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martedì 19 gennaio 2016

ed è il problema che per ora mi assilla, ma è relativo all'altro mio IO l'IO COLLETTTIVO. Quale etica, quale codice, quale norma, quando scatta l'llecito, l'illegittimo, l'indebito. Come si amplia l'area della doverosità, dell'obbligatorietà, della indeflettività. Sabato pomeriggio alla Cappella palatina dei Carretteschi in quel di Racalmuto, la terra di Sciascia l'uomo dell'anarchia non violenta, cercherò l'abbozzo di una risposta proprio al quesito etico che tu poni ma nell'ambito dell'INTELLETTUALE COLLETTIVO: scandagliare - se si può - il rapporto tra etica e potere. Tenterò di guadare tre campi minati in relazione alle vicende storiche di un racalmutese nato a Gela. Colui che decide di immedesimarsi nello Stato per il mantenimento dell'ordine pubblico può divenire stragista di stato nella Riesi Nittiana del 1919; rischia di delinquere come Criminale di guerra nelle tragiche e ancora inesplorate vicende della prima Lubiana, la mussoliniana invenzione di una provincia annessa all'Italia nella invasa Slovenia; resta davvero capo del banditismo siciliano all'epoca di Giuliano di Montelepre dovendosi barcamenare tra il mantenimento dell'ordine pubblico e la sopraffattrice egemonia americana dell'OSS che aveva mobilitato anche la X mas di tal Valerio Borghese Junio.

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