Profilo

venerdì 23 settembre 2016

Ma chi era poi codesto Ricciardelli che riempì di sapido sogghigno annuente la Cernigoi allorché poté (o credette di potere) fornire al famelico denigratore Cassarrubea la prova provata della 'pravità' del Messana?

 

Un povero guitto. infame tenutario della 'politica' presso la questura fascista della Trieste mussoliniana. 

 

La stampa cattolica dell'Irpinia sotto l'egida del duo DC De Mita-Mancino, quello dell'attuale processo antimafia di Palermo, a proposito di tal De Luca, lo santifica.

Uomo Giusto, Vir iustus lo proclamano in Irpinia sua terra natia. E perché? perché sarebbe finito a Dakau ".

"Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti." 

Chiaro, lampante: lui a Dachau ci finì non certo per avere aiutato gli ebrei, ma per avere raggirato gli ebrei. Contenta infatti la Gestapu lo liberò subito e lo restituì alla Questura di Trieste per tornare a fare lo spione a pro' del truce regime fasci-nazista prima e repubblichino dopo. Dal giugno del '42 all'Ottobre del '43, finisce sotto l'imperio dell'Ispettore Generale di P.S. gr. uff. dottore Ettore Messana che - assodato -  non ha l' ANIMO DEL FASCISTA.

Feliciano Ricciardelli non  sa nulla dell'anno di fuoco che Ettore Messana dovette passare a Lubiana. Conosce solo qualche diceria da caserma. Che ne sa del perché Ettore Messana viene trasferito da Lubiana a Trieste. Intuisce che si tratta di punizione. Ma perché punito non lo sa. Crede per marachelle come quelle che lui combinava. Magari per avere ecceduto nello spillare soldi e beni agli ebrei. Ed invece sappiamo che fu per ben altro, perché non avendo l'animo del fascista non fu solerte nelle indagini volute dai tedeschi contro Tom Tomsic, perché subito in contrasto con il federale fascista Grazioli che prima lo volle per la sua alta moralità (era stato bruciato come questore di Palermo il Messana perché eccessivamente onesto e ostico alla mafia fascista sedente a Sutera), perché non accettava i metodi feroci dell' esercito fascista e per le altre tante gravi ragioni che abbiamo riscontrato studiando carte e ponderate ricerche come quelle di Teodoro Sala o come quelle pubblicate dallo Stato Maggiore Repubblicano. Indubitabili. 

 

Ma perché mai il 'giusto' Feliciano Ricciardelli ordisce quell'infame libello calunniatore avverso il Messana?

La ragione ce la dispiega tutta Senise. 

Messana incolpevole, la Cernigoi calunniatrice
 
 
In questo libro di memorie del Senise, di recente ristampato da Mursia. alle pagine 142- 143, che qui stralciamo, vi è la prova lampante che nel fascicolo personale di Ettore Messana, sinora non ostenso dal Ministero degli Interni, non vi è nulla che possa avvalorare le malevolenze e le calunnie dei detrattori professionisti del Grande Racalmutese Ettore Messana. 
 
Senise aveva sotto mano quotidianamente il fascicolo Messana. Lo conosceva a menadito. Il malevolo Ricciardelli vorrebbe far credere che Senise avesse pessima opinione di Messana; Senise invece ricorda un integerrimo dirigente della polizia, lo definisce 'bravo questore di Trieste' e per nostra fortuna aggiunge che "proprio non aveva l'animo del fascista". Sorprende come il COCO che vorrebbe passare per storico serio distorca il limpido senso del giudizio del Senise in quello che faziosamente scrive per o su Malgrado Tutto.  Il Senise poi  descrive il ruolo del Messana nel preparare l'elenco di tutta la pletora di gerarchi e gerarchetti triestini da arrestare appena si sarebbe attuata la caduta del regime fascista: vi finiscono "tutti i gerarchi a cominciare dal suo [di Trieste] prefetto Tamburini e senza  omettere nessuno dei capoccia che deliziavano la provincia" e noi ci giureremmo che vi finì quell'uomo 'giusto' a nome Feliciano Ricciardelli  e da qui l'odio per Messana che sfociò in quel laido pamphlet che naturalmente fu presto bloccato nella stessa Trieste e mai giunse a Roma.
 
Ed ecco a quale fonte 'storica' si attacca la Cernigoi per perpetrare quello spot tanto calunniatore e dileggiante del Messana che continua a chiamare sino nei giorni scorsi "impresentabile", mentre è lei ad essere impresentabile.
 
Se poi si volesse infamare il Messana come agente dell'Ovra, amico di Gueli, ed altro interviene il Defrancesco che candidamente, non accorgendosi che così le sue rabbiose tesi colpevoliste contro il Messana andavano in fumo, trascrive a pie' pari questo passo elogiativo e discolpante che riguarda il Messana.
 
Lo stralcio da un documento autorevole che il Defrancesco, meritevolmente, ebbe a rintracciare negli archivi di Stato limitandosi però  a dire che si tratta di "lettera anonima indirizzata a Mussolini":
' ... quando il Mormino [il noto senatore fascista di Sutera n.d.r.] fu chiamato da voi come capo di gabinetto il questore di Palermo era già stato nominato nella persona di Giuseppe Messana [e qui forse il Defrancesco ha creduto che si trattasse non del nostro Ettore  ma di altri, senonché le mie ricerche anagrafiche chiariscono che Giuseppe fu il secondo nome di Ettore e penso che al questore quell'Ettore che richiamava alla memoria un triste suicidio di famiglia non gli andasse a genio, n.d.r.] , FUNZIONARIO DI VALORE sacrificato dal Mormino  per dar posto al Lauricella suo fiduciario e milionario che è a tuttora e rimarrà Questore di Palermo e esponente della cricca Mormino, separatista ed accaparratrice".
 
Dunque il Messana non era nulla di tutto questo e intanto non stava  in Sicilia in contiguità con la novella mafia post-Mori ma come ci informa il pur ostile parente Eugenio Napoleone Messana se ne stava come vice questore a Bolzano, proteggendo e facendo a suo rischio emigrare l'anarchico socialista racalmutese Picone Chiodo.
 
Il Senise poi ha tanta stima di questo suo subalterno da indurlo ad inconsuete atti di generosità: "Quando al bravo [ripete] Messana,  siccome dopo tutto quello che era avvenuto non era prudente lasciarlo a Trieste, lo trasferii a Bologna, residenza assai ambita  e di suo gradimento, non senza aver prima sottoposto il provvedimento alla preventiva approvazione del capo del governo."
Ecco perché il dispaccio telegrafico di trasferimento è tanto asettico e sbrigativo; le malignità del Ricciardelli che hanno mandato in  brodo di giuggiole e la Cernigoi e il suo Pigmalione Casarrubea sono semplicemente delle fandonie calunniatrici.
 
Calogero Taverna
 
 
 

   

sabato 21 marzo 2015


Il Ricciardelli e il Questore Messana

PERCHE' SI SAPPIA: il Ricciardelli fu un questurino della Politica di Trieste durante il fascismo. Il dottor Messana, inviso a fascisti,  tedeschi e militari a Lubiana nel 1942 (giugno) deve abbandonare la direzione di quella Questura. Promosso Ispettottore Generale di PS viene parcheggiato in subordine a Trieste. Destinazione Bologna: ma lì non lo vogliono perché considerato molto morbido (altro che criminale di guerra). Si costituisce la RSI e Messana lascia la questura di Trieste, ci rimette lo stipendio, e si nasconde a Roma, oltre Tevere, sino all'entrata degli Alleati (aprile 1944). Subito viene acquisito all'alto Ufficio ed ad altissimi incarichi fiduciari, naturalmente d'accordo con gli alleati che poi a sentire Cernigoi, con l'avallo di Casarrubea l'avrebbero ricercato come sospetto criminale di guerra peraltro latitante (scemenze!). Trieste diviene territorio libero. Il Ricciardelli passa al servizio di questo strano organismo, scisso per ora dall'Italia. Arriva a Trieste quella che oggi si direbbe una Rogatoria. Chi era Messana? Al Ricciardelli che ovviamente era stato snobbato dal Messana non sembra vero di abbandonarsi alle insinuazioni, cattiverie, maldicenze contro quello che era stato un suo odiato superiore. Dopo, Trieste si congiunge con l'Italia. Ricciardelli avrà dovuto camuffarsi ben bene per non farsi scoprire da Messana, ormai onnoìipotente collaboratore di De Gasperi. Pare che ci sia riuscito. Solo dopo che tutti sono morti la Cernigoi, goriziana, diviene fiduciaria di ex funzionari triestini che le passano un rapporto mai giunto a Roma, almeno alla SIS, e comunque mai degnato di una qualche attenzione. Se ora Cernigoi e Casarrubea ne fanno il loro vangelo per le accuse a Messana, gatta ci cova. Malgrado Tutto in questa bagarre che c'entra? Che interesse ha ad inquinarsi pur esso, oltretutto per una gratuita denigrazione di un rispettato personaggio racalmutese?
18 giugno 17.40.45

Quando leggeremo quello che leggeremo non avremo dubbi nel ritenere codesto questurino a nome Feliciano Ricciardelli un malevolo meschinello detrattore, in anonimato, del grande Ettore Messana che dovrebbe essere stato suo superiore e che certamente non ebbe ad apprezzarlo. Al suo paese irpino si fu di di manica larga: gli si dedicò una via e si cercò di santificarlo. Riportiamo giù locandine manifesti e e dicerie elogiative ma non c'era molto da addurre a lode omaggiante. Si disse "uomo giusto". Un epiteto alquanto singolare per uno che di mestiere aveva fatto il poliziotto del  reparto politico decisamente fascista. E redigeva rapporti infamanti di sospetti e dispetti a base di "corre voce", "si dice", "non poteva non sapere", " era suo subordinato il vero malfattore (se poi tale era)" "lo spalleggiava" "forse ne fu compare" e niente più. Ma proprio niente di più sul suo grande superiore l'Ispettore generale della PS il Gr.Uff. Dottore Ettore Messana. E quando le scrive queste cose? quando ancora modesto funzionarietto di questura, relegato ad una insignificante periferia, nell'ottobre del 1945, crede che è giunto il momento di togliersi un sassolino dalla scarpa contro l'invidiato suo ex Superiore che invece di carriera ne ha già fatta e con onore e per la stima di un superbo uomo di sìStato, nientemeno l'on. Alcide De Gasperi. E quell'insignificante rapportino finisce obliato e trascurato in mano non autorevole e ci vuole tutta la malafede di rampanti speculatori dell'antitalianità per riesumarlo e farne fonte di autorevolissima fede quando scricchiola da tutte le parti. E ciò è tanto vero che Roma repubblicana e democratica e indubitabilmente antifascista non vi diede peso alcuno. Del resto non ne aveva: non un fatto, non una prova, non una certezza. Solo pettegolezzi astiosi di bassa caserma poliziesca.
 
lunedì 12 settembre 2011 Ricciardelli, l'amico e collega di Palatucci che finì a Dachau https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghS7wgIJ8SelmWpQ1JeFZnYBiyMXsvlml9dCaBsTvrJ1gIaAoBzk8Q7CtH8aswFe7U2D5sbfra7tmnpy7joMDd0g6PBimRKIVv-kTD4C_6dxxY5fuUUJuisEsIH2DdxSn7Xy8fuqeQgElA/s1600/ricciardelli.jpg L’Ufficio di Presidenza dell’Associazione Amo Montemarano, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, organizza il convegno dal titolo: “Servire la Patria. L’Esempio di un Compaesano, un Questore, un uomo Giusto: dott. Feliciano Ricciardelli”. L’appuntamento è per sabato 17 settembre alle ore 18:00 presso l’Auditorium dell’Edificio Scolastico di Montemarano. Collega, amico e confidente di Giovanni Palatucci, Feliciano Ricciardelli fu capo dell’Ufficio Politico della Questura di Trieste mentre Palatucci era capo dell’Ufficio Stranieri della Questura di Fiume. Collaborò con quest’ultimo per mettere in salvo centinaia di perseguitati dal regime. Fu arrestato e deportato nel campo di concentramento di Dachau da cui riuscì a salvarsi. La manifestazione trae spunto dal libro “Capuozzo accontenta questo ragazzo. La vita di Giovanni Palatucci” di Angelo Picariello che considera Ricciardelli «...un eroe più anziano ed esperto, mosso dalle stesse motivazioni umanitarie e cristiane. Con lui più volte si confronta sul come muoversi per il bene di questi perseguitati, aggirando le leggi e i controlli dei superiori più intransigenti…». Attraverso l’esempio del Montemaranese Ricciardelli si celebreranno i 150 anni dell’unità d’Italia evidenziando il ruolo di chi, con la propria opera, ha reso grande la nazione. I partecipanti rifletteranno anche su cosa significhi, oggi, servire la Patria nei suoi vari aspetti. Al dibattito interverranno, oltre al Presidente di Amo Montemarano, Beniamino Palmieri, l’autore del libro, nonchè giornalista di Avvenire, Angelo Picariello, Raffaele Ricciardelli, figlio del dott. Ricciardelli, il Questore di Avellino Sergio Bracco. Gli interventi verranno conclusi dal senatore Nicola Mancino, già Vice Presidente del CSM, Presidente del Senato e Ministro dell’Interno. Pubblicato da Mario Avagliano a 15:02 http://img1.blogblog.com/img/icon18_email.gifhttp://img2.blogblog.com/img/icon18_edit_allbkg.gif Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su FacebookCondividi su Pinterest ------------------- Ma ecco cosa scriveva ancora il Ricciardelli: “Fra le insistenti voci che allora circolavano vi era anche quella che egli ordinava arresti di persone facoltose, contro cui venivano mossi addebiti infondati al solo scopo di conseguire profitti personali. Difatti si diceva che tali detenuti venivano poi avvicinati in carcere da un poliziotto sloveno, compare del Messana, che promettevaloro la liberazione mediante il pagamento di ingenti importi di denaro. Inoltre gli si faceva carico che a Lubiana si era dedicato al commercio in pellami, da cui aveva ricavato lauti profitti. Durante la sua permanenza a Trieste, per la creazione in questa città del famigerato e tristemente noto ispettorato speciale di polizia diretto dal comm. Giuseppe Gueli, amico del Messana, costui non riuscì ad affettuare operazioni di polizia politica degne di particolare rilievo. Ma anche qui come a Lubiana, egli si volle distinguere per la mancanza assoluta di ogni senso di umanità e di giustizia che dimostrò chiaramente nella trattazione di pratiche relative a perseguitati politici, responsabili di attività antifascista molto limitata. In proposito, si ritiene opportuno segnalare un episodio che dimostra la sua malvagità d’animo: In una notte del gennaio 1943 senza alcun addebito specifico ed all’insaputa dello stesso Ufficio Politico della Questura, ordinò l’arresto di oltre venti ebrei fra cui si ricordano i nomi dei fratelli Kostoris Marco e Leone, Romano Davide, Israele Felice e l’avvocato Volli Ugo che vennero proposti al Ministero per l’internamento, perché ritenuti politicamente pericolosi. E che il Messana avesse agito per pura malvagità e, probabilmente, per cercare di accattivarsi la benevolenza della locale federazione fascista, con la quale non intercorrevano cordiali rapporti, lo dimostra il fatto che lo stesso Ministero respinse la proposta. Ordinando la scarcerazione dei predetti che furono rilasciati dopo oltre un mese di carcere (per più dettagliati particolari e per conoscere tutti i nomi degli arrestati, esaminare i precedenti al Ministero, poiché gli atti dell’Ufficio Politico della locale Questura, furono asportati o distrutti dalle truppe jugoslave di occupazione della città ai primi di maggio u. s.) Risulta in modo indubbio che il Messana, quale componente la locale commissione provinciale per i provvedimenti di polizia, infierì in modo particolare contro i denunziati. Difatti egli, anche per colpe di lieve entità per quanto riguardava i denunziati per il confino chiedeva sempre il massimo della pena. Tale comportamento veniva aspramente criticato dagli altri componenti la commissione e finanche dal Prefetto fascista Tullio Tamburini, presidente della commissione stessa.[3] gli italiani uccidono 15 uomini e donne a Brdo presso Lubiana. Le vittimesi trovano al cimitero di Vic Destituito Mussolini, nonostante avesse eletto domicilio a Trieste, se ne allontanò ben presto facendo perdere di fatto le sue tracce. Alla data del 2 novembre era ancora irreperibile e in tale veste fu dichiarato dimissionario d’ufficio”. [4] * Di tutta questa accozzaglia di dicerie, presunzioni, maldicenze, sospetti, anonime delazioni nessun fatto, lo affermiamo senza tema di smentita, fu mai provato, nessun misfatto fu mai addebitato all'Ispettore Generale di PS gr.uff. Ettore Messana. Tutto finito nel nulla dell'ARCHIVIATO. Non luogo a procedere. Chi rispolvera questo documento che per di più potrebbe risultare persino apocrifo si macchia a mio avviso di diffamazione calunniatrice. Certamente non fa storia.

Nessun commento:

Posta un commento