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sabato 10 settembre 2016

venerdì 9 settembre 2016

Note e dettagli sull’avvento dei Del Carretto


Il grandissimo storico spagnolo Surita ha una pagina che ci coinvolge, che attiene proprio ai Del Carretto fiancheggiatori del Duca di Montblanc. Essa recita :


Antes que la armada lle gasse a Sicilia; el Rey dio su senteçia contra el Conde de Agosta, como contra rebelde, è in gratissimo a las mercedes y beneficios que avia recebido del y del Rey fu padre, y se confiscaron a la corona las islas de Malta, y del Gozo, y las vallas de Mineo y Naro, y otros muchos lugares de los varones que se avian rebelado, y el Conde murio luego: y con la llegada de la armada la execucion se hi zo rigorosamente contra ellos, y di se entonces el officio de maestre justicier al Conde Nicolas de Peralta, que vivio pocos meses despues. Murio tambien en este tiempo Ugo de Santapau, y quedo en servicio del Rey de Sicilia Galceran de Santapau su hermano: y por este tiempo embio el Rey a don Artal de Luna, hijo de don Fernan Lopez de Luna a Sicilia, para que se criasse en la casa del Rey su hijo, que era su primo, y sucedio despues en la casa de Peralta, que era un gran estado en aquel reyno.
Sirvio tambien al rey de Sicilia en esta guerra, que duro algunos annos, Gerardo de Carreto Marques de Sahona: y haziendose la guerra muy cruel contra los rebeldes, el Conde de Veyntemilla, que sucedio en el Contado de Golisano al conde Francisco su padre se reduxo a la obediencia del Rey ...

Per il Surita, dunque, fu Gerardo del Carretto, Marchese di Savona, che si mise al servizio del re di Sicilia, Martino, in questa guerra che durò alcuni anni. Lo spagnolo desunse questa notizia dagli archivi aragonesi, senza dubbio, ma abbiamo il dubbio che ad ispirarlo siano state le cronache cinquecentesche, specie quella del Fazello. Se del tutto attendibili, queste note di cronaca ci svelano il fatto che Gerardo del Carretto attorno al 1392 si faceva passare come marchese di Savona, il che non collima proprio con la storia di quella città ligure. Più che il fratello Matteo del Carretto, è Gerardo che si dà da fare in un primo tempo per accattivarsi le simpatie dei Martino. E’ sempre Gerardo che si mette a guerreggiare in difesa dei catalani nella lotta contro la parzialità latina di Sicilia. Quanto credito si possa concedere è questione ardua, non rirolvibile allo stato delle attuali conoscenze.

Una documentazione probante della titolarità su Racalmuto i Del Carretto sono, comunque, costretti a darla alla fine del secolo, quando la cancelleria dei Martino diviene intrensigente e vuole prove certe delle pretese feudali. Alle prese con la corte non è più però Gerardo ma Matteo, il fratello cadetto. Fu vero l’atto transattivo tra i fratelli che fu presentato alla corte in quello che può considerarsi il primo processo per l’investitura della baronia di Racalmuto? Davvero avvenne il riparto dei beni tra i due fratelli? Fu solo formalizzata l’assegnazione delle possidenze genovesi al primogenito Gerardo e l’attribuzione dei beni feudali e burgensatici di Sicilia - in particolare il castro di Racalmuto - al cadetto Matteo Del Carretto? Interrogatvi cui non siamo in grado di dare risposte certe.

lunedì 30 dicembre 2013

Si disse tre anni e mezzo fa --- ci siamo accorti che abbiamo autodelazione le cui conseguenza le stamo pagando adesso. Calcellieri e Alfano in questo non hanno colpa alcuna. Siamo tutti colpevoli


Sfogliando i miei tremendi archivi mi trovo questo post. E' pubblicato in un blog di gran successo, non come anonimo che riesce a intrufolarsi e di cui il direttore avrà tutte le responsabilità oggettive di questo mondo ma umanamente non n'è responsabile, ma come articolo di fondo, insomma di un post scritto accettato condiviso e propalato dall'intera testata come pensiero collettivo.
A distanza di tre anni e mezzo, più lo leggo e più non capisco. Ma credo che bene l'abbiano capito l'autorità di settore che avrebbero quindi fatto il proprio dovere  a metterci da oltre tre anni in quarantena democratica. Se oggi abbiamo commissari che applicando solo certe facce della legge ci hanno spalmato per i prossimi deci anni i debiti precorsi del comune  e che frattanto hanno determinato nell'anno scorso una tassazione e recupero di imposte e tasse evase per tre volte il pil locale prodotto, ringraziamo gli autori e propalatori delle successive sparate moralistiche.
C'è  chi va cercando i colpevoli. Ma siamo tutti colpevoli. Se non abbiamo manco la saggezza di astenerci dalla delazione di noi stessi, addirittura dell'autocalunnia, che si vuole? Paghiamo e basta. A meno che non capiamo che non è questione di mandare al Comune un sindaco onesto con una squadra onesta, ma una scelta globale di civiltà, un intellettuale collettivo che sappia accoppiare all'onestà che è da presumere per tutti sino a sentenza passata in giudicato per volere della Costituzione Repubblicana, una grande capacità manageriale che riparando agli errori del passato, purché senza spirito vindice, sappia rilanciare il paese in un prospero avvenire, che francamente noi racalmutesi ONESTI meritiamo

I DEL CARRETTO DI RACALMUTO

L'avvento dei Del Carretto a Racalmuto

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