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venerdì 19 febbraio 2016


Questa è la più imbecille stronzata racalmutese che si possa affiggere su una parete entrando a destra del più conclamato Santuario mariano della terra dei Sicani- Come si può "festeggiare il IV centenario di (un) fausto avvenimento" mai avvenuto?

Forse Sciascia ha ragione nel dirci a noi racalmutesi  che siamo "marioli e servi in quanto imbecilli".  Ma sai qui ai tempi in cui i Borboni stavano per essere scacciati un vescovo agrigentino BARBONISSIMO  diede incarico ad un  abile latinista della sua Curia per fre addirittura un salterio (forse il termine è un altro) ove far diventare oggetto di Fede le panzane inventatesi da un certo padre Carusulli. E non è che lassù nella opulenta sede giurgintana non si sapesse la verità. Giù negli archivi si sono bolle motu proprio diplomi tomi e giuliane che tutto dicono e trascrivono sulla storia della cbiesa agrigentina. Ma turlupinare il popolo di Racalmuto per quella superstiziosa credenza in una "imago miracolosissima” vnuta da lontano di cui scrivono altri vescovi cinquecenteschi valeva bene una Bolla episcopale.

E non finisce qui, letterati anche di vaglio o maestri elementari accreditati del ventennio democristiano ci hanno pure ricavato un recital ove appaiono persino nomignoli della tua attuale terra di lavoro. E chi può permettersi di dire: -“guarda che stiamo turlupinando la gente”.

A dire il vero ci aveva tentato un  gesuita, padre Morreale. Apriti cielo! lo Sciascia laico e scettico gli si rivoltò contro con una sapida invettiva come despota di "quelli della Noce" da me registrati nei miei annali di paese come i NOCINI. Porca miseria! Sciscia mi ha ostretto a difendere la memoria di un gesuita. Ma era il gesuita ad avere ragione ed era il "rondista" Nanà che si era dato ad n intollerabile laico blasfemare.  Calogero Taverna

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