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giovedì 11 agosto 2016

TERSILIO LEGGIO

Incastellamento e viabilità nel Cicolano tra X e XII secolo

1. Le premesse storiografiche



Nella lunga storia del Cicolano uno dei periodi più oscuri è senza dubbio costituito

dalle trasformazione delle forme insediative avvenute intorno al X-XII secolo, fenomeno

noto come «incastellamento». L’incastellamento costituisce un tema centrale nello studio

dell’Italia medievale sia per gli storici, che per gli archeologi o per i geografi. Poco meno

di quarant’anni fa Pierre Toubert scrisse l’ormai classico saggio sulle strutture del Lazio


medievale, che ebbe un effetto, direi, dirompente sulla storiografia mondiale 1. La teoria




del Toubert è stata molto criticata per questa sua insistenza sul ruolo dei castelli, senza

prender atto della più complessa dinamica dell’insediamento rurale. Peraltro sono stati

numerosi e penetranti i contributi che hanno messo in luce la complessità delle cause e

delle loro interferenze alle origini del fenomeno, abbandonando l’idea di poterlo descrivere


come accadimento omogeneo a livello europeo 2. Per chiudere, sia pur semplificando,




sono state molte le strade che hanno condotto al castello, spesso tortuose, mentre in altri

casi le forme di insediamento meno accentrate – i villaggi – hanno continuato nella loro

vita senza perturbazioni particolarmente accentuate, così come le strutture religiose, che in

molti casi hanno mostrato notevoli resistenze alle pressioni del potere signorile di porle

sotto controllo.


2. Tra villaggi, torri e castelli



La dinamica delle forme insediative nell’area dell’Appennino centro-occidentale è stata

influenzata sia dalle grandi abbazie benedettine, come Farfa e S. Salvatore Maggiore, sia


dai signori laici, in particolare i conti di Rieti e le consorterie originate dalle élites longobardo-




franche, mentre tanto i vescovi di Rieti, quanto quelli delle altre diocesi dell’area


prive di civitates 3, hanno giocato in questa fase un ruolo del tutto marginale. Tra X e XI




secolo, stimolato dalla crisi che comportarono le incursioni dei saraceni si ebbe un radicale

mutamento delle forme insediative con l’aggiungersi di rocche di fondazione signorile,

fondate principalmente con scopi di controllo dello spazio e degli uomini, alle forme aperte


– villaggi – già presenti sul territorio almeno a partire dal IX secolo 4, anche se è molto

1 P. TOUBERT, Les structures du Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IXe à la fin du

XIIe siècle, Rome 1973.

2 Si veda una riflessione in R. FRANCOVICH, M. GINATEMPO, Introduzione, in Castelli. Storia e archeologia

del potere nella Toscana medievale, I, Firenze 2000, pp. 7-24.

3 T. LEGGIO, Ad fines Regni. Amatrice, la Montagna e le alte valli del Velino, del Tronto e dell’Aterno

dal X al XIII secolo, L’Aquila 2011, pp. 122-123.

4 T. LEGGIO, Forme di insediamento in Sabina e nel Reatino nel medioevo. Alcune considerazioni, in




«Bullettino dell’Istituto storico italiano per il medio evo e Archivio muratoriano», 95 (1989), pp. 165-


201, a p. 187, attestazione di tre ville tra 876 e 877.




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difficile puntualizzarne i contorni al di là della nebulosa definizione lessicale, legate in

larga misura al fitto reticolo di pievi articolate sul territorio, che nel Cicolano, e non solo,

non hanno costituito in generale grandi poli di aggregazione della popolazione, ma hanno

fatto riferimento a più nuclei dove erano attestate cappelle dipendenti.

In queste aree più interne e montuose la coesistenza delle varie forme insediative fu

ancora più marcata che in Sabina, in partico lare là dove la maglia degli insediamenti

doveva essere necessaria mente più rada e le dimensioni più ridotte per le meno favorevoli

condizioni ambientali, e perciò stesso i villaggi ebbero un ruolo più determinante e duraturo

nell’occupazione del suolo e nel dissodamento di nuove terre, pur visti nella loro

evoluzione cronologica, come hanno dimostrato le indagini archeologiche effettuate al

castello di Rascino, evidenziando due nuclei insediativi aperti al di sotto del castello e nei

pressi della chiesa di S. Maria. Trasformazione indotta dal sommarsi di molti fattori, tra i

quali uno dei principali fu il collasso del potere centrale, che si frammentò in piccoli segmenti

locali, che esercitarono in modo progressivo il loro dominio opprimente sul territorio,

sovrapponendosi a quello delle grandi abbazie benedettine, entrate in crisi in questa

fase storica,



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