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domenica 24 gennaio 2016

Gente superiore

Questa è DONNA GIOVANNA MESSANA, nipote diretta di sua eccellenza Ettore Messana. Donna Giovanna Messana educata in collegi altamente esclusivi, fu forgiata  alla superiore civiltà della aristocrazia romana o papalina che dir si voglia. Compagna di birichinerie giovanili con tale fanciulla in fiore di cognome Ruffo andata in nozze senza amore ad un certo re del Belgio o delle esplosive belle figlie dei Torlonia oppore delle Barberini o della progenie femminile dei principi Massimo, mi ha soggiogato a me comunistaccio di Via Fontana in quel del plebeo Racalmuto, questo paese con figure tanto dileggiato da tal Leonardo Sciascia.
Si immagini signor Egidio se io permettevo a tal castiddruzzaru di trasformare il mio divisato elogio al NONNO  tal tale gentidonna ad una stantia riesumazione di un loibercolo bocciato dalla CGIL post mangione.
 
Se lei signor Egidio non conosce le vicende, se lei è solo vittima di certe isterie di un certo mio cugino, chi glielo fa fare esporsi? Pensa davvero di riuscire là done non è riuscirto mammoletta Ciampi a o il robusto arcivescovo amerikano IORISTA dei tempi di un tal don Michele Sindona? Pensava davvero di riuscirci lei con qualche maldestra frasetta di cafonesca sonorità?

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Giovanna Messana
Con riconoscenza e stima la ringrazio per tutto il tempo dedicato nella ricerca della verità sul vissuto del mio amatissimo nonno Ettore, grazie.

Lillo Taverna Signora Giovanna questo suo segno di stima mi ripaga da tanta amarezza che certa gentaglia del mio paese e di Grotte anche mi hanno procurata. Spero che almeno sono stato abile a strapparle un sorriso in un frangente che non mi permetto neppure di ipotizzare. Grazie signora Giovanna MESSANA nipite vera e diretta dell'inscaffibile grande parsonalità il comm. di San Maurizio e San Lazzaro grand'ufficiale dottore ETTORE MESSANA con avello tra i grandi uomini illustri del Verano. Questi cafoni di paese, oves belantes talune figliate tra i tuguri d' li GRUCTI, ospizio di lupi come ebbe ad ironizzare lo Sciascia racalmutese, una volta tanto grande, non meritano nient'altro che il mio sardonico sberleffo.  



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