Contra Omnia Racalmuto

...per mestiere spiego bene agli altri quello che per me non comprendo.

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domenica 13 marzo 2016

Certo qui è storia ignota ai racalmutesi e non gliela racconta Tanu Savateri né la libera Regalpetra di Scimé


sociale news

Racarmutu era “la piccola Palermu”…

Posted by Corvo News on 13 marzo 201613 marzo 2016

Cari amministratura,
lassati pi’ tanticchia
la mangiatura …  (ndr)
pinzati a li picciuotti
ca si sbattinu la testa mura mura
pi’ tanticchia  di travagliu
e macari in quarchi patria oscura…(ndr)
Racarmutu era ” La piccola Palermu”
tantu  travagliu si svurgiva all’internu
ora ca lu paisi è gghiuntu a lu patreternu
lu facistivu cadiri drittu dritt  a lu ‘mpiernu…
Manta cuverna li so parrucciana:
lo sporti lu fa sulu cu la so caruvana…
Picuni sviluppa ‘nna curtura  nana nana:
presenta libricedda
quasi ogni simana…
Alessi li ” lavori” li talia a la luntana:
tuttu è fermu di tant’anni
finu a ‘sta simana…
a godisi la gloria e l’interessi
è  sulu la vicisinnaca la Martuliana…
Pi’ nun parlari di la Mantiuna :
è prisidenti e mancu sinn’adduna
cadì a la dritta cu tanta furtuna
ma nun sapi chi “rusariu” fari scurriri
‘nni la cruna…
lu sinnacu fa la parti
di patri priuri
e arridi arridi a lu so eletturi
cummatti la guerra di lu depuraturi
e lu fa mintiri ‘mmotu
pi’ ‘nna para d’uri…
sarbu è accussi lu pianu regolaturi
e la fitinzia sinni scinni a lu Naduri  (Bompensiere)…
e2y7m
CONTINUA



Quando in un non spregevole 'spazio vitale' secondo il teorico  Forsthoff risorge la vena vernacola  per irridere deridere alludere ed anche indulgere qualcosa si muove in quel consorzio civile.

 Racalmuto è ormai consorzio civile di letteraria dignità. Merito (e per me colpa) di Leonardo Sciascia.

 

Ora persino Tano Savatteri cerca di far soldini con i suoi consunti ragazzi di Regalpetra  e sfoggia pretese narrative circa una veridica storia di un ignoto "paese della ragione" (Sciascia invero lo ebbe a repellere ritenendolo sentina di servilismo e di criminalità a riflesso di una atavica generale follia traslando situazioni sue familiari all'intero contesto paesano racalmutese).

 

 

Abbiamo letto con gusto questo singolare rimatore vernacolare, questo novello CORVO anonimo poeta. Sotto vesti dimesse però annusiamo l'uomo allittratu e sapituri di cose intime comunali.

Un sorrisetto ironico solo quando vuol far credere a me che orde di giovinastri ben vestiti assordanti il paese con macchine targate ora FA anelino un lavoro lagnusunazza come sono. Giovani stanziali che ti vengano a far lavori in campagna o che ti vengano ad allattari la casa non ne trovi, solo i rumeni suppliscono.

Quelli che fummo stanziali ma dal 1° febbraio 1960 andammo a locupletare in ‘quarchi patria oscura' (e qui il vernacolo assurge a preziosità dantesche), voglio vedere che facevamo a Racarmutu, l'aiutante barbiere dei Punieddru!

 

Altro che piccola Palermo, la Racalmuto dei salinai di Sciascia e degli zolfatari di Gibillini e soprattutto degli 'iurnatara' che consentivano ai  balordi galantuomini  del Circolo Unione di lasciarvi una affossatura in quelle poltrone di colore scuro che ancora residuano,  fu tragica congiuntura.

Erano finiti i tempi ottocenteschi del Matrona ben altro che generosi;  irritarono persino il Prefetto per la pretesa di una medaglia con vitalizio comunale  per  avere disperso un misero prusicutu  con l'aiuto dei bagarioti della loro personale salvaguardia i in quel della Noce; e tanto dopo avere prosciugato le casse comunali anche  per una carrozzabile che passando da lu Carminu arrivava a quella casina  che un plaudente Sciascia, con nelle vene ancora sangue servile verso codesta "grande famiglia" così agghinda "una casa grande come in castello, circondata da un giardino pieno di rare piante, di ombrosi recessi, di fontane, di grotte artificiali dalle volte a stalattiti e dalle pareti  rivestite di quei cristalli di zolfo e di salgemma che i minatori chiamano brillanti".  

Piccola Palermo sì, ma per i Matrona non certo per quei ‘minatori'  portatori dei 'brillanti' delle miniere padronali di codesti signori di ignota schiatta venuti a Racalmuto a depredarci con l’assistenza di loschi figuri di Bagheria più truci dei "bravi" manzoniani.

Certo qui è storia ignota ai racalmutesi e non gliela racconta  Tanu Savateri né la libera Regalpetra di Scimé. 
Calogero Taverna


Lillo Taverna alle 12:35
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