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martedì 26 gennaio 2016

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RE: la scomparsa di Pappalardo ‏

RE: la scomparsa di Pappalardo

A: Nicolò Falci

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Da: Calogero taverna (calogerotaverna@live.it)
Data invio:martedì 1 maggio 2012 21:30:32
A:Nicolò Falci (falci.nicolo@tiscali.it)

Andiamo con ... disordine.
A) Ti sono gratissimo per le tombe di frà Decu di cui alla tua foto. Ho l'impressione che quelle tombe non ci siano più perché gravissimamente manomesse dai tombaroli. E pensa che mi pare che siano di formato diverso dalle cosiddette tombe a forno o a grotticella. Queste qui paiono invece tombe a Tholos (come quelle di Milocca) ché se cosi fosse mi cambia tutta la mia ricostruzione della vicenda sicana a Racalmuto (come dire anche Montedoro).
b) Ho sorriso a questa storia dei Migneco, Caico, Pappalardo. Non vorrei che la celebre novella di Pirandello Acqua e lì, irridente verso Milocca, sia inceve da riferire a Montedoro. C'è poi l'altra novella di Pirandello LE SORPRESE DELLA SCIENZA, che ancora non ho letto perché non ho il libro che la contenga, sia un'altra sornioneria del genio del Caos verso le nostre irrise terre (leggere i Vecchi e i Giovani).
c) Mi sa che nulla di nuovo sotto il sole! A Racalmuto si esalta ancora il genio di Marco Antonio Alaymo della prima metà del Seicento. Non l'hanno letto perché in latino. Io ho letto e fotografato la copia che si trovava a Roma Trans Tiberin in Ecclesia Sancti Francisi a Ripa. Sollazzevole. Bastava guardare le coscette scorticate di un pipistrello e chissà da quanti mali guarivi.
d) Nei nostri giorni, mia moglie ebbe guai serii con lo stomaco. Medici eccelsi e misture miracolose mi costarono un occhio della testa, finché un luminare serio del Gemelli, che mia moglie odia perché non le diede un referto soddisfacente, disse che si trattava di gastrite IDEOPATICA. Mi sono andato a cercare il termine nel vocabolario - anche se la mia giovanile conoscenza del greco mi aveva messo un po' sull'avviso - e scopro che il termine significava  (scusa il mio turpiloquio) male di cui non sappiamo ... un cazzo!.
Mi sa che mi farai litigare con il valentissimo Messana. Già io ce l'ho col Petix che ignaro di latino appioppò un toponimo del XII secolo a Milocca  che storico come il Peri appioppava a Racalmuto. Purtroppo poi ho scoperto che il nome latino che tutti dicono di derivazione araba Rahal Kamuth  era possedimento di certo monastero in quel di Petralia. Tra parentisi il nome fra' Ddecu è una superfetazione attribuita a quella necropoli sicana (o se vuoi a quell'inghiottitoio prosgiugatosi per la formazione in epoca micenica di uno sprofondo che viene chiamato ZUBBIO). Non farti il segno della croce e non scomunicarmi. Già ci pensano i miei paesani al 100% a farlo. Il diacono Fra Diego La Matina di cui fa l'elogio funebre un certo Leonardo Sciascia, quello che nacque a Racalmuto da una che mi era antenata, sopravvvive come semplice chierico a quel diacono morto abbruciato in quel di Plalermo, come inconfutabilmente dimostrano le carte della Matrice racarmutisa. Chissà quale "scorridore di campagna" aveva cambiato le carte in tavola (come dire il saio dei padri agostiiniani di Frate Evodio di Centuripe) per non farsi impiccare sul posto dagli scherani laici ed affidarsi alla misericordiosa  Santa Inquisizione (Sic!). Sai le tradizioni sono una cosa; il riscontro documentale (che è sempre possibile, data la sovrabbondanza dei nostri archivi) è spietato. Questo lascia integura per le tue mirabili rievocazioni liriche. La poesia fortunnatamente non è storia, men che meno microstoria. Salve davvero grande cantore delle nostre vernacole cose! Carme siculo il tuo oppure Odi sicane? come dovrò chiosarle?
Non ti ho annoiato, vero? Troppo lungo? Sì. Ti abbraccio Lillo


From: falci.nicolo@tiscali.it
To: calogerotaverna@live.it
Subject: la scomparsa di Pappalardo
Date: Tue, 1 May 2012 17:35:23 +0200


Avevo avuto io l’informazione del Pappalardo da una pronipote dello stesso (S.ra Morreale, farmacia di Montedoro). Tutto era nato dalla curiosità per Migneco. Mia nonna Caluzzeddra ne parlava spesso del suo Olio miracoloso. Parlandone con la Morreale mi disse che lei aveva una bottiglietta che aveva contenuto quell’unguento. Me la feci dare, ne feci una foto, mi feci raccontare quello che sapeva e lei aggiunse il racconto della scomparsa del suo avo Pappalardo. Il tutto lo passai a Federico e se vuoi puoi leggere questa storia. Altro che farmacisti del tipo Alfano-Burruano (di cui sono noti la bravura ma anche, a quel che si dice, la sua scarsa cura della persona), a Montedoro c’erano fior fiori di farmacisti di ben altra levatura!!! http://www.messana.org/migneco-pappalrdo.htm
 
 
(ed un’altra poesia che ti potrà confermare quanto parla il mio quarto di sangue racarmutisi)
 
 
Nicolò
 



    Calogero taverna
    calogerotaverna@live.it

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