[p.s.: vi sono altre più compnediose relazioni autentiche]
21 agosto 2014
La Cernigoi e a dire il vero anche il professore Casarrubea
si scatenano contro il questore Messana facendolo o volendolo un agente
dell'OVRA, un fascista ante litteram, un amico del Vizzini capomafia di
Sicilia. Compare pertanto del capo della Polizia Gueli. Ecco qui invece un
Gueli che non si fa frastornare da un pretenzioso vescovo notino. Riceve una
indegna segnalazione episcopale e passa l'istanza redentrice al prefetto di
Caltanissetta. Ne avrà picche ma tanto basterò per lasciare il Vizzini dove
stava e vi starà fino all'arrivo degli Americani, liberatori sì ma di mafiosi.
Volete fare storia goriziane titine e discepoli del impalpabile Danilo Dolci?
Sì,. fatela, ma fatela come Dio comanda!
1 ottobre 2014
Carissimo Totò Petrotto, tu il 6 febbraio scrivevi:
-------------------
"Od ancora, ad Ettore Messana, il terribile questore,
fascista della prima ora, già alle prese con le stragi di centinaia di operai e
contadini durante il famoso Biennio Rosso, tra il 1919 e 1920. Lo stesso
Messana che, vent'anni dopo avere represso nel sangue le lotte sindacali di
moltitudini di poveri disgraziati, fece sterminare migliaia di iugoslavi a
Lubiana, in Slovenia, con la scusa che erano comunisti. Un criminale di guerra
che, anziché essere condannato per le torture ed i numerosi eccidi perpetrati,
dopo la caduta del Fascismo, viene, inspiegabilmente, riabilitato e nominato
capo della polizia in Sicilia, dal governo Bonomi, di cui faceva parte anche
Alcide De Gasperi. Una volta in Sicilia il Messana si accorda con la mafia, la
stessa mafia che fece uccidere centinaia di inermi contadini e che perpetrò la
prima strage di Stato in Italia, all'indomani della caduta del fascismo, quella
di Portella delle Ginestre. Mafia che fece uccidere i sindacalisti Accursio
Miraglia e Girolamo Li Causi. Quest'ultimo, Li Causi, tra l'altro, proprio a
proposito del Messana, ebbe modo di dire che era il capo dei banditi, mentre
Giuliano una sorta di capo della polizia. Tutto a ruoli invertiti! Stato ed Antistato,
mafia ed antimafia, sono spesso allora come oggi la stessa cosa! Che tristi ed
amare verità, un pò sciasciane ed un un pò troppo racalmutesi, visto che tali
protagonisti, di queste terribili storie d'Italia, sono di Racalmuto! Sciascia
ed i suoi contrari, potremmo concludere, se ci riferiamo al questore aguzzino,
poi divenuto capo della polizia in Sicilia, Ettore Messana, ..."
___________
Sono tutte fandonie, diffamazioni, calunnie, dileggi di
meritevolissimi servitori dello Stato. L'ho dimostrato in una sfilza di post
che ho pubblicato nel mio Blog CONTRA OMNIA RACALMUTO. E credo che con la
dovizia di documenti suffragati da controlli e riscontri storici nessuno possa
dubitare che: ETTRE MESSANA, non fu lo stragista di Riesi del 10 ottobre 1919:
Nessuna cronaca lo chiama in causa, nessuna rievocazione ne accenna, nessun
processo o rinvio a giudizio lo coinvolge. Li Causi si inventa questo
precedente il 15 luglio 1947 affidandosi alla improbabile memoria di vecchi
senatori che poi manco hanno dato conferma. Pensa che in quel tempo a
Caltanissetta non c'era manco la Questura. Solo un distaccamento in prefettura
agli ordini del Prefetto. Non so che vuoi dire per biennio rosso. Andato via a
metà 1919 V.E. ORLANDO ecco NITTI.
E' filosocialista. Viene attaccato come uomo di sinistra. Se
Messana si fosse permesso qualche sgarro al mondo operaio e contadino in quel
10 ottobre 1919 finiva disoccupato o in galera. Invece dopo fece una gran
carriera.
Fascista della prima ora? ma andate a scuola. In quel
biennio là di fascismo in Sicilia non c'era manco il sentore. E poi Messana non
fu di fede fascista. Era (forse) massone, ma non fascista vero. Lo dimostrò
nell'autunno del 1943: scappò da Trieste rimettendoci il posto e lo stipendio
pur di non aderire alla REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA.
A Lubiana stessa fu tanto sgradito alle arroganze dei vari
federali fascisti da rimetterci anche là il posto e dopo appena un anno dovette
sgomberare per finire sbolognato a Tieste in subordine ove si distinse per
abulia totale.
Uno della "POLITICA" della questura triestina lo
accusò di inettitudine e a Trieste appunto "non si distinse in
nulla".
La CERNIGOI crede di scoprire l'acqua calda e non approda
alla verità documentale di cui ai carteggi del Viminale ora in Archivio
Centrale di Stato (ma di ciò dopo).
Attenti improvvisati storici a fare storia immaginifica e
preconcetta. Finite col diffamare e procurare gravi danni alle famiglie degli
eredi che ancora oggi vivono e lottano in questa difficile Italia.
Chi li ristora dei danni che la vostra malevola e
disinformata pubblicistica infligge loro?
Ma ecco il coniglio che esce dal cappello di questi facitori
di storia a basso prezzo. Colleghiamo: Commissario Messana da Racalmuto,
Caltanissetta, Villaba, Vizzini e quindi miniera di Gibillini di Racalmuto. Il
cerchio si chiude. Chi può dubitare che essendo ciò verosimile, diventi certo!
Messana da Racalmuto non può che essere stretto sodale con il Vizzini da
Racalmuto. Ma il grande capo della mafia è Vizzini; e allora Messana non può
che essere il suo referente: sono dello stesso paese.
Sillogismi del peggiore gesuitismo. Vizzini a quel tempo era
onoratissimo fratello di un vescovo. Dopo, fondò a Racalmuto la sezione
industriale mineraria fascista. Ma non gli servì a nulla Mussolini lo mandò
all'Isola. Il fratello pregò, minacciò ma nulla. Il Fascismo di Mori fu
inflessibile. E chi caldeggiò codesta linea dura? Ma il capo della polizia
siciliana a cui ordini operava Messana e tanto meritevolmente da fare balzi in
carriera per merito e non per affiliazioni fasciste o mafiose. Tutt'altro.
Studiatevi gli atti, indagate negli archivi e sarete costretti a convenire con
me che questa è la vera faccenda del Gr.Uff. dr. Ettore Messana, ragion per cui
lasciamo stare questi giravolta a fare del Messana, lo stragista fascista e il
mafioso di Stato.
Ma dove attinse questi mirabolanti giudizi diffamatori, il
nostro Totò? Dico: dal prof. Casarrubea, che però penso stia riflettendoci
sopra per rettificare il tiro delle sue pur brillanti ricognizioni della contemporanea
storia di Sicilia.
E Totò, perché non ci fa un pensierino e si accinge ad una
virata nei suoi excursus storici a mezzo stampa, che ci paiono viziati da
diffamazione a mezzo stampa? Ciò che vale per lui è giusto che lui lo estenda
ad altri suoi compaesani finiti vittime del gran vezzo giornalistico di
sbattere comunque il malcapitato, in prima pagina,facendone un esecrabile
mostro.
2 ottobre 2014
Di tutto quel vociare della signorina Cernigoi ecco cosa è
rimasto. Le astiose e infondate accuse dei TITINI contro il nostro grande
gr.uff. Ettore Messana che gli Alleati volevano fare apparire come un
latitante, svaporano tutte appunto perché improbabili sul tavolo del dottore
PIANESE del SIS a cui non resta altro da fare che archiviare. Non per
compiacenza (si appuri quello che ha fatto avverso gli altri 49 di quell'infame
elenco) ma per GIUSTIZIA. Il "questore Messana" era un riverito e
efficiente ISPETTORE GENERALE DI PS. E nulla si poteva addebitargli. Il
Ricciardelli, quel presunto "vir iustus" irpino aveva scritto
quell'infamante pettegolezzo colmo di sozze malignità ma senza costrutto, senza
alcun fatto di alcuna antidoverosa condotta si era visto fustigato per
denigrazione di un grande suo superiore ed era finito ai margini del suo
poliziesco mondo. Del resto era stato un questurino della "politica"
tiestina. Cara Cernigoi, perché non indaghi su questo signore invece di
dileggiare infondatamente Messana? Non hai fatto storia, hai contribuito a
sbattere un tuo supposto mostro in prima pagina. Dovresti ravvederti. Bastava
che inquadrassi la vera portata dei due faldoncini che ti avevano messo in mano
pe capirne la capziosa cattiveria accusatoria. A Roma il dipartimento duro e
competente del SIS nell'ambito del Viminale le aveva bene soppesato quelle
calunnie e le aveva doverosamente cestinato. E non erano più fascisti al
Viminale. Taluni forse erano massoni, seguivano Bonomi ma non erano in combutta
con il passato regime fascista. Se avevano materiale andavano in profondità
contro ad esempio taluni di questi signori in elenco. Ma non potevano dire che
si doveva "ricercare" il questore Messana: questi già nel 1944 si era
presentato dal suo nuovo Ministro degli Interni e subito era stato accreditato
in incarichi di grande fiducia. Ettore Messana non aveva aderito a Trieste alla
RSI ed era dovuto scappare senza stipendio a Roma. Dall'autunno del 1943 (Sai
del TUTTI A CASA?) all'aprile del 1944 si era dovuto nascondere in un convento
nei pressi del Vaticano, perché se i tedeschi lo prendevano, lo fucilavano e
sai perché, Signorina? perché ritenevano che era stato blando nel lottare i
partigiani titini in quel di Lubiana. Quando leggerai il mio libro te lo
spiegherò con dovizia di particolari: e questi particolari avevi TU il dovere
morale di accertare prima di infangare il Messana. Non si fa storia presentando
una cattiveria di un delatore per verità di fede, quando verifiche,
accertamenti, tribunali e "i superiori uffici" avevano acclarato
l'infondatezza di insinuazioni alla Ricciardelli. Mi dici perché costui finisce
sì a Dachau ma subito torna a Trieste? Cosa in effetti ha combinato contro gli
ebrei facendo finta di favorirli? Vuoi che ti illustri questo vomitevole
costume diffusosi in Italia appena si proclamarono le infami leggi razziali,
magari col sornione sfruttamento economico e valutario dell'IOR di quel tempo?
4 ottobre 2014
Carissimo Alfredo. Certo che la mia calligrafia è, e
diventerà sempre di più indecifrabile. Io ormai non uso più a penna. Solo il
computer. Quella autografa l’ho scritta di ritorno dalla Sicilia. Lessi le tue
ben tre lettere “inevase”. Vi intuii un moto di tua delusione nei miei
confronti quasi che io ti avessi abbandonato. Vi concorse anche il fatto che
due tue lettere del giugno scorsoi mi giunsero dopo il 7 agosto. Mi precipitai
a scriverti per non perdere manco un minuto e rettificare certe tue negative
impressioni. La stampante non mi funzionava per precedente esaurimento di
inchiostri e quindi carta penna e calamaio per varare una lettera mentre per di
più non ero tranquillo per certe delusioni che stavolta avevo io provato per il
comportamento del solito avvocato che forse credeva che trattandosi di un
terribile capomafia di soldi nascosti chissà quanti ne avesse. Mi ero
sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto vendicando con certe stilettate nel
mio blog che credimi fanno veramente male. Non so se hai ragione tu quanto al 4
bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno di voi due. E, come meglio ti dirò
in seguito, certe tue effervescenze missionarie mi lasciano perplesso. Va a finire
che mentre i tuoi compagni di sventura se la prenderanno con te credendoti
passato al nemico, il “nemico” crederà che tu resti sempre quello, un
indiscusso capo manipolo e si crederanno infallibili nel pensare che alla fine
non hai alcuna “resipiscenza” attiva o passiva che sia e ti lasceranno marcire
là vita natural durante. Questo non deve accadere assolutamente. Specie ora che
penso che le cose per te, come la nottola hegeliana, stano volgendo al meglio.
Ti preciserò dopo meglio il mio pensiero. Ora debbo uscire per andare a
ritirare due copie del libro Malerba che Agnello dice di Grassonelli e gli
editori lo registrano invece come libro del giornalista televisivo territoriale
Sardo. Una copia di quel libro, unitamente se mi resce a quello delle favole
degli ergastolani, te li invierò io. Non spendi quindi soldi e così potrai non
solo leggerlo ma chiosarlo. E quello che hai già scritto e quello che scriverai
me lo mandi ed io lo trascrivo e lo passo a Tano Savatteri che lo riscriverà
come più gli aggrada e l’anno venturo deve farlo vincere a te i premio
Racalmare o come spero un nuovo premio letterario istituito a Racalmuto
intitolato magari “GLI AMICI DELLA NOCE”. Datti quindi da fare. Credo che ne
avrai soldi e imporrai la tua superiore cultura e “onestà” all’Italia intera
molto meglio di improvvisati laureati ergastolani. Vedo che scrivo come mi
viene. Non ho tempo per correggere. Ci proverai più gusto a farmi le pulci. Una
cosa per ora ho da aggiungere. Perché non riprendere il tuo blog di corrispondenza,
quello che mi ha portato a te. Se è questione di soldi beh! quelli posso
metterceli io. Non so le procedure per la riattivazione. Penso che debba
scrivere a Firenze. Quella bella libera voce deve tornare a parlare. Corro dal
libraio. Ti abbraccio con immutato affetto paterno, selettivo,. Ciao Alfredo.
Lillo ------ Post scriptum: sto venendo dilaniato da certe donne di chiesa per
avere attaccato un avvocato. Si tratterebbe di un avvocato di ci cui io non ne
ho svelato il nome. Si cerca di estorcermi una confessione, di indicare il nome
e cognome chissà – penso – per passare l’ordine a certi noti scagnozzi per
darmi una “lezione”. Non son nuovo a siffatte minacce subcutanee. Sono
sopravvissuto nel passato, non mi importa più oggi nulla della sopravvivenza
per eccesso dei limiti di età. Tutto sommato la frase incriminabile sarebbe
questa: “che stavolta avevo io provato per il comportamento del solito avvocato
che forse credeva che trattandosi di un terribile capomafia di soldi nascosti
chissà quanti ne avesse. Mi ero sbilanciato a lodarlo. Mi sbagliavo. Mi sto
vendicando con certe stilettate nel mio blog che credimi fanno veramente male.
Non so se hai ragione tu quanto al 4 bis o lui. Se debbo essere sincero nessuno
di voi due.”
Certo che so a chi mi riferisco, ricordo per filo e per
segno come sono andate certe cose. Direi che qui scrivo in modo paradigmatico,
parlando al vento, magari come si dice alla suocera perché nuora intenda. Ma
sia chiaro, la mia acrimonia non è rivolta ad un solo e solo quello a cui nel
mio intimo mi riferisco. Ma ad una pletora di legali. Non si ricorderà il grido
di dolore che a suo tempo emisi contro il presente parroco che se ne fregava di
questa sua pecorella smarrita di nome Alfredo Sole. Men che meno posso sperare
che si ricordi l’altro grido di dolore che qui resi pubblico invitando specie
una signorina avvocatessa contestatrice a prendersi a cuore le sorti penali di
Alfredo Sole, squattrinato, derelitto, abbandonato anche dai suoi (in un certo
qual senso) che veramente si era pentito, si era redento, si era eticamente
riabilitato, vittima anche di certi “pentiti” cui aveva concesso – sì concesso
– il carcerario perdono. A tanti avvocati mi sono rivolto, anche di casa mia.
NULLA. Mi sono dovuto sorbire lezioni di diritto carcerario, coltissime lezioni
sul 4 bis che invero il colto – ora - Alfredo Sole sbriciola a suon di sentenze
della cassazione e osa scrivere: “per molti avvocati questo passo che ti ho
scritto è pressoché sconosciuto. Si fermano tutti sul 58 ter attivo, e non li
schiodi più dalla loro posizione. Quando gli spieghi bene le cose, SI
RAFFREDDANO, ma non perché hanno paura dell’antimafia, ma perché palesi la loro
ignoranza in materia”. Oddio! Quanta ragione ha su quel “raffreddamento”!
Quante esperienze ho fatto circa quel raffreddamento. E non parlo solo di
quell’avvocato da me non citato che la moglie si ostina a mitizzare riempendomi
di ingiurie e contumelie in quanto avrei osato dissacrare un santo, ma invece
per la ragione che Alfredo contesta. Tutti a terrorizzarsi per l‘ANTIMAFIA
specie quella palermitana. Do ampia ragione a Tano Savatteri che mi disse
press’a poco: Li’ nenti putiemmu fari pi Alfredo. Finché dura il processo di
Palermo in cui Napolitano e Mancino paiono impigliati, nessun uomo eccellente
oserà alzare un dito a favore di un ergastolano “ostativo”- Il terrore di
venire implicati in una sorta di collaborativismo mafioso paralizza. L’ho
sperimentato bussando alla porta di Della Vedova. Porta chiusa e silenzio
totale.
Gli avvocati che magari vorrebbero mettere il sasso in bocca
a chi osa spiattellare le magagne dei medici agrigentini – e lì sospetto di
contiguità malavitosa è vistoso – per l’astuto calcolo di non toccare
l’antimafia ed anche per i collegato terrore che li soggioga tutti, si tacciono.
Non sapendo come attaccarmi un avvocaticchio racalmutese per traversa via mi
accusa che se accuso tutti, se sono appunto “contra omnia”, chissà quali
cadaveri viglio nascondere. Per riposta avrà che, non tanto per quello che ho
scritto, ma per vigilanza democratica, vorrò vedere come certi ”volontaristici”
portatori in ambulanze pubbliche di bisognosi sono poi finiti per una sorta di
corsia preferenziale, come per i sagrestani di famiglia, LSU o meglio.
6 ottobre 2014
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi,
quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che
non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone
stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di
echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda
velenosissima
Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi
minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita
età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere
inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette
sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi
come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione
milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono
avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questo sua NUOVA Alabarda,
nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con
Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando
avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano
ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta
signora rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo
grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino
Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro.
Trascrivo questa "notizia" di questa Nuova
Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al suo plaudente oceano pubblico mi
idìrride.
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La Nuova Alabarda
20 giugno ·
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo
Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti
infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe
ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su
questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite,
basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato anche la collocazione
archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa
persona.
Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la
costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i
quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati
che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo
fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che
fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore
Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione
personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale
facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato
a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni)
ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono
anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro
condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo
la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per
l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale
indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca,
Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed
altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la
buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento
per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”. Il
21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di Roma inviò una nota al
Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di Ettore Messana. Il
Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA (ricordiamo che
all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare Alleato e la polizia
era organizzata sul modello anglosassone), il cui risultato è contenuto in una
relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore Feliciano Ricciardelli della
Divisione Criminale Investigativa, dalla quale citiamo alcuni passaggi. “Il
Messana era preceduto da pessima fama per le sue malefatte quale Questore di
Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città aveva infierito contro i
perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi brutali e inumani nei
confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni (…) vi era anche (la
voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose contro cui venivano
mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali.
Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un
poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione
mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva
carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui aveva
ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase fino
al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente
noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico
del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica
degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli si volle
distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia,
che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati
politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato di Trieste,
fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva già svolto
servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato internato in
Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di ebrei che
sarebbero stati da lui aiutati a scappare.
A fronte di tutto ciò ci si aspetterebbe che Messana sia
stato, se non condannato per quanto commesso sotto il fascismo, quantomeno
“epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo ritroviamo nell’immediato
dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle dipendenze dell’ex funzionario
dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un “Ispettorato generale di PS per la
Sicilia”, un “organo creato per la repressione della delinquenza associata, e
specificamente per la repressione del banditismo che faceva capo a Giuliano (il
“bandito” Salvatore Giuliano, n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla
sentenza di Viterbo, emessa il 3 maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo,
presieduta dal magistrato Gracco D’Agostino, in merito alla strage di Portella
della Ginestra del 1/5/47). Per sapere come i due alti funzionari di PS
svolsero il compito loro affidatogli, leggiamo alcuni stralci dalla sentenza
emessa in merito alla strage di Portella della Ginestra, dove gli uomini di
Giuliano spararono sulla folla che si era radunata per festeggiare il Primo
maggio, uccidendo undici persone tra cui donne e bambini e ferendone molte
altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad avere rapporti con il capo della
mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche con lo stesso Giuliano, con cui si
incontrò nella casetta campestre di un sospetto appartenente alla mafia,
Giuseppe Marotta in territorio di Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare
Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli, zio e nipote, quest’ultimo cognato
dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso Albano. E quel convegno si concluse
con la raccomandazione fatta al capo della banda ed al luogotenente di essere
dei bravi e buoni figlioli, perché egli si sarebbe adoperato presso il
Procuratore Generale di Palermo, che era Pili Emanuele, onde Maria Lombardo
madre del capo bandito, fosse ammessa alla libertà provvisoria. E l’attività
dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché qualche giorno prima che Giuliano
fosse soppresso, attraverso il mafioso Marotta pervenne o doveva a Giuliano
pervenire una lettera con cui lo si metteva in guardia, facendogli intendere
che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita del Colonnello Luca (si tratta
dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che tra il 1949 e il 1950 coordinò
l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo di fiducia personale di
Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia segreta della Sicilia”,
Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”. Quanto a Messana
leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed insistette nel negare
di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri, detto “fra Diavolo”,
sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per farlo catturare; Ferreri
sembra essere stato tra gli organizzatori degli attacchi contro i sindacalisti
a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri pochi giorni dopo il massacro
di Portella della Ginestra), ma la negativa da lui opposta deve cadere di
fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri Giallombardo, il quale
ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito dai carabinieri presso
Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise quattro persone; e,
ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a Palermo, spiegando che era
un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che doveva subito parlare col
Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche come Totò il palermitano, ma
definito come pericoloso pregiudicato, appartenente alla banda Giuliano, già
condannato in contumacia alla pena dell’ergastolo per omicidio consumato allo
scopo di rapinare una vettura automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il
suo “decesso fece in modo che il suo ruolo in quegli anni piano piano si
dissolvesse sotto i riflettori”. Per approfondire la questione dei rapporti tra
la “banda” Giuliano, l’Ispettorato generale di Messana e Verdiani ed i servizi
segreti statunitensi ed italiani, nonché sul riciclaggio da parte di questi di
personale che aveva operato con la Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al
citato studio di Casarrubea, “Storia segreta della Sicilia”.
I non fatevi intimorire
•2 · 21 giugno alle ore 20.52
◦
Rimuovi
La Nuova Alabarda certo che no!
1 · 22 giugno alle ore 8.34
•
Rimuovi
Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno
compiuto crimini inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno
la verità. In ogni caso a Lubiana , meglio non parlare
---------
Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni
accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto
segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla
Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco
dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi
della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate
ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le
responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria,
signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin
dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il
suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm.
san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex
goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI
PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale,
sarà tutt'altra musica.
•
7 ottobre 2014
Ecco come son finito sulla Nuova Alabarda alla Cernigoi,
quasi un tale qualsiasi "Lillo", chioserà dopo codesta signora, che
non contenta mi fa diventare criminalfascista e addirittura ieri sera bambinone
stupido e volgare, vecchio decrepito. E dire che mai mi ero permesso di
echeggiare certe simpatiche insolenze di un siculo e trapanese dalla coda
velenosissima Mi rivolgo a voi signori della POLIZIA POSTALE alla quale mi
minaccia di rivolgersi la suddetta signora in quanto, data la mia decrepita
età, la molesterei includendola in un indirizzario in cui non vuole essere
inclusa. Giusta la sua lagnanza ed io l'ho esclusa. Ma siccome si permette
sempre la suddetta signora di irridermi dinanzi al mio sindaco, di sminuirmi
come avvocato delle cause perse e siccome in un blog che lei dice a diffusione
milionaria e planetaria mi insolentisce appena può, io qualche volta mi sono
avvalso della mia facoltà di chiedere la rettifica a questa sua NUOVA Alabarda,
nulla ottenendo ma venendo prima come intimorito da questa goriziana che con
Tito ce la dovrebbe avere e che invece lo considera vox inoppugnabile quando
avrebbe voluto fare dichiarare CRIMINALE DI GUERRA il mio glorioso compaesano
ETTORE MESSANA. Nasce da qui una mia rispettosissima richiesta alla suddetta
signora di rettificare i tremendi e calunniatori giudizi contro quell'altissimo
grand-commis dello Stato, divenuto alla fine della sua carriera persino
Commendatore dell'ordine regale di San Maurizio e San Lazzaro. Trascrivo questa
"notizia" di questa Nuova Alabarda alla Cernigoi, in cui dinanzi al
suo plaudente oceanico pubblico mi irride. Notizie Mi piace questa Pagina La
Nuova Alabarda 20 giugno • APPUNTI SU ETTORE MESSANA. Ho ricevuto negli ultimi
tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di
"essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana",
del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo
di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra
alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali dei quali ho indicato
anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la
memoria su questa persona. Com’è noto, il 6/4/41 l’Italia fascista invase la
Jugoslavia, in perfetto accordo con l’esercito di Hitler, creando la “Provincia
italiana di Lubiana” e mettendo ai posti di comando dei propri funzionari.
Così, a dirigere la questura di Lubiana fu posto il commissario Ettore Messana,
che resse l’incarico fino a giugno 1942, e successivamente fu a Trieste fino a
giugno 1943. Il nome di Messana risulta nell’elenco dei criminali di guerra
denunciati dalla Jugoslavia alla Commissione delle Nazioni Unite per i crimini
di guerra (United Nations War Crimes Commission). Il rapporto di denuncia,
redatto in lingua inglese ed inviato dalla Commissione statale jugoslava in
data 14/7/45 (Copia del rapporto originale in lingua inglese si trova
nell’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1551 Zbirka Kopij, škatla 98, pp.
1502-1505), lo accusa (sulla base di documentazione che era stata trovata in
possesso della Divisione “Isonzo” dell’Esercito italiano di occupazione) di
crimini vari: “assassinio e massacri; terrorismo sistematico; torture ai
civili; violenza carnale; deportazioni di civili; detenzione di civili in
condizioni disumane; tentativo di denazionalizzare gli abitanti dei territori
occupati; violazione degli articoli 4, 5, 45 e 46 della Convenzione dell’Aja
del 1907 e dell’articolo 13 del Codice militare jugoslavo del 1944”. Nello
specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS
Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione
di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton
Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non
avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è
confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi
conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che
fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal
vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la
direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana”
della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko
(condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček
(a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli
altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una
indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti
furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta
dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41,
per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di
Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri
Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e
premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana
ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S.
Maurizio e Lazzaro”. Il 21/9/45 l’Alto Commissario Aggiunto per l’Epurazione di
Roma inviò una nota al Prefetto di Trieste nella quale era segnalato il nome di
Ettore Messana. Il Prefetto richiese un’indagine alla Polizia Civile del GMA
(ricordiamo che all’epoca Trieste era amministrata da un Governo Militare
Alleato e la polizia era organizzata sul modello anglosassone), il cui
risultato è contenuto in una relazione datata 6/10/45 e firmata dall’ispettore
Feliciano Ricciardelli della Divisione Criminale Investigativa, dalla quale
citiamo alcuni passaggi. “Il Messana era preceduto da pessima fama per le sue
malefatte quale Questore di Lubiana. Si vociferava infatti che in quella città
aveva infierito contro i perseguitati politici permettendo di usare dei mezzi
brutali e inumani nei confronti di essi per indurli a fare delle rivelazioni
(…) vi era anche (la voce, n.d.a.) che ordinava arresti di persone facoltose
contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire
profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati
in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro
la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli
si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami da cui
aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, ove rimase
fino al giugno 1943, per la creazione in questa città del famigerato e
tristemente noto Ispettorato Speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe
Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia
politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui, così come a Lubiana, egli
si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di
giustizia, che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a
perseguitati politici (…)”. Questa relazione è conservata in Archivio di Stato
di Trieste, fondo Prefettura gabinetto, b. 18. L’Ispettore Ricciardelli aveva
già svolto servizio in polizia sotto il passato regime fascista ed era stato
internato in Germania sotto l’accusato di favoreggiamento nei confronti di
ebrei che sarebbero stati da lui aiutati a scappare. A fronte di tutto ciò ci
si aspetterebbe che Messana sia stato, se non condannato per quanto commesso
sotto il fascismo, quantomeno “epurato” dalla Pubblica Sicurezza. Invece lo
ritroviamo nell’immediato dopoguerra nella natia Sicilia, a dirigere, alle
dipendenze dell’ex funzionario dell’OVRA a Zagabria, Ciro Verdiani, un
“Ispettorato generale di PS per la Sicilia”, un “organo creato per la
repressione della delinquenza associata, e specificamente per la repressione
del banditismo che faceva capo a Giuliano (il “bandito” Salvatore Giuliano,
n.d.a.)” (questa definizione è tratta dalla sentenza di Viterbo, emessa il 3
maggio 1952 dalla Corte d’assise di Viterbo, presieduta dal magistrato Gracco
D’Agostino, in merito alla strage di Portella della Ginestra del 1/5/47). Per
sapere come i due alti funzionari di PS svolsero il compito loro affidatogli,
leggiamo alcuni stralci dalla sentenza emessa in merito alla strage di Portella
della Ginestra, dove gli uomini di Giuliano spararono sulla folla che si era
radunata per festeggiare il Primo maggio, uccidendo undici persone tra cui
donne e bambini e ferendone molte altre. “L’Ispettore Verdiani non esitò ad
avere rapporti con il capo della mafia di Monreale, Ignazio Miceli, ed anche
con lo stesso Giuliano, con cui si incontrò nella casetta campestre di un
sospetto appartenente alla mafia, Giuseppe Marotta in territorio di
Castelvetrano ed alla presenza di Gaspare Pisciotta, nonché dei mafiosi Miceli,
zio e nipote, quest’ultimo cognato dell’imputato Remo Corrao, e dal mafioso
Albano. E quel convegno si concluse con la raccomandazione fatta al capo della
banda ed al luogotenente di essere dei bravi e buoni figlioli, perché egli si
sarebbe adoperato presso il Procuratore Generale di Palermo, che era Pili
Emanuele, onde Maria Lombardo madre del capo bandito, fosse ammessa alla
libertà provvisoria. E l’attività dell’ispettore Verdiani non cessò più; poiché
qualche giorno prima che Giuliano fosse soppresso, attraverso il mafioso
Marotta pervenne o doveva a Giuliano pervenire una lettera con cui lo si
metteva in guardia, facendogli intendere che Gaspare Pisciotta era entrato nell’orbita
del Colonnello Luca (si tratta dell’ex generale dei Carabinieri Ugo Luca, che
tra il 1949 e il 1950 coordinò l’uccisione di Giuliano in Sicilia”, già “uomo
di fiducia personale di Mussolini”, come scrive Giuseppe Casarrubea in “Storia
segreta della Sicilia”, Bompiani 2005) ed operava con costui contro Giuliano”.
Quanto a Messana leggiamo che “l’Ispettore Generale di PS Messana negò ed
insistette nel negare di avere avuto confidente il Ferreri (Salvatore Ferreri,
detto “fra Diavolo”, sarebbe stato infiltrato nella “banda” di Giuliano per
farlo catturare; Ferreri sembra essere stato tra gli organizzatori degli
attacchi contro i sindacalisti a Partinico del 1947; fu ucciso dai Carabinieri
pochi giorni dopo il massacro di Portella della Ginestra), ma la negativa da
lui opposta deve cadere di fronte all’affermazione del capitano dei Carabinieri
Giallombardo, il quale ripetette (sic) in dibattimento che Ferreri fu ferito
dai carabinieri presso Alcamo, ove avvenne il conflitto in cui restarono uccise
quattro persone; e, ferito, il Ferreri stesso chiese di essere portato a
Palermo, spiegando che era un agente segreto al servizio dell’Ispettorato e che
doveva subito parlare col Messana”; Salvatore Ferreri era “conosciuto anche
come Totò il palermitano, ma definito come pericoloso pregiudicato,
appartenente alla banda Giuliano, già condannato in contumacia alla pena
dell’ergastolo per omicidio consumato allo scopo di rapinare una vettura
automobile”. Verdiani morì a Roma nel 1952, e il suo “decesso fece in modo che
il suo ruolo in quegli anni piano piano si dissolvesse sotto i riflettori”. Per
approfondire la questione dei rapporti tra la “banda” Giuliano, l’Ispettorato
generale di Messana e Verdiani ed i servizi segreti statunitensi ed italiani,
nonché sul riciclaggio da parte di questi di personale che aveva operato con la
Decima Mas di Borghese, vi rimandiamo al citato studio di Casarrubea, “Storia
segreta della Sicilia”. I non fatevi intimorire • 2 • 21 giugno alle ore 20.52
o Rimuovi La Nuova Alabarda certo che no! 1 • 22 giugno alle ore 8.34 • Rimuovi
Valentino Roiatti I fascisti italiani in Slovenia hanno compiuto crimini
inenarrabili. Basta chiedere ai loro storici ci racconteranno la verità. In
ogni caso a Lubiana , meglio non parlare --------- Ho sbriciolato tutte queste
presunte documentazioni accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se
qualche volta ho voluto segnalare copie dei miei risultati archivistici a
questa NUOVA ALABARDA alla Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in
inglese (io a mala pena traduco dal siciliano all'italiano) insomma molestia a
mezzo computer? Vi diffido a voi della Polizia Postale a molestarmi su input di
questa ex goriziana. Se lo fate ho qui una prova provata che allora agite
d'impulso e ve ne assumete le responsabilità. Ma forse ora potete rispondere
alla Cernigoi: ma sia seria, signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno
la coglie in castagna, in fin dei conti niente di grave; basta una semplice
doverosa rettifica. dato che il suo dire sta danneggiando gravissimamente gli
eredi del signor gr. uff. comm. san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze
meritatissime sulle quali signora ex goriziana lei non ha titolo alcuno di
sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI PS, dottore Ettore Messana da
Racalmuto. Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale, sarà
tutt'altra musica. SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana
vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un
momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace
costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la
temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa
faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica)
delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande
Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi
calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed
economici all’innocente famiglia Messana. La Cernigoi ha mai posto uno sguardo
a questo studio serio, ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione
Militare e AMMINISTRAZIONE CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)?
A pag. 87 avrebbe letto, alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T.
Orlando, comandante della Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota
prova quanto il Sala asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di
reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza
di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia
all’insaputa della questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore
Messana, giusta la lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario,
contro le disposizioni in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da sinistra e il
Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si possono addossare?
Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve, verbali etc etc.
alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso Tutti a Casa, la
Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate. Gli italiani saremo
degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte ai “nemici”. Sala
non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si rifaccia solo allo
scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a Trieste. Ma il resto
delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al Ministero o ai Ministeri.
Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso diametralmente opposto a
quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano integre genuine
accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a lei. Non
scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se vi furono
colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi furono e
finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine fabbrica
contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose inchieste
del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate. Frattanto: “
incalzato dall’iniziativa partigiana, preoccupato per le conseguenze del suo
atteggiamento che poteva essere di “troppa bontà, che poteva essere scambiato
per debolezza, premuto dalle esigenze difensive ed offensive che i militari
accampavano GRAZIOLI [grassetto nostro] emanò l’11 settembre un bando che era
quasi una dichiarazione di stato di guerra. La pena di morte veniva comminata
non solo per gli attentati e per ‘chi sia trovato in possesso di manifestini,
emblemi, distintivi, altro materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per
‘chi partecipi a riunioni o assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia
ricetto alle persone colpevoli di quei reati’. Esecrabilissimi provvedimenti,
sconfinamenti da ogni civiltà giuridica, delinquenza militare. Ma ne è
responsabile Messana che addirittura da questo cambiamento ne esce schiacciato,
esautorato, relegato a ruoli sempre più marginali? Messana finisce in
disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua partecipazione, incolpevole innocua e
insignificante in quella che sarà una ignominia – sì, una ignominia per
l’Italia – la soppressione con un processo burletta e con giudice monocratico
del presunto capo dei Partigiani a Lubiana. E là non vi fu alcuna
partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del MESSANA. Un verbale
di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e contemplato dal SIS
del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo pubblicheremo quel
testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini potevano dire e
chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta, volevano assolutamente
creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio, ogni pur meritevole
impiegato funzionario questore italiano che si era avvicendato in quel di
Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un CRIMINALE DI GUERRA. Ma
Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur vi fu dovette
archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo ultimo colpo di
timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non cercò, non
appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle carte che
le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un mezzo
secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione, con il
grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per insipienza
non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura redditizie
trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa,
intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
---------
Ho sbriciolato tutte queste presunte documentazioni
accusatorie. Ne farò oggetto di una pubblicazione. Se qualche volta ho voluto
segnalare copie dei miei risultati archivistici a questa NUOVA ALABARDA alla
Cernigoi, ho commesso, non so come si dice in inglese (io a mala pena traduco
dal siciliano all'italiano) insomma molestia a mezzo computer? Vi diffido a voi
della Polizia Postale a molestarmi su input di questa ex goriziana. Se lo fate
ho qui una prova provata che allora agite d'impulso e ve ne assumete le
responsabilità. Ma forse ora potete rispondere alla Cernigoi: ma sia seria,
signora. Se impapocchia cose di storia e qualcuno la coglie in castagna, in fin
dei conti niente di grave; basta una semplice doverosa rettifica. dato che il
suo dire sta danneggiando gravissimamente gli eredi del signor gr. uff. comm.
san Lazzaro e San Maurizio (onorificenze meritatissime sulle quali signora ex
goriziana lei non ha titolo alcuno di sputarci sopra) l'ISPETTORE GENERALE DI
PS, dottore Ettore Messana da Racalmuto.
Se poi, persistendo la signora, dovessimo passare al penale,
sarà tutt'altra musica.
SECONDA PARTE
Tre tempi: Riesi 1919, (10 ottobre), (per Li Causi Messana
vi sarebbe stato coinvolto. Il Messana manco c’era); Lubiana 1941/42 (è un
momento questo di cui mi riprometto qui di documentare l’infame e fallace
costruzione della Cernigoi); Sicilia 1945/47 ( Il Casarrubea va oltre la
temerarietà di un Li Causi e fa diventare criminalità comune quella accusa
faziosa del deputato comunista che parla di Politica (sottolineo: politica)
delinquenza del Messana; sarebbe stato CAPO DEL BANDITISMO POLITICO il grande
Messana; eccesso retorico che mi riprometto addirittura di capovolgere)-
Appuntiamoci su questi che sarebbero esilaranti vituperi
calunniosi della Cernigoi se non avessero prodotto danni morali, familiari ed
economici all’innocente famiglia Messana.
La Cernigoi ha mai posto uno sguardo a questo studio serio,
ponderato, circospetto di TEODORO SALA (Occupazione Militare e AMMINISTRAZIONE
CIVILE nella ‘PROVINCIA’ di LUBIANA (1941 – 1942).)? A pag. 87 avrebbe letto,
alla nota 55 “Lettera del questore Messana al gen. T. Orlando, comandante della
Divisione Granatieri di Sardegna (04481). La nota prova quanto il Sala
asserisce nel testo e cioè “fu quindi un susseguirsi di reciproche
intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna:
ora erano le truppe regolari ad assumere compiti di polizia all’insaputa della
questura [si badi bene della questura, come dire di Ettore Messana, giusta la
lettera che abbiamo menzionata] ora l’Alto Commissario, contro le disposizioni
in vigore adibiva dei militari al servizio carcerario.”
Un caos infernale dunque; militari da destra e militari da
sinistra e il Messana totalmente esautorato. Quali responsabilità gli si
possono addossare? Certo se vi fossero documenti, atti, testimonianze coeve,
verbali etc etc. alzeremmo le mani. Ma non vi è nulla. Nel 1943 con il famoso
Tutti a Casa, la Provincia di LUBIANA viene smantellata, le carte trafugate.
Gli italiani saremo degli imbelli ma non lasciamo tracce delle nostre malefatte
ai “nemici”. Sala non trova quella lettera del Messana; pensiamo che si
rifaccia solo allo scartafaccio del protocollo, quello può essere rimasto a
Trieste. Ma il resto delle carte, no. Ce ne sono residue, ma qui a Roma al
Ministero o ai Ministeri. Alcune noi le abbiamo trovate ma vanno nel senso
diametralmente opposto a quelle che la Cernigoi stravisa o si auspica che siano
integre genuine accusatorie in scaffali che sarebbero noti e accessibili solo a
lei. Non scherzi la Cernigoi: qui ci va di mezzo il buon nome dell’Italia. Se
vi furono colpe (e vi furono) che siano perseguite (e come vedremo alcune vi
furono e finirono sotto giustizia). Ma quelle che la Cernigioi alla fin fine
fabbrica contro Messana, NON CI SONO. Nessuno le ha mai trovate, le rigorose
inchieste del dopo guerra non le hanno neppure di striscio individuate.
Frattanto: “ incalzato dall’iniziativa partigiana,
preoccupato per le conseguenze del suo atteggiamento che poteva essere di
“troppa bontà, che poteva essere scambiato per debolezza, premuto dalle
esigenze difensive ed offensive che i militari accampavano GRAZIOLI [grassetto
nostro] emanò l’11 settembre un bando che era quasi una dichiarazione di stato
di guerra. La pena di morte veniva comminata non solo per gli attentati e per
‘chi sia trovato in possesso di manifestini, emblemi, distintivi, altro
materiale di propaganda sovversiva‘ ma anche per ‘chi partecipi a riunioni o
assembramenti della stessa natura’ per chi ‘dia ricetto alle persone colpevoli
di quei reati’.
Esecrabilissimi provvedimenti, sconfinamenti da ogni civiltà
giuridica, delinquenza militare. Ma ne è responsabile Messana che addirittura
da questo cambiamento ne esce schiacciato, esautorato, relegato a ruoli sempre
più marginali? Messana finisce in disgrazia. Vedremo dopo quale fu la sua
partecipazione, incolpevole innocua e insignificante in quella che sarà una
ignominia – sì, una ignominia per l’Italia – la soppressione con un processo
burletta e con giudice monocratico del presunto capo dei Partigiani a Lubiana.
E là non vi fu alcuna partecipazione attiva del Messana, alcuna compiacenza del
MESSANA. Un verbale di oltre 70 facciate che è stato revisionato, giudicato e
contemplato dal SIS del Ministero degli Interni ne dà ampia conferma. Noi lo
pubblicheremo quel testo così minuzioso, certosino, quasi bizantino. I Titini
potevano dire e chiedere quel che volevano, erano assetati di vendetta,
volevano assolutamente creare i mostri, volevano fare di ogni erba un fascio,
ogni pur meritevole impiegato funzionario questore italiano che si era
avvicendato in quel di Serbia in quel di Lubiana non poteva che essere un
CRIMINALE DI GUERRA. Ma Messana non lo era. L’istruttoria al Ministero che pur
vi fu dovette archiviare. Non emergeva nulla. Il dottore Pianese diede il suo
ultimo colpo di timbro, burocraticamente scrisse “atti”. Perché la Cernigoi non
cercò, non appurò , non si documentò? Non voleva acclarare la rispondenza delle
carte che le erano capitate in mano o che le avevano fatto recapitare dopo un
mezzo secolo di sonno con la veridicità storica, con la contestualizzazione,
con il grado di affidabilità? Se l’ha fatto in mala fede che paghi, se per
insipienza non si dichiari una storica di chiara fame da supportare addirittura
redditizie trasmissioni televisive che hanno buttato un mare di fango su una dignitosa,
intemerata famiglia, l’attuale famiglia Messana
7 ottobre 2014
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