Le turbolenze
del dopo guerra sfiorano la vita del circolo, ma molto marginalmente. Certe
aggressioni del popolo sono rivolte contro il Circolo Unione. Nel Mutuo
Soccorso si cerca di far sorgere una
cooperativa di consumo. Il Comm. Angelo Nalbone, gli avv. Emanuele Cavallaro e
Vincenzo Vella, il comm. Giuseppe Bartolotta e poi Giuseppe Sciascia, Salvatore
Alfieri, Carmelo Sferrazza, Salvatore Morreale, Calogero Volpe, Vincenzo
Burruano Alfano e Baldassare Tinebra ne sono gli ispiratori. Non ci risulta che
l'iniziativa abbia però avuta molta fortuna.
Solo
qualche nota conclusiva ci pare doverosa.
Dal 1893 al
1965 abbiamo contato settecento sedici soci: settecentosedici famiglie
racalmutesi che in settantadue anni sono state coinvolte nelle vicende del
Mutuo Soccorso. Altri nomi, altri nuclei familiari si sono aggiunti dal 1965 ad
oggi. Tolto qualche esponente troppo egemone o qualche altro troppo umile,
tutta la cittadinanza racalmutese ha legami con il nostro Circolo. Un circolo
sapiente ed irriverente, distaccato e partecipe, fiero - forse un tantinello
razzista - ma calato appieno nella vita sociale del paese, la cui scansione
storica da un secolo a questa parte ha riverberi sul peculiare sodalizio di
Mutuo Soccorso. Un punto di incontro e di scontro che si colloca tra la spinta
snobistica del nobile Circolo unione
e l'ormai acquietata turbolenza sociale del Circolo Zolfatai e Salinai,
un'altra realtà storica di Racalmuto di grande momento e dignità.
Censimento
del 1822
n.° cens.
|
Cognome
|
Nome
|
stato
|
anni
|
titolo
|
1206
|
ALESSI ED
ALFANO
|
ALESSANDRO
|
figlio
|
28
|
DON
|
1207
|
ALESSI ED
ALFANO
|
GIAMBATTISTA
|
|
|
DON
|
3675
|
AMATO
|
ANGELO
|
|
|
DON
|
317
|
AMELLA
|
NICOLO’
|
|
|
NOTAIO
|
3114
|
AMICO
|
FEDELE
|
|
|
DON
|
3112
|
AMICO
|
LUDOVICO
|
figlio
|
28
|
DON
|
5799
|
BAERI
|
IGNAZIO
|
figlio
|
30
|
Dr. D.
|
2032
|
BORZELLINO
|
FRANCESCO
|
LIBERO
|
|
DON
|
327
|
BRUTTO
MARTORELLI
|
GIAIMO
|
figlio
|
23
|
DON
|
328
|
BRUTTO
MARTORELLI
|
GIULIO
|
figlio
|
18
|
DON
|
326
|
BRUTTO
MARTORELLI
|
GIUSEPPE ELIA
|
figlio
|
36
|
DON
|
324
|
BRUTTO
MARTORELLI
|
SALVADORE
|
|
|
DON
|
3812
|
BUSUITO
|
LUIGI
|
|
|
Dr. D.
|
1866
|
DI CARO
|
ROSARIO
|
|
|
DON
|
1857
|
FARRAUTO
|
FRANCESCO
|
|
|
DON
|
1357
|
FARRAUTO
|
GASPARE
|
|
|
DON
|
1371
|
FUCA'
|
CALOGERO
|
figlio
|
29
|
DON
|
1369
|
FUCA'
|
CALOGERO
|
|
|
DON
|
1373
|
FUCA'
|
GAETANO
|
figlio
|
22
|
DON
|
1379
|
FUCA'
|
GIUSEPPE
|
|
|
DON
|
1375
|
FUCA'
|
NICOLO'
|
|
|
DON
|
1374
|
FUCA'
|
PASQUALE
|
figlio
|
20
|
DON
|
1450
|
GAMBUTO
|
GIORGIO
|
figlio
|
39
|
DON
|
2330
|
GINO
|
ALESSANDRO
|
|
|
DON
|
419
|
GRILLO
|
GIROLAMO
|
|
|
BARONE
|
1817
|
GRILLO BORGHESE
|
FRANCESCO
|
|
|
DON
|
1813
|
GRILLO
BELMONTE
|
RAFFAELE
|
|
|
DON
|
417
|
GRILLO
CELLAURO
|
RAFFAELE
|
|
|
Dr. D. LIBERO
|
415
|
GRILLO
CELLAURO
|
RAFFAELE
|
LIBERO
|
|
DON
|
3672
|
GRILLO
CHIACHIO'
|
CALOGERO
|
|
|
DON
|
1135
|
GRILLO ED
ALESSI
|
ANTONINO
|
|
|
DON
|
425
|
GRILLO ED
ALESSI
|
GAETANO
|
|
|
DON
|
2325
|
GRILLO
MARTORANA
|
GIROLAMO
|
|
|
DON
|
2062
|
LO BRUTTO
|
GIACHINO
|
|
|
DON
|
1392
|
LO PRESTI ed
AVARELLO
|
GIOVANNI
|
VEDOVO
|
|
DON
|
4479
|
MANTIONE
|
AGOSTINO
|
|
|
Dr. D:
|
136
|
MARRA
|
FRANCESCO
|
|
|
DR.
|
272
|
MATRONA
|
FRANCESCO
|
VED.
|
|
DON
|
374
|
MATRONA
|
GIUSEPPE
|
|
|
DON
|
5174
|
PICONE
|
GIUSEPPE
|
|
|
DON
|
1367
|
PLATANIA
|
VINCENZO
|
|
|
DON
|
2300
|
RIZZO
|
VINCENZO
|
|
|
DON
|
2935
|
SALVO MINORE (di)
|
CALOGERO
|
|
|
DON
|
3408
|
SAVATTERI
|
RAFFAELE
|
|
|
DON
|
83
|
SCIASCIA
|
ANTONINO
|
figlio
|
24
|
DON
|
3617
|
SCIBETTA
|
FRANCESCO
|
figlio
|
17
|
DON
|
3616
|
SCIBETTA
|
GASPARE
|
figlio
|
22
|
DON
|
2588
|
SCIBETTA
|
GIOVANNI
|
figlio
|
17
|
DON
|
3615
|
SCIBETTA
|
GIOVANNI
|
figlio
|
26
|
DON
|
3613
|
SCIBETTA
|
GIUSEPPE LETIZIA
|
|
DON
|
|
2585
|
SCIBETTA
|
LUIGI
|
|
|
Dr. D.
|
222
|
TORNABENE
|
VINCENZO
|
figlio
|
22
|
DON
|
3310
|
TROISI
|
NICOLO'
|
|
|
DON
|
513
|
TULUMELLO
|
GIOVANNI
|
|
|
DON
|
491
|
TULUMELLO
|
LUIGI
|
|
|
BARONE
|
541
|
TULUMELLO B.NE
|
GIUSEPPE SAVERIO
|
|
|
BARONE DON
|
562
|
VINCI
|
NICOLO' DON
|
|
|
NOTARO
|
3558
|
VINCI
|
VINCENZO
|
|
|
DON
|
ARCHIVIO DI STATO DI AGRIGENTO
Consultazione del luglio 1993
----
Inventario n. 18 - fascicolo n. 42
DELEGAZIONE
DI PUBBLICA SICUREZZA IN RACALMUTO - N. 157 - Riscontro alla Nota N.
419 Gabinetto, del 13 Giugno 1876 - OGGETTO: Intorno al reclamo della Società di mutuo soccorso degli operai, in
Racalmuto.
Ill.mo Signore Signor Prefetto della Provincia di Girgenti.
Racalmuto addì 14 giugno 1876.
Prima ch'io imprenda ad informare la S.V. Ill.ma sulle cose
esposte nel reclamo della Società, in oggetto indicata, non sarà inutile lo
accennare alle fasi, che subirono i partiti Minicipali, in Racalmuto, a datare
dall'anno 1860 a tutt'oggi.
Anteriormente alla rivoluzione dell'anno 1860, primeggiava in
Racalmuto la famiglia Farrauto, e
pel prestigio, che esercitava su questa popolazione detta famiglia, sebbene di
principii alquanto retrogradi, continuò pure ad avere ogni ingerenza in questa
Amministrazione Comunale, fino all'anno 1862.
Man mano che la famiglia Farrauto,
dall'anno 1860 all'anno 1862, era andata perdendo di prestigio per
l'opposizione, che le veniva facendo la famiglia Matrona, in allora composta di sette fratelli, la quale conoscendo
che vi sarebbe stato il suo tornaconto a secondare il governo nazionale già
instaurato anche in queste provincie, cercava di entrare a far parte di questa
Amministrazione Comunale. E da quì incominciarono i rancori e gli odii tra le
dette due famiglie.
Il territorio del Comune di Racalmuto, come in tutti gli
altri territorii dei Comuni di Sicilia, nell'anno 1862, era scorazzato dalle
bande dei renitenti e dei disertori delle due classi di leva militare degli
anni 1860 e 1861, ed a queste unitisi i latitanti per reati comuni, nel
settembre 1862, invasero questo paese commettendo atti vandalici, che non è
mestieri ch'io rammenti alla S.V. Ill.ma.
Non potrei dire con certezza, se per quella influenza, che
ancora esercitava la famiglia Farrauto o
per qual altra ragione, il Comandante della truppa, che venne spedito in
Racalmuto, per quella circostanza, fece eseguire l'arresto dei fratelli Matrona, come ritenuti complici nei
fatti del Settembre 1862.- Ma chiarita presto la loro innocenza, vennero quasi
subito lasciati liberi. In proseguo poi vennero arrestati taluni della famiglia
Farrauto, e qualche aderente di
quella, per lo stesso titolo pel quale furono arrestati i Matrona. Anche questi ultimi arrestati, dopo un lungo tempo,
vennero ridonati a libertà, perchè quanto loro si attribuiva, non potè essere
provato nelle vie giudiziarie.
In appresso le due famiglie Matrona e Ferrauto
vennero tra loro a conciliazione, e per tal modo, ben presto riuscirono ad
acquistare, in Racalmuto una certa supremazia, da riuscire cosa facile
l'entrare a far parte di questa Amministrazione Comunale insieme ad altri loro
aderenti, ciò che continuò ad essere fino a tutt'oggi, e fino a tutto l'anno
1874 senza incontrare ostacolo di sorta, se si eccettuano le guerricciole e gli
screzii, che si andavano manifestando tra il partito Matrona, che così chiameremo sin d'ora, e l'altro che andava
accentuandosi, capitanato dal Barone Sig.r Luigi Tulumello, giovine di qualche ingegno, e ricco per censo, ma di
poca esperienza nelle vicende dei partiti sì politici, che amministrativi.
Questi screzi si andavano manifestando per la ragione, che in
paese si facevano serpeggiare dei lamenti contro l'Amministrazione Comunale,
per la gravezza delle imposte comunali.
Le cose andiedero prendendo più vaste proporzioni, nei primi
mesi dell'anno 1875, ed allorquando per altre piccole differenze sorte tra i
socii dell'unico Casino di Compagnia,
di cui facevano parte quasi tutti i civili di Racalmuto, senza distinzione di
colore tanto politico, quanto amministrativo, una porzione di detti socii,
aderenti al partito del Tulumello, tra
i quali il Sig.r Giuseppe Matrona
fratello dell'attuale Sindaco, si staccarono da detto Casino di Compagnia, e ne fondarono un'altro, che ora conta una
quantità abbastanza rilevante di socii.- Quì le ire e gli odii tra questi due
partiti si accrebbero e ne nacque una completa rottura.
Intanto si avvicinavano le elezioni parziali amministrative
dell'anno 1875, ed ognuno dei due partiti si adoperava per riportare la
vittoria a proprio favore.
In questo stato di cose, oltrecché gli animi erano
esacerbati; un proclama datato da Racalmuto, e pubblicato nel giornale, che
viene in luce a Palermo, L'Amico del
Popolo, venne ad aggiungere fiamma a fiamma. Perchè poi la S.V.Ill.ma ossa
apprezzare la sostanza di quel proclama, sebbene io sia persuaso, che non le
giungerà nuovo, pure quì unito glielo trasmetto contenuto nel suddetto
Giornale, come pure unisco altri due giornali nei quali trovansi le repliche a
quel proclama.
Le Elezioni Amministrative ebbero il loro compimento, e
riuscirono in senso favorevole al partito del Matrona.
Questo proclama ebbe per conseguenza una sfida a duello,
sfida che faceva l'attuale Sindaco Sig.r Cavalier Gaspare Matrona al Barone
Sig.r Luigi Tulumello, creduto dapprima autore di quel proclama. Quel duello
poi non ebbe il suo effetto, poichè rimase sospeso dopo essersi ricorso allo
espediente di un giurì d'onore, di cui io non conosco il vero tenore, non
essendomi riuscito di trovarne un'esemplare.
In quella circostanza il Sindaco Sig.r Matrona, a mezzo dei
suoi aderenti, fece sentire alla Società di mutuo soccorso degli Operai in
Racalmuto, che sarebbe stato suo compito smentire per le stampe le cose
contenute in quel proclama a carico dello stesso Sindaco e dell'intera
Rappresentanza Comunale. Detta Società anziché aderire a quella proposta, fece
come suo quel proclama, e quindi la Società stessa invitò il Sig.r Sindaco
Matrona, come socio onorario a giustificarsi delle accuse, che gli erano state
fatte per quel proclama.
Questo procedere della Società Operaia diede luogo ad una
scena, che in seno alla Società stessa fece il Sig.r Matrona Napoleone altro fratello
del lodato Sig. Sindaco. La scena fu questa: il medesimo Sig.r Napoleone
Matrona recatosi alla sede della Società ov'erano radunati i socii, o furono
fatti radunare a bella posta, e colà appostrofò con termini non troppo
convenienti i socii, che vi si trovavano, facendoli aspra rampogna di quanto
avevano operato verso il fratello di lui Gaspare Matrona.
Dopo, che il novello partito del Tolumello si era più scopertamente manifestato l'anno scorso,
massime per varii articoli pubblicati per i giornali, e dopo la fondazione del
nuovo Casino di Compagnia, come sopra si è accennato, e finalmente dopo tutti
gli altri fatti superiormente accennati che precedettero, accompagnarono e
susseguirono le Elezioni Amministrative di detto anno, i componenti la Società
Operaja, sembrava a quanto aseriscono gli avversari di questa e del partito del
Tulumello, che facesse mostra
d'imporsi all'altro partito, ciò che si volle desumere dal vedersi alcuni socii
di quella Società passeggiare innanzi il vecchio Casino di Compagnia, in modo
alquanto burbanzoso. Per contrapporsi a questo fatto, il partito del Matrona valendosi di un nucleo di
persone dipendenti ed affezionate al partito stesso, la sera del 27 Agosto
1875, detto nucleo di persone si mise a passeggiare avanti il nuovo Casino di
Compagnia, in modo di motteggiare e quasi provocare i socii di detto Casino,
che colà trovavansi raunati. Di questo fatto se ne portò lamento a questo
Delegato di P.a S.a Sig.r Macaluso, ma al dire di coloro che portarono tali
lagnanze a quel funzionario, questi non ne avrebbe fatto verun conto, contegno
questo del Delegato Sig.r Macalsuo, che si vorrebbe attribuire a troppa
deferenza verso il Sindaco Sig.r Matrona Cavalier Gaspare. E siccome il fatto
anzidetto sembrava essere stato stabilito doversi rinnovare la successiva sera
del 28 detto mese, perciò alcuni socii del nuovo Casino, per evitare
quell'inconveniente, che avrebbe potuto avere delle triste conseguenze, questa
volta anziché rivolgersi al delegato di P.a S.a, si presentarono al locale
Pretore, e questi fattone parola al Delegato ed al Comandante la Stazione dei
Carabinieri Reali, perché cercassero di prevenire ed impedire al caso, che si
rinnovasse quell'inconveniente, che avrebbe potuto compremettere l'ordine
pubblico, ciò valse a scongiurare, che un tal fatto si rinnovasse la sera del
28 di detto mese.
Ed è per questo, che in quel reclamo è detto, che l'Autorità giudiziaria, e la pubblica
opinione seppedro rendere piena giustizia.
Tutto quanto sopra ho esposto, non è che il risultato delle
informazioni che ho potuto procurarmi da persone, che possono meritare qualche
fiducia, e dico qualche fiducia, poiché è cosa assai difficile, trovare in un
paese qual è Racalmuto, persone totalmente indipendenti da poter avere notizie
esatte e spassionate, diviso, com'è, in due partiti, che sono formati dal ceto
ristretto delle persone civili, in confronto della massa ignorante dei
campagnoli e dei zolfataj, che compone la popolazione di questo Comune.
Da ultimo aggiungerò che le cose esposte nel ricorso, che quì
unito ritorno alla S.V. Ill.ma, non fanno che riprodurre i sentimenti, da cui è
animato il partito del Tulumello,
partito, che cerca tutti i mezzi, onde vedere sciolto l'attuale Consiglio
Comunale, sperando con questo mezzo di rompere l'attuale maggioranza del
Consiglio stesso, senza far questione sulla scelta del Sindaco, con la veduta,
come tutto giorno va ripetendo detto partito, di far economie sul Bilancio
Comunale, e senza essere alieni, a queste condizioni di riconciliarsi col partito
contrario, conciliazione, a parer mio, che potrebbe realizzarsi, quando a mezzo
di persone autorevoli, potesse ottenersi una sincera ripacificazione tra il
Sig.r Giuseppe Matrona ed i suoi fratelli; poiché una volta, che il Sig.r
Giuseppe Matrona si staccasse dal suo partito, sarebbe cosa facilissima far
scomparire le divisioni, che affliggono questo paese, poiché il ripetuto Sig.r
Giuseppe Matrona può ritenersi il capo del partito a cui appartiene, tanto più,
che il Tulumello è da parecchi mesi,
che ha preso stanza in Palermo insieme alla sua famiglia, e non si sa, almeno
per ora, che abbia intenzione di ritornare in Racalmuto. Certa cosa poi si è,
che una più attenta e ben ordinata Amministrazione, esclusa ogni idea di
personalità e di partito, potrebbe vantaggiare di molto la finanza comunale,
ciò che non andrebbe disgiunto dall'utilità, che ne risentirebbero questi
Amministrati, e tutto ciò non toglierebbe al Sig.r Sindaco cavalier Gaspare
Matrona, tutto quel merito, che ha nell'aver rialzato le condizioni morali di
questo paese, nell'aver non poco contribuito, col concorso di tutto il ceto
civile, a vantaggiare le condizioni della pubblica sicurezza in questo Comune,
messe in confronto, coi tempi, che precedettero la sua ingerenza
nell'Amministrazione Comunale, e finalmente coll'aver cercato di rendere lustro
e decoro al paese col compiere varie opere pubbliche, che i suoi predecessori
avevano iniziate.
Il Delegato
A.
Coppetelli
Prefettura di Girgenti - Gabinetto - n. 419 sub
minuta
A S. E. il
Ministro
dell'interno
Roma
OGGETTO: Ricorso
della Societa' Operaja di Racalmuto contro quel Municipio.
Anche a questa Prefettura la Società Operaja di Racalmuto
fece pervenire in addietro vari ricorsi contro quel Municipio lagnandosi di
essere da esso osteggiata.
Però non si è potuto prendere dei provvedimenti perché le
querimonie furono sempre generiche non imputando ai reggitori di quel comune
fatti pei quali potesse l'Autorità legittimamente intervenire.
E' una verità che il Sindaco Cav. Gaspare Matrona, la sua
famiglia influentissima e i suoi amici e partitanti vedano di cattivo occhio
quella Società, mentre nel 1873 contribuirono invece a darle vita e sostegno;
ma la ragione non istà minimamente nel proposito di osteggiare le idee liberali
né precludere la via alle libere associazioni, ma sibbene trova la sua
spiegazione naturale nel fatto che la Società stessa ha disertato dal partito
dei Matrona per militare sotto le bandiere del loro antagonista Barone Luigi
Tulumello il quale se ne vale come di strumento per creare imbarazzo
all'attuale Amministrazione alla quale vorrebbe subentrare.
Messi così in chiaro i rapporti esistenti fra la Società ed
il Comune si ha la spiegazione del movente del generico ricorso che si
restituisce.
IL PREFETTO.
APPUNTI SPARSI SUI
NALBONE
Dall'Archivio
Centrale dello Stato - Roma - 'R.
Commissariato Civile per la Sicilia' - Busta 108 fasc. 1
8 novembre 1897 -
«.. i fatti denunciati con i due esposti anonimi [cfr. fotocopie accluse] sono
risultati del tutto infondati ... dunque ... non era il caso di comprendere
quel Comune [Racalmuto] tra quelli di ispezionare a preferenza» F.to Il
Ministro Commissario di Palermo - Al Prefetto di Girgenti.
«Girgenti 26 ottobre
1696 - Prefettura - Gabinetto n. 1149 - Risposta nota 9 settembre scorso n.
6241.
Reclamo anonimo contro l'Amm. Com.le di Racalmuto-
Relazione al Comm. Civ. Palermo.
«L'accluso ricorso
anonimo attacca il Sindaco Barone Tulumello chiamandolo capo onorario del
carcere di S. Vito reduce dalle patrie galere. Sono delle espressioni che si
possono dire soltanto nascondendosi sotto l'impunità dell'anonimo. Il Barone
Tulumello Sindaco e Consigliere Provinciale, è persona degna di rispetto,
stimato dalla grande maggioranza dei suoi concittadini che gli hanno
ripetutamente confermato la fiducia eleggendolo loro capo e rappresentante.
«Si afferma soltanto
ch'egli, 14 anni or sono, fu fatto segno di una calunniosa imputazione, ma che
ciò si deve attribuire ad una tenebrosa organizzazione del partito di
maggioranza del tempo, il quale, vedendo nella fermezza di carattere e nella
invidiata posizione del B.ne Tulumello una continua minaccia alla sua
esistenza, aveva cercato sempre, in varie occasioni di pregiudicarne la
specchiata reputazione. Che la trama fu sventata e l'innocenza del B.ne venne
provata per le deposizioni anche del conte Tomajo allora Prefetto di questa
Provincia e del Comm. Vinci Orlando Presidente della Corte di Assise. Il
delatore ch'era uno dei più pericolosi malfattori del Paese e che era stato
arrestato quale autore di assassinio venne condannato all'ergastolo.
«In quanto
all'addebito che si fa ai funzionari governativi di Racalmuto, e cioè che
permettono essi che la giustizia sia affidata ai Scimè, Sciascia, e Conte, mi
risulta che i funzionari si mantengono all'altezza della loro missione e non
tollererebbero influenze locali. In proposito posso anzi aggiungere che lo
Scimè è un ammonito, e da quella Autorità di P.S. è stato ora arrestato insieme
a molti altri per maffia e manutengolismo.
«Da questo
provvedimento io credo che il reclamante anonimo dovrebbe essere contento e non
dolersi più delle Autorità che, secondo lui, lasciano compiere alla maffia le
sue gesta.
«Non risulta poi
vero che la famiglia dell'assessore Bartolotta cav. Giuseppe, abbia nello
scorso inverno, aperto macello bovino e che alla famiglia medesima siano stati
sequestrati animali di origine furtiva. Risulterebbe solo che un fratello del
cav. Bartolotta venuto a conoscenza che nella sua mandria si trovavano due buoi
di provenienza furtiva, li consegnò spontaneamente all'arma dei R,li
Carabinieri. La Camera del Consiglio del Tribunale di Catania dichiarò per
questo fatto non luogo a procedimento penale.
«Quanto all'arresto
del sig. Busuito avv.to Angelo, fratello dell'assessore, sò che il pibblico
ministero chiese d'ufficio non luogo a procedimento penale pel reato di
oltraggio all'Arma dei reali Carabinieri e che il Tribunale pronunziò sentenza
conforme alle conclusioni del Pubblico Ministero.
«Ma questi sono
fatti estranei all'Amministrazione comunale, non riguardando i suoi componenti
«Il Maresciallo dei
reali carabinieri sig. Sedda Giovanni è compare del Sindaco di Racalmuto
ma non risulta che il sindaco suaccennato abbia indotto i due funzionari ad
occultare deu reati, come pretende l'anonimo. Il detto Maresciallo è già stato
traslocato a Piazza Armerina, e con ciò
dovrebbe essere cessata ogni causa di malcontento negli avversari del Sindaco.
«Per quanto riguarda
l'Ospedale Civille, mi pregio manifestare a V.E. che il defunto Martino
Ferdinando lasciava, morendo, per testamento e allo scopo di costruire un
ospedale lire seimila di rendita pubblica, 53 azioni della Banca d'Italia ed i
due terzi di una miniera in via di esaurimento. Con queste risorse la
Fidecommissaria ha fatto costruire l'ospedale che andrà in funzione il 1°
gennaio 1897 con 12 letti.
«L'Amministrazione
non è affidata ad un piazziaiolo, come dicesi nel reclamo ma ai Commissari
Parroco Tirone, avv. Tulumello Salvatore, Martorana Luigi, designati dal
testatore.
«Il Tesoriere sig.
Sferlazza Gaspare presta l'opera sua gratuitamente.
« Non è vero che sia
stato accresciuto il numero degli impiegati
comunali poichè l'attuale amministrazione li ha ridotti da sette a
cinque. I medici condotti sono due e percepiscono l'annuo compenso di lit. 400
ciascuno. Le quattro guardie campestri percepiscono L. 60 mensili, ma gli
inservienti sono due .
«A chiarimento degli
appunti che riguardano la conduttura dell'acqua potabile "Fico", la
costruzione delle strade ed il dazio di consumo, mi riporto a quanto esposi nel
mio rapporto del 12 luglio u.s. n. 757- Gabinetto.»
Il Prefetto [F.to
illeggibile]
....------........+++++++++++...........-------
Girgenti - 12 luglio
. 1686 - Gabinetto Prefettura n. 757 - risposta a nota 4 giugno 1216 - Al
Ministro Commissario Civile per la Sicilia.
[Archivio Centrale
dello Stato - R. Cammissariato Civile per la Sicilia - Busta 108]
«In occasione della
chiusura delle minier,e per cui migliaia di operai rimasero privi di lavoro nel
settembre del 1895, si recarono a Racalmuto il Comandante del XII Corpo
d'Armata gen.le Mirri e il Prefetto della Provincia Comm. Annaratone, i quali
in vista della miseria invadente e allo scopo di evitare disordini, eccitarono
quella Giunta Municipale di procurare lavoro ai disoccupati. Poichè il
Municipio non aveva fondi disponibili, i suddetti funzionari autorizzarono il
Consiglio comunale di contrarre, in una seduta d'urgenza, un mutuo di lire
10.000 con la Banca d'Italia, ciò che fu fatto con cambiale notoria del
settembre 1895, pagata completamente nel gennnaio 1896.
«...... eccitarono
il Municipio a dare pronta esecuzione al progetto per la conduttura dell'acqua
Fico [...] la cui spesa prevista era di Lire ventisemila circa [..] siccome
dovevano impiegarsi migliaia di zolfatari disoccupati per un tratto di circa
2.500 metri.
« [....] Si chiese
l'opera degli ingegneri Busuito, Terrana e Lo Presti [......] mediante contributo di lire cinque
al giorno ciascuno.
«[....]
«Il tronco
Montedoro-Racalmuto è una strada comunale obbligatoria [...] deliberata
mediante progetto del Genio Civile [.....] sin da 24 anni or sono e la cui
percorrenza è di 12 chilometri.
«[......] dai
naturali di Racalmuto veniva pagata la prestazione d'opera per 17 mila lire
all'anno. Il malcontento per questa imposizione era generale. L'Amministrazione
comunale attuale abolì nel 1890 la prestazione in parola
«[.......]
«L'appalto -
mediante 'animosa asta pubblica' rimase aggiudicato al Sig. Romano Vincenzo col
ribasso del 15% e col pagamento in cartelle al tasso del 5%.
«Richiese la
costruzione di 24 ponticelli e la spesa di Lit. 52.000.
«Anche i lavori per
lo spandimento della breccia allo stradale Grotte-Racalmuto-Castrofilippo
furono iniziati dal Consiglio Comunale allo scopo di dar lavoro agli operai
disoccupati.
«In quanto allo
appunto fatto alle guardie municipali circa l'accompagnamento del sindaco,
fratelli e assessori [...] furono impartiti ordini di garantire la persona del
Sindaco Cav. Uff. Tulumello Luigi e dei componenti la di costui famiglia, sia
perchè il primo è stato diverse volte minacciato di vita sia perchè la famiglia
Tulumello è la più cospicua del paese.
«Quanto agli
addebiti fatti alla guardia comunale Martorelli [...] furono sporte due
querele, per ingiuria una e per minacce
semplici l'altra. Ma le querele in parola furono ritirate dalle parti
[...]
«Circa gli addebiti
fatti al Vice Pretore Sig. Tulumello Salvatore e Sindaco Sig. Tulumello Luigi
[...] entrambi sono stati per ben tre voltericonfermati nelle cariche.
«Il Vice Pretore è
Vice Presidente della Commissione per la Ricchezza Mobile, Presidente della
Commissione dell'Ospedale Civico locale, Tesoriere del Collegio di Maria.
«Lo assegno che
vuolsi si corrisponda ai nominati Messana ed Alba è un pretto mendacio, in
quantoché il Messana Calogero è un individuo che ha minacciato di vita la
persona del Sindaco, e l'Alba è morto.
«Il dazio consumo
[....] fu assunto in economia dal Comune. La direzione al sig. Orcel Francesco
[...] la gestione dal Consigliere Comunale Calogero Sferrazza, persona proba e
idonea.
«[.........]
«Non risulta fondata
l'asserzione gratuita che il sindaco sia circondato dalla mafia. E' tanto vero
che [...] il ripetuto Messana Calogero, quantunque suo cugino [...] non ha
potuto ottenere impiego di sorta. [...] è ricorso alle minacce di sopra cennate.
«[...]
«Il Direttore di
dette scuole sig. Chiodo è stato dal Ministro fregiato della medaglia quale
benemerito della istruzione pubblica.
«Quanto alla maestra
La Rocca, che si vuole supplente, risulta essere stata nominata regolarmente
titolare con deliberazione approvata dalla Superiore Autorità Scolastica.
«Circa il Teatro
[.....] il contegno del pubblico risulta essere stato irreprensibile.
«Nor risulta che il
Pinò e il Tinebra siano dal municipio mantenuti agli studi [.....] Il Pinò
[...] a Palermo esercita il mestiere di rivenditore di salgemma ed ora [quello]
di calzolaio. Il Tinebra è in effetti studente di medicina, ma si appartiene a famiglia
agiata del luogo.
«Quanto al Lumia
Eugenio [prestò l'opera di revisore delle liste].
«Il sig. Rao
segretario comunale, è persona stimata.
«il Baeri, ch'è
figlio di un Consigliere comunale, intendeva tenere per sè tutto l'introito
dell'Ufficio [della Conciliazione]. Il segretario comunale fece lagnanze al
Consiglio, ed allora per l'intervento di comuni amici, venne stabilito con
convenzione privata che il Segretario avrebbe ceduto tutti i proventi della
Conciliazione al baeri, purchè questi avesse a lui corrisposto un assegno di
sole 25 lire mensili.
«[...]
«[Costruzione
serbatorio d'acqua in contrada S. Croce:] il Denaro fu solamente adibito
dall'ingegnere come capomastro per i
lavori di finimento.
«L'illuminazione del
paese, stante che l'appaltatore Ciappina era fallito [...] fu assunta in
economia. [...] I fanali si mantengono accesi fino all'ora determinata e giusta
le consuetudini di tutti i piccoli paesi della Sicilia.
«Non risulta che i sigg.ri Busuito dr.
Carmelo Salvatore, Nalbone cav. Giuseppe, Romano cav. dr. Salvatore siano gli
speculatori di appalti. Costoro si designano come persone superiori ad ogni
sospetto e vivono di professione e di rendire proprie.
«L'assessore
dell'Annona è il sig. Alfano Salvatore. Nell'assenza di costui fu incaricato
del ramo di servizio l'assessore Bartolotta cav, Giuseppe il quale, affermasi,
non pensò mai di fare stipulare convenzioni tra i pastai del luogo, con la
comminatoria di una multa di lire cento. tra i negozianti di pasta vi fu in
quell'epoca una specie di concorrenza forzata dalla gelosia di mestiere, che
cessò subito avendone gli stessi negozianti risentiti i danni.
«[.......] le
quattro firme sono apocrife, giusta regolare dichiarazione dei pretesi
firmatari.»
Il reggente la
Prefettura
[Mi riprometto di
acquisire fotocopia della citata documentazione, n.d.r.]
********
* * * *******
Opere Pie - 3- 195 - 2
28.12.1896 -
Racalmuto O P - Legato Franco - Bilancio 1897
«Fidecommissaria del
legato di maritaggio del Canonico Diego Franco da Racalmuto.
Fidecommissari:
1) Cavallaro dr.
Luigi - Presidente
2) Tulumello
Giuseppe - Fidecommissario
3) Franco Gaspare
- " "
4) Nalbone Angelo - " "
*************
* * * ***************
[Nella mia ricerca
sul Mutuo Soccorso di Racalmuto appare come socio al n. 131 NALBONE ANGELO di Luigi (ammesso con
delibera del 9 aprile 1907].
« Personalità di spicco e notabili chiedono -
e naturalmente,
ottengono - di far parte del Mutuo
Soccorso. Il 9 aprile del
1907 è la volta del cav. Angelo Nalbone
fu Luigi. Il 28
febbraio 1908 entra una triade
eccellente: L'avv. Emmanuele
Cavallaro, l'avv. Giovanni Scibetta e
il Cav. Luigi Tulumello.!
Ruotano, ora più che mai, attorno al
circolo interessi ed
operatori dell'industria zolfifera.»
« Il consiglio
approva e subito passa ad un altro argomento,
stavolta un p•' frivolo. Leggesi in
quella stessa delibera (19
maggio 1894): «Susseguentemente a ciò
ricorrendo la festa di
Maria SS. del Monte, ad evitare che lo
accalcarsi dei Soci nel
balcone della Società a fine di vedere
lo spettacolo della
festa potrebbe dar luogo a qualche
disgrazia, decreta: nei
giorni 26 e 27 maggio l'apertura di
esso balcone si tenga
chiuso,non essendo bastantemente
solido.»
«Il successivo 24 maggio, in consiglio
il presidente Tulumello "fa
osservare che nelle trattative di
affitto del locale della
Società, si stabilì che il Sig. Nalbone
Angelo si fosse
servito del balcone di detto locale
durante il periodo della
festa di Maria SS. del Monte per
godersi dello spettacolo
pirotecnico, ed espone al Consiglio
l'istanza di esso sig.
Nalbone per aversi il cennato balcone
secondo fu stabilito. Il
Consiglio ad unanimità per alzata e
seduta delibera:
concedersi il balcone semprecché venga
dal Sig. Nalbone fatto
riparare.»
«L'anteguerra
scorreva a Racalmuto piuttosto serenamente.
Qualche problema per l'emigrazione.
Tante preoccupazioni ma
limitate ai ceti miseri che per• non
risultano molto estesi
sia per una discreta agricoltura, sia
per le industrie
estrattive locali. Certo, le grandi
famiglie di un tempo si
sono consunte (Matrona e Tulumello, in
testa) ma altre vi
subentrano più mercantili,
imprenditoriali e dedite
all'esercizio di professioni (legali,
mediche e
farmaceutiche). Hanno la testa sulle
spalle, mostrano qualche
grettezza ma tutto sommato sono operose
e dinamiche.
Nalbone, i Grillo, gli Alaimo, i
Bartolotta, i Caratozzolo,
Falletti, i Burruano, i Romano, i
Cavallaro sono ora il
'Gotha' paesano. Non pu• dirsi che il Mutuo Soccorso ne sia
in qualche modo l'espressione. Il loro
ritrovo è altrove.
'galantuomini' di paese si ritrovano al
Circolo Unione.
Negli anni che precedono la grande
guerra del '15-'18, pure
nell'estrema periferia del Meridione,
anche a Racalmuto pu•
registrarsi una qualche eco della
imperversante 'belle
époque'. Al circolo, gli organi di
vertice (presidenti
Calogero VOLPE e Francesco CARATOZZOLO)
hanno il loro bel da
fare per disciplinare il 'carnevale del
1914'. Il 17 febbraio
si verbalizza: «Dietro progetto e
domanda di diversi soci, per
il divertimento in questo sodalizio per
le feste di carnevale,
il presidente propone
all'amministrazione di fare una
commissione per il mantenimento
dell'ordine interno, e di
tutto quello che occorre. Si dà facoltà
di nominare la
commissione al V. Presidente sig.
Martorana Pietro, V.
Presidente Signor Rosina Giuseppe ed il
Presidente Caratozzolo
Francesco.» Redattore del documento risulta il
segretario
Calogero PUMA. »
«Continuando a consultare i verbali, cogliamo
un'eco di quei
tempi difficili. Il 21 marzo del 1920
viene approvata
all'unanimità la proposta di far «sorgere la Cooperativa
di
consumo.» A tal proposito si elegge una commissione
composta
dai signori «Comm. Angelo Nalbone, avv. Emmanuele Cavallaro,
avv. Vincenzo Vella, Mattina Gaetano,
Comm. dott. Bartolotta
Giuseppe, Sciascia Giuseppe di
Giuseppe, Alfieri Salvatore,
Sferrazza Carmelo, Morreale Salvatore,
Volpe Calogero, Tinebra
Baldassare, Vincenzo Burruano Alfano.»
Compito di quei signori
era quello di compilare «statuto e
regolamento di detta
cooperativa». Di quella cooperativa noi
non sappiamo altro. Ci
incuriosisce l'assortimento di
personalità, uomini ed
indirizzi politici non proprio bene
amalgamato che si annida
nella cennata commissione. Per ben
comprendere quel che
diciamo, ci permettiamo di riportare
fedelmente i rapporti
di polizia e prefetizi di eventi
clamorosi avvenuti
nell'agosto del 1920 in Racalmuto.
Taluni dei personaggi della
istituenda cooperativa racalmutese vi
sono additati con nome e
cognome e per partecipazione diretta o
per ispirazione occulta
di un sommovimento di popolo, alla cui
testa rinveniamo alcune
celeberrime figure femminili del paese.
Non se ne voglia al
povero cronista se ha avuto la ventura
di riesumare antiche
carte del Ministero degli Interni. Quel
che riportiamo è
leggibile nell'Archivio Centrale dello
Stato (cfr. MI-1920
busta n. 89). Del resto trattasi di
episodi simpatici ed
esaltanti. Gli eredi, possono comunque
esserne, oggi, fieri.
Erano pur sempre dei protagonisti. E di
veramente infamante -
a distanza di tanto tempo - non è
rinvenible alcunché.
Le avvisaglie della rivolta d'estate
della popolazione
racalmutese si hanno in un diffuso
malcontento degli zolfatai.
Il telegramma prefettizio n. 4113
dell'8 luglio 1919 informa
il Ministero dell'Interno che «in
Racalmuto centro minerario
tutti zolfatai scioperarono scopo
protesta contro caro-viveri
ed iniziarono dimostrazione tosto
sedata pronto intervento
quel funzionario. Seguito promessa
attuazione nuovo calmiere
scioperanti si sciolsero.» L'anno dopo,
la faccenda si
complica. Per tre giorni (dal 14 al 17
luglio 1920) si hanno -
precisa un telegramma della solita
prefettura agrigentina -
«®dimostrazioni ostili amministrazione
comunale Racalmuto,
togliendosi a pretesto insufficienza e
cattiva distribuzione
oposto dalla lista di opposizione a
quella
ufficiale, lo proclama a Vice
Segretario di questo Sodalizio
ad unanimit…. ò !
®2ø Il consiglio Direttivo ad
unanimit…, compresi i controlli
aventi diritto di voto, ritenuto che il
giornale _L'AVANTI_
non risponde alle esigenze delleà
mandato in luogo finchéli,
che reggono il nostro Sodalizio,
propone la soppressione di »
Vi è subito un altro dispaccio al
Ministero per segnalare che
proprio quel diciassette luglio del
1920 una «colonna di circa
tremila dimostranti tentò di
saccheggiare e incendiare
magazzino fave comm. Narbone (sic!) un maggiorente
dell'amministrazione comunale». Il
prefetto Nannetti soggiunge
di avere chiesto al «Comm. Mori
<che> sia colà <cioè a
Racalmuto> inviato oggi stesso parte
nucleo carabinieri
servizio rinforzo». La faccenda ha un
corso che indispettisce
l'on. Abisso. Il Ministero chiede una
prima delucidazione al
prefetto di Girgenti che tra l'amaro ed
il velenoso così
replica il 19 luglio: «on. Abisso che
prima era un mio non
desiderato laudatore sotto tutti i
rapporti, oggi, per suo
tornaconto politico, pare abbia
cambiato giudizio <...> <E
tanto perché a Racalmuto> procedono
accertamenti con arresto
responsabili, ciò che non si vorrebbe
dai partigiani on.
Abisso, militanti partito avverso
amministrazione comunale,
contro cui disordini furono promossi
sotto pretesto deficienza
servizi approvvigionamento per i quali
purtroppo si attraversa
un periodo di difficoltà non avendosi
rifornimento stabile e
non riuscendo che, a stento, con grano
requisito di produzione
locale, soddisfare giornalmente bisogni
popolazione.»
I partigiani del'on. Abisso, avversari
del Nalbone ed altri
componenti dell'amministrazione
comunale, erano personaggi
eccellenti nella scena politica e
sociale di Racalmuto. L'on.
Abisso, per difenderli, lancia
un'interrogazione parlamentare,
a risposta scritta, il 7 agosto del
1920. Il prefetto è
costretto a difendersi. L'iniziale
sicumera scema ed ora
chiarisce che «V. Commissario Micucci
fu da me fatto
sostituire con Allisio e Mazzora perché
Pro Sindaco Racalmuto
era fisso nell'idea che funzionario
fosse stato influenzato
dai suoi avversari, circostanza questa
che dimostra
infondatezza accusa on. Abisso. Quanto
al tenente presidente
gruppo requisizione, egli ha affermato
non aver mai detto le
parole attribuitegli da commissione
zolfatai presentatasi 15 dec.
mese a quell'ufficio p.s.- Ha pure
affermato non avere mai
ricevuto denunzie per vendite
clandestine di grano a prezzi
superiori ai prescritti.» Certo, l'on.
Abisso era stato
perentorio e sferzante nella sua
interrogazione parlamentare,
preludendo allo stle della sua
successiva avventura fascista,
che, invero, sarà alquanto controversa,
più che altro a motivo
della sfuggente figura di un suo
congiunto, il farmacista
Frisia.
L'onorevole voleva sapere, senza mezzi
termini, quali
provvedimenti intendeva prendere il
Ministero «contro quei
funzionari che nel loro impudente
partigiano contegno
<avevano> provocato gravi tumulti
nel comune di Racalmuto». La
cronistoria di quei gravi tumulti possiamo
'gustarla'
rispolverando i documenti
ministeriali.
Telegramma 10417 da Girgenti 5.8.920: partenza
ore 21.45
arrivo 6 1,30 - Min. Interni
«Dal prefetto di Catania è stato
trasmesso telegramma ieri di
codesto Ministero 17583 relativo
interrogazione On. Abisso
contro contegno funzionari ai quali imputa tumulti
verificatisi Racalmuto dal 14 al 16
decorso luglio. - Premesso
che disordini Racalmuto ebbero inizio
improvvisamente e che
malcontento per deficienza
approvvigionamento servì per
pretesto avversari amministrazione
comunale per abbatterla
costringendo pro-sindaco dott. ALAIMO a
dimettersi, escludo
che unico funzionario in luogo Domenico
Micucci all'inizio dei
disordini e gli altri V. Commissario
Allisio Carlo e dott.
Marzani Francesco, colà mandati giorno
15 per sostituirlo
perch‚ pro-sindaco ne dimostrò
convenienza, abbiano provocato
essi i tumulti. Devesi anzi ai
funzionari P.S. se i disordini
furono arginati e vinti senza
conseguenze per le persone.»
Segue 'dettagliata' del 23.
«Aggiungo per quel conto che dovesse
farsene e allo scopo di
essere il più possibilmente preciso su
ogni circostanza che il
15 luglio Commissione zolfatari,
contadini ed operai
presentossi ufficio P.S. Racalmuto
reclamando sostituzione
tenente quel gruppo requisizione
cereali che dicevano non aver
dato corso denuncia avuta vendita grano
prezzo lire 170 al
quintale e che alle rimostranze
popolazione avrebbe risposto
"mangiate patate". In
proposito riferii subito presidente
Commissione Provinciale requisizione
per provvedimenti caso.
Presidente dispose inchiesta ma ancora
non conoscesi risultato
che perciò riservomi comunicare avendo
fatto speciale
sollecitazione. - Prefetto Nannetti
-»
In contemporanea, la Prefettura di
Girgenti ragguaglia il
Ministero su quelli che definisce
'disordini di Racalmuto'.
Eccone, con puntuale fedeltà, il testo,
che ad alcuni
racalmutesi pu• ancor oggi tornare
sgradito.
«Trascrivo - esordisce il prefetto
Nannetti - il rapporto
presentatomi da quel V. Commissario di
P.S. "Con riferimento a
precedente corrispondenza telegrafica,
pregiomi riferire alla
S.V. Ill.ma che in questo Comune
serpeggiava un forte
malcontento per la deficienza degli
sfarinati.
"La mattina del 14 corrente un
gruppo di circa 300 persone,
all'arrivo di due autocarri carichi di
pasta, li circondavano
per impedire che la pasta venisse
depositata nel magazzino
consorziale per tema di possibili
sottrazioni. Intervenuto il
V. Commissario sig. Domenico Micucci,
detta pasta venne
depositata in questo ufficio di P.S.
"Nel frattempo si raccolsero circa
200 persone, che,
precedute dalla bandiera nazionale, si
avviarono presso
l'abitazione del pro-sindaco con grida
di abbasso, reclamando
le di lui dimissioni. Contro
l'abitazione del pro-sindaco vennero lanciati sassi
che frantumarono i vetri di tutte le
invetriate.
"Però, per l'intervento del V.
Commissario Sig. Micucci, la
folla desistette da altre violenze e si
diresse verso la casa
comunale con minaccia di saccheggiarla
se il pro-sindaco non
si fosse dimesso.
"Poco dopo il dott. Alaimo fece
sapere che egli aveva già
presentate le proprie dimissioni e la
folla ritorn• in piazza
continuando a protestare per la scarsa
distribuzione degli
sfarinati. Indi, mercè l'esortazione
del predetto funzionario,
i dimostranti si sciolsero.
"Il quindici successivo, si ebbe
altro tentativo di
dimostrazione, che, senza incidenti,
venne sciolta.
"La sera del 16, alle ore 20 e 15,
essendosi ad arte
propalata la notizia che l'ill.mo
signor Prefetto non aveva
accettate le dimissioni del pro-sindaco
e trattenuto a
Girgenti, in segno di punizione, il V.
Commissario sig.
Micucci, in Piazza Umberto 1°
s'improvvisò una dimostrazione
con grida 'Abbasso l'amministrazione
comunale!', e per
l'abolizione del tesseramento al mulino
per la macinazione del
grano. I dimostranti percorsero la Via
Garibaldi, frantumando
molti vetri delle abitazioni private,
non esclusi quelli di
quell'Ufficio di P.S.; e mentre lo
scrivente parlamentava con
il Presidente del gruppo della
requisizione grano, sig.
Tenente Veniero Giuseppe, per un
componimento conforme ai
desiderata della popolazione, parte dei
dimostranti si avviò
alla casa del comm. sig. Angelo NALBONE e, quivi, dopo avergli
frantumato tutti i vetri, scassinarono
la porta di un
magazzino sottostante all'abitazione
dello stesso e vi
appiccarono incendio, per cui, il comm. Nalbone, per
richiamare l'attenzione della forza,
cominciò a sparare colpi
d'arma da fuoco.
"Recatomi sul posto con i pochi
militari dell'arma presenti,
dopo aver subito fugati i dimostranti,
mi diedi con l'ausilio
anche dei vicini di casa Nalbone, a fare opera di
spegnimento.
Durante le quali operazioni i
dimostranti si riversarono verso
l'abitazione del pro-sindaco, ove,
oltre di avergli frantumato
altri pochi vetri rimasti intatti il
giorno avanti, gli
devastarono la villetta prospiciente
all'abitazione, gli
abbatterono parte della ringhiera di
ferro che cingeva la
villetta dalla parte della strada e
tutta quella laterale che
divide la villetta dal cortile
d'ingresso. Tentarono pure di
forzare il portone di entrata, di
scassinare la porta del
magazzino con cereali e quella della
cantina, che
resistettero, rubandogli due paia di
colombi, cagionandogli un
danno complessivo di L. 2.000.-
"Durante tale vandalismo il
Prosindaco cominci• a sparare
colpi d'arma da fuoco per
fare ivi accorrere la forza in di
lui
soccorso, ed in seguito ai quali colpi
mi recai subito in
luogo con i militari dell'arma, ma il
furore popolare aveva
già compiuto la sua opera, e, dopo non
pochi superati stenti
si riuscì a fare gradatamente
allontanare la folla.
"Dalle indagini successivamente
svolte si è potuto stabilire
che la causale dei disordini non è
stato solamente il
malcontento per la deficienza degli
sfarinati ma l'influenza
politico-amministrativa locale dei
maggiorenti del partito
contrario, per rovesciare
l'amministrazione comunale.
"Accertata la responsabilità degli
esecutori dei lamentati
danneggiamenti, si è proceduto
all'arresto di Macaluso
Leonardo di Calogero, di Rizzo Eduardo
fu Vincenzo, di Rizzo
Francesca di Pietro, di Ippolito
Stefana di Gaetano, di
Scibetta Luigia fu Luigi e Ansaldo
Giovanna fu Mariano. E
denunciati, per la loro irreperibilità,
i nominati Grego
Giuseppe di Vincenzo, Cacciato Pietro
d'Ignoti, Chiodo
Giuseppe fu Calogero, Campanella
Salvatore fu Antonio, Cino
Francesco fu Calogero, fratelli
Giuseppe e Luigi Lo Bue e
Giuseppe Castelli d'Ignoti, siccome
tutti esecutori materiali;
e denunciati inoltre per istigazione il
comm. Giuseppe
Bartolotta fu Luigi, l'avv. Emmanuele
Cavallaro fu Felice,
Luigi Messana di Emilio, Alfonso Vinci
di Giuseppe, Nicolo'
Sferrazza di Carmelo, Nestore Falletto
fu Luigi, Francesco
Caratozzolo fu Felice e l'avv. Calogero
Picone Chiodo fu
Giuseppe". «Il Prefetto Nannetti.»
Quelle suffragette in formato paesano e
racalmutese destano la
nostra più viva simpatia. Alla testa di
quel codazzo
manzoniano, tutto preso dal pane e la farina per la
popolazione, erano donne fiere,
irrituali, imperiose,
ardenti e passionarie. Ombre fluttuanti
nelle memorie della
nostra infanzia. Annidda la Pisciara o
Carmela l'Acqualora
erano come loro se non loro. In una
Racalmuto maschilista,
prevenuta contro le donne, un p•'
codina, quegli esempi di
ribellismo femminile sono eccezioni, ma
pur sempre
casi di ammirevole ribellismo. »
*************
* * * ***********
Da "Annuario d'Italia - Calendario
generale del Regno " - 1896 II pag. 318 ss.ù
Mandamento di
Racalmuto.
«[..............] Cereali (negoz.): [.........] Nalbone F.lli.
« [..........]
Miniere di zolfo (Eserc..):[.........] Nalbone
F.lli.
*******
* * * *********
Archivio Centrale
di Stato - Roma
- "Commissione Parlamentare
d'inchiesta - 1875-76"
«Vi è una lettera di
Nalbone Francesco di Racalmuto -
rimessa al Prefetto di Girgenti e quindi non figutante agli atti - contro il
Sindaco di Racalmuto - cfr. Fascicolo 5
- sf. 3 lettera N - n. 1»
«Fascicolo 11 sott.
8 - Appunti degli interrogatori tenuti dalla sottocommissione nella città di
Racalmuto nel giorno 21 Dicembre 1875 - Sezione della Giunta Comm. Vrga Sen.
ff. da presidente, Alasia, Consigliere di Stato, Cav. Luigi Gravina Deputato -
Testimoni uditi:
1) Gaspare Matrona -
Sindaco
2) Enrico
Micali-Freri Pretore
3) Delegato di
Pubblica Sicurezza
4) Bonfanti Antonio
Maresciallo Carab.
5) Dr. Diego
Scibetti Troise
6) Carlo Lupi
7) Giuseppe Grillo.
[V. acclusa fotocopia]
[Cfr. Fascicolo 66
per la trascrizione del resoconto stenografico]
Fascicolo 2
[Archivio Centrale dello Stato - Giunta per l'inchiesta sulle condizioni
sociali ed economiche della Sicilia 1875, Scatola 7 fascicolo 5 - sf.
2[sottofascicolo 2] lettera A n. 13]
"inchiesta - Lettera Anonima [n. 13] 1875
[Fascicolo 5- sf. 2- 13]
«Signori Presidenti
e componenti la Commissione d'inchiesta - Canicattì.
«Uno solo è il tema
del giorno, il sindaco di Racalmuto. E' una anomalia quello, un anacronismo ,
un controsenso che per adempiere ad un'opera eminentemente patriottica, bisogna
ad ogni costo scalzare. Avanti adunque, dietro vi sta l'abisso.
«Avvezzo l'integerrimoad un arbitrio il
più sconfinato ed a vederci tacere e soffrire non comprendeva che quando si è
all'orlo del precipizio ed una calamità ci minaccia; quando le prepotenze, gli
arbitrii, le vendette ed i balzelli han raggiunto il favoloso e l'ingiusto;
quando il denaro del popolo trovasi
impudicamente scialacquato e le centinaia di migliaia spariscono come lampi;
quando un comune floridissimo batte alle porte della bancarotta; quando la
libertà è un mito e le votazioni avvengono nel modo, simile alla fiera proposta
dell'assassino, il quale appuntando il coltello alla gola ti dice o la borsa o
la vita, l'uomo libero, indipendente ed onesto non deve restarsene
indifferente, né temere le basse calunnie. I nemici dell'ordine gridano e
s'impongono, quando gli onesti tacciono e tremano; quindi è che generosi
cittadini sorsero per protestare ed opporsi a che le iniquità finiscano, ed il
denaro del pubblico cessi una volta di essere il patrimonio di una .. casta.
«Alcuni lodarono
l'attuale stendardo tenutosi da undici anni dall'integerrimo Sindaco Matrona triste avanzo della più efferata
tirannide, ma quello è lo stendardo che si è imposto con la minaccia, colle
violenze e colle vendette. E' lo stendardo che ha partorito il medio Evo in
permanenza, prepotenze, vessazioni ed angherie di ogni sorta con una franchezza
tale da mostrare che giustizia non esiste. e si vive senza governo. E' lo
stendardo che pospone la pubblica istruzione allo spirito di parte, si
rimossero abilissimi professori Farrauto, capitano, Chiodo, Zambuto,
perchè ebbero il coraggio di seguire
l'impulso della propria coscienza, e
negare il voto ai suoi affiliati; fu l'ill.mo che al professore provetto e direttore di quelle
scuole Sig. cappadoro in un giorno di Venerdì Santo ed innanzi ad un pubblico
ebbe l'ardire d'insultarlo ed opprimerlo dicendo che non lo schiaffeggiava per non lordarsi le
mani. Imbecille di professore! dovevi conoscere che il funzionario, il quale si
fa superiore alla legge e la calpesta è un ingiusto aggressore. E' lo stendardo
sotto il quale i delitti si sono aumentati e di giorno in giorno aumentano;
pascoli abusivi, furti campestri, grassazioni dentro e fuori dell'abitato,
omicidi anche nella pubblica piazza. Signori dello stendardo siate sinceri e
veridici, per come ogni cittadino deve esserlo, e diteci: a chi il popolo ne
addebita la colpa? quali cause ne adduce? quali rimedii propone? E' lo
stendardo che di precipizio in precipizio ha rovinato la ricchezza pubblica e
la privata ancora. E' lo stendardo che
ha oberato di pesi civici un comune di speciale floridezza, sino a condurlo
alla disperazione, dando tasse esorbitantemente aumentate che di anno in anno
si aumentano e sempre infuccienti. E' lo stendardo che ha imposto
un'imposizione grave, insostenibile, estrema.
«Ma vorrà porsi un
argine a tanto torrente? Non lo sperammo quando 22 civili notabili tutti
presentatisi in massa a reclamare, nulla ottennero sin'ora. Quando una
dimostrazione seria, preconcetta, imponente, feroce di diciotto ammoniti,
chiamati uno per uno e guidati dalla guardia campestre Vinci e fratello,
servitore del Sindaco ed ai quali si fan passeggiare e fermare, dinanzi il
nuovo casino, strisciando i piedi e provocando ad una guerra civile, si vela
sotto l'aspetto d'ubbriachezza.
«Qundo, mentre i
Racalmutesi lavorano pesantemente, come una mandria d'Iloti, o pagano una
enorme tassa di sangue per la strada da giorni aperta Racalmuto-Montedoro,
un'altra se ne intende aprire, Racalmuto-Favara, capricciosa, vessatoria ed
ingiusta, e tuttoché legalmente dichiarata non necessaria, né di pubblica
utilità, come dall'Ufficio prefettizio 30 aprile 1870, si ritorna su di essa e
si approva, favorendo l'interesse dell'Ill.mo
alla di cui casa di campagnatrovasi esclusivamente destinata. Quando, tuttoché
si è giustificato che il Consiglio Comunale in Racalmutonon si radunava che
sempre in seconda convocazione, ed i tre fratelli Matrona dispongono di vistoso
patrimonio di quel Comune, pure non si è riparato. Quando nella relazione del
valente professor Ragusa, il quale
palesa che in Racalmuto non osservò che scuro
, non si vuol vedere una dimostrazione di popolo tutto ufficialmente invitato
che non prese parte in odio al Sindaco. Quando .... basta, l'animo si commuove,
e minaccia di trasmodare la lingua: infreniamola per ora a prudenza.
«Or allora che
questi, quando ci parlano tutti nell'anima, si ha mille ragioni di credere che
quel Sindaco sarà confermato. Ebbene Sigg.ri della Commissione in questo caso
altro non resterà all' Ill.mo
che sulle orme dell'amabil suo fratel cugino Giuseppe geraci Matrona Sindaco di
Castrofilippo, il quale si suicidò in prigione, chiamarci uno per uno in
sefreteria e trucidarci.
«Persuadetevi,
Signori, finché l'ammonizione ed il domicilio coatto non saranno a lui
applicati, Racalmuto avvilito e depauperato non avrà pace giammai.»
*.*
*
[Archivio Centrale dello Stato - Giunta per l'inchiesta sulle condizioni
sociali ed economiche della Sicilia 1875, SCATOLA 7 FASCICOLO 5 - sf. 2
LETTERA "A" n. 15]
da Racalmuto, 20
dicembre 1875 (anonimo)
«Illustrissimi Signori Onorevoli
Componenti la Commissione
d'inchiesta parlamentare
Canicattì
«Illustrissimi
Signori,
«Racalmuto, che in
questi ultimi tempi dà lo spettacolo di un anormale stato, stava ansante
appettando una visita delle Signorie loro ill.mi per dare una forma di esistenza che fosse conforme a giustizia,
alla riparazione ed alla concordia secondo le promesse potenti inaugurate dal
nostro Augusto Sovrano .
«E però l'allarme si
rincrudelisce nel venire a conoscenza che le loro Signorie hanno preso altra
rotta, lasciando Racalmuto. S'addolora dippiù sentendo che ga chiamato una
Commissione scelta dal seno d'un partito che vuole a forza imporsi con
violenze, con prepotenze e con illegalità e ch'è in urto alle ispirazioni
pubbliche. L'ultima cronaca del paese è bastante delineata dalla stampa, che
per ultimo risultato pose al silenzio i nemici pubblici.
«Dei reclami si sono
presentati alle Autorità superiori della Provincia, senza risultati. Signori Onorevoli! Racalmuto per più
versi non è paese che merita essere abbandonato! ...E' perciò pubblica anzia
[sic] di far sentire i proprii lamenti alla Commissione d'inchiesta Dalle
Signorie loro bene rappresentata; e si è sicuri che si convincerebbero che
sotto la vernice di un lusinghiero quadro, esistono piaghe cancerrose per
Racalmuto che solo la loro sennata Autorità potrebbe sanare.
«Si chiede quindi
che fossero chiamati cittadini di qualunque gradazione; meno fratelli Matrona, Cammillo Picataggi, Alfonso
Farrauto, Giuseppe Grillo Cavallaro, Carlo Lupi, fratelli Salvatore e Michiele
Mantia, Arciprete, Michiele Alaimo, Gioachino Savatteri, ed impiegati tutti
comunali, i quali hanno saputo collidersi e colludersi in più o in meno; e
formano i gaudenti dell'azienda Comunale.
«Con ogni sicurezza
allora le SS.LL.II. si potrebbero fare giusta es adequata [sic] immagine delle
condizioni attuali lacrimevoli del paese, per promuoversi gli opportuni e
giusti provvedimenti.
«Si spera giustizia.
«Racalmuto 20 Dicembre
1875»
Nella "Rubricella" contenuta nella
Scatola 7[Renato GRISPO- L'Archivio
della Giunta per l'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della
Sicilia - Inventario - Cappelli Editore 1969 porta [5] - L'archivio usa questo testo per inventario, ma la
numerazione non corrisponde alle scatole] e che riguarda le
"petizioni", alla lettera N risulta la seguente
annotazione che ci porta se non all'autore, almeno all'ispiratore delle
precedenti lettere non firmate:
« N.ro ordine
«Nalbone Francesco 1
"al
prefetto di Girgenti"
e nell' «Elenco dei Reclami e petizioni» [Stessa
scatola 7, stesso fascicolo 5, ma sottofascicolo 3, elenco ben diverso dalla
Rubrucella p.c.] vine meglio precisato come così di seguito:
1 Nalbone Francesco di Racalmuto «Reclamo
contro il Sindaco di Racalmuto»
* * * * * *
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