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martedì 19 gennaio 2016

12/11/2014 22.16

12/11/2014 22.29

13 novembre 2014
13/11/2014 2.41
Contro la Cernigoi
Lillo Taverna Questa insolente sfuriata della Cernigoi sta ancora in FB dal 20 giugno e non mi è data possibilità di rintuzzare vis a vi la signora, che mi minaccia di stalking a ogni piè sospinto e di ricorso alla polizia postale pur di evitare il confronto. Sarò il "tale Lillo" ma se codesta calunniatrice del Messana si rivolge alla sua Cassa di Risparmio di Trieste le faranno presente che il dottore Calogero Taverna allora superispettore del Secit di Reviglo mise in ambasce il presidente socialista che pensava potermi intimidire presso il ministro Formica che invero io intimidivo per una certa faccenda Sindona, la cui banca Privata Finanziaia avevo ispezionato e ne avevo determinato la Liquidazione Coatta Amministrativa ai sensi dell'art. 67 L.B. Intanto inizio a frantumarle la sua supponenza di essere in grado di "rinfrescare la memoria su questa persona" e cioè il comm. di S. Maurizio e S. Lazzaro gr. uff. dottore Ettore Messana. .......................................................................Come si può valutare il Messana questore a Lubiana in quell'ambiguo esordio della annessione della Slovenia all'Italia che ebbe inizio il 6-18 aprile 1941 se non s'inquadra bene quella faccenda là che non può certo limitarsi ad un uzzolo dissennato di Mussolini!
13 novembre 2014
13/11/2014 23.47
Rintuzziamo le accuse di Ricciardelli a Messana che pervicacemente la CERNIGOI manine in FB del 20 giugno 2014 di LA NUONA ALABARDA. continuando a dileggiarmi
Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Abbiamo un tempo riportato locandine manifesti e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante.
Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto di un reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana.
E quando le scrive queste cose? Quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia. Nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di Stato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi.
E quel insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
lunedì 12 settembre 2011
L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano.
Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli:
“Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che prometteva loro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro.”
Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti.”
Qui siamo nell’esilarante: il Mesana arriva in esordio a metà del 1941 a Lubiana. Incontra subito difficoltà inaudite. Come scrive in una lettera riportata dal grande studioso Sala, viene subito esautorato di fatto dall’esercito. Mussolini voleva una “guerra parallela” ma solo per dimostrare ai tedeschi come può esserci una “occupazione umanitaria”. Del resto a Lubiana vi esano molti coloni italiani e questi Mussolini voleva anche proteggere dalle barbarie teutoniche che erano ben note. In un primo momento, dicono gli storici seri, si cercò a Lubiana di impiantare industrie e attività economiche secondo le concezioni coloniali fasciste. Forse qualche apporto vi fu da parte del Messana. Ma è da escludere. Ove si eccettui forse l’avere comprato del legnami per farsi fare una “camera” per la quale nella famiglia Messana si vagheggia ancora, di quello che insinua il Ricciardelli non resta altro che il sospetto di una malevolenza di bassa cucina burocratica. E la Cernigoi vi corre dietro:
“Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad effettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo.”
Insomma qui la colpa del Messana è solo quella di essere “amico” del commendatore Gueli ma il Messana “non riuscì ad effettuare operazioni di polizia degne di particolre rielievo”. Onore al merito ma no!? Ecco invece come pasticcia il Ricciardelli, se l’anomalo rapporto è suo:
“Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito”
Quali elementi ha il Ricciardelli per stabilire “la mancanza assoluta di ogni senso di umanità ” del Messana’? Nessuno. Un poliziotto che misura la latitudine del “senso di umanità” è singolare. Siamo dunque a quelle infanganti veline che riempiono i dossier degli archivi di Uffici di polizia, più o meno segreti.
Mi si dirà: vuoi dei fatti? Eccoteli!
“Si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.)
Che possiamo obiettare? Come fa il Ricciardelli ad affermare che “non c’era addebito specifico” e che tutto avvenne all’insaputa dello stesso ufficio politico della Questura (ove pare che militasse proprio il Ricciardelli e quell’ufficio fascista, deleterio e terrificante, era appunto ”politico”). Lui stesso aggiunge che per “più dettagliati particolari e per i precedenti” occorreva esaminare gli atti del Ministero. Quindi lui non ce l’ha. Noi ancora al ministero non abbiamo trovato nulla, ovviamente tra le carte riversate all’ACS. E furbacchione soggiunge che “gli atti dell’Ufficio Politico della Questura furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione ,, ai primi di maggio u.s. Peccato! chissà quanti malefizi della politica ove dimorava il Ricciardelli avremmo trovato. E tutto ci fa pensare che fosse alquanto pressato da quelle “truppe jugoslave” per scrivere sotto ricatto quelle amenità da bassa cucina poliziesca di forte olezzo fascista.
Ma il fatto si riduce ad un denegato internamento di ebrei. Il ministero non avrebbe sicuramente avuto tanta indulgenza in epoca di forte persecuzione razziale se il Messana nel rappresentare la faccenda non si fosse sapientemente, come sapeva fare, adoperato per propiziare il provvedimento assolutorio.
Ma giratela come volete, li Ricciardelli nulla prova di censurabile contro il Messana e tutto sa di meschineria diffamatoria, la classica ripicca del subordinato. Da qui a fare del Messana un Criminale di guerra dedito ai crimini contro l’umanità ce ne corre. Nessun tribunale straniero o italico osò tanto.
Procediamo nelle accuse del Ricciardelli.
“Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3]”
Il Messana era certo un duro, ma ciò costituisce colpa? Colpa grave? Vogliamo metterci allora ad osannare il Prefetto fascista Tullio Tamburini?
E per chiusura il denigratore subalterno, a forza di volere diffamare, finisce con testimoniare a favore proprio del Messana.
“Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4]
Che un forsennato poliziotto s’induca a tale sortita che lo copre di ridicolo, si può tollerate ma che la Cernigoi vi si accodi è faccenda incomprensibile. Dunque, quanto sopra che vuol dire? Il Messana, dopo l’8 settembre, si guarda bene dall’aderire alla RSI, si rende irreperibile a Trieste, ci rimette anche lo stipendio, e certi suoi colleghi e subordinati quali il Ricciardelli si affrettano a dichiararlo “dimissionario di ufficio” incappando in un abuso in atti pubblici che a guerra finita doveva essere perseguito. Ed è certo che per Trieste il periodo repubblichino fu il più tragico: in quel biennio Messana non c’era alla questura di Trieste, Ricciardelli, invece, sì. E addirittura nel criminale ufficio fascista della “politica”. E’ l’accusatore che a questo punto è oggetto di censura non il Messana che se ne torna a Roma pur di non collaborare con fascisti repubblichini e tedeschi dalla doppia esse. Ammirevole!
Ecco perché tempo fa avevamo scritto:
Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.
14 novembre 2014
14/11/2014 15.11
Credevo che Li Causi fosse un avvocato ed invece no! Laureato in quella che oggi si direbbe laurea in economia e commercio ed a Palermo e in tempi di oscurantismo universitario nella Sicilia palermitana, molto leguleia e apicale nelle scienze mediche ma risibile in quella delle faccende economiche e finanziarie, egli faceva tutto sommato il politico giornalista, una schiatta che non mi è molto simpatica.
Se fosse stato avvocato, come Montalbano magari, sarebbe stato più accorto, meno populista in questa rutilante aggressione denigratrice del Messana. Siamo a metà luglio del 1947. Li Causi sa bene che il Messana proprio da Scelba era stato già giubilato. Eppure il Li Causi doveva essere un po' grato al commendator Messana che gli aveva salvaguardata la vita dalle ire del bandito Giulano. Ma i politici, si sa, e i politici giornalisti ancor di più dinanzi ad una sceneggiata magniloquente sotto le lampade dei cinegiornali, non resistono.
Dunque in estrema sintesi Li Causi dice tre cose: Messana stragista di Stato nel 1919 a Riesi; criminale di guerra a Lubiana e capo del banditismo politico siciliano in combutta con Giuliano nel biennio tra il 1945 e il 1947.
Le mie modeste ricerche su basi documentali e respirando polvere d'archivio mi portano a ritenee senza ombra di dubbio che:
A) A Riesi il giovane commissario nel 1919 non c'era o se c'era ebbe parte tanto marginale e subordinata da passare del tutto inosservato;
B) A Lubiana come questore vi stette appena un anno e fu subito esautorato dal cosiddetto ALTO COMMISSARIO PER LA PROVINCIA DI LUBIANA, il triestino Emilio Grazioli, quello che persino emanò leggi marziali che comminavano la pena di morte anche per inezie, nel Settembre del 1941, e tra il Grazioli e il Messana fu subito gelo anche per faccende razziali, essendo il questore persino del Sud. Inviso ai fascisti, non gradito alle SS, dopo un anno il Messana, colpevole di non essere colpevole, viene ibernato a Trieste ove anche il suo più feoce denigratore, il Ricciardelli, un poliziotto della Politica fascista, deve ammettere che il questore Messana fu "insignificante". E allora turre le bubbole che anche Blu Notte s'inventa? Lo dobbiamo a due superfetazioni denigratrici della Cernigoi che mal capendo, omettendo doverosi convalidamenti, fregandosene della documentazione esistente nell'Archivio Centrale dello Stato, finge di non accorgersi che si trattava in un caso di una sparata vendicatia dei titini vittoriosi che non ebbe seguito alcuno e nell'altro l'assurda demigrazione di un Ricciardelli che a Trieste, lui Irpino, credeva ormai di far parte di un'altra nazione in quel 1947 e sfoga il suo malinomo di subordinato complessato. Nessun fatto, solo sospetti e dispetti i suoi tanto che quello malevolo sfogo resta là a Trieste e manco arriva a Roma. Si trattava di mandare alla fucilazione un Ispettore Generale di PS per crimini di guerra contro l'umanità, non dei riferimenti per una promozioe al grado uperiore. E poi questo umile questurino della "politica" di Trieste che autorevolezza poteva mai avere per giudicare un suo superiore che nel 1943 non aveva voluto aderire alla RSI e si allontana dall'ufficio rimettendoci persino lo stipendio! Diversamente il suo censore, che a Trieste rimane e si fa persino deportare per pochi giorni a Dakao per una facecnda ebraica rimasta oscura;
C) Messana non potè essere CAPO DEL BANDITISMO POLITICO SICILIANO, data tutta la sua azione represiva delle bande armate svolta come ISPETTORE GENERALE DI PS nel biennio tra il 1945-1947. Per non farla qui lunga, dico che le carte della NARA relative alle infiltrazioni della OSS americana in quegli anni, ritrovate e studiade dallo storico di vaglia, il professore Giuseppe Casarrubea, portano in tutt'altro versante. Portano all'antenata della CIA. E Messana vi si scontrò come dimostrano relazioni ardite da me rivenute negli archivi statali dell'EUR. Io arrivo a conclusioni estreme. Il professore Casarrubea, ovviamente, è molto più cauto. Noto certi tentennamenti nel suo ultimo libro sulla Sicilia Segreta di Bompiani. ma non posso prmettermi processi alle intenzioni per
di più di un valentissimo
storico che ora riscuote la mia massima stima. Al principio di questa mia esogena avventura non l'avevo capito. Gli ho chiesto e gli chiedo pubbliche scuse.
Ed ecco la concione del pubblicista Li Causi che credo di avere efficacemente sgonfiata.
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C'è di più: in quei giorni, sia l'Ispettore di pubblica sicurezza, sia il Comando dei carabinieri, sia la Questura di Palermo rendono noto (anche attraverso circolare) che Giuliano sta preparando delle aggressioni contro le sedi e gli uomini dei partiti di sinistra. Si soggiunge poi a voce: "Badate che la nostra vita è in pericolo". Ci accorgiamo di trovarci di fronte a tutta un'azione, la quale vorrebbe localizzare l'esplosione e la responsabilità dei misfatti avvenuti in Sicilia, attorno a questo mito evanescente, a questo personaggio che si chiama Giuliano, per dire: "Tutto il resto non c'entra. Che c'entra la mafia? Tutti galantuomini! Che cosa c'entrano i partiti politici? È impensabile che ci possano essere degli uomini nei vari partiti politici che possano essere individuati come responsabili di sì orrendi misfatti". Si cerca di creare intorno a noi una psicosi di paura, aggiungendo che la polizia ci proteggerà, e che sarà fatta tutta un'azione in comune perché Giuliano sia preso. Ma, scusate, perché Giuliano finora non è stato preso?
In un rapporto del Comando dei carabinieri si dice, fra l'altro: "Giuliano ha preso contatto con l'aristocrazia e gli uomini politici, si è dato a dettar legge e a scrivere lettere minacciose, ecc.". Il rapporto continua: "È stato in questi ultimi tempi accertato - siamo alla fine del 1946 - che il bandito Giuliano, certamente a seguito dell'azione intensa svolta sulle montagne dalle squadriglie, si è trasferito con i suoi uomini a Palermo e nei comuni limitrofi, protetto da qualche elemento della mafia, appoggiato di certo da qualche famiglia molto in vista. Non si creda, pertanto, di poter catturare Giuliano con le armi in mano, anche per la vicinanza di quasi tutti gli altri banditi i quali, specie se giovani e arditi, ben provvisti di denaro -- Giuliano dai soli sequestri ha ricavato più di cento milioni -- sono stati notati alla spicciolata qui in Palermo".
Ebbene, queste cose sono state dette a quest'ultima operazione, con i duemila uomini, fra soldati e carabinieri, che sono stati mandati a Montelepre, conferma la giustezza del giudizio espresso dal generale dei carabinieri. Si vuol creare cioè tutta una coreografia allo scopo deliberato di stornare, come dicevo, l'attenzione del pubblico da quella che è la vera situazione e da quello che veramente ci vorrebbe per stroncare questa situazione, per recidere appunto i legami fra questo banditismo, fra una parte della mafia, e quelle famiglie in vista, quelle famiglie aristocratiche che fanno parte di quei partiti ben individuati nelle relazioni ufficiali.
Si ha, in altre parole, questa precisa situazione, che il banditismo politico in Sicilia è diretto proprio dall'ispettore Messana: e l'ispettore di pubblica sicurezza, il quale dovrebbe avere per compito quello di sconfiggere il banditismo -- il suo compito veramente sarebbe quello di socnfiggere il banditismo comune e non già quello politico -- l'Ispettore di pubblica sicurezza, dicevo, diventa invece addirittura il dirigente del banditismo politico.
Ma c'è di più: il Messana non avrebbe dovuto intervenire nella ricerca di esponenti politici indiziati e invece egli è andato sempre in cerca di questi elementi. Quando, nel settembre dello scorso anno, furono uccisi, a bombe a mano, alcuni contadini riuniti nella sede della cooperativa ad Alia per discutere sul problema della divisione delle terre, non si sa perché è intervenuto l'ispettorato di pubblica sicurezza, dopo che la Questura di Palermo aveva operato dei fermi di indiziati, e i fermati vengono rilasciati. Alla vigilia del 2 giugno avviene a Trabia un tipico delitto di mafia; la camionetta dove si suppone che siano i responsabili viene fermata a Misilmeri, alle porte di Palermo: ebbene, nonostante che su quella camionetta si trovassero armi, secondo una prima versione della polizia, i fermati vengono dopo un giorno rilasciati.
Questa impressione non è dunque cervellotica, ma ha un fondamento molto serio e l'onorevole ministro dell'interno lo sa perché sono stato io personalmente ad accompagnare da lui un altro collega che gli ha detto: "Ma come fai a fidarti di Messana, tu che dici di essere un repubblicano sincero? Messana, infatti, non solo ha svolto opera per il trionfo della monarchia prima del 2 giugno, ma ha continuato a complottare contro la Repubblica dopo il 2 giugno, designato come era Ministro degli interni di un restaurando Regno di Sicilia, se Umberto fosse sbarcato a Taormina o in non so quale altro punto della costa siciliana; e bada che io sono un testimone auricolare, uno che ha partecipato a queste trattative, respingendole".
Ma è possibile che il Ministro Scelba si possa fidare di un uomo di cui si presume che conosca anche il passato? Lasciamo stare che Messana è nell'elenco dei criminali di guerra di una nazione vicina; questo può far piacere ad una parte della Camera, la quale pensa: "Va bene, è un massacratore; però, di stranieri!", ma Scelba come può ignorare che Messana ha iniziato la sua carriera facendo massacrare dei contadini siciliani? Il 9 ottobre del 1919, infatti, cadevano a Riesi più di sessanta contadini, di cui tredici morti: trucidati a freddo, sulla piazza, dove si svolgeva un comizio. I vecchi di quest'Aula ricorderanno come in quell'occasione il Ministero Nitti ordinò un'inchiesta mandando sul posto il generale dei carabinieri Densa, mentre la Magistratura iniziò un'inchiesta giudiziaria soprattutto per accertare le cause della morte misteriosa di un tenente di fanteria, che si rifiutò di eseguire l'ordine di far fuoco del Messana, che ne disapprovò apertamente la condotta, e che il giorno dopo fu assassinato.
Questi i precedenti del commendator Messana, noti al ministro dell'Interno. Ci troviamo, come vedete, di fronte ad un uomo che per istinto è contro il popolo, e trova, nei legami con i nemici del popolo, il modo di esercitare la professione di massacratore di contadini. Oggi, sfacciatamente, questo non può farlo, per quanto nel clima creatosi in Sicilia è possibile -- in Sicilia, terra dei "Vespri" -- che i poliziotti di Scelba, ministro siciliano, aggrediscano un pacifico corteo di donne che dimostrano contro il carovita.
Oggi è possibile in Sicilia questo, perché agli interni c'è un ministro siciliano, così come nel 1894 a soffocare nel sangue il movimento dei fasci dei lavoratori fu un altro ministro siciliano, Francesco Crispi. Si è tentato, come nei primi decenni del secolo, di stroncare il movimento contadino, assassinando capilega e segretari di Camere del lavoro; a quest'azione di intimidazione il popolo siciliano risponde con la superba affermazione democratica del 20 aprile; allora l'agraria, la mafia ricorre al terrore di massa e si hanno Pian della Ginestra e le stragi del 22 giugno. Ma l'Ispettore Messana, che ha il compito di proteggere agrari e mafiosi, che è uomo che obbedisce a pressioni di parte, ordisce intrighi politici, suggerisce a Scelba la parola d'ordine che il Ministro fa subito sua: le stragi siciliane sono opera di banditi comuni, e Messana diviene il perno di una situazione infernale: Messana si allea ai banditi di strada. Il popolo siciliano, il popolo italiano tutto, hanno diritto di chiedersi come sia possibile il perdurare di un tale stato di cose.
All'annunzio dell'orrendo crimine di Pian della Ginestra, subito, d'impulso le più alte autorità preposte all'ordine pubblico in Sicilia hanno detto: "Questo è un tipico delitto di mafia; bisogna iniziare un'azione a fondo contro questi assassini"; ma è intervenuto il Ministro Scelba prima alla Costituente, poi in Sicilia; ma credete che sia andato laggiù per disporre l'azione di ricerca e pronta punizione dei veri responsabili? No; è andato solamente per salvare la mafia, per dire: "Niente; questo è banditismo comune; basta con gli arresti di mafiosi e mandanti indiziati". E degli ufficiali dei carabinieri sono venuti da me, piangendo, a dirmi: "Vedete, questi sono i telegrammi di contr'ordine che sospendono le operazioni di polizia che avevamo iniziato".
Ora, il diritto di sospettare che una collusione esista fra banditismo, certi partiti politici e, fino a prova contraria, governo è legittimo e allarma la popolazione siciliana, allarma e commuove giustamente tutto il Paese; è quindi assolutamente necessario uscire da questa situazione e oggi esistono condizioni favorevoli per farlo; c'è il movimento delle masse lavoratrici in Sicilia capace di aiutare questo processo di risanamento nel campo sociale; ci sono i partiti democratici che debbono costringere tutte le forze politiche della Sicilia ad assumere la propria responsabilità, a liberarsi dai legami con la mafia, con questa cancrena, con questo banditismo politico-sociale che continua a vivere di ricatti, di prepotenze, di estorsioni, di omicidi. Oggi esistono queste condizioni: sfruttiamole, poggiamo sul movimento delle masse, poggiamo sui partiti veramente democratici, e su questa azione inseriamo l'azione di polizia che sarebbe confortata da tutta quanta l'opinione pubblica.
5 dicembre 2014
05/12/2014 15.33
Lillo Taverna Sono ferocemente antifascista ma sono anche romano e so come vanno le cose nella Capitale. Sappiamo tutti come si atteggiano gli organi di polizia giudiziaria, dormienti spesso quando ci sarebbe da star svegli, frementi quando il potente cade. E se Alemanno verrà assolto (io penso prosciolto persino in istruttoria) chi lo ripagherà di tutto questo mare di merda che lo sta sommergendo? La Costituzione non dice che ognuno di noi è da presumere innocente sino a sentenza passata in giudicato? Bah! Resto sempre vetero comunista tutt'altro che pentito, convinto che la verità è sempre rivoluzionaria (mi pare lo dicesse il compagno Pajetta).
Questo mio piccolo ironico post lo ho oggi lanciato in una sorta di fossa dei serpenti, serpenti velenosissimi di stampo rosso antico, di gente insomma arrabbiatissima che vuole (come me) la resurrezione del vecchio grintoso cattivo battagliero PCI- E’ passato indenne, anzi con qualche applauso. Che il mondo stia davvero cambiando?
La voglia di apparire morali è sempre dirompente negli uomini di poca morale. Sono quindi moralisti. Protervi e insolenti. Han sempre voglia di trovare un reo di comodo da giustiziare. Insomma il Cristo su cui far ricadere le loro miserie, i loro latrocini le loro persino evasioni fiscali. Il cattivo è sempre l'altro: il potente, di questi tempi dicono il politico, l'uomo dal colletto bianco, l'arricchito, il nemico, l'antipatico.
Io vorrei dire a certi miei amici di Malgrado Tutto, se ad una vostra pronipote dovesse capitare quello che sta colpendo una pronipote di Ettore Messana cosa direste? Contestano alla signora pronipote di Ettore Messana di essere una reproba perché il suo bisnonno per i pennivendoli politici di oggidì era stato uno stragista di stato a Riesi, addirittura un criminale di guerra a Lubiana, il capo del banditismo palermitano (prima ‘politico’ secondo una marpionesca battuta di Li Causi, poi - persino per i grafomani di Malgrado Tutto - tout court “Capo del Banditismo” siciliano dei tempi di Giuliano di Montelepre
E’ da un anno che rinvengo documenti, notizie, collegamenti storici e cronachistici che ridicolizzano tutti e tre siffatti calunniosi addebiti. Niente da fare. Ci si mette ora Malgrado Tutto. Contrabbanda per oro colato un malaccorto rapporto di un ispettore che cercò di scaricare sull’ultima ruota del carro, un insicuro vicecommissario giovane e forse addetto al commissariato della lontana Mussomeli, responsabilità (se tali poi erano) della Benemerita Arma dei carabinieri dello Stato Maggiore dell’esercito e persino del Prefetto di Caltanissetta, volendo noi escludere quelle del politico del luogo, l’on. Pasqualino Vassallo.
Figurati quando scopriranno che anche un generale dei carabinieri scese a Rieti! A loro non importa che anche quello scarica barile finì in modo miserevole. Che nulla ebbe poi a venire addebitato al Messana che poté senza raccomandazioni e senza appoggi politici (di grazia non parliamo di mafia e di fascismo) assurgere ad altissimi gradi ed a gloria nazionale. Delenda Cartago: il giudice ora è Malgrado Tutto.
Mi si dice: ma guarda che un assistente universitario, avendo tempo da perdere, si è recato a Roma e ha trovato il fascicolo personale di Messana. Frottola: il fascicolo personale di Messana è ancora top secret al Viminale. Quell’assistentucolo si partì da Palermo per Roma ove non poté starci molto perché Roma è la città più cara d’Italia. Io invece a Roma ci sto e il primo piano dell’Eur ove si studia l’archivio centrale di stato è come casa mia: basta che prenda il 31 e vi arrivo in meno di venti minuti.
Se non fosse comico sarebbe tragico che a fare gli accusatori d’inflessibile morale è gente, racalmutese purtroppo, i cui fascicoli personali dimorano in certi Giochi di Potere. Vorrò vedere i loro pronipoti quando si vedranno infilzati perché qualcuno ha trovato una lettera anonima o un eccesso di zelo di qualche maresciallone dell’antimafia che ne dice peste e corna. Ma furono assolti, non vi fu luogo a procedere. Per i pennivendoli del futuro sarà la stessa pacchia dei pennivendoli del presente: dagli all’untore, dagli al mostro. Ma quella chi è? È la pronopite di colui che se ne andava a mangiare a Racalmuto il verro volpino a Gargilata. Divorzio assicurato, carriera stroncata.
Ma già anche a Racalmuto, anche in Malgradotutto si pensa che il reprobo, l’immorale stragista di stato, il criminale di guerra, il capomafia immondo non può che essere l’altro, l’antipatico, il politico di parte avversa, quello che diventò sindaco, assessore, commissario di pubblica sicurezza persino commendatore (solo 500 in Italia) di san Maurizio e san Lazzaro, che è poi ancora una commenda di riferimento di Casa Savoia.
La Cernigoi spara. Il Messana (sostanzialmente in quel tempo esautorato questore nella strana provincia di Lubiana), dopo avere trucidato chissà quanti partigiani titini, per premio nel 1942 fu insignito della commenda di Casa Savoia (che all’epoca manco esisteva). Una panzana così grossa dovrebbe passare sotto silenzio non tanto per rispetto della signorina titina quanto per decenza ed amor patrio; invece Malgrado Tutto pur di impedirmi di chiedere la titolazione di una strada ad Ettore Messana me la propina con grosso risalto tipografico a maggior mio scorno.
Sia chiaro io me ne fotto e in fondo me la rido: mi stanno facendo tanta pubblicità e quindi ringrazio. Ma mi fa senso che si presti ad una sì indegna diffamazione quel giornaletto che si vanta di essere sempre quello del moralista Sciascia, che invero in tutta la sua vita amò solo la ricerca della verità, soprattutto controcorrente.
6 dicembre 2014
06/12/2014 5.52
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
06/12/2014 6.01
Su MALGRADO TUTTO scrivono che Lei vorrebbe infilzarmi perché vorrei una strada a Racalmuto intestata al grande Ispettore Generale di PS Ettore Messana. Preciso che invero non ho mai avanzato richieste formali in tal senso anche perché la signora Giovanna Messana, temendo fondatamente sciacallaggi tipo quello utimo del sullodato Malgrado Tutto, non gradirebbe. Mi risulta sgradevole che possa essere oggetto di processo all'intenzione. Del resto appare sempre più certa l'assoluta assenza di responsabilità del Messana nei tragici fatti del '19 a Riesi. da riconsiderare storicamente nella sua totalità e nelle tante interconnessioni bipartizan.
Caalogero Taverna su Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di Riesi •Giuseppe Casarrubea su Si può dedicare una strada a quest’uomo? Le carte sul ruolo del questore Messana nella strage di RiesiMalgrado Tutto Web
6 dicembre 2014
06/12/2014 12.11
Caro Taverna. Io non ho mai voluto incastrare nessuno. Mi hanno chiesto - ora non ricordo chi - dei documenti alcune persone che sanno che ho un archivio e ne ho inviato solo un paio, non di più. Lungi da me considerare tale gesto come un'azione contro di lei che fa, molto dignitosamente, il suo lavoro. Le auguro un buon Natale e buone festività.
06/12/2014 13.12
La ringrazio, professore. Non ne dubitavo affatto. Ricambio con infinita stima ogni voto augurale per le prossime feste natalizie.
8 dicembre 2014
08/12/2014 22.46

08/12/2014 22.47

08/12/2014 22.47
Pubblico questa densa lettera del Messana. Messana uomo delle bande siciliane? non mi pare; Messana amico degli americani? non mi pare. Messana uomo degLi agrari? Non mi pare. Messana "capo del banditismo politico siciliano"? mi dispiace per Li Causi: o ha le traveggole o imbroglia. E gli storici d'oggidì? Non mi pare che abbiano confidenza con questa documentazione. Forse Malgrado Tutto saprà tirare il coniglio dal cappello del suo preconcetto denigrare il grande compaesano.
10 dicembre 2014
10/12/2014 11.07

10/12/2014 11.07
Il professore Giuseppe Casarrubea , uomo di Partinico e già questo dice tanto - come dire con DNA erinno che è poi sangue né siculo né sicano - è uomo di seria cultura, accigliato ma né arrendevole né inflessibile. Ama la verità storica, quellta che si riesce a distillare da documenti e carte d'archivio, da ricerche e contestualizzazioni, da bloccarsi appena emergono aporie, incertezze, dubbi, la verità contrapposta a quella che persegui.
Ora dirige, persgue a Partonico l'Archivio Casarrubea (wwwcasarrubea.wordpresscom). E' un archivio più denso di quello ell'ACS. L'ho potuto sperimentare quando in Malgrado Tutto non so chi vi poté acquisire qualche foglio che svelava a dire di un ispettore generale di PS che il Meissana nel 1919 si era dipartito da Mussomeli con una mitraglia male interpretando i desiderata dei suoi superiori. Ne sono rimasto perplesso. Ne ho scritto al Casarrubea che senza adesione alle mie tesi credo che abbia corretto il tiro e Malgrado Tutto sia rimasto sguarnito di quanto pesava fosse demolitore di certe mie ricognizioni in difesa del Messana.
Vi fu un tempo in cui non sapendo chi fosse il Casarrubea - non sono uomo di studi storici - osai essere sgradevole. Gli ho chiesto scusa; credo che abbia capito e tollerato.
Riporto sù un suo blog molto duro verso il mio compaesano l'ispettore generale di PS Ettore Messana. A me pare che il professore fa male ad appoggiarsi ad una triestina, la Cernigoi che storica non è ma semplice maniaca di scoop storici. Incappa in topiche colossali. La vicenda di Messana a Lubiana va tutta riscritta. Cercheremo di dare qualche spunto noi che però storci non siamo. Sul ruolo di Messana a Portella della Ginesrra o nei rapporti con Giuliano credo che le mie carte ci portino in territori non molto investigati sino ad adesso.
Limitiamoci qui all'accusa del Licausi avverso Messana tendente a farne dell'allora manco commissario giovane Messana un feroce stragista di Stato. Abbiamo fatto ricerche, abbiamo indagato con le tecniche ispettive della Vigilanza sulle Aziende di Credito della Banca d'Italia. Noi arriviamo a conclusioni opposte. Ma qui il Casarrubea ci pare guardingo, cauto, pensoso. Non si fida di Commissari e generali che hanno tesi di comodo, interessi castali da difendere anziché ragguagli su verità che poi dovrebbero venire acclarate in sede processuale. Qui il Casarrubea si limita a scrivere - diversamente dal suo solito - che il Messana "nel 1919 lo troviamo impelagato nella strage di Riesi. Tiene 'a battesimo', a modo suo, le lotte contadine. Venti morti!". Un modo diciamo - ci perdoni il professore - di dire tutto e dire niente.
Quello che il Messana farà (ma noi sappiamo che non è così) Messana appunto lo fa (o l'avrebbe fatto) dopo.
Noi non abbiamo tesi preconcette. Se ci dimostreranno che sbagliamo ne prenderemo ben volentieri atto. Ma con prove alla mano.
10 dicembre 2014
10/12/2014 17.08
Caro Lillo, il sole non si può nascondere con il colabrodo. E, purtroppo, il colabrodo di moltisimi storici e ricercatori ha i buchi in gran parte otturati.Bisogna avere pazienza e umiltà, perchè con un pò di fatica si facciano passi avanti. Sono convinto che anche per Lei, questa non è una storia di campanile, ma un pezzo di verità che ne illumina altre. Buone vacanze natalizie.
10/12/2014 17.10
Grazie professore!
10/12/2014 17.17
Io me ne frego del campanile. Ma mi fa piacere che un poveraccio figlio di una sbrindellata famiglia sia potuto arrivare al top della Polizia di Stato.Ma cerca, dibatti e controbatti, comincio a convincermi che il Messana era un mediocre che fu sfruttato, ma sempre impari al compito, veniva destituito, facendosi credere che era un malefico.
10/12/2014 17.22
Cosa fece o non fece il Messana a Riesi si potrà sapere solo quando (e se) il Viminale farà il versamento del suo fascicolo personale. (l'ultimo versamento del proprio personale risale al 1973e Messana non c'era). Ho cercato a Caltanissetta e non ho trovato (o non mi hanno fatto trovare) NULLA:
10/12/2014 19.54
Indizio significativo!
10/12/2014 20.20
veramente NON è APPARSO INDIZIO DI Alcunché. NEL 1919 A CALATANISSETA NON C'ERA ANCORA LA QUESTURA. IL PREFETTO PRESIEDEVA AL SETTORE. NATURALE CHE GLI ARCHIVI SI SIANO SCOMPAGINATI.
17 dicembre 2014
17/12/2014 19.26

17/12/2014 19.27
Ancora oggi restiamo infilzati dalla acuminata penna della signorina Cernigoi in la Nuova Alabarda del 20 giugno scorso con questo truculento escatollo:
La Nuova Alabarda
20 giugno
APPUNTI SU ETTORE MESSANA.
"Ho ricevuto negli ultimi tempi alcuni messaggi da tale Lillo Taverna, che mi "accusa" di "essere l'autrice di foglietti infamanti il dottore Ettore Messana", del quale Taverna starebbe ricostruendo una biografia. In effetti ho avuto modo di scrivere alcune note su questa persona, denunciata come criminale di guerra alle Nazioni unite, basandomi su documenti ufficiali de...i quali ho indicato anche la collocazione archivistica. Pertanto ritengo opportuno rinfrescare la memoria su questa persona."
Nel traballante gergo italico della slava non riusciamo a capire se "questa persona" su cui ritiene "opportuno rinfrescare la memoria" siamo noi o il malcapitato incolore Ettore Messana.
Tralascio talune insulsaggini di esordio per un punto che dovrebbe rinverdire la nostra memoria o fare ingiustizia di quella del Messana; eccolo:
"Nello specifico viene addebitata a Messana (in concorso con il commissario di PS Pellegrino e col giudice del Tribunale militare di Lubiana dottor Macis) la costruzione di false prove che servirono a condannare diversi imputati (tra i quali Anton Tomsič alla pena capitale, eseguita in data 21/5/42) per dei reati che non avevano commesso. La responsabilità di Messana e Pellegrino in questo fatto è confermata da documenti dell’archivio della questura di Lubiana (oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Lubiana, AS 1796, III, 6, 11), che fanno riferimento ad una “operazione di polizia politica” condotte dal vicequestore Mario Ferrante e dal vicecommissario Antonio Pellegrino sotto la direzione personale di Messana, contro una “cellula sovversiva di Lubiana” della quale facevano parte, oltre al Tomsič prima citato, anche Michele Marinko (condannato a 30 anni di reclusione), Vida Bernot (a 25 anni), Giuseppina Maček (a 18 anni) ed altri tre che furono condannati a pene minori. Messana e gli altri furono anche accusati di avere creato false prove nel corso di una indagine da loro condotta, in conseguenza della quale 16 persone innocenti furono fucilate dopo la condanna comminata dal giudice Macis. Si tratta dell’indagine per l’attentato al ponte ferroviario di Prešerje del 15/12/41, per la quale indagine, come risulta da altri documenti della questura di Lubiana dell’epoca, Messana, il suo vice Ferrante, l’ufficiale dei Carabinieri Raffaele Lombardi ed altri agenti e militi furono proposti per onorificenze e premi in denaro per la buona riuscita delle indagini relative: Messana ricevette come riconoscimento per il suo operato la “commenda dell’Ordine di S. Maurizio e Lazzaro”."
Non abbiamo avuto bisogno di andare lontano, di raggiungere Lubiana o chissà qualche altro diabolico archivio. Ci è bastato prendere qui a Roma il 31 sotto casa mia e subito all'ACS italiano. Tra le carte del SIS, come dire i corpi segreti del Viminale appena uscito dal dopoguerra del 40-45 ecco un fascicolone di ben 64 cartelle dense dense. Certo, non è l'originale, ma non c'è da dubitare che sia genuino, autentico. Sta lì non so da quando - si potrebbe appurare - e vi sta perché effettivamente il Messana nel dopoguerra fu qui sotto inchiesta ma tutto si ridusse in "ci scusi, baggianate titine". la prova? Seguiamo il fascicolo.
Il fascicolo parte dalla REGIA QUESTURA DI LUBIANA, n. 05698 Gab° di Prot. e riguarda la DENUNZIA A CARICO DI
1) Tomisic Michele di Antonio;
2) Bernot (in Tomsic) Vida di Giovanni;
3) Macek (in Kardelj) Giuseppin di Francesco;
4) Marinko Michele di N.N.;
5) Slander Maria fu Luigi;
6) Hodoscek Kalman fu Milan;
7) " Giuseppe "
8) Simcic Martino di Giovanni.
Quale 'accusa? " falso ai sensi degli art. 482 - A 75 e 476 C.P.; associazione sovversiva e propaganda sovversiva ai sensi degli art. 4 e 5 del Bando del Duce; ecc.
Che si tratti di quellAnton Tomsic della Cernigoi? Nessun dubbio.
18 dicembre 2014
18/12/2014 14.04

18/12/2014 14.04

18/12/2014 14.04

18/12/2014 14.05
vedo subito ergersi furente qualcuna: ecco l'infamia; cosa son mai codeste grida mussoliniane? e si manda alla forca qualcuno in forza di una sovversività sanzionata da incerti articoli di un bando mussoliniano?
Siamo i primi a rimanerne sconcertati. Abbiamo cercato di capirci qualcosa e buoni lumi abbiamo trovato in questa pagina del SALA: la riportiamo testualmente. A Lubiana Grazioli si smarrisce ed emana l'11 settembre del 1941 un bando che "era quasi una dichiarazione di stato di guerra". Veniva comminata la pena di morte pe ogni piccolo segno di ribellismo partigiano. Veniva istituito un tribunale straordinario di tre membri che avrebbe giudicato per direttissima. Ma l'Italia è sempre patria del diritto e così "il bando di Grazioli fu superato dagli analoghi bandi di Mussolini, di carattere più generale ma non meno drastico, recanti 'Disposizioni penali per i territri annessi al Regno d'Italia' del 3 e 24 settembre 1941".
In questo trambusto legislativo quale responsabilità poteva avere il subordinato questore di Lubiana Messana? Lo troviamo nelle note del Sala ma ne troviamo documentato il suo smarrimento la sua irresponsabilità: scrive al generale T. Orlando , comamdante della Divisione Granatieri di Sardegna per segnalare l'esautoramento della locale questura che dovrebbe pur dirigere. In effetti ormai è "tutto un susseguirsi di reciproche intromissioni da parte delle due autorità nella sfera di competenza di ciascuna: ora erano le truppe regolari ad assurgere compiti di polizia all'insaputa della questura, ora l'Alto Commissario, contro le deposizioni in vigore, ADIBIVA DEI MILITARI AL SERVIZIO CARCERARIO".

Come fa la Cernigoi ad insistere sulle responsabilità del Messana? Allude a documenti dell'archicio di Lubiana. Noi le contrapponiamo questi documenti sull'episodio:
Scrive il Messana il 4 aprile 1942: "nei primi giorni del dicembre 1941 quest'ufficio era venuto a conoscenza che nelle abitazioni di via Podmilskakova n. 19 e di via Aljaseva n. 6 p.p. entrambe in questa città, affluivano numerose persone nelle ore più disparate del giorno, lasciando adito a sospetti di ogni sorta. Si ravvisò, quindi, l'opportunità di disporre un abile servizio di appostamento.
Si poté, perciò, ben presto stabilire, anche secondo le informazioni e notizie risultate alla polizia germanica attraverso interrogazioni di arrestati appartenenti a bande armate catturati in territorio occupato dalle truppe tedesche, che le predette abitazioni servivano di recapito ai corrieri che operavano a favore delle bande armate, recalcitranti a riconoscere il dominio delle forze dell'Asse nelle zone del cessato governo iugoslavo e che le persone che vi alloggiavano tenevano contatto con i partigiani rifugiatisi nelle montagne. Ravvisandosi la imperiosità di una sorpresa, vennero operate due distinte irruzioni.

In quella eseguita il giorno 9 di detto mese di dicembre, verso le ore 20,15, all'abitazione di Via Podlmelskova n. 19, furono trovati un uomo e una donna che, alla richiesta di fornire le loro generalità, dissero di chiamarsi rispettivamente il primo Smagur Giovanni di Giuseppe e di Dolsak Francesco nato a Trbovlje il 15 settembre 1903 e resiente a Moronog n. 11, commesso viaggiatore, e la seeonda Medved Giuseppina fu Francesco e fu Turl Maria nata a Maribor il 20 febbraio 1914 e residente in Lubiana: Meskanska n. 20 - odontotecnica.
A distanza di circa un quarto d'ora sopraggiunse in bicicletta una donna, la quale, fermata, disse di chiamarsi Stergar Anna di Janes e di Potonknik Luigia nata a Borvnika il 15/8/1911 e residente a Lubiana: Via Podmlsskova n. 19, sarta e nubile." [segue]
19 dicembre 2014
19/12/2014 15.00

19/12/2014 15.00

19/12/2014 15.01

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