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giovedì 11 agosto 2016

difficile puntualizzarne i contorni al di là della nebulosa definizione lessicale, legate in




larga misura al fitto reticolo di pievi articolate sul territorio, che nel Cicolano, e non solo,

non hanno costituito in generale grandi poli di aggregazione della popolazione, ma hanno

fatto riferimento a più nuclei dove erano attestate cappelle dipendenti.

In queste aree più interne e montuose la coesistenza delle varie forme insediative fu

ancora più marcata che in Sabina, in partico lare là dove la maglia degli insediamenti

doveva essere necessaria mente più rada e le dimensioni più ridotte per le meno favorevoli

condizioni ambientali, e perciò stesso i villaggi ebbero un ruolo più determinante e duraturo

nell’occupazione del suolo e nel dissodamento di nuove terre, pur visti nella loro

evoluzione cronologica, come hanno dimostrato le indagini archeologiche effettuate al

castello di Rascino, evidenziando due nuclei insediativi aperti al di sotto del castello e nei

pressi della chiesa di S. Maria. Trasformazione indotta dal sommarsi di molti fattori, tra i

quali uno dei principali fu il collasso del potere centrale, che si frammentò in piccoli segmenti

locali, che esercitarono in modo progressivo il loro dominio opprimente sul territorio,

sovrapponendosi a quello delle grandi abbazie benedettine, entrate in crisi in questa

fase storica, che avevano in larga misura svolto fino ad allora anche la funzione di cura


Fig. 1 - Poggio Poponesco


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d’anime 5, soltanto in parte sostituito da quello delle strutture di inquadramento religioso

di matrice diocesana 6.





3. L’incastellamento





Le prime fasi dell’incastellamento nel Cicolano sono scarsamente attestate per un

vuoto documentario, ma dagli inizi del XII secolo la maglia castrale dispiegata è già ben

conosciuta, con la presenza dominante dei signori laici, come il lignaggio dei conti di Rieti

ed alcune consorterie locali, mentre un ruolo molto più marginale lo ebbero sia i monasteri

benedettini presenti, sia i vescovi di Rieti. Il quadro politico lo fu quasi totalmente alterato

poco prima della metà del XII secolo dallo stanziamento normanno, che fece perno sull’appoggio

locale dei vari rami nei quali si era frammentato il lignaggio dei conti di Rieti,

con il paesaggio che si cristallizzò in forme rimaste pressoché intatte, almeno nelle forme,

fino in età contemporanea.


4. Considerazioni conclusive



Il X secolo ha costituito indubbiamente un tornante di notevole rilevanza. La nascita e

la proliferazione degli insediamenti fortificati, nati soprattutto per il controllo dello spazio



e degli uomini, alterò nel profondo il sistema di comunicazioni 7. Se è vero che fino a quel




periodo era sopravvissuta la rete viaria di età romana, pur se non è molto chiaro come




fosse assicurata la sua manutenzione, è anche vero che si assistette all’affermazione di percorsi

fino ad allora ritenuti secondari, utilizzati in particolar modo dagli allevatori stanziali

o transumanti che fossero e da quella moltitudine di persone che vivevano dell’economia

della montagna.

Questi mutamenti sostanziali sono evidenziati in particolar maniera dallo stabilirsi di

una rete di ospedali che sfruttava percorsi fino ad allora secondari, ma che teneva conto

delle nuove realtà gradualmente emerse ai confini del Regno. Tra questi la valle Maleto

costituiva una importante via di tramite tra l’alta valle del Salto, la valle dell’Aterno, inserita

nell’ampia “ragnatela” di vie delle montagna, tant’è vero che i Giovanniti prima del

1252-1253 vi avevano fondato l’ospedale di S. Leonardo, più altre strutture da loro controllate,



come l’ospedale di Rascino, noto dalla seconda metà del XIV secolo 8.

5 P. TOUBERT, Les structures du Latium médiéval cit., p. 908, segnala ancora la sussistenza di questa funzione




in un accordo intercorso nel 1174 tra S. Pietro in Valle ed il vescovo dei Marsi.

6 Un


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