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venerdì 14 ottobre 2016

Lillo Taverna
Una gentile signora, la professoressa di matematica in pensione Maria Pia Calapà, forse intenerita di questo inservibile ottuagenario quale, anagrafe alla mano,... sono, scrive di me questo pezzo d’altissima fattura letteraria. Mi sento un pretesto ma sono sempre lusnigato. Io non so giudicarmi: giudicate voi.
E' ardua impresa parlare di Calogero Taverna, che in più occasioni si definisce esistenzialista, dadaista e con velleità espressive zaratustriane. La sua passione per la politica, la sua intelligenza straordinaria, la sua cultura sconfinata, la sua sensibilità dirompente lasciano senza fiato: In "Contra Omnia Racalmuto", non vuole essere chiamato storico, nè microstorico, nè professore, nè maestro. Si definisce altissimo giovane direttore della Banca d'Italia, settore ispettivo del Sistema Bancario, che riesce a mettere in imbarazzo persino il Ministro Visco. ""Le querule stupide voci dei politicanti Racalmutesi, senz'anima nè mente lo tediano" Spesso vuole andare via "da quella chiassosa solitudine di Sicilia" per andare alla dimessa solitudine che alberga in quella gentile S.Lucia di Fiamignano,su quel lago "dell'artificio mussoliniano". In atto sono intenzionato a consigliare a tutti questi candidati sindaci di Racalmuto, di fare mille passi indietro, se no gli scrivo il romanzo di famiglia" Uomo libero, intelligente, originale, di schiettezza estrema, dalla penna scorrevole ed elegante. Per lui, la mistica musica è un diafano canto che, anche se non credente, gli apre l'anima al mito del risorgere. Sì! Risorge quell'anima che, raramente, ma qualche volta s'immerge nell'ineffabile mondo del divino.

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