue le lotte sindacali di
moltitudini di poveri disgraziati, fece sterminare migliaia di iugoslavi a
Lubiana, in Slovenia, con la scusa che erano comunisti. Un criminale di guerra
che, anziché essere condannato per le torture ed i numerosi eccidi perpetrati,
dopo la caduta del Fascismo, viene, inspiegabilmente, riabilitato e nominato
capo della polizia in Sicilia, dal governo Bonomi, di cui faceva parte anche
Alcide De Gasperi. Una volta in Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la
stessa mafia che fece uccidere centinaia di inermi contadini e che perpetrò la
prima strage di Stato in Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella
di Portella delle Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio
Miraglia e Girolamo Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a
proposito del Messana, ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre
Giuliano una sorta di capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed Antistato,
mafia ed antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che tristi ed
amare verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto che tali
protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto! Sciascia
ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore aguzzino,
poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, ..."
___________
Sono tutte fandonie, diffamazioni, calunnie, dileggi di
meritevolissimi servitori dello Stato. L'ho dimostrato in una sfilza di post
che ho pubblicato nel mio Blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. E credo che con la
dovizia di documenti suffragati da controlli e riscontri storici nessuno possa
dubitare che: ETTRE MESSANA, non fu lo stragista di Riesi del 10 ottobre 1919:
Nessuna cronaca lo chiama in causa, nessuna rievocazione ne accenna, nessun
processo o rinvio a giudizio lo coinvolge. Li Causi si inventa questo
precedente il 15 luglio 1947 affidandosi alla improbabile memoria di vecchi
senatori che poi manco hanno dato conferma. Pensa che in quel tempo a
Caltanissetta non c'era manco la Questura. Solo un distaccamento in prefettura
agli ordini del Prefetto. Non so che vuoi dire per biennio rosso. Andato via a
metà 1919 V.E. ORLANDO ecco NITTI.
E' filosocialista. Viene attaccato come uomo di sinistra. Se
Messana si fosse permesso qualche sgarro al mondo operaio e contadino in quel
10 ottobre 1919 finiva disoccupato o in galera. Invece dopo fece una gran
carriera.
Fascista della prima ora? ma andate a scuola. In quel
biennio là di fascismo in Sicilia non c'era manco il sentore. E poi Messana non
fu di fede fascista. Era (forse) massone, ma non fascista vero. Lo dimostrò
nell'autunno del 1943: scappò da Trieste rimettendoci il posto e lo stipendio
pur di non aderire alla REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.
A Lubiana stessa fu tanto sgradito alle arroganze dei vari
federali fascisti da rimetterci anche là il posto e dopo appena un anno dovette
sgomberare per finire sbolognato a Tieste in subordine ove si distinse per
abulia totale.
Uno della "POLITICA" della questura triestina lo
accusò di inettitudine e a Trieste appunto "non si distinse in
nulla".
La CERNIGOI crede di scoprire l'acqua calda e non approda
alla verità documentale di cui ai carteggi del Viminale ora in Archivio
Centrale di Stato (ma di ciò dopo).
Attenti improvvisati storici a fare storia immaginifica e
preconcetta. Finite col diffamare e procurare gravi danni alle famiglie degli
eredi che ancora oggi vivono e lottano in questa difficile Italia.
Chi li ristora dei danni che la vostra malevola e
disinformata pubblicistica infligge loro?
Ma ecco il coniglio che esce dal cappello di questi facitori
di storia a basso prezzo. Colleghiamo: Commissario Messana da Racalmuto,
Caltanissetta, Villaba, Vizzini e quindi miniera di Gibillini di Racalmuto. Il
cerchio si chiude. Chi può dubitare che essendo ciò verosimile, diventi certo!
Messana da Racalmuto non può che essere stretto sodale con il Vizzini da
Racalmuto. Ma il grande capo della mafia è Vizzini; e allora Messana non può
che essere il suo referente: sono dello stesso paese.
Sillogismi del peggiore gesuitismo. Vizzini a quel tempo era
onoratissimo fratello di un vescovo. Dopo, fondò a Racalmuto la sezione
industriale mineraria fascista. Ma non gli servì a nulla Mussolini lo mandò
all'Isola. Il fratello pregò, minacciò ma nulla. Il Fascismo di Mori fu
inflessibile. E chi caldeggiò codesta linea dura? Ma il capo della polizia
siciliana a cui ordini operava Messana e tanto meritevolmente da fare balzi in
carriera per merito e non per affiliazioni fasciste o mafiose. Tutt'altro.
Studiatevi gli atti, indagate negli archivi e sarete costretti a convenire con
me che questa è la vera faccenda del Gr.Uff. dr. Ettore Messana, ragion per cui
lasciamo stare questi giravolta a fare del Messana, lo stragista fascista e il
mafioso di Stato.
Ma dove attinse questi mirabolanti giudizi diffamatori, il
nostro Totò? Dico: dal prof. Casarrubea, che però penso stia riflettendoci
sopra per rettificare il tiro delle sue pur brillanti ricognizioni della contemporanea
storia di Sicilia.
E Totò, perché non ci fa un pensierino e si accinge ad una
virata nei suoi excursus storici a mezzo stampa, che ci paiono viziati da
diffamazione a mezzo stampa? Ciò che vale per lui è giusto che lui lo estenda
ad altri suoi compaesani finiti vittime del gran vezzo giornalistico di
sbattere comunque il malcapitato, in prima pagina,facendone un esecrabile
mostro.
2 ottobre 2014
Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è
rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande
gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un
latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore
PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per
compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame
elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e
efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitargli. Il
Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto
quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza
alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per
denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo
poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica"
tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di
dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a
sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava
che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano
pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e
competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle
calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al
Viminale. Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta
con il passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità
contro ad esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che
si doveva "ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era
presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato
in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla
RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai
del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento
nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e
sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i
partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo
spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere
morale di accertare prima di infangare il Messana. Non si fa storia presentando
una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche,
accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato
l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce
sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli
ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole
costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali,
magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?
4 ottobre 2014
Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e
diventerà sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il
computer. Quella autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue
ben tre lettere “inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei
confronti quasi che io ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che
due tue lettere del giugno scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai
a scriverti per non perdere manco un minuto e rettificare certe tue negative
impressioni. La stampante non mi funzionava per precedente esaurimento di
inchiostri e quindi carta penna e calamaio per varare una lettera mentre per di
più non ero tranquillo per certe delusioni che stavolta avevo io provato per il
comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un
terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero
sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel
mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4
bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò
in seguito, certe tue effervescenze missionarie mi lasciano perplesso. Va a finire
che mentre i tuoi compagni di sventura se la prenderanno con te credendoti
passato al nemico, il “nemico” crederà che tu resti sempre quello, un
indiscusso capo manipolo e si crederanno infallibili nel pensare che alla fine
non hai alcuna “resipiscenza” attiva o passiva che sia e ti lasceranno marcire
là vita natural durante. Questo non deve accadere assolutamente. Specie ora che
penso che le cose per te, come la nottola hegeliana, stano volgendo al meglio.
Ti preciserò dopo meglio il mio pensiero. Ora debbo uscire per andare a
ritirare due copie del libro Malerba che Agnello dice di Grassonelli e gli
editori lo registrano invece come libro del giornalista televisivo territoriale
Sardo. Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello delle favole
degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così potrai non
solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello che scriverai
me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo riscriverà
come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i premio
Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto
intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”. Datti quindi da fare. Credo che ne
avrai soldi e imporrai la tua superiore cultura e “onestà” all’Italia intera
molto meglio di improvvisati laureati ergastolani. Vedo che scrivo come mi
viene. Non ho tempo per correggere. Ci proverai più gusto a farmi le pulci. Una
cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il tuo blog di corrispondenza,
quello che mi ha portato a te. Se è questione di soldi beh! quelli posso
metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione. Penso che debba
scrivere a Firenze. Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal
libraio. Ti abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo.
Lillo ------ Post scriptum: sto venendo dilaniato da certe donne di chiesa per
avere attaccato un avvocato. Si tratterebbe di un avvocato di ci cui io non ne
ho svelato il nome. Si cerca di estorcermi una confessione, di indicare il nome
e cognome chissà – penso – per passare l’ordine a certi noti scagnozzi per
darmi una “lezione”. Non son nuovo a siffatte minacce subcutanee. Sono
sopravvissuto nel passato, non mi importa più oggi nulla della sopravvivenza
per eccesso dei limiti di età. Tutto sommato la frase incriminabile sarebbe
questa: “che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito avvocato
che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi nascosti
chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto
vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente male.
Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno
di voi due.”
Certo che so a chi mi riferisco, ricordo per filo e per
segno come sono andate certe cose. Direi che qui scrivo in modo paradigmatico,
parlando al vento, magari come si dice alla suocera perché nuora intenda. Ma
sia chiaro, la mia acrimonia non è rivolta ad un solo e solo quello a cui nel
mio intimo mi riferisco. Ma ad una pletora di legali. Non si ricorderà il grido
di dolore che a suo tempo emisi contro il presente parroco che se ne fregava di
questa sua pecorella smarrita di nome Alfredo Sole. Men che meno posso sperare
che si ricordi l’altro grido di dolore che qui resi pubblico invitando specie
una signorina avvocatessa contestatrice a prendersi a cuore le sorti penali di
Alfredo Sole, squattrinato, derelitto, abbandonato anche dai suoi (in un certo
qual senso) che veramente si era pentito, si era redento, si era eticamente
riabilitato, vittima anche di certi “pentiti” cui aveva concesso – sì concesso
– il carcerario perdono. A tanti avvocati mi sono rivolto, anche di casa mia.
NULLA. Mi sono dovuto sorbire lezioni di diritto carcerario, coltissime lezioni
sul 4 bis che invero il colto – ora - Alfredo Sole sbriciola a suon di sentenze
della cassazione e osa scrivere: “per molti avvocati questo passo che ti ho
scritto è pressoché sconosciuto. Si fermano tutti sul 58 ter attivo, e non li
schiodi più dalla loro posizione. Quando gli spieghi bene le cose, SI
RAFFREDDANO, ma non perché hanno paura dell’antimafia, ma perché palesi la loro
ignoranza in materia”. Oddio! Quanta ragione ha su quel “raffreddamento”!
Quante esperienze ho fatto circa quel raffreddamento. E non parlo solo di
quell’avvocato da me non citato che la moglie si ostina a mitizzare riempendomi
di ingiurie e contumelie in quanto avrei osato dissacrare un santo, ma invece
per la ragione che Alfredo contesta. Tutti a terrorizzarsi per l‘ANTIMAFIA
specie quella palermitana. Do ampia ragione a Tano Savatteri che mi disse
press’a poco: Li’ nenti putiemmu fari pi Alfredo. Finché dura il processo di
Palermo in cui Napolitano e Mancino paiono impigliati, nessun uomo eccellente
oserà alzare un dito a favore di un ergastolano “ostativo”- Il terrore di
venire implicati in una sorta di collaborativismo mafioso paralizza. L’ho
sperimentato bussando alla porta di Della Vedova. Porta chiusa e silenzio
totale.
Gli avvocati che magari vorrebbero mettere il sasso in bocca
a chi osa spiattellare le magagne dei medici agrigentini – e lì sospetto di
contiguità malavitosa è vistoso – per l’astuto calcolo di non toccare
l’antimafia ed anche per i collegato terrore che li soggioga tutti, si tacciono.
Non sapendo come attaccarmi un avvocaticchio racalmutese per traversa via mi
accusa che se accuso tutti, se sono appunto “contra omnia”, chissà quali
cadaveri viglio nascondere. Per riposta avrà che, non tanto per quello che ho
scritto, ma per vigilanza democratica, vorrò vedere come certi ”volontaristici”
portatori in ambulanze pubbliche di bisognosi sono poi finiti per una sorta di
corsia preferenziale, come per i sagrestani di famiglia, LSU o meglio.
6 ottobre 2014
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi,
quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che
non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone
stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di
echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda
velenosissima
Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi
minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita
età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere
inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette
sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi
come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione
milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono
avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questo sua NUOVA Alabarda,
nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con
Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando
avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano
ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta
signora rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo
grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino
Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro.
Trascrivo questa "notizia" di questa Nuova
Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al suo plaudente oceano pubblico mi
idìrride.
Notizie
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La Nuova Alabarda
20 giugno ·
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo
Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona.
Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la
costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i
quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati
che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo
fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che
fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore
Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione
personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale
facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato
a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni)
ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono
anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro
condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo
la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per
l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento
per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il
21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al
Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il
Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che
all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia
era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una
relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della
Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il
Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di
Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i
perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei
confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la
voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino
al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente
noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico
del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste,
fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto
servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in
Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che
sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia
stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno
“epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato
dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario
dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la
Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla
sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo,
presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella
della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS
svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza
emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di
Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo
maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte
altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della
mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si
incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia,
Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare
Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato
dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse
con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere
dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana
leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare
di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”,
sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri
sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti
a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro
di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di
fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale
ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso
Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e,
ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era
un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col
Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma
definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già
condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo
scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il
suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra
la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi
segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
I non fatevi intimorire
•2 · 21 giugno alle ore 20.52
◦
Rimuovi
La Nuova Alabarda certo che no!
1 · 22 giugno alle ore 8.34
•
Rimuovi
Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno
compiuto crimini inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno
la verità. In ogni caso a Lubiana , meglio non parlare
---------
Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni
accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto
segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla
Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco
dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi
della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate
ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le
responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria,
signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin
dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il
suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm.
san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex
goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI
PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale,
sarà tutt'altra musica.
•
7 ottobre 2014
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi,
quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che
non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone
stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di
echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda
velenosissima Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi
minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita
età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere
inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette
sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi
come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione
milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono
avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questa sua NUOVA Alabarda,
nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con
Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando
avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano
ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta
signora di rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo
grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino
Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro. Trascrivo questa
"notizia" di questa Nuova Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al
suo plaudente oceanico pubblico mi irride. Notizie Mi piace questa Pagina La
Nuova Alabarda 20 giugno • APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi
tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di
"essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana",
del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo
di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra
alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato
anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la
memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione
di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton
Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non
avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è
confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che
fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal
vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la
direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana”
della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko
(condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček
(a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli
altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una
indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti
furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta
dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41,
per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di
Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri
Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e
premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana
ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S.
Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di
Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di
Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA
(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui
risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale
citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase
fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e
tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe
Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia
politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli
si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di
giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a
perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato
di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva
già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato
internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci
si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso
sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano,
n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3
maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per
sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli,
leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era
radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui
donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad
avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche
con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un
sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di
Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli,
zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso
Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della
banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si
sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili
Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla
libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché
qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso
Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si
metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita
del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che
tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo
di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia
segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”.
Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed
insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri,
detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per
farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli
attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri
pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da
lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri
Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito
dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise
quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a
Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che
doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche
come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato,
appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena
dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura
automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che
il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per
approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato
generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani,
nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la
Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia
segreta della Sicilia”. I non fatevi intimorire • 2 • 21 giugno alle ore 20.52
o Rimuovi La Nuova Alabarda certo che no! 1 • 22 giugno alle ore 8.34 • Rimuovi
Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno compiuto crimini
inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno la verità. In
ogni caso a Lubiana , meglio non parlare --------- Ho sbriciolato tutte queste
presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se
qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a
questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in
inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a
mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di
questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite
d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere
alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno
la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice
doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli
eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze
meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di
sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da
Racalmuto. Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà
tutt'altra musica. SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana
vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un
momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace
costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la
temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa
faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica)
delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande
Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi
calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed
economici all’innocente famiglia Messana. La Cernigoi ha mai posto uno sguardo
a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione
Militare e AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)?
A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T.
Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota
prova quanto il Sala asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di
reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza
di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia
all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore
Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario,
contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da sinistra e il
Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si possono addossare?
Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve, verbali etc etc.
alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso Tutti a Casa, la
Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate. Gli italiani saremo
degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte ai “nemici”. Sala
non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia solo allo
scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma il resto
delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai Ministeri.
Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente opposto a
quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre genuine
accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non
scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi furono
colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi furono e
finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine fabbrica
contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose inchieste
del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate. Frattanto: “
incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo
atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato
per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari
accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un bando che era
quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte veniva comminata
non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso di manifestini,
emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per
‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia
ricetto alle persone colpevoli di quei reati’. Esecrabilissimi provvedimenti,
sconfinamenti da ogni civiltà giuridica, delinquenza militare. Ma ne è
responsabile Messana che addirittura da questo cambiamento ne esce schiacciato,
esautorato, relegato a ruoli sempre più marginali? Messana finisce in
disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua partecipazione, incolpevole innocua e
insignificante in quella che sarà una ignominia – sì, una ignominia per
l’Italia – la soppressione con un processo burletta e con giudice monocratico
del presunto capo dei Partigiani a Lubiana. E là non vi fu alcuna
partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del MESSANA. Un verbale
di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e contemplato dal SIS
del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo pubblicheremo quel
testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini potevano dire e
chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta, volevano assolutamente
creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio, ogni pur meritevole
impiegato funzionario questore italiano che si era avvicendato in quel di
Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un CRIMINALE DI GUERRA. Ma
Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur vi fu dovette
archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo ultimo colpo di
timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non cercò, non
appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle carte che
le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un mezzo
secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione, con il
grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per insipienza
non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura redditizie
trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa,
intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
---------
Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni
accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto
segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla
Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco
dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi
della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate
ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le
responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria,
signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin
dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il
suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm.
san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex
goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI
PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale,
sarà tutt'altra musica.
SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana
vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un
momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace
costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la
temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa
faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica)
delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande
Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi
calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed
economici all’innocente famiglia Messana.
La Cernigoi ha mai posto uno sguardo a questo studio serio,
ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione Militare e AMMINISTRAZIONE
CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto,
alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della
Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala
asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche
intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna:
ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia all’insaputa della
questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore Messana, giusta la
lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario, contro le disposizioni
in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da
sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si
possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve,
verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso
Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate.
Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte
ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si
rifaccia solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a
Trieste. Ma il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al
Ministero o ai Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso
diametralmente opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano
integre genuine accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a
lei. Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se
vi furono colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi
furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine
fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose
inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate.
Frattanto: “ incalzato dall’iniziativa partigiana,
preoccupato per le conseguenze del suo atteggiamento che poteva essere di
“troppa bontà, che poteva essere scambiato per debolezza, premuto dalle
esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano GRAZIOLI [grassetto
nostro] emanò l’11 settembre un bando che era quasi una dichiarazione di stato
di guerra. La pena di morte veniva comminata non solo per gli attentati e per
‘chi sia trovato in possesso di manifestini, emblemi, distintivi, altro
materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o
assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli
di quei reati’.
Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà
giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura
da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre
più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua
partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una
ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo
burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana.
E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del
MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e
contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo
pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini
potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta,
volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio,
ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era
avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un
CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur
vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo
ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non
cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle
carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un
mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione,
con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per
insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura
redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa,
intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
7 ottobre 2014
Se un giornalista o uno scrittore di una certa fama, UMBERTO
SANTINO, ha voglia di infilare in uno articolo come questo: _____________
"Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" - Onlus
La strage di Portella della Ginestra Umberto Santino La strage di Portella
della Ginestra ::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::: uno svolazzo del tipo:
---------------------------------------- il .... nome di
[Giuliano] viene fatto dall'Ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, lo
stesso che l'8 ottobre 1919 aveva ordinato il massacro di Riesi (15 morti e 50
feriti) e che ora Li Causi addita come colui che dirige il "banditismo
politico". La banda Giuliano sarà pure indicata come responsabile degli
attentati del 22 giugno in vari centri della Sicilia occidentale, con morti e
feriti ..... .............................................. allora vien voglia
di chiedergli: sulla base di quale prova? quale è la fonte? ove le carte, le
sentenze giudiziarie, le condanne? la legittimazione dell'addebito infamante?
Ma avreste la sorpresa che il desso nulla saprebbe rispondervi. La parola di Li
Causi, peraltro datata 15 luglio 1947, non basta. Il Li Causi è troppo preso
dal suo furore contro Scelba e scarica il suo vociare accusatorio sul
declinante questore Messana, cui peraltro doveva la vita. Senza gli avvisi e le
protezioni del Messana il compagno onorevole comunista finiva crivellato dai
colpi del bandito Giuliano o di chi vi stava dietro; e per noi comincia ad essere
molto probabile che possano essere quelli dell'America, ammesso che allora la
CIA non fosse già operante.
Noi siamo andati a rovistare fra le carte dell'archivio di
Stato di Caltanissetta e nulla abbiamo trovato che possa coinvolgere il Messana
in codesti efferati crimini di Riesi del 1919. Ma sorpresa delle sorprese,
veniamo a scoprire che nel 1919 la questura a Caltanissetta non c'era, c'era
solo un distaccamento presso la Prefettura all'epoca sotto la ferrea direzione
del prefetto Guadagnini. Questi fa dei fatti un paio di mesi dopo un rapporto
circostanziato al suo Ministero. L'abbiamo rinvenuto presso l'Archivio Centrale
di Stato di Roma. Anche qui nulla che possa buttare ombre sul Messana.
Semplicemente del tutto ignorato per la semplice ragione che non aveva avuto
alcun ruolo in quel groviglio di tristi vicende.
Eccovi quel rapporto: leggetevelo, scandagliatelo e vediamo
cosa vi potreste trovare per aggredire il Messana. Diciamo subito: NULLA
Intanto vi diamo le coordinate per andare a controllare presso
l'ACS di Roma
Non so se avete notato la richiedente: è la signora Giovanna
Messana, la solerte nipote del questore Messana, appunto. Se voi detrattori non
fate quel passo indietro, quella peraltro doverosa resipiscenza, la signora non
può sottrarsi all'onere di perseguirvi per via legale.
18 ottobre 2014
«Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un
uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana
è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far
piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un
massacratore; però, di stranieri!"»
Da qui la martellante stampa specializzata volta a colpire
il Messana CRIMNALE DI GUERRA. Il Li Causi, ovvio, è abile, gioca con le
parole, dice e non dice. Non per nulla è siciliano e l’omertà noi siciliani ce
l’abbiamo nel sangue. Soffermiamoci su particolari, sugli scivolamenti da
verità che se vere si possono esplicare semplicemente. No. Il Li Causi
esordisce con un ”lasciamo stare”. Lui lasciò stare. Gli epigoni a iniziare da
Danilo Dolci sino a finire ad una ex goriziana improvvisatasi storica, non
lasciano stare; affermano martellano, propinano, impongono. Il Messana dicono
senza nulla sapere rispetto a quello che invece Li Causi ben conosceva che vi
sarebbe stata certezza: Messana sarebbe stato CRIMINALE DI GUERRA.
Non è senza ragione che l’avvocato onorevole Li Causi,
siccome sa bene che si tratta soltanto di un elenco buttato giù da “una nazione
vicina”. Non aggiunge che si tratta di Jugoslavia, di nazione addirittura
nemica e vincitrice che è assetata di vendetta. Ma soprattutto sa che fine ha
fatto presso il SIS di Roma cioè presso il VIMINALE quell’elenco “nemico”. Tra
50 nominativi di “ricercati” vi era stato incluso così senza specifica alcuna
un “MESSANA”, “questore”. E c’era poco da ricercare: il Messana stava appunto a
Palermo come terribile capo della polizia di Stato dell’Italia ormai
repubblicana e democratica. E stava lottando contro un pernicioso banditismo,
quello di Giuliano, che veniva foraggiato dagli americani. Quegli americani che
ora chissà perché lo vorrebbero sine causa CRIMINALE DI GUERRA. Già, varie olte
il Messana aveva relazionato che purtroppo armi moneta ed altro all’EVIS, a
Finocchiaro Aprile, agli Agrari venivano appunti dagli Americani. Abbiamo ben
tre relazioni del Messana al suo Ministero in proposito. I denigratori del
Messana sembrano non accorgersene, non percepirne l’importanza. Il più onesto,
il Mangiameli, di codeste schiere di storici si limita a scrivere che sì il
Messana aveva “prodotto continui rastrellamenti” ma si illudeva che questi
rastrellamenti potessero mettere “in crisi i traffici illegali e alienare a
Guliano le simpatie della popolazione che lo considerava suo protettare”. Per
Mangiameli insomma il Messana, responsabile della pubblica sicurezza in Siciia
in quel terribile biennio 1945-1947 era un miope funzionario di polizia
incapsulatosi nel “mito della contrapposizione tra mafia come strumento
tradizionale del mantenimento dell’ordine nelle campagne, e banditi come
ribelli primitivi”. Giudizio di valore dunque superficiale e gratutito che uno
storico non dovrebbe mai permettersi se vuole fare scienze sociali avalutative.
Ma diciamo: opinioni. E democraticamente va riconosciuta a tutti libertà di
opinione. Sempre che non leda l’onorabilità della gente. Cosa invece che non fa
la Cernigoi che abbiamo visto come si spinge in denigrazioni infamanti sena
alcuna cognizione di causa. Ma restiamo sbalorditi quando inopinatamente ci
imbattiamo in questo passo del professore Casarrubea, quando a pag. 29 del suo
ultimo libro a stampa (STORIA SEGRETA DELLA SICILIA, dallo sbarco alleato a
Portella della Ginestra, Tascabili Bompiani) si lascia scappare che “ci sono i
rapporti dello stesso ispettore di Pubblica Sicurezza Ettore Messana, che danno
Giulino in contatto con agenti americani”. Noi di quei rapporti ne abbiamo
trovati ben tre nell’archivio centrale dello Stato e francamente ci
meravigliamo come acuti storici non ne avevano notata la rilevanza e la
delicatezza di quelle accuse nientemeno che agli americani che a nostro avviso
hanno nel giugno del 1947 chiesto la testa dell’autore. Altro che tutta quella
congerie di calunnie, insinuazioni, denigrazioni, diffamazioni contro il
Messana.
Il Li Causi è ben consapevole di questo e non per nulla si
lascia andare ad una banalità, quasi ad una battuta di spirito del tutto fuori
posto in quel contesto permettendosi di celiare: “questo può far piacere ad una
parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di
stranieri!". C’era del marcio in Danimarca e Li Causi ben lo conosceva.
Anzi a nostro avviso vi era coinvolto. Ma di questo a suo tempo. Chiediamo
allora subito: perché mai un CIVILE potesse essere stato un criminale di
guerra. Messana nel giugno del 1941 era stato inviato a Lubiana come normale
questore di una sedicente provincia italiana. Solo la Cernigoi può affermare:
«Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la Jugoslavia, in perfetto
accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia italiana di Lubiana” e
mettendo ai posti di comando dei propri funzionari. Così, a dirigere la
questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana, che resse
l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a giugno
1943.» Cosa fu Lubiana, la costituzione della provincia di Lubiana, come iniziò
e come purtroppo degenerò è materia che gli storici seri non sanno ancora come
inquadrare.
29 ottobre 2014
Oggi Gerbino è in contesa giudiziaria con Casarrubea (un
ottimo storico di sinistra siciliano) e con Claudia Cernigoi giornalista e
storica triestina, nata a Gorizia (con la quale in conflitto sono io).
1 novembre 2014
Mi introduco qui nella speranza che tramite questa tua
bacheca possa destare curiosità in quel di Favara e qualcuno anche anonimamente
mi dia ragguagli. Ieri all'ARCHIVIO CENTRALE DI STATO qui a Roma, all'EUR. mi
imbatto in carte sconcertanti relative al triennio 1945-48. Scopro che ad
Agrigento vi era un tribunale ALLEATO. Un favarese vi viene processato e
condannato- Questa la nota: " NAPOLI GIUSEPPE fu Carmelo, nato a Favara
nel 1910, coniugato, senza prole, condannato dalla CORTE MILITARE ALLEATA di
Agrigento. con sentenza del 19.9.43 ad anni 6 di reclusione per omicidio di un
militare americano. Detenuto nelle carceri giudiziarie di Favara." Diciamo
6 anni appena per un omicidio e per giunta di un soldato americano! Cosa fu
questo TRIBUNALE MILITARE ALLEATO di Agrigento? Ove finirono le carte
processuali? Nessuno le ha mai consultate? Con tutti questi microstorici che
popolano Agrigento e dintorni! Vi fu dunque un carcere giudiziario a Favara! E
l'archivio relativo ove sta? Napoli vi avrebbe trascorso 4-5 anni! Materia per
ricerche storiche approfondite, obiettive e super partes.
La nostra storia passata è fatta tutta di misteri. Difficile
raggiungere tappe definitive. Nel caso di molte inchieste gli atti seguirono i
vincitori e si trovano o a Londra, o al Nara (Usa).
Lei accenna alle carte del SIS (Viminale). Ieri ho
consultato la busta n. 41 Ne sono rimasto sconcertato e disorientato. Questo
appunto sul Napoli di Favara si trova là. Quel faldone a mio avviso non è stato
adeguatamente investigato. Vi ho vista la genesi di quella che sarà la Gladio
di Cossiga. Comunque vi trovo quest'altro inquietante appunto. Un informatore
occulto della polizia nazionale faceva presente che: " Palermo 5 ottobre
1946 [....] negli ambienti filofascisti palermitani tale voce trova molto
credito (e cioè) l'esistenza in Sicilia di battaglioni (sic), ben armati e
pronti , appena sarà dato l'ordine, a marciare su Roma per rovesciare il
governo e impadronirsi dei poteri". Io non sono né storico né scrittore né
altro; solo un vecchio pensionato dell' Ispettorato vigilanza della Banca
d'Italia e propenso ancora a fare ispezioni avalutative, senza preconcetti di
sorta. Mi sto domandando: ma forse che il buon Li Causi si riferiva a questo
quando in piena aula Costituente parla di Messana quale CAPO DEL BANDITISMO
POLITICO (ovviamente siciliano). In effetti Messana in quell'Ottobre a Palermo
si trovava. Ma Li Causi non poteva non sapere quello che quella busta 41 del
SIS contiene contro noi poveri comunisti specie in quel di Bologna, Reggio
Emilia e quello che i TITINI facevano infiltrandosi nelle c.d. bande armate
ROSSE. Che confusione mentale che ho caro professore. Mi piacerebbe che Lei
venisse a Racalmuto al Circolo Unione (o in altro luogo culturale quale la
FONDAZIONE SCIASCIA per controbattere anche le mie modeste tesi. E se vi
partecipasse la Cernigoi- con la quale ho sbagliato approccio e le chiederò
scusa - credo che ne potrebbe venire qualcosa di utile per la obiettiva
conoscenza della storia siciliana e non di quei turbolenti anni.
2 novembre 2014
Gentilissimo professore Casarrubea, sto rileggendo per
istruirmi e dopo le risultanze delle mie ultime ricerche su Ettore Messanail
suo aureo e sero studio su la STORIA SEGRETA DELLA SICIIA: Inceppo in questo
piccolo raffronto. Per Tranfaglia: dobbiamolamentare la dispersione e
'indisponibilità (non sappiamo ancra se definitiva) di fondi italiani dei
ricostituiti ervizi segreti, che soltanto negli ultimi annisono stati, ma in
piccola parte, recuperatidall'Archivio centrale dello Stato Malgrado queste
lacune, molte delle quali appaiono detinate a restare tali per lungo tempo
ancora, l'utilizzazione degli archivi americanie di quelli italiani,
soprattutto per la parte che riguarda carte processuali e di alcune commission
parlamentari d'inchiesta, hanno permesso agli studiosi di fare passi avanti su
problemi di grande rilievo". (pag.5-6).
Mi sembra molto più cauto Lei quando ad esempio afferma:
"lo storico lavora su frammenti, parti di verità, ciò che il tempo o le
classi dominanti hanno voluto consegnargli. ... non possono essere considerati
come studi sulla strage quelli prodotti giornalisticamente, senza il minimo
supporto della ricerca scientifica". E per me questo ha valenza ancora più
generale. Mi domando ma tutto quello sconfinato fondo del SIS al Viminale non è
da tempo alla portata d ogni studioso serio e prudente? E lì non vi è la
cronaca diuturna di quanto avvenne circa l'ordine pubblico dal 1945 in poi? E
non vengono capovolti giudizi di valore che ricorrono disinvoltamente non solo
nella mercantile televione o in un cinema addirittura finanziato dallo Stato.?
In particolare. nessuno credo che dopo i miei modesti rinvenimenti archivistici
potrà sostenere che Ettore Messana fu nel 1919, il 10 ottobre, a Riesi
"uno stragista di Stato". O non c'era o ebbe ruoli marginalissimi. A
Lubiana Messana vi stette impacciato nel primo anno della costituita provincia
italiana. Specie con la nomina di Grazioli nel febbraio del 1942 a capo della
provincia il ruolo di Messana fu irrilevante, sicuramente sotto il profilo penale
e la pretesa titina di farne un "criminale d guerra" evaporò perché
totalmente inconsistente nei riesami che ben seri vi furono al SIS del
Viminale. Quanto alla accusa di Licausi che ne voleva fare, dopo il flop
giudiziario di Montalbano, il CAPO DEL BANDITISMO POLITICO siciliano.
l'allontanamento del Messana nel luglio del 1947 costituì per questi un salto
qualitativo divenendo collaboratore apprezzato e onorato di De Gasperi, venendo
prosciolto da ogni pur pretestuosa ombra nei tanti processi ed inchieste che
seguirono la uccisione di Giuliano e Pisciotta. Quante calunnie postume
giornalistiche, televisive e cinematografiche! invece. Ma mi dico una
consultazione equilibrata di questo importante e corposo archivio del SIS non
avrebbe depurato il caso Messana da tantissime superfetazioni calunniatrici?
Gentilissimo professore Casarrubea, sto rileggendo per
istruirmi e dopo le risultanze delle mie ultime ricerche su Ettore Messana il
suo aureo e serio studio su la STORIA SEGRETA DELLA SICILIA: Inceppo in questo
piccolo raffronto. Per Tranfaglia: “dobbiamo lamentare la dispersione e
l'indisponibilità (non sappiamo ancora se definitiva) di fondi italiani dei
ricostituiti servizi segreti, che soltanto negli ultimi anni sono stati, ma in
piccola parte, recuperati dall'Archivio centrale dello Stato. Malgrado queste
lacune, molte delle quali appaiono destinate a restare tali per lungo tempo
ancora, l'utilizzazione degli archivi americani e di quelli italiani,
soprattutto per la parte che riguarda carte processuali e di alcune commissioni
parlamentari d'inchiesta, hanno permesso agli studiosi di fare passi avanti su
problemi di grande rilievo". (pag.5-6). Mi sembra molto più cauto Lei
quando ad esempio afferma: "lo storico lavora su frammenti, parti di
verità, ciò che il tempo o le classi dominanti hanno voluto consegnargli. ...
non possono essere considerati come studi sulla strage quelli prodotti
giornalisticamente, senza il minimo supporto della ricerca scientifica". E
per me questo ha valenza ancora più generale. Mi domando ma tutto quello
sconfinato fondo del SIS al Viminale non è da tempo alla portata d ogni
studioso serio e prudente? E lì non vi è la cronaca diuturna di quanto avvenne
circa l'ordine pubblico dal 1945 in poi? E non vengono capovolti giudizi di
valore che ricorrono disinvoltamente non solo nella mercantile televisione o in
un cinema addirittura finanziato dallo Stato.? In particolare. nessuno credo
che dopo i miei modesti rinvenimenti archivistici potrà sostenere che Ettore
Messana fu nel 1919, il 10 ottobre, a Riesi "uno stragista di Stato".
O non c'era o ebbe ruoli marginalissimi. A Lubiana Messana vi stette impacciato
nel primo anno della costituita provincia italiana. Specie con la nomina di
Grazioli nel febbraio del 1942 a capo della provincia il ruolo di Messana fu
irrilevante, sicuramente sotto il profilo penale e la pretesa titina di farne
un "criminale d guerra" evaporò perché totalmente inconsistente nei
riesami che ben seri vi furono al SIS del Viminale. Quanto alla accusa di
Licausi che ne voleva fare, dopo il flop giudiziario di Montalbano, il CAPO DEL
BANDITISMO POLITICO siciliano. l'allontanamento del Messana nel luglio del 1947
costituì per questi un salto qualitativo divenendo collaboratore apprezzato e
onorato di De Gasperi, venendo prosciolto da ogni pur pretestuosa ombra nei
tanti processi ed inchieste che seguirono la uccisione di Giuliano e Pisciotta.
Quante calunnie postume giornalistiche, televisive e cinematografiche! invece.
Ma mi dico una consultazione equilibrata di questo importante e corposo archivio
del SIS non avrebbe depurato il caso Messana da tantissime superfetazioni
calunniatrici?
6 novembre 2014
Caro dott. Taverna. Lei è un galanuomo e i problemi che si
pone sono seri. Purtroppo la ricerca non può contare su una sola fonte, ma su
una molteplicità di fonti spesso lontane tra di loro e talvolta in
contraddizione. E' difficile una valutazione definitiva, specie perchè la
ricerca non si effettua per calunniare qualcuno, ma per trovare tasselli di un
mosaico complesso che prima o poi si troveranno nel loro reciproco confronto di
corrispondenza. Le auguro una buona serata.
7 novembre 2014
Gentilissimo professore Casarrubea, La ringrazio per le
belle parole che ha voluto elargirmi. In fin dei conti io Le sono debitore di
scuse e di scuse molto gravi. Non La conoscevo, non sono né storico né giornalista.
Da ex ispettore bankitalia mi scontro con il mio ex sindaco che riportava
giudizi feroci sul Messana desumendole dai Suoi scritti. Quelle accuse mi
apparveso pretestuose ed esagitate servendomi solo del mio vizietto ispettivo
del sospetto innanzitutto. Quindi potei leggere su un blog locale, Malgrado
Tutto, che si rifà a Leonardo Sciascia, una dele Sue pagine più cattive contro
il Messana, cui seguiva una flaccida difesa di un sedicente nipote di colui che
+ ancora noto in paese come il Questore. Apriti cielo: mi scateno sia pure con
i miei miserelli strumenti informatici. Arrivo alla signora Cernigoi: per
logica quelle della triestina mi appavero farneticazioni calunniose. E dato il
mio caratteraccio non ho mancato a mandargliele a dire. Lei, da stdioso serio e
profondo mi pare che mi abbia perdonato; la signora Cernigoi ancora, no. Ma
spero prima o poi di farmi perdonare anche da lei. Diciamo che non abbiamo
motivo alcuno di accapigliarci più di tanto. A questo punto ho da rivorgerLe
una pressante istanza. Forse sono ripetitivo. Perché non viene a Racalmuto ad
animare un dibattito storico sul Messana, sui tempi in cui dovette cimentarsi,
sulle evoluzioni delle ricerche storiche- Appena ne disporrò Le farò avere una
relazione anonima che ho trovato tra i faldoni del SIS di PS a Roma. Credo che
lì la lezione sul ruolo americano nella lotta al comunismo in Italia tra il
1945 e il 1947 impone risvolti del tutto nuovi e per tanti versi persino
sconcertanti e mi pare che al di là del fuorviante caso Messana vanno nella
direzione dei Suoi novelli indirizzi interpretativi di quei ribollenti tempi
storici. La ringrazio e la saluto con deferenza profonda. Calogero Taverna
8 novembre 2014
Caro dott. Taverna,
Al momento questo non è un buon tempo per la mia salute, ma
se un giorno dovessi stare meglio, magari in estate, sarà un mio piacere
poterla incontrare.
La ringrazio. Spero davvero che a Racalmuto si possa
organizzare nei tanti luoghi deputati alla cultura un incontro per illustrare e
comunicare l'approdo dei Suoi studi storici sul drammatico periodo del biennio
1945/47 in Sicilia. Lo spero tanto. Si abbia il mio sincero augurio per la Sua
salute. Buona domenica
9 novembre 2014
La Nuova Alabarda MA CHE GLI FACCIO, AGLI UOMINI? Dopo avere
attizzato gli appetiti malsani e paranoici del già citato su queste pagine
Melchiorre Gerbino, da un paio di mesi son...o oggetto di invio di messaggi che
oscillano tra l'intimidatorio e l'offensivo di persona che si firma "Lillo
Taverna" (come un uomo adulto possa chiamarsi Lillo mi è peraltro oscuro)
e che con questo nome ha una pagina FB. Tale Taverna sembra essersi eretto a
difensore sperticato della figura del defunto questore Ettore Messana, sul cui
operato all'epoca del fascismo ebbi modo di scrivere un paio di articoli (che
ho recentemente inserito anche su questa pagina), citando documenti ufficiali
conservati negli archivi di stato di Trieste e Lubiana e facendo riferimento
alle ben più approfondite ricerche condotte da Giuseppe Casarrubea. Insomma il
sedicente Taverna, che mi apostrofa con l'anacronistico termine di
"signorina", non so se per suggerire un mio stato civile peraltro non
corrispondente (duole deluderlo, ma sono sposata da 32 anni) o se per
sminuirmi, in quanto l'idea che generalmente si ha di una "signorina"
non è quello di una ricercatrice storica seria, mi ha inviato una serie di
messaggi privati sulla mia pagina FB (condividendoli, se ho capito bene, anche
con altre persone, a me sconosciute) millantando con queste persone di
"disporre" di un "canale riservato" (veramente la
messaggistica è disponibile a tutti sulla mia pagina personale...) nei quali
vorrebbe dimostrare che Casarrubea ed io avremmo diffamato la figura di
Messana. Per sminuire la credibilità delle mie ricerche scrive (ad un cugino,
presumo, del quale non riporto il nome, ma al quale mi ha descritta come "tal
Carnigoi (sic) triestina, filoslava e con scarso amore patriottico per questa
nostra Italia) che "la Cernigoi si basa su un fascicolo postumo di gente
titina che ha cercato invano di ricattare l'Italia". Curioso termine
"fascicolo postumo" eccetera per definire il carteggio che contiene i
documenti originali della questura fascista che operò nella Lubiana occupata
diretta dal questore Messana tra il 1941 ed il 1942, ma tant'è. Per dare più
forza alla propria teoria che Messana non fu un criminale di guerra (come
denunciato dalla Jugoslavia ed il cui modus operandi fu stigmatizzato anche da
una relazione della Polizia civile del Governo militare alleato di Trieste,
amministrazione angloamericana) ma un eroe, il Taverna afferma: "Non può
credere (Cernigoi, n.d.r.) che l'Italia degasperiana abbia conferito l'alta
onorificenza al Messana ignara o peggio correa di quella caterva di accuse
infamanti titina contro chi avesse avuto dallo Stato Italiano incarichi in
quella tragica storia della costituzione della provincia di Lubiana che lei non
può antipatriotticamente ridurre ad un crimine di guerra". Ciò che io
credo è del tutto ininfluente, sta di fatto che l'Italia post-degasperiana (nel
1954, quando era in carica il governo Scelba) conferì una medaglia di bronzo al
torturatore e capo di una banda di torturatori ed assassini, il commissario
Gaetano Collotti dell'Ispettorato speciale di PS. Alla fine, dopo avere
accusato la sottoscritta e Casarrubea di essere "antitaliani",
Taverna conclude nel seguente squisito modo: "Porto il tasco torto,
infilzo la Cernigoi e il suo pigmalione siciliano Casarrubea. Per me sono
artefici di una indegna campagna di stampa infondatamente calunniosa contro il
Gr. Uff. dottore Ettore Messana". Cosa sia il "tasco torto" è
cosa per me incomprensibile, però mi duole constatare che i toni del
"signorino" Lillo Taverna ricordano in modo inquietante quelli del
noto Melchiorre Gerbino. Taverna ci "infilza", Gerbino ci molla
"calci in culo" (cito). Bene, i documenti sono pubblici e
disponibili, non sono "propaganda titina", checché ne dica Taverna, i
verbali della questura italiana di Lubiana sono documenti italiani, se Taverna
ritiene che l'occupazione fascista della provincia di Lubiana non sia stato un
crimine di guerra è padrone di pensarlo, ma ciò fa supporre che le sue
polemiche non siano innescate tanto per amore della verità, quanto per volontà
di riabilitare un sistema fascista che è stato condannato dalla storia. E
rimando al mittente le accuse di "antitalianità", "antipatriottismo"
eccetera che mi lancia Taverna, dato che nessuno più dei fascisti ha offeso ed
insultato l'Italia riducendola ad una dittatura imperialista e sanguinaria che
ha seminato morte e distruzione in Europa. Altro... Inizio modulo Mi piaceMi
piace • • Condividi Rimuovi Lillo Taverna Ancor oggi posso leggere su FB tutta
questa sfilza di insolenze che mi propina la "signorina" Cernigoi,
che obiettivamente fa propaganda antitaliana supportando come verità assulute
le nefandezze postbelliche del regime titino. Oltre a questa bacheca, LA NUOVA
ALABARDA, la dessa immette informaticamente il BLOG LANUOVAALABARDA il cui
contatto suona la nuovaalabarda@gmail.com. In FB, come può constatarsi, non è
possibile contrapporre commenti a difesa o a rettifica. Quanto al blog, mi vedo
minacciato insolentito diffidato a contattarmi perché sarebbe contatto
personale e riservato della signorina Cernigoi. Devo precisare che con il
professore Casarrubea siamo venuti a chiarimenti esaustivi e civili come si
addice a galantuomini della generosa terra di Sicilia. Laddove all'inizio ebbi
a sbagliare con termini alquanto pesantucci, ho dovuto ammettere le mie colpe e
chiedere scusa. Con la signorina Cernigoi non solo non mi è possibile ogni
civile chiarimento ma mi vedo insolentito, come ben si può constatare qui
sopra, e minacciato di stalking (non so cosa sia), e di ricorso ai poteri
inquisitori della polizia postale. Io, invero, non vedo l'ora che ciò faccia
avendo strali al mio arco per ribaltare la frittata. Ma devo stare attento qui
ad usare il termine "strale" perché la goriziana signorina Cernigoi
ha una sua molto personale convivenza con la lingua italiana. Per lei
l'elegante ad allusivo termine "infilzare" come dire venire
elegantemente e sapidamente "infilzati" o "contestati" è
equivalente di "calci in culo" sornionissima espressione di
Melchiorre Gerbino, personaggio da cui sono stellarmente lontano per cultura,
per cifra etica e militanza politica. Ora La Cernigoi mi dà del
"fascista" sol perché metto i titini alla berlina: nebbie mentali
femminili. Certo non sono né storico, né letterato, né pubblicista: so solo che
la "storia" è "scienza sociale " e quindi deve tendere alla
"avalutatività". In ogni caso la storia non "condanna" fa o
tenta di fare "verità" in ordine ad un passato, senza ottundere
l'obbiettività. La costituzione della "provincia di Lubiana" va letta
e capita sulla base di testi obbiettivi tipo quello del grande storico T. Sala.
In qualche altra parte , ma sempre qui sopra, la signorina Cernigoi,
scandalizzata dal fatto che in Sicilia tanti miei amici anche a 80 anni mi
chiamano Lillo anziché Calogero come registrato nell'ex convento delle clarisse
a Racalmuto, mi vuol negare persino il piacere di tenere un blog: paturnie
postmestruali. Sì, sono logorroico: lo ammetto.. E questo perché mi sono
serviti fiumi di parole per rettificare la triplice calunnia di Li Causi
avverso Ettore Messana. Ho potuto appurare che Messana non poteva essere uno
stragista nel 1919 a Riesi perché o non c'era o fu talmente defilato da finire
del tutto ignoto. A Lubiana non ebbe colpa alcuna come scandagliato dal SIS del
M.I. in base ad una doviziosa documentazione che io posseggo e la Cernigoi,
no!. La sortita leguleia di Li Causi tendente a fare apparire il Messana come
CAPO DEL BANDITISMO POLITICO (attenzione: politico) ha lasciato il tempo che
trova ed oggi anzi in base alla documentazione NARA che ben sta studiando il
professore Casarrubea ed a quella dell'ARCHIVIO CENTRALE DI STAO (faldoni SIS)
sta finalmente affiorando una verità sconcertante: la responsabilità dell'Oss
americana (l'antenata della CIA) contro cui lottò Messana in Sicilia,
rimettendoci le penne. Io sarei un "difensore sperticato" di Messana.
e ammesso che lo sia, questo mi lusinga. A me comunque sembra che per colpa di
questi pennivendoli un grand-commis dell'ordine pubblico è finito, mezzo secolo
dopo la sua morte, mostro sbattuto in prima pagina. Emblematica la circostanza
che persino con minacce la Cernigoi mi vuole impedire la replica alle sue
"fesserie storiche". Così, en passant, cosa avvenne a Lubiana dopo la
sconfitta dell'Italia? roba da accapponar la pelle. Ho tra le mani un libro:
SLOVENIA e vi troverò tanto di quel materiale più che bastevole per irridere
alla Cernigoi che vorrebbe dar credito all’ira furente dei titini. Si è mai
chiesta la Cernigoi cosa avvenne ai cattolici anticomunisti detti domobranci.
"Circa 12.000 domobranci furono vittime di massacri efferati una volta
rientrati in patria. Altri 6.000 civili scamparono all'annientamento grazie
all'intervento del maggiore Barre". Lei si è ingolfata tutta in quello che
andavano costruendo questi signori criminali. Io no! Tutta quella sua
pappardella - postuma perché confezionata dopo quattro anni di guerra e da
organi non autorevoli - è finita nell'istruttoria romana e quindi per assoluta
infondatezza archiviata dal dottore Pianese. Vada a leggersi le carte del SIS
all'EUR qui a Roma. Quanto poi alle elucubrazioni psicologiche del subordinato
Ricciardelli, si è mai chiesta la Cernigoi perché manco giunsero qui a Roma. E'
proprio sicura che il pettegolo non si sia rimangiato tutto per non perdere il
posto. Sì, rimase in polizia ma mi pare molto melanconicamente. A me la figura
del Ricciardelli non interessa, non interesserebbe neppure la figura del
magistrato Macis che condannò a morte come giudice monocratico il Tomsic (ma
doveva applicare le leggi anche quelle leggi da stato di guerra che a me
lasciano interdetto. Io sono comunista, sa? non fascista). Mi dia lei lezioni
di diritto internazionale criminale di guerra. Il Messana aveva fatto solo una
o meglio aveva diretto una perquisizione in casa di Tomsic e aveva trovato
quello che aveva trovato e ne ha fatto una certosina diligente e certo
poliziesca relazione. 76 pagine di rapporto. Se me lo accorda gliene mando una copia.
Sta al SIS all’ ACS, EUR/ROMA. Lei avrebbe l'obbligo di accertare anche se
travolgerebbe tutti i due suoi articoli che credo le abbiano fruttato qualcosa.
Che altro le debbo dire: è disinformata. Mai il Messana fu sotto il Verdiani;
non poteva essere fascista nel 1919 a Riesi; le altissime onorificenze le ebbe
a fine della sua carriera in riconoscimento della suo integerrimo e prezioso
servizio allo Stato. Ad apprezzarlo fu De Gasperi non Scelba. Con fra' Diavolo
ha avuto i classici rapporti che hanno i dirigenti di polizia con i confidenti
e ad imporglielo come confidente fu Aldisio. Sarà non senza ragione che i
carabinieri pare che a fra’ Diavolo gliel'abbiano fatta finire peggio di
Cucchi. Sia chiaro: non Messana e, a ben sospettare, contro Messana. E quanto
al suicidato Pisciotta Messana lo "infilza" sulla faccenda delle
mitraglie Beretta. Si legga le carte del processo. E Messana mai ebbe a che
fare con processi penali a sui carico. Ecco perché io sto cercando la
"verità" su Messana sbattuto in prima pagine, purtroppo credo
iniziando dal santone suo compaesano Danilo Dolci. Io non so chi fu veramente
Messana, ma so che quello che lei dice di lui è falso, denigratorio e
calunnioso. Vuol continuare? faccia pure! Mi vuol denunciare di stalting perché
continuerò con tutti i mezzi a smentirla? felice di divenire la sua vittima. Ma
Manzoni direbbe: e poi dicono che non c'è giustizia a questo, mondo. Solo, io
le dico: in Italia c'è giustizia; nella sua Slovenia, no!
10 novembre 2014
Gentilissimo Professore Casarrubea, ecco l'appunto ultra
riservato che mi ha stravolto. Bologna fine 1946. Incontro segreto tra chi non
si sa (ma certo molto altolocato) e l'emissario americano Ci danno lezioni di
democrazia. Al governo mi pare che c'erano persino comunisti come Togliatti,
Gullo, Scoccimarro. Certo i comunisti in Emilia non scherzavano. Che dire?
Spero che la sua salute migliori e la ossequio.
11 novembre 2014
Grazie, Le sono grato.
sono lusingato
io cerco solo la verità storica. So bene che è un traguardo
irraggiungibile. Ma provare si deve sempre, no?
12 novembre 2014
Come si può valutare il Messana questore a Lubiana in
quell'ambiguo esordio della annessione della Slovenia all'Italia che ebbe
inizio il 6-18 aprile 1941 se non s'inquadra bene quella faccenda là che non
può certo limitarsi ad un uzzolo dissennato di Mussolini!
Messana va là a Lubiana non da militare, non con concezioni
guerresche, ma ome un ordinario questore sia pure del regime fascista. Un passo
audace per un'accelerazione di carriera.
Noi non frequentiamo commissariati di PS, non gradiamo la
vicinanza al Viminale come cittadini romani. Ne stiamo alla larga. Prevenuti,
anche.
Ma anche tanti amici e tanti compagni di università che
poliziatti sono stati, anche commissari e quindi persino questori. La gente più
pacifica che io conosca. Un lavoro come un altro. Un posto ambito se si
possiede un titolo di studio a livello universitario.
E tale era Ettore Messana. Un suo bizzarro antenato aveva
fatto il questore a Bologna appena scoccata l'ora fatidica dell'Unità d'Italia,
addirittura nel 1860. Tipo strano che da Racalmuto va in Emilia e si mette a
fare il questurino. E' laureato, scrive versi blasfemi, stordisce i felsinei
con il suo verseggiante spirito paesano. se non contadino di certo di u piccolo
borghese asceso nella scala dei valori della terra del sale e dello zolfo, uno
di quelli che noi chiamiamo galantuomini. E in fondo il pronipote Ettore
Messana tende a fare il "galantuomo". Non disdegna le belle donne e
sicuramente in Slovenia le donne erano e sono belle. E qualcuna di loro persino
generosa. Si sarà portata a letto qualcuna? Probabile. Ma basta questo per
farne un violentatore di femmine?
Cara Cernigoi non scherzare.
Dunque, Lubiana diviene provincia italiana nel maggio del
1941. Vi dovevano essere molti italiani. Ma a dominare sono i comunisti. Poi vi
sono i cattolici mitteleuropei austriacizzanti. Tra le due fazioni cattiverie e
aggressioni da lunga data.
Le colonie italiane sparute e comunque sgradite.
Cosa intendeva conseguire il governo fascista nel volere
introdurre colà una sua "amministrazione civile"?
Studi seri devono essere ancora fatti, almeno dall'angolo
visuale italiano. A noi consta che solo Teodoro Sala negli anni '60 si produsse
in una ricerca seria, obiettiva. A disposizione ha solo tutto sommato la
impostazione di studiosi titini. Sotto in foto si può controllare. Sala molto
correttamente ci informa che allo stato attuale delle ricerche (anni '60) non
sussisteva "una conoscenza approfondita sugli intendimenti del governo
fascista italiano nei confronti dei territori occupati". Certo il governo
fascista si proponeva la "italianizzazione più o meno completa e a
scadenza più o meno lunga dei territori annessi". Ma si scontra con una
lotta di liberazione irriducibile che i "popoli jugoslavi condussero dal
1941 al 1945". Appunto perciò "tale lotta condizionò in modo
determinante proponimenti e azioni dell'occupatore".
Ettore Messana, appena cinquantenne, sedentario, poliziotto
da scrivania, arriva nel maggio 1941 a Lubiana credendo di dovere andare a
svolgere quel ruolo che ogni normale questore svolgeva in patria. No! lì, dopo
un primo momento di perplessità nella turbolenta Istituto Italiano di Cultura |
Lubiana scoppia l'insurrezione armata. Cosa da militari, dunque non da
funzionari che anhe se di alto gado, erano sempre imbelli civili. E Messana
comincia subito a scricchiolare .
Il Messana non fa neppure in tempo a gustarsi la prestigiova
(credeva) poltrona di Questore della provincia di Lubiana che arriva Emilio
Grazioli, prima come Commissario Civile quindi quale organo supremo cui si
danno il nome e i poteri eccezionali di un Alto Commissario per la provincia di
Lubiana. Carta intestata subito (vedi foto) sovranità territoriale. Al Messana,
neppure le briciole del potere.
Si aggiungranno poi i comandi militari; quali quelli del 2°
granatieri, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza ed anche della
Milizia fascista non sottoposta alla Giurisdizione del C.d. A. Noi siamo stati
a spulciare all'ACS di Roma il faldone LUBIANA MI- D.G. PS 1942 , busta 13. Sì,
in un
caso abbiamo riscontrato che "agenti di P.S.
arrestavamo ZAGAR Francesco di Frascesco e di Zagradnik Ivanka .... e HUMAR
Milan, naturale di Stefania, che avevano lanciato un sasso ciascuno contro la
vetrina dellUnione Militare, cagionando un "danno di circa L, 6.000",
ma il caso, come gli altri, passa sotto la giurisdizione di Emilio Grazioli. Il
5 aprile 1942 il Tribunale Militare li condannò lo Zagar a quattro anni e
l'Humar a 6 anni per "manifestazioni sedizionse (art. 4. del Bando del
Duce 24/10/1941).
Esose le condanne? senza dubbio. Ecco dirai tu signora
Cernigoi, la cattiveria del Messana. Aveva folleggiato per cattiveria, per sola
malvagità d'animo nel fare il rapporto di polizia, come scrisse il Ricciardetti
per un casi triestino.
No, cara: era subentrato il citato bado del Duce del 24
ottobre 1942.
Scrive Teodoro Sala: Grazioli "incalzato
dall'iniziativa partigiana .. premuto dalle esigenze difensive ed offensive che
i militari accampavano ...emanò lì11 settembre 1941 un bando che era quasi una
dichiarazione di stato di guerra. Il bando di Grazioli fu superato dagli
analoghi bandi di Mussolini di carattere più generale ma non meno drastici,
recanti ' Disposizioni generali per i territori annessi al Regno d'Italia' del
3 e 24 ottobre 1941".
13 novembre 2014
Contro la Cernigoi
Lillo Taverna Questa insolente sfuriata della Cernigoi sta
ancora in FB dal 20 giugno e non mi è data possibilità di rintuzzare vis a vi
la signora, che mi minaccia di stalking a ogni piè sospinto e di ricorso alla
polizia postale pur di evitare il confronto. Sarò il "tale Lillo" ma
se codesta calunniatrice del Messana si rivolge alla sua Cassa di Risparmio di
Trieste le faranno presente che il dottore Calogero Taverna allora superispettore
del Secit di Reviglo mise in ambasce il presidente socialista che pensava
potermi intimidire presso il ministro Formica che invero io intimidivo per una
certa faccenda Sindona, la cui banca Privata Finanziaia avevo ispezionato e ne
avevo determinato la Liquidazione Coatta Amministrativa ai sensi dell'art. 67
L.B. Intanto inizio a frantumarle la sua supponenza di essere in grado di
"rinfrescare la memoria su questa persona" e cioè il comm. di S.
Maurizio e S. Lazzaro gr. uff. dottore Ettore Messana. .......................................................................Come
si può valutare il Messana questore a Lubiana in quell'ambiguo esordio della
annessione della Slovenia all'Italia che ebbe inizio il 6-18 aprile 1941 se non
s'inquadra bene quella faccenda là che non può certo limitarsi ad un uzzolo
dissennato di Mussolini!
13 novembre 2014
Rintuzziamo le accuse di Ricciardelli a Messana che
pervicacemente la CERNIGOI manine in FB del 20 giugno 2014 di LA NUONA
ALABARDA. continuando a dileggiarmi
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel
ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo
detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato
suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si
fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo
un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto
da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto
singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto
politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e
dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non
poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi
tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e
niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore
generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto
funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia.
Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino
dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha
già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno
l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e
trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti
speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima
fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma
repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso
alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza.
Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano,
in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal
titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo
Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre
alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche
quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato
al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a
metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in
una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di
fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per dimostrare
ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto a Lubiana
vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche proteggere dalle
barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento, dicono gli storici
seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività economiche secondo
le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi fu da parte del
Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere comprato del legnami
per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia Messana si vagheggia
ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta altro che il sospetto
di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in
questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia
diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad
effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”
Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere
“amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare
operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!?
Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per
la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò
chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici,
responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza
assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un poliziotto che
misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle
infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di Uffici di polizia,
più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la
sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico
ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto
di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e
Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero
proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente
pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente,
per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista,
con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo
stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti
che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati
particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti
al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura,
furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città
ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il Ricciardelli ad affermare
che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa dello
stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il
Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto
”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i
precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha.
Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte
riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico
della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di
occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della
politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare
che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto
ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei.
Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte
persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse
sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento
assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di
censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la
classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di
guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale
straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente
la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in
modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve
entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il
massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri
componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini,
presidente della commissione stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa?
Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio
Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forza di volere
diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a
Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce.
Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato
dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo
copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda
incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8
settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a
Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati
quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio”
incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere
perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più
tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste,
Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della
“politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il
Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti
repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!
Ecco perché tempo fa avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze,
sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita,
fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS
gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a
procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare
persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice.
Certamente non fa storia.
14 novembre 2014
Credevo che Li Causi fosse un avvocato ed invece no!
Laureato in quella che oggi si direbbe laurea in economia e commercio ed a
Palermo e in tempi di oscurantismo universitario nella Sicilia palermitana,
molto leguleia e apicale nelle scienze mediche ma risibile in quella delle
faccende economiche e finanziarie, egli faceva tutto sommato il politico giornalista,
una schiatta che non mi è molto simpatica.
Se fosse stato avvocato, come Montalbano magari, sarebbe
stato più accorto, meno populista in questa rutilante aggressione denigratrice
del Messana. Siamo a metà luglio del 1947. Li Causi sa bene che il Messana
proprio da Scelba era stato già giubilato. Eppure il Li Causi doveva essere un
po' grato al commendator Messana che gli aveva salvaguardata la vita dalle ire
del bandito Giulano. Ma i politici, si sa, e i politici giornalisti ancor di
più dinanzi ad una sceneggiata magniloquente sotto le lampade dei cinegiornali,
non resistono.
Dunque in estrema sintesi Li Causi dice tre cose: Messana
stragista di Stato nel 1919 a Riesi; criminale di guerra a Lubiana e capo del
banditismo politico siciliano in combutta con Giuliano nel biennio tra il 1945
e il 1947.
Le mie modeste ricerche su basi documentali e respirando
polvere d'archivio mi portano a ritenee senza ombra di dubbio che:
A) A Riesi il giovane commissario nel 1919 non c'era o se
c'era ebbe parte tanto marginale e subordinata da passare del tutto
inosservato;
B) A Lubiana come questore vi stette appena un anno e fu
subito esautorato dal cosiddetto ALTO COMMISSARIO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA,
il triestino Emilio Grazioli, quello che persino emanò leggi marziali che
comminavano la pena di morte anche per inezie, nel Settembre del 1941, e tra il
Grazioli e il Messana fu subito gelo anche per faccende razziali, essendo il
questore persino del Sud. Inviso ai fascisti, non gradito alle SS, dopo un anno
il Messana, colpevole di non essere colpevole, viene ibernato a Trieste ove
anche il suo più feoce denigratore, il Ricciardelli, un poliziotto della
Politica fascista, deve ammettere che il questore Messana fu
"insignificante". E allora turre le bubbole che anche Blu Notte
s'inventa? Lo dobbiamo a due superfetazioni denigratrici della Cernigoi che mal
capendo, omettendo doverosi convalidamenti, fregandosene della documentazione
esistente nell'Archivio Centrale dello Stato, finge di non accorgersi che si
trattava in un caso di una sparata vendicatia dei titini vittoriosi che non
ebbe seguito alcuno e nell'altro l'assurda demigrazione di un Ricciardelli che
a Trieste, lui Irpino, credeva ormai di far parte di un'altra nazione in quel
1947 e sfoga il suo malinomo di subordinato complessato. Nessun fatto, solo
sospetti e dispetti i suoi tanto che quello malevolo sfogo resta là a Trieste e
manco arriva a Roma. Si trattava di mandare alla fucilazione un Ispettore
Generale di PS per crimini di guerra contro l'umanità, non dei riferimenti per
una promozioe al grado uperiore. E poi questo umile questurino della
"politica" di Trieste che autorevolezza poteva mai avere per
giudicare un suo superiore che nel 1943 non aveva voluto aderire alla RSI e si
allontana dall'ufficio rimettendoci persino lo stipendio! Diversamente il suo
censore, che a Trieste rimane e si fa persino deportare per pochi giorni a
Dakao per una facecnda ebraica rimasta oscura;
C) Messana non potè essere CAPO DEL BANDITISMO POLITICO
SICILIANO, data tutta la sua azione represiva delle bande armate svolta come
ISPETTORE GENERALE DI PS nel biennio tra il 1945-1947. Per non farla qui lunga,
dico che le carte della NARA relative alle infiltrazioni della OSS americana in
quegli anni, ritrovate e studiade dallo storico di vaglia, il professore
Giuseppe Casarrubea, portano in tutt'altro versante. Portano all'antenata della
CIA. E Messana vi si scontrò come dimostrano relazioni ardite da me rivenute
negli archivi statali dell'EUR. Io arrivo a conclusioni estreme. Il professore
Casarrubea, ovviamente, è molto più cauto. Noto certi tentennamenti nel suo
ultimo libro sulla Sicilia Segreta di Bompiani. ma non posso prmettermi
processi alle intenzioni per
di più di un valentissimo
storico che ora riscuote la mia massima stima. Al principio
di questa mia esogena avventura non l'avevo capito. Gli ho chiesto e gli chiedo
pubbliche scuse.
Ed ecco la concione del pubblicista Li Causi che credo di
avere efficacemente sgonfiata.
----------------
C'è di più: in quei giorni, sia l'Ispettore di pubblica
sicurezza, sia il Comando dei carabinieri, sia la Questura di Palermo rendono
noto (anche attraverso circolare) che Giuliano sta preparando delle aggressioni
contro le sedi e gli uomini dei partiti di sinistra. Si soggiunge poi a voce:
"Badate che la nostra vita è in pericolo". Ci accorgiamo di trovarci
di fronte a tutta un'azione, la quale vorrebbe localizzare l'esplosione e la
responsabilità dei misfatti avvenuti in Sicilia, attorno a questo mito
evanescente, a questo personaggio che si chiama Giuliano, per dire: "Tutto
il resto non c'entra. Che c'entra la mafia? Tutti galantuomini! Che cosa
c'entrano i partiti politici? È impensabile che ci possano essere degli uomini
nei vari partiti politici che possano essere individuati come responsabili di
sì orrendi misfatti". Si cerca di creare intorno a noi una psicosi di
paura, aggiungendo che la polizia ci proteggerà, e che sarà fatta tutta
un'azione in comune perché Giuliano sia preso. Ma, scusate, perché Giuliano
finora non è stato preso?
In un rapporto del Comando dei carabinieri si dice, fra
l'altro: "Giuliano ha preso contatto con l'aristocrazia e gli uomini
politici, si è dato a dettar legge e a scrivere lettere minacciose, ecc.".
Il rapporto continua: "È stato in questi ultimi tempi accertato - siamo
alla fine del 1946 - che il bandito Giuliano, certamente a seguito dell'azione
intensa svolta sulle montagne dalle squadriglie, si è trasferito con i suoi
uomini a Palermo e nei comuni limitrofi, protetto da qualche elemento della
mafia, appoggiato di certo da qualche famiglia molto in vista. Non si creda,
pertanto, di poter catturare Giuliano con le armi in mano, anche per la
vicinanza di quasi tutti gli altri banditi i quali, specie se giovani e arditi,
ben provvisti di denaro -- Giuliano dai soli sequestri ha ricavato più di cento
milioni -- sono stati notati alla spicciolata qui in Palermo".
Ebbene, queste cose sono state dette a quest'ultima
operazione, con i duemila uomini, fra soldati e carabinieri, che sono stati
mandati a Montelepre, conferma la giustezza del giudizio espresso dal generale
dei carabinieri. Si vuol creare cioè tutta una coreografia allo scopo
deliberato di stornare, come dicevo, l'attenzione del pubblico da quella che è
la vera situazione e da quello che veramente ci vorrebbe per stroncare questa
situazione, per recidere appunto i legami fra questo banditismo, fra una parte
della mafia, e quelle famiglie in vista, quelle famiglie aristocratiche che
fanno parte di quei partiti ben individuati nelle relazioni ufficiali.
Si ha, in altre parole, questa precisa situazione, che il
banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e
l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello
di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di
socnfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di
pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del
banditismo politico.
Ma c'è di più: il Messana non avrebbe dovuto intervenire
nella ricerca di esponenti politici indiziati e invece egli è andato sempre in
cerca di questi elementi. Quando, nel settembre dello scorso anno, furono
uccisi, a bombe a mano, alcuni contadini riuniti nella sede della cooperativa
ad Alia per discutere sul problema della divisione delle terre, non si sa
perché è intervenuto l'ispettorato di pubblica sicurezza, dopo che la Questura
di Palermo aveva operato dei fermi di indiziati, e i fermati vengono
rilasciati. Alla vigilia del 2 giugno avviene a Trabia un tipico delitto di
mafia; la camionetta dove si suppone che siano i responsabili viene fermata a
Misilmeri, alle porte di Palermo: ebbene, nonostante che su quella camionetta
si trovassero armi, secondo una prima versione della polizia, i fermati vengono
dopo un giorno rilasciati.
Questa impressione non è dunque cervellotica, ma ha un
fondamento molto serio e l'onorevole ministro dell'interno lo sa perché sono
stato io personalmente ad accompagnare da lui un altro collega che gli ha
detto: "Ma come fai a fidarti di Messana, tu che dici di essere un
repubblicano sincero? Messana, infatti, non solo ha svolto opera per il trionfo
della monarchia prima del 2 giugno, ma ha continuato a complottare contro la
Repubblica dopo il 2 giugno, designato come era Ministro degli interni di un
restaurando Regno di Sicilia, se Umberto fosse sbarcato a Taormina o in non so
quale altro punto della costa siciliana; e bada che io sono un testimone
auricolare, uno che ha partecipato a queste trattative, respingendole".
Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un
uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana
è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far
piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un
massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che
Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani?
Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di
cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un
comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il
Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei
carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria
soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di
fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne
disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al
ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per
istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il
modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi,
sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia
è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di
Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano
contro il carovita.
Oggi è possibile in Sicilia questo, perché agli interni c'è
un ministro siciliano, così come nel 1894 a soffocare nel sangue il movimento
dei fasci dei lavoratori fu un altro ministro siciliano, Francesco Crispi. Si è
tentato, come nei primi decenni del secolo, di stroncare il movimento
contadino, assassinando capilega e segretari di Camere del lavoro; a
quest'azione di intimidazione il popolo siciliano risponde con la superba
affermazione democratica del 20 aprile; allora l'agraria, la mafia ricorre al
terrore di massa e si hanno Pian della Ginestra e le stragi del 22 giugno. Ma
l'Ispettore Messana, che ha il compito di proteggere agrari e mafiosi, che è
uomo che obbedisce a pressioni di parte, ordisce intrighi politici, suggerisce
a Scelba la parola d'ordine che il Ministro fa subito sua: le stragi siciliane
sono opera di banditi comuni, e Messana diviene il perno di una situazione
infernale: Messana si allea ai banditi di strada. Il popolo siciliano, il
popolo italiano tutto, hanno diritto di chiedersi come sia possibile il
perdurare di un tale stato di cose.
All'annunzio dell'orrendo crimine di Pian della Ginestra,
subito, d'impulso le più alte autorità preposte all'ordine pubblico in Sicilia
hanno detto: "Questo è un tipico delitto di mafia; bisogna iniziare
un'azione a fondo contro questi assassini"; ma è intervenuto il Ministro
Scelba prima alla Costituente, poi in Sicilia; ma credete che sia andato laggiù
per disporre l'azione di ricerca e pronta punizione dei veri responsabili? No;
è andato solamente per salvare la mafia, per dire: "Niente; questo è
banditismo comune; basta con gli arresti di mafiosi e mandanti indiziati".
E degli ufficiali dei carabinieri sono venuti da me, piangendo, a dirmi:
"Vedete, questi sono i telegrammi di contr'ordine che sospendono le
operazioni di polizia che avevamo iniziato".
Ora, il diritto di sospettare che una collusione esista fra
banditismo, certi partiti politici e, fino a prova contraria, governo è
legittimo e allarma la popolazione siciliana, allarma e commuove giustamente
tutto il Paese; è quindi assolutamente necessario uscire da questa situazione e
oggi esistono condizioni favorevoli per farlo; c'è il movimento delle masse
lavoratrici in Sicilia capace di aiutare questo processo di risanamento nel campo
sociale; ci sono i partiti democratici che debbono costringere tutte le forze
politiche della Sicilia ad assumere la propria responsabilità, a liberarsi dai
legami con la mafia, con questa cancrena, con questo banditismo
politico-sociale che continua a vivere di ricatti, di prepotenze, di
estorsioni, di omicidi. Oggi esistono queste condizioni: sfruttiamole, poggiamo
sul movimento delle masse, poggiamo sui partiti veramente democratici, e su
questa azione inseriamo l'azione di polizia che sarebbe confortata da tutta
quanta l'opinione pubblica.
5 dicembre 2014
Lillo Taverna Sono ferocemente antifascista ma sono anche
romano e so come vanno le cose nella Capitale. Sappiamo tutti come si
atteggiano gli organi di polizia giudiziaria, dormienti spesso quando ci
sarebbe da star svegli, frementi quando il potente cade. E se Alemanno verrà
assolto (io penso prosciolto persino in istruttoria) chi lo ripagherà di tutto
questo mare di merda che lo sta sommergendo? La Costituzione non dice che
ognuno di noi è da presumere innocente sino a sentenza passata in giudicato?
Bah! Resto sempre vetero comunista tutt'altro che pentito, convinto che la
verità è sempre rivoluzionaria (mi pare lo dicesse il compagno Pajetta).
Questo mio piccolo ironico post lo ho oggi lanciato in una
sorta di fossa dei serpenti, serpenti velenosissimi di stampo rosso antico, di
gente insomma arrabbiatissima che vuole (come me) la resurrezione del vecchio
grintoso cattivo battagliero PCI- E’ passato indenne, anzi con qualche
applauso. Che il mondo stia davvero cambiando?
La voglia di apparire morali è sempre dirompente negli
uomini di poca morale. Sono quindi moralisti. Protervi e insolenti. Han sempre
voglia di trovare un reo di comodo da giustiziare. Insomma il Cristo su cui far
ricadere le loro miserie, i loro latrocini le loro persino evasioni fiscali. Il
cattivo è sempre l'altro: il potente, di questi tempi dicono il politico,
l'uomo dal colletto bianco, l'arricchito, il nemico, l'antipatico.
Io vorrei dire a certi miei amici di Malgrado Tutto, se ad
una vostra pronipote dovesse capitare quello che sta colpendo una pronipote di
Ettore Messana cosa direste? Contestano alla signora pronipote di Ettore
Messana di essere una reproba perché il suo bisnonno per i pennivendoli
politici di oggidì era stato uno stragista di stato a Riesi, addirittura un
criminale di guerra a Lubiana, il capo del banditismo palermitano (prima
‘politico’ secondo una marpionesca battuta di Li Causi, poi - persino per i
grafomani di Malgrado Tutto - tout court “Capo del Banditismo” siciliano dei tempi
di Giuliano di Montelepre
E’ da un anno che rinvengo documenti, notizie, collegamenti
storici e cronachistici che ridicolizzano tutti e tre siffatti calunniosi
addebiti. Niente da fare. Ci si mette ora Malgrado Tutto. Contrabbanda per oro
colato un malaccorto rapporto di un ispettore che cercò di scaricare
sull’ultima ruota del carro, un insicuro vicecommissario giovane e forse
addetto al commissariato della lontana Mussomeli, responsabilità (se tali poi
erano) della Benemerita Arma dei carabinieri dello Stato Maggiore dell’esercito
e persino del Prefetto di Caltanissetta, volendo noi escludere quelle del
politico del luogo, l’on. Pasqualino Vassallo.
Figurati quando scopriranno che anche un generale dei
carabinieri scese a Rieti! A loro non importa che anche quello scarica barile
finì in modo miserevole. Che nulla ebbe poi a venire addebitato al Messana che
poté senza raccomandazioni e senza appoggi politici (di grazia non parliamo di
mafia e di fascismo) assurgere ad altissimi gradi ed a gloria nazionale.
Delenda Cartago: il giudice ora è Malgrado Tutto.
Mi si dice: ma guarda che un assistente universitario,
avendo tempo da perdere, si è recato a Roma e ha trovato il fascicolo personale
di Messana. Frottola: il fascicolo personale di Messana è ancora top secret al
Viminale. Quell’assistentucolo si partì da Palermo per Roma ove non poté starci
molto perché Roma è la città più cara d’Italia. Io invece a Roma ci sto e il
primo piano dell’Eur ove si studia l’archivio centrale di stato è come casa
mia: basta che prenda il 31 e vi arrivo in meno di venti minuti.
Se non fosse comico sarebbe tragico che a fare gli
accusatori d’inflessibile morale è gente, racalmutese purtroppo, i cui
fascicoli personali dimorano in certi Giochi di Potere. Vorrò vedere i loro pronipoti
quando si vedranno infilzati perché qualcuno ha trovato una lettera anonima o
un eccesso di zelo di qualche maresciallone dell’antimafia che ne dice peste e
corna. Ma furono assolti, non vi fu luogo a procedere. Per i pennivendoli del
futuro sarà la stessa pacchia dei pennivendoli del presente: dagli all’untore,
dagli al mostro. Ma quella chi è? È la pronopite di colui che se ne andava a
mangiare a Racalmuto il verro volpino a Gargilata. Divorzio assicurato,
carriera stroncata.
Ma già anche a Racalmuto, anche in Malgradotutto si pensa
che il reprobo, l’immorale stragista di stato, il criminale di guerra, il
capomafia immondo non può che essere l’altro, l’antipatico, il politico di
parte avversa, quello che diventò sindaco, assessore, commissario di pubblica
sicurezza persino commendatore (solo 500 in Italia) di san Maurizio e san
Lazzaro, che è poi ancora una commenda di riferimento di Casa Savoia.
La Cernigoi spara. Il Messana (sostanzialmente in quel tempo
esautorato questore nella strana provincia di Lubiana), dopo avere trucidato
chissà quanti partigiani titini, per premio nel 1942 fu insignito della
commenda di Casa Savoia (che all’epoca manco esisteva). Una panzana così grossa
dovrebbe passare sotto silenzio non tanto per rispetto della signorina titina
quanto per decenza ed amor patrio; invece Malgrado Tutto pur di impedirmi di
chiedere la titolazione di una strada ad Ettore Messana me la propina con
grosso risalto tipografico a maggior mio scorno.
Sia chiaro io me ne fotto e in fondo me la rido: mi stanno
facendo tanta pubblicità e quindi ringrazio. Ma mi fa senso che si presti ad
una sì indegna diffamazione quel giornaletto che si vanta di essere sempre
quello del moralista Sciascia, che invero in tutta la sua vita amò solo la
ricerca della verità, soprattutto controcorrente.
6 dicembre 2014
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi
perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di
PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in
tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente
sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi
risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del
resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana
nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua
totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi
perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di
PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in
tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente
sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi
risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del
resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana
nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua
totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
Caalogero Taverna su Si può dedicare una strada a
quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi
•Giuseppe Casarrubea su Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul
ruolo del questore Messana nella strage di RiesiMalgrado Tutto Web
6 dicembre 2014
Caro Taverna. Io non ho mai voluto incastrare nessuno. Mi
hanno chiesto - ora non ricordo chi - dei documenti alcune persone che sanno
che ho un archivio e ne ho inviato solo un paio, non di più. Lungi da me
considerare tale gesto come un'azione contro di lei che fa, molto
dignitosamente, il suo lavoro. Le auguro un buon Natale e buone festività.
La ringrazio, professore. Non ne dubitavo affatto. Ricambio
con infinita stima ogni voto augurale per le prossime feste natalizie.
8 dicembre 2014
Pubblico questa densa lettera del Messana. Messana uomo
delle bande siciliane? non mi pare; Messana amico degli americani? non mi pare.
Messana uomo degLi agrari? Non mi pare. Messana "capo del banditismo
politico siciliano"? mi dispiace per Li Causi: o ha le traveggole o
imbroglia. E gli storici d'oggidì? Non mi pare che abbiano confidenza con
questa documentazione. Forse Malgrado Tutto saprà tirare il coniglio dal
cappello del suo preconcetto denigrare il grande compaesano.
10 dicembre 2014
Il professore Giuseppe Casarrubea , uomo di Partinico e già
questo dice tanto - come dire con DNA erinno che è poi sangue né siculo né
sicano - è uomo di seria cultura, accigliato ma né arrendevole né inflessibile.
Ama la verità storica, quellta che si riesce a distillare da documenti e carte
d'archivio, da ricerche e contestualizzazioni, da bloccarsi appena emergono
aporie, incertezze, dubbi, la verità contrapposta a quella che persegui.
Ora dirige, persgue a Partonico l'Archivio Casarrubea
(wwwcasarrubea.wordpresscom). E' un archivio più denso di quello ell'ACS. L'ho
potuto sperimentare quando in Malgrado Tutto non so chi vi poté acquisire
qualche foglio che svelava a dire di un ispettore generale di PS che il Meissana
nel 1919 si era dipartito da Mussomeli con una mitraglia male interpretando i
desiderata dei suoi superiori. Ne sono rimasto perplesso. Ne ho scritto al
Casarrubea che senza adesione alle mie tesi credo che abbia corretto il tiro e
Malgrado Tutto sia rimasto sguarnito di quanto pesava fosse demolitore di certe
mie ricognizioni in difesa del Messana.
Vi fu un tempo in cui non sapendo chi fosse il Casarrubea -
non sono uomo di studi storici - osai essere sgradevole. Gli ho chiesto scusa;
credo che abbia capito e tollerato.
Riporto sù un suo blog molto duro verso il mio compaesano
l'ispettore generale di PS Ettore Messana. A me pare che il professore fa male
ad appoggiarsi ad una triestina, la Cernigoi che storica non è ma semplice
maniaca di scoop storici. Incappa in topiche colossali. La vicenda di Messana a
Lubiana va tutta riscritta. Cercheremo di dare qualche spunto noi che però
storci non siamo. Sul ruolo di Messana a Portella della Ginesrra o nei rapporti
con Giuliano credo che le mie carte ci portino in territori non molto
investigati sino ad adesso.
Limitiamoci qui all'accusa del Licausi avverso Messana
tendente a farne dell'allora manco commissario giovane Messana un feroce
stragista di Stato. Abbiamo fatto ricerche, abbiamo indagato con le tecniche
ispettive della Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia. Noi
arriviamo a conclusioni opposte. Ma qui il Casarrubea ci pare guardingo, cauto,
pensoso. Non si fida di Commissari e generali che hanno tesi di comodo,
interessi castali da difendere anziché ragguagli su verità che poi dovrebbero
venire acclarate in sede processuale. Qui il Casarrubea si limita a scrivere -
diversamente dal suo solito - che il Messana "nel 1919 lo troviamo
impelagato nella strage di Riesi. Tiene 'a battesimo', a modo suo, le lotte
contadine. Venti morti!". Un modo diciamo - ci perdoni il professore - di
dire tutto e dire niente.
Quello che il Messana farà (ma noi sappiamo che non è così)
Messana appunto lo fa (o l'avrebbe fatto) dopo.
Noi non abbiamo tesi preconcette. Se ci dimostreranno che
sbagliamo ne prenderemo ben volentieri atto. Ma con prove alla mano.
10 dicembre 2014
Caro Lillo, il sole non si può nascondere con il colabrodo.
E, purtroppo, il colabrodo di moltisimi storici e ricercatori ha i buchi in
gran parte otturati.Bisogna avere pazienza e umiltà, perchè con un pò di fatica
si facciano passi avanti. Sono convinto che anche per Lei, questa non è una
storia di campanile, ma un pezzo di verità che ne illumina altre. Buone vacanze
natalizie.
Grazie professore!
Io me ne frego del campanile. Ma mi fa piacere che un
poveraccio figlio di una sbrindellata famiglia sia potuto arrivare al top della
Polizia di Stato.Ma cerca, dibatti e controbatti, comincio a convincermi che il
Messana era un mediocre che fu sfruttato, ma sempre impari al compito, veniva
destituito, facendosi credere che era un malefico.
Cosa fece o non fece il Messana a Riesi si potrà sapere solo
quando (e se) il Viminale farà il versamento del suo fascicolo personale.
(l'ultimo versamento del proprio personale risale al 1973e Messana non c'era).
Ho cercato a Caltanissetta e non ho trovato (o non mi hanno fatto trovare)
NULLA:
Indizio significativo!
veramente NON è APPARSO INDIZIO DI Alcunché. NEL 1919 A
CALATANISSETA NON C'ERA ANCORA LA QUESTURA. IL PREFETTO PRESIEDEVA AL SETTORE.
NATURALE CHE GLI ARCHIVI SI SIANO SCOMPAGINATI.
17 dicembre 2014
Ancora oggi restiamo infilzati dalla acuminata penna della
signorina Cernigoi in la Nuova Alabarda del 20 giugno scorso con questo
truculento escatollo:
La Nuova Alabarda
20 giugno
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
"Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale
Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali de...i quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona."
Nel traballante gergo italico della slava non riusciamo a
capire se "questa persona" su cui ritiene "opportuno rinfrescare
la memoria" siamo noi o il malcapitato incolore Ettore Messana.
Tralascio talune insulsaggini di esordio per un punto che
dovrebbe rinverdire la nostra memoria o fare ingiustizia di quella del Messana;
eccolo:
"Nello specifico viene addebitata a Messana (in
concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale
militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a
condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale,
eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La
responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da
documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso
l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad
una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e
dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana,
contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al
Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di
reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre
che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati
di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in
conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna
comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte
ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da
altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice
Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e
militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita
delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo
operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”."
Non abbiamo avuto bisogno di andare lontano, di raggiungere
Lubiana o chissà qualche altro diabolico archivio. Ci è bastato prendere qui a
Roma il 31 sotto casa mia e subito all'ACS italiano. Tra le carte del SIS, come
dire i corpi segreti del Viminale appena uscito dal dopoguerra del 40-45 ecco
un fascicolone di ben 64 cartelle dense dense. Certo, non è l'originale, ma non
c'è da dubitare che sia genuino, autentico. Sta lì non so da quando - si
potrebbe appurare - e vi sta perché effettivamente il Messana nel dopoguerra fu
qui sotto inchiesta ma tutto si ridusse in "ci scusi, baggianate titine".
la prova? Seguiamo il fascicolo.
Il fascicolo parte dalla REGIA QUESTURA DI LUBIANA, n. 05698
Gab° di Prot. e riguarda la DENUNZIA A CARICO DI
1) Tomisic Michele di Antonio;
2) Bernot (in Tomsic) Vida di Giovanni;
3) Macek (in Kardelj) Giuseppin di Francesco;
4) Marinko Michele di N.N.;
5) Slander Maria fu Luigi;
6) Hodoscek Kalman fu Milan;
7) " Giuseppe "
8) Simcic Martino di Giovanni.
Quale 'accusa? " falso ai sensi degli art. 482 - A 75 e
476 C.P.; associazione sovversiva e propaganda sovversiva ai sensi degli art. 4
e 5 del Bando del Duce; ecc.
Che si tratti di quellAnton Tomsic della Cernigoi? Nessun
dubbio.
18 dicembre 2014
vedo subito ergersi furente qualcuna: ecco l'infamia; cosa
son mai codeste grida mussoliniane? e si manda alla forca qualcuno in forza di
una sovversività sanzionata da incerti articoli di un bando mussoliniano?
Siamo i primi a rimanerne sconcertati. Abbiamo cercato di
capirci qualcosa e buoni lumi abbiamo trovato in questa pagina del SALA: la
riportiamo testualmente. A Lubiana Grazioli si smarrisce ed emana l'11
settembre del 1941 un bando che "era quasi una dichiarazione di stato di
guerra". Veniva comminata la pena di morte pe ogni piccolo segno di
ribellismo partigiano. Veniva istituito un tribunale straordinario di tre
membri che avrebbe giudicato per direttissima. Ma l'Italia è sempre patria del
diritto e così "il bando di Grazioli fu superato dagli analoghi bandi di
Mussolini, di carattere più generale ma non meno drastico, recanti
'Disposizioni penali per i territri annessi al Regno d'Italia' del 3 e 24
settembre 1941".
In questo trambusto legislativo quale responsabilità poteva
avere il subordinato questore di Lubiana Messana? Lo troviamo nelle note del
Sala ma ne troviamo documentato il suo smarrimento la sua irresponsabilità:
scrive al generale T. Orlando , comamdante della Divisione Granatieri di
Sardegna per segnalare l'esautoramento della locale questura che dovrebbe pur
dirigere. In effetti ormai è "tutto un susseguirsi di reciproche
intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di
ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assurgere compiti di polizia
all'insaputa della questura, ora l'Alto Commissario, contro le deposizioni in
vigore, ADIBIVA DEI MILITARI AL SERVIZIO CARCERARIO".
Come fa la Cernigoi ad insistere sulle responsabilità del
Messana? Allude a documenti dell'archicio di Lubiana. Noi le contrapponiamo
questi documenti sull'episodio:
Scrive il Messana il 4 aprile 1942: "nei primi giorni
del dicembre 1941 quest'ufficio era venuto a conoscenza che nelle abitazioni di
via Podmilskakova n. 19 e di via Aljaseva n. 6 p.p. entrambe in questa città,
affluivano numerose persone nelle ore più disparate del giorno, lasciando adito
a sospetti di ogni sorta. Si ravvisò, quindi, l'opportunità di disporre un
abile servizio di appostamento.
Si poté, perciò, ben presto stabilire, anche secondo le
informazioni e notizie risultate alla polizia germanica attraverso
interrogazioni di arrestati appartenenti a bande armate catturati in territorio
occupato dalle truppe tedesche, che le predette abitazioni servivano di
recapito ai corrieri che operavano a favore delle bande armate, recalcitranti a
riconoscere il dominio delle forze dell'Asse nelle zone del cessato governo
iugoslavo e che le persone che vi alloggiavano tenevano contatto con i
partigiani rifugiatisi nelle montagne. Ravvisandosi la imperiosità di una
sorpresa, vennero operate due distinte irruzioni.
In quella eseguita il giorno 9 di detto mese di dicembre,
verso le ore 20,15, all'abitazione di Via Podlmelskova n. 19, furono trovati un
uomo e una donna che, alla richiesta di fornire le loro generalità, dissero di
chiamarsi rispettivamente il primo Smagur Giovanni di Giuseppe e di Dolsak
Francesco nato a Trbovlje il 15 settembre 1903 e resiente a Moronog n. 11,
commesso viaggiatore, e la seeonda Medved Giuseppina fu Francesco e fu Turl
Maria nata a Maribor il 20 febbraio 1914 e residente in Lubiana: Meskanska n.
20 - odontotecnica.
A distanza di circa un quarto d'ora sopraggiunse in
bicicletta una donna, la quale, fermata, disse di chiamarsi Stergar Anna di
Janes e di Potonknik Luigia nata a Borvnika il 15/8/1911 e residente a Lubiana:
Via Podmlsskova n. 19, sarta e nubile." [segue]
19 dicembre 2014
Non amo la polizia, non amo gli sbirri, ma questo non mi può
consentire di trasformare una diligente accorta meticolosa irruzione di un
nucleo di investigatori di PS in atti criminali che avrebbero determinato
"assassinio e massacri. terrorismo, sistematico", per "torture
ai civili" assieme a "violenza carnale", a "deportazioni di
civili" ed a "detenzione di civili in condizioni disumane"; il
tutto proteso al "tentativo di nazionalizzare gli abitanti occupati",
ragion per cui siamo nelle previsioni "degli articoli 4,5, 45 e 46 della
Convenzione dell'Aja del 1907 e dell'art. 13 del Codice militare jugoslavo del
1944".
E artefice di tutto questo per la signora Cernigoi o come
più le aggrada essere chiamata, che avalla, sarebbe il Messana e proprio per
quanto con diligenza, con precisionismo poliziesco, con rispetto di ogni norma
procedurale sarebbe avvenuto secondo questo corposo rapporto che andiamo
pubblicando.
Tralascio il fatto che il Messana nell'aprile del 1944 non
poteva essere colpevole di quanto sanzionato dal codice militare jugoslavo del
1944: stupidaggine che la dice lunga sulla serietà del rapporto dei tutini del
14/7/1945 e che a Cernigoi recepisce acriticamente pur di dimostrare la sua
umanitaria invettiva contro il Messana. Mi minaccia a varie d riprese di
stalking. Ma non a me ma al tribunale della serietà storica codesta signora
deve rispondere. Ha preso abbagli? succede. Ma correggersi ci si deve quando si
infanga un fedele servitore dello Stato (magari di polizia) come il Messana.
Non può la Cernigoi sottrarsi all'obbligo del confronto tra il vituperevole
atto di accusa dei titini e questo documento insospettabile del Messana che
andiamo pubblicando.
Precisa il Messana che anche si è dovuto muovere in
dipendenza delle "informazioni e notizie risultate alla polizia
germanica" e anche perché vi erano stati "interrogatori di arrestati
appartenenti a bande armate, recalcitranti a riconoscere le forze dell'Asse
nelle zone del cessato governo jugoslavo" sempre effettuati dai tedeschi e
con la Ghestapo non c'era mica da scherzare, altro che il blando buonismo italico
di cui risentiva anche il funzionario di polizia Messana il quale si affretta a
dire che gli abitanti delle case che stava ispezionando "tenevao contato
con i partigiani rifugiatisi nelle montagne". Da qui "l'imperiosa
necessità di una sorpresa ... per cui due distinte irruzioni. (vedasi foto).
Come si fa a voler sostenere e persistere che in una
siffatta operazione - più atto dovuto che iniziativa persecutrice - sussistono
tutti gli estremi di "una costruzione di false prove che servirono a
condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsic alla pena capitale,
eseguita in data 21/5/1942) per reati che non avevano commessi"?
19 dicembre 2014
Caro dottore, è Natale. Cerchiamo di essere più disponibili
al perdono. Nella nostra vita ci rimane solo questa possibilità, visti gli
assalti che ogni giorno i più deboli devono soffrire. Le auguro un mondo di
bene che estendo a tutta la sua famiglia.
Gentilissimo professore, capisco ed accetto la sua lezione.
Vorrei solo precisare che il mio è solo un gioco e quindi non saprei cosa
perdonare e per che cosa chiedere perdono. La Cernigoi mi ha confuso per un
emulo dell'innominabile trapanese. Quello è un guitto che fece qualche soldo da
Costanza inventando fanfaronate. Il sottoscritto pensi un po' ha persino
ispezionato la Cassa di Risparmio di Trieste per non sapere cosa sono quelle
realtà là. Forse sono razzista ma conoscendo per professione l'Italia intera e
quella segreta e malefica dico che tutto sommato i migliori siamo noi, i
famigerati siciliani che magari ci facciamo chiamare Lillo destando la vacua ironia
sempre della signora Cernigoi. Ho tentato in tutti i modi di farla desistere
dalla sua sicumera diffamatoria. Sapesse le minacce che mi ha dispensato.
Ovviamente mi ci sono divertito. Di questi giorni ho cercato di sbirciare il
suo immane lavoro storico. Resto atterrito. rispettoso e ammirato. In due o tre
punti mi pare che non siamo d'accordo. Dovrei cederle il passo per la
soverchiante sua superiorità professionale e per l'acutezza della sua ricerca
storica. Lei è un gran valore per la Sicilia. Peccato per me non potermi
dichiarare vinto nella faccenda della triplice accusa del Li Causi. Gli auguri
di natale me li riserbo per la prossima settimana, proprio a ridosso delle
festività. La ringrazio per le sue espressioni augurali. intanto mi permetta una
mia modesta attestazione di stima e di e di riverente ammirazione.
20 dicembre 2014
Grazie per la sua generosità.
Il mio laicissimo ma sincero voto augurale a Lei e alla sua
famiglia per le feste di questo fine anno 2014. Con crescente stima Calogero
Taverna
20 dicembre 2014
Il professore Giuseppe Casarrubea è storico di colossale
statura. Siciliano. Ha costituito un archivio ultra specializzato sulla storia
contemporanea di Sicilia e se vuole può infilzare chicchessia si avventuri in
controtesi storiche; il Casarrubea ha investigato l'evolversi storico di questa
nostra Sicilia esplicandone una impareggiabile diagnosi documentaria. Povero
chi ci capita: non basta un esoterico Gerbino per scalfirlo.
Si da però il caso che a confliggere su un personaggio
storico ci sono cascato proprio io che reputo Ettore Messana una vittima di una
triplice calunnia veterocomunista, firmata Li Causi.
Il grintosissimo storico di Calatafimi ancora nel 2008 ecco
come inizia a scorticare il mio eroe Ettore Messana:
Blog di Giuseppe Casarrubea
Archivi tag: Messana
La Resistenza antifascista in Slovenia e l’ispettore Messana
Pubblicato il 2 agosto 2008 di casarrubea
(Questa parte è illustrata grazie alla scrupolosa ricerca
condotta dalla storica Claudia Cernigoi, direttrice della rivista “La Nuova
Alabarda.” Si tratta di immagini tratte da una vasta collezione fotografica sui
crimini fascisti dell’Italia in Slovenia) III L’ombra lunga del fascismo …
Continua a leggere →
cioè:
Ettore Messana, siciliano di Racalmuto, classe 1888, di
professione ufficiale di polizia. Nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage
di Riesi. Tiene “a battesimo”, a modo suo, le lotte contadine. Venti morti. Poi
si specializza nel ventennio nero, grazie all’appoggio che gli forniscono
uomini dell’apparato come Ciro Verdiani e Giuseppe Gueli, che di polizia e di
spionaggio se ne intendono più dello stesso ministro fascista Buffarini Guidi.
Nell’aprile del 1941 la sua carriera è a una svolta. Le truppe italo-tedesche
invadono il Regno di Jugoslavia e l’Italia si annette gran parte della
Slovenia.
Notammo e subito Casarrubea corresse che in definitiva
Ettore Messana non può definirsi anagraficamente "siciliano di
Racalmuto", perché nel 1888 Ettore nacque a Gela essendo la madre una dei
dintorni di Palermo e il padre uno strambo personaggio di una famiglia, questa
invero tipicamente racalmutese: i Messana.
Famiglia comunque collaterale a quella dell'attuale sindaco
Emilio Messana. Ma Adriano Messana il padre appunto di Ettore discendeva da un
gabellotto ultra arricchitosi in quel di Racalmuto a cavallo del 18° e 19°
secolo.
Inezia eguale (ma forse no) a quel moltiplicare i morti di
Riesi del 1919. Certo basta un morto falcidiato da una mitraglia appostata nel
campanile delle chiesa madre di Riesi per gridare vendetta al cospetto di dio e
degli uomini.
Il Casarrubea su questa prima imputazione di crimine
gravissimo (strage di stato anticontadina) lanciata dal Li Causi in una sua
filippica in sede Costituente, mi pare che ci va coi piedi di piombo. Non ha la
documentazione fulminante per avventurarsi in anatemi storici che non si
addicono ad uno scienziato della storia che deve tenere sempre conto
dell'avalutatività, vero connotato di una seria a scienza sociale (e la storia
lo è in sommo grado).
Casarrubea questo passo del suo blog in definitiva lo lascia
lì e non ne fa ampio svolgimento nella sua trilogia Bompiani, limitandosi a
scrivere a pag. 93 del suo pregevole LUPARA NERA.: "l'ecidio [di Bava
Beccaris] ricorda da vicino quello ordinato da Ettore Messana a Riesi, nel
1919."
Francamente quell'ORDINATO è sovrabbondante: andrebbe
provato, circostanziato, coonestato, completato. Il Casarrubea - e se potesse,
e se volesse - saprebbe come fare. si guarda bene ad andarsi ad impantanare in
un ginepraio da cui non saprebbe come uscire. Lascia alla Cernigoi - e di
questi tempi all'incauto e disinformato MALGRADOTUTTO - il piacere di
assaporare quella ciambella che è molto avvelenata. Invero l'ANPI di Palemo non
è andata per il sottile e a affiancato l'attuale comune di Riesi per una
tronfia manifestazione calunniatrice nei confronti del Messana, con tanto di
cippo penso eurofinanziato.
Da ultimo con il professore Casarruba ho avuto questo
signorile scambio di corripondenza, ma astutamente ognuno di noi due è rimasto
nelle proprie convinzioni e non saprei se sono riuscito un tantinello a
scalfire le sue. Le mie, almeno per questa faccenda Riesi, no, anche perché il
Casarrubea non ama far teatrino alla Malgrado Tutto.
29 dicembre 2014
Trascrivo qui una corrispondenza in FB. Pensate come sarebbe
proficuo mandare qualcuno a rovistare in questo archivio. Fotografare quanto
può riguardare tre o quattro personaggi storici sui quali fare ricerche
storiche finalizzate del tipo: quale ruolo ebbe davvero Guarino Aella di
Canicattiì, o Ettore Messana di Racalmuto, o i giovani ufficiali americani
paracadutati di Montedoro, che so: gli Alfano, e Calogero Volpe era già
importante, Aldisio senza dubbio. Mattarella già non macava. Vizzini già operante.
Perché hanno fatto sindaco di Racalmuto Baldassare Tiebra e perché venneri
eletti aassessori certe figure racalmutesi. Etc.
21 ore fa Sfogliare faldoni )(all'inzio) fotografare il
documento che si reputa interessante,sai che ci vuole. Poi dopo occorre
coonestarlo, inquadrarli, fare in biblioteca la adeguata ricerca storico. Ma
ciò dopo e in un collettivo. Qualcosa abbiamo fatto insieme- Insieme abbiamo
corretto il Peri, un colosso.
So che Casarrubea con M.Cereghino ha ricostruito la storia
del diario di Ciano.Lui stesso dice:E' in uscita, ai primi di dicembre, un
volume, curato da me e da Mario Cereghino sul Diario scritto dal genero di
Mussolini, conte Galeazzo Ciano, tra il 1937 e il 1943. Viene ricostruita, per
la prima volta, la storia del diario di Ciano, utile a una nuova rilettura
della storia d'Italia del fascismo. Editore Castelvecchi, pp. 820, Euro 44.
Ho preso l'appunto che hai scritto.Vedremo. E' un altro
aspetto, interessante ma un altro aspetto. Con Mario José Cereghino e con
taluni dei documenti Nara dicono di avere costruito la storia della scomparsa
di Giuliano (v. libro del 2113 pubblicato da Bompiani). Ma qui siamo nella
terza fase delle mie ricerche su Messana. Forse faremo le scintille.Il
Cerreghino a leggere il blog di Casarrubea mi pare che ne sia l'erede. Cercano
collaboratori. Potresti offrirti. Sarebbe una seconda giovinezza scientifica.
Dopo qualche seduta saresti tu la professoressa. 19 ore fa
National Archives and Records Administration (Colle ge Park,
Maryland, Usa) Estremi cronologici: 1942-1975 Consistenza: Unità 11, contenenti
ciascuna circa 150 documenti in lingua inglese. Storia archivistica: Le carte
di questa serie sono state reperite press o il NARA National Archives and
Records Administration (College Park, Maryland, Usa), consultando i Fondi CIA
Central Intelligence Agency, DEA Drug Enforcement Administration, DOS
Department Of State, FBI Federal Bureau of Investigation, OSS , Office of
Strategic Services, tra il 2002-2005. Descrizione: La serie contiene atti secret
e top secret prodott i dall’Intelligence USA relativi all’Italia e alla Sicilia
negli anni sopra citati. Si tratta di copie autentiche rilasciate dalle cons
ervatorie dell’archivio di riferimento con l’indicazione della collocazione
originaria di cias cun documento. In particolare la documentazione è relativa
ai seg uenti argomenti: Le attività svolte dagli uffici dei servizi segreti
statunitensi, e, in particolare, dall’X-2 di James Jesus Angleton in Italia,
soprattutto negli anni 19 44 -1947; Le iniziative svolte dal Dipartimento di
Stato USA degli anni 1967-1973; Le attività dell’ FBI e della DEA, degli anni
1940-1950; Le iniziative intraprese contro la mafia siculo-americ ana; Forme
varie di investigazioni; Le attività anticomuniste; Documenti del Dipartimento
di Stato e della CIA su Cuba negli anni 1960-1975; Documenti (circa 160) su
supporto digitale riguarda nti la figura di Che Guevara (collezioni CIA e
Dipartimento di Stato, anni 1964-1968); Moro; Matte i e l’Eni; Don Luigi
Sturzo; Scelba
Strumenti di ricerca: Inventario parziale in : G.
Casarrubea, Inventario documenti Usa (NARA) Postato il 18 luglio 2008 in Blog
di Giuseppe Casarrubea , h ttp://casarrubea.wordpress.com/2008/07/18/inventari
o-archivio-casarrubea-documenti-usa/ G. Casarrubea, Documenti del Dipartimento
di Stato Usa, Postato il 24 luglio 2008 in Blog di Giuseppe Casarrubea http://casarrubea.wordpress.com/2008/07/18/inventar
io-archivio-casarrubea-documenti-usa/ La documentazione è stata prodotta da:
CIA Central Intelligence Agency DEA Drug Enforcement Administration DOS
Department Of State FBI Federal Bureau of Investigation OSS Office of Strategic
Services Inventario documenti Usa (NARA) casarrubea.wordpress.com
3 gennaio
GENTILE PROF. CASARRUBEA.
riporto integralmente la sentenza di assoluzione che la
riguarda circa i suoi scritti e le sue partecipazioni televisive sulla morte
del Ferreri, il celebre bandito fra Diavolo, confidente acclarato
dell'ispettore generale di PS Messana, Mi pare che ci sia assoluzione completata
per le sue ricostruzioni storiche a stampa (esercizio del diritto di critica) e
per prescrizione circa certi pesanti giudizi di valore espressi in trasmissioni
televisive. L'interessante e minuzioso dispositivo fa luce su tanti punti
oscuri di quel famigerato periodo del banditismo siciliano capitanato dal
Giuliano di Montelepre. Due o tre interrogativi molto inquietanti permangono:
chi avrebbe dato ordine da Palermo al Giallombardo di chiudere definitivamente
col Ferreri? Vi ebbe un qualche ruolo il Messana? (ovvio, io mi auguro di no).
In seconda battuta, cosa aveva da temere il Messana da eventuali confessioni
del Ferreri? Solo che sarebbe stato informato della prossima strage di Portella
delle Ginestre e si sarebbe tenuta per sé la notizia? Ma cosa veramente aveva
da temere il colonnello dei carabinieri? Interrogativi a cui non si è riusciti
a dare risposta congrua sinora e forse mai più si riuscirà. Ma ipotesi per
ipotesi, io resto sempre più dell'idea che dietro ci fosse l'OSS e che - questo
è certo - il Messana non gradisse questa ingerenza americana come stanno a
dimostrare almeno tre relazioni del Messana da me rinvenute all'Archivio
Centrale di Stato. Facciamo dunque tutte le critiche costituzionali di questo
mondo ma non spingiamoci a denigrare, infamare, giudicare una personalità quale
quella del Messana che piaccia o meno era al servizio dello Stato democratico,
uscito dalla Resistenza. Che il Messana si avvalesse di un informatore di alto
rango (peraltro propostogli se non peggio da Aldisio) rientra nella normale
prassi poliziesca. Non credo che per questo avesse ordinato alcuna feroce
esecuzione di un fra Diavolo che mi pare alla fine essersi ridotto ad un povero
diavolo. E soprattutto che la famosa Benemerita si fosse sbilanciata sino all'omicidio
per favorire un estraneo membro della polizia di Stato non mi pare sostenibile
con un minimo di intelligenza critica.
Gentilissimo Professore,
sto seguendo il suo importantissimo blog. Vedo che qui e là
vien fuori la X Mas di Junio Borghese. Forse una qualche delucidazione Lei
potrebbe darmela. Premetto che ho svolto l'ispezione esiziale di una delle
importanti banche di Sindona, la Banca Privata Finanziaria di Milano. Il mio
rapporto ovvio è molto tecnico e limitato alle contingenze della Vigilanza
bancaria. E' inutile dirle che dissento totalmente dalla versione edulcorata
del caso Ambrosoli. Comunque prima su Lotta Continua e poi in un libro a firma
di Lombard Soldi Truccati ne ho sparato delle belle. Tra l'altro accennavo ad
un sottoscandalo. Borghese J. aveva in via Veneto a Roma una banchetta. Dopo il
famoso colpo di stato mancato della guardia forestale di Cittaducale (tanto per
darvi un nome) la banchetta sembrò andare a gambe per aria. Intervenne Carli e
invitò Sindona a prelevarla per operare uno dei tanti salvataggi che si
dicevano in difesa del depositanti. In dissidio con la Banca Centrale mi misi
in contatto con il presidente della Commissione Finanze che allora era l'on
Giuseppe D'Alema il padre di Massimo d'Alema. Come suggeritore occulto spinsi
il D'Alema padre a delle grandi battaglie che portarono alla commissione
d'inchiesta sul caso Sindona. Fui quindi chiamato a deporre a San Mancuto.
Membro della commissione d'inchiesta era anche il D'Alema padre. Questi stava
cercando di interrogarmi sulla banchetta di via Veneto. Vice presidente della
commissione l'on. Macaluso. Appena il D'Alema tenta di porgermi una domanda sul
caso Borghese ecco che scatta come un demone il Macaluso a tacitarlo e a
diffidarmi dal parlare di qalcosa che a suo dire esulava dai limiti
dell'inchiesta. Certo rimasi smarrito. L'on. D'Alema poi la pagò cara. Non fu
manco presentato nelle successive elezioni. Invocò l'aiuto di Berlinguere ma
Enrico gli disse che nulla poteva contro il veto Macaluso. Intanto l'on.
D'Alema si era sbilanciato con la famosa lista della P2. L'Andreotti lo aveva
fatto incriminare per violazione dei segreti di stato e il D'Alema nella notte
delle elezioni dovette scappare e nascondersi a Vallo della Lucania presso un
dirigente comunista della Banca d'Italia. Lei ora mi tira fuori tutta questa
storia siciliana della XMAS. Sconcertante. Mi sono sempre chiesto allora perché
il Macaluso fu tanto duro nel reprimere un tentativo di ricerca della verità su
questo comandante Valerio Borghse J
3 gennaio
Non sapevo della "banchetta" di Borghese. Se lei
avesse la bontà di descrivere meglio il caso, potrebbe dare un grande conributo
alla conoscenza di un evento certamente importante per la storia d'Italia e sui
finanziamenti dell'eversione di destra. O sulle corperture oscure e trasversali
di questa eversione. Cordilità.
Mi sono dovuto fermare a SOLDI TRUCCATI del 1980. Se volevo
sopravvivere. Con banche e servizi segreti bisogna stare attenti. Al mio paese
si dice: meglio un asino vivo che un dottore morto. Imposimato che mi convocò
(in termini giuridici molto ambigui) mi invitò alla prudenza. Non la Mafia ma
Cosa Nostra poteva avere interesse a farmi fuori. Poi dove mettiamo il Mossad?
Guardi che Ambrosoli e Sindona stanno lassù per il Mossad. Un mio romanzetto
s'intitola (e a ragione) la Donna del Mossad. capisco che così passo per
sbruffone. ma ci pensa la Cernigoi a ridimensionarmi dandomi di "un tale
Lillo" e non credeNDO che con quel nome buffo possa avere un blog (che si
chiama invero CONTRA OMNIA RACALMUTO) - e vedo che ha una forte diffusione in
mezzo mondo. Ma così per mettere magari un tantinello in imbarazzo il buon
Manuele, avesse a chiedergli_ma perché hai impedito al buon don Peppino D'Alema
di spremere quell'ispettorucolo della BI sulla banchetta di Valerio? forse ora
lui potrebbe svelarle molte cose. Lei mi ha impressionato con i suoi richiami
siciliani della XMAS. In un certo senso un certo cerchio si chiude. I fondi
pubblici che finirono in quella banchetta di via veneto non le dico. Il De
Martino quello del Banco di Sicilia - che però era stato della Banca d'Italia -
ne aveva fatte di rimesse. Solo che il compito di Sindona fu quello di fare
tiare lo sciacquone A TUTTO L'ARCHIVIO BANCARIO BORGHESE.MA DOPO SEGNI, LE
COMICHE GUARDIE FORESTALI DI CittADUCALE E QUELLA SCENEGGIATA Là CHE FECE
COLPA, MAGARI DIVENENDO UNA BARZELLETTA COSTITUZIONALE, credo che ormai sia
finita nel dimenticatoio. Mi consenta di salutarla con tanto affetto oltre che
ovviamente con stima
5 gennaio
Alcuni giorni fa mi ero permesso di importunare il
professore Casarrubea con questa mia estemporanea sortita.
Sabato 12:08 Gentilissimo Professore, sto seguendo il suo
importantissimo blog. Vedo che qui e là vien fuori la X Mas di Junio Borghese.
Forse una qualche delucidazione Lei potrebbe darmela. Premetto che ho svolto
l'ispezione esiziale di una delle importanti banche di Sindona, la Banca
Privata Finanziaria di Milano. Il mio rapporto ovvio è molto tecnico e limitato
alle contingenze della Vigilanza bancaria. E' inutile dirle che dissento
totalmente dalla versione edulcorata del caso Ambrosoli. Comunque prima su Lotta
Continua e poi in un libro a firma di Lombard Soldi Truccati ne ho sparato
delle belle. Tra l'altro accennavo ad un sottoscandalo. Borghese J. aveva in
via Veneto a Roma una banchetta. Dopo il famoso colpo di stato mancato della
guardia forestale di Cittaducale (tanto per darvi un nome) la banchetta sembrò
andare a gambe per aria. Intervenne Carli e invitò Sindona a prelevarla per
operare uno dei tanti salvataggi che si dicevano in difesa del depositanti. In
dissidio con la Banca Centrale mi misi in contatto con il presidente della
Commissione Finanze che allora era l'on Giuseppe D'Alema il padre di Massimo
d'Alema. Come suggeritore occulto spinsi il D'Alema padre a delle grandi
battaglie che portarono alla commissione d'inchiesta sul caso Sindona. Fui quindi
chiamato a deporre a San Mancuto. Membro della commissione d'inchiesta era
anche il D'Alema padre. Questi stava cercando di interrogarmi sulla banchetta
di via Veneto. Vice presidente della commissione l'on. Macaluso. Appena il
D'Alema tenta di porgermi una domanda sul caso Borghese ecco che scatta come un
demone il Macaluso a tacitarlo e a diffidarmi dal parlare di qualcosa che a suo
dire esulava dai limiti dell'inchiesta. Certo rimasi smarrito. L'on. D'Alema
poi la pagò cara. Non fu manco presentato nelle successive elezioni. Invocò
l'aiuto di Berlinguer ma Enrico gli disse che nulla poteva contro il veto
Macaluso. Intanto l'on. D'Alema si era sbilanciato con la famosa lista della
P2. L'Andreotti lo aveva fatto incriminare per violazione dei segreti di stato
e il D'Alema nella notte delle elezioni dovette scappare e nascondersi a Vallo
della Lucania presso un dirigente comunista della Banca d'Italia. Lei ora mi
tira fuori tutta questa storia siciliana della XMAS. Sconcertante. Mi sono
sempre chiesto allora perché il Macaluso fu tanto duro nel reprimere un
tentativo di ricerca della verità su questo comandante Valerio Borghese J
****************************************** Il professore,
circospetto ma sempre gentilissimo e per di più a stretto giro di posta,
sostanzialemente mi gira il quesito mettendomi di fronte alle mie
responsabilità. Sabato 19:46
Non sapevo della "banchetta" di Borghese. Se lei
avesse la bontà di descrivere meglio il caso, potrebbe dare un grande conributo
alla conoscenza di un evento certamente importante per la storia d'Italia e sui
finanziamenti dell'eversione di destra. O sulle corperture oscure e trasversali
di questa eversione. Cordialità. **************** Torno allora al mio ironico
cinismo e cerco di cavarmenta con qualche facezia per altro grammaticalmente
sconclusionata. Che qui tento di rettificare: Mi sono dovuto fermare a SOLDI
TRUCCATI del 1980. Se volevo sopravvivere. Con banche e servizi segreti bisogna
stare attenti. Al mio paese si dice: meglio un asino vivo che un dottore morto.
Imposimato che mi convocò (in termini giuridici molto ambigui) mi invitò alla
prudenza. Non la Mafia ma Cosa Nostra poteva avere interesse a farmi fuori. Poi
dove mettiamo il Mossad? Guardi che Ambrosoli e Sindona stanno lassù per il
Mossad. Un mio romanzetto s'intitola (e a ragione) la Donna del Mossad. Capisco
che così passo per sbruffone; ma ci pensa la Cernigoi a ridimensionarmi dandomi
di "un tale Lillo" e non credendo che con quel nome buffo possa avere
un mio blog (che si chiama invero CONTRA OMNIA RACALMUTO - e vedo che ha una
forte diffusione in mezzo mondo). Ma così per mettere magari un tantinello in
imbarazzo il buon Manuele, avesse egregio professore a chiedergli: perché hai
impedito al buon don Peppino D'Alema di spremere quell'ispettorucolo della BI
sulla banchetta di Valerio? Forse ora lui potrebbe svelarLe molte cose. Lei mi
ha impressionato con i suoi richiami siciliani della XMAS. In un certo senso un
intricato cerchio si chiude. I fondi pubblici che finirono in quella banchetta di
via Veneto non Le dico! Il De Martino , quello del Banco di Sicilia - che però
era stato della Banca d'Italia - ne aveva fatte di rimesse. Solo che il compito
di Sindona fu quello di fare tirare lo sciacquone A TUTTO L'ARCHIVIO BANCARIO
BORGHESE. MA DOPO, SEGNI, LE COMICHE GUARDIE FORESTALI DI CITTADUCALE E QUELLA
SCENEGGIATA LA’ CHE FECE COLPO, MAGARI DIVENENDO UNA BARZELLETTA
COSTITUZIONALE, credo che ormai siano finiti nel dimenticatoio. Mi consenta di
salutarla con tanto affetto oltre che ovviamente con stima Fine della
conversazione in chat Visualizzato: 20.03 Ed ora spero che il professore
Casarrubea si incuriosisca ancor di più sul mio conto. Pur di collaborare con
lui potrei versare nel suo archivio tanta mia documentazione segreta specie di
indole bancaria. Forse insieme potremmo costruire la vicenda tragicomica del
Banco di Sicilia di cui parla, inascoltato, Cesare Geronzi nel suo Confiteor.
Certo lì il buon Geronzi è temerario. Non sa ad esempio che da consulente dei
soci di minoranza della Mediterranea di Potenza ebb ia mandare un birichino
esposto alla Consob, ove vent’anni prima prima che il Geronzi si confessasse
segnalavo le deviazione legali di quella requisizione bancaria, auspice la
Vigilanza sulle Aziende di Credito di Via Nazionale 91 Roma.
Visualizzato: 5 gennaio
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