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venerdì 14 ottobre 2016


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Rivelazioni

Ignazio Marino: "Vi spiego il patto tra Malagò, Montezemolo e Renzi su Roma"

La lettera dell’ex sindaco: la sede del villaggio olimpico scelta senza ascoltare i cittadini né il Comune. Che aveva proposto 
un piano utile al futuro della città. Ma hanno prevalso altri interessi

di Ignazio Marino  
Ignazio Marino: Vi spiego il patto tra Malagò, Montezemolo e Renzi su Roma
Ignazio Marino
Caro Direttore,

prendo spunto dall’inchiesta di Lirio Abbate e Gianfrancesco Turano su Roma, intitolata “Ora e sempre palazzinari” , per fornire alcuni elementi a proposito delle idee che avevo insieme alla mia Giunta per la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2024. Anzitutto una precisazione: nell’articolo si afferma erroneamente che io avevo individuato nel verde di Tor Vergata il luogo per il Villaggio Olimpico. Al contrario, l’assessore Caudo e io abbiamo cercato in ogni modo di spiegare tutti i disagi che la scelta di Tor Vergata avrebbe provocato nonostante fosse ossessivamente caldeggiata da Giovanni Malagò, da Luca Cordero di Montezemolo e suppongo da Matteo Renzi.

La mia idea era a favore di un lascito pubblico alla città, realizzabile nell’area fra la Flaminia e la Salaria, che consentirebbe una trasformazione urbanistica utilissima non solo al mese delle Olimpiadi ma alla vita futura di Roma. Avevamo proposto la realizzazione di un grande parco fluviale, messo al servizio dei romani lungo il Tevere, nell’area compresa tra il grande raccordo anulare e la via Olimpica, dove oggi ci sono un agglomerato spesso informe di edifici, fabbriche, depositi, la sede principale della Rai e quella di Sky. Oltre 100 ettari di verde che si estendono da Villa Ada fino al raccordo anulare, trasformati in un “regalo olimpico” per i romani, per il loro tempo libero e per riconquistare il giusto rapporto tra la città e il Tevere. Senza muraglioni, senza lungoteveri, senza case.

Secondo il nostro progetto, il complesso che ospiterà gli atleti avrebbe dovuto sorgere riqualificando strutture come un ex deposito Atac, un depuratore, un impianto per i rifiuti che volevo chiudere e parte degli edifici dell’aeroporto dell’Urbe. Cemento esistente, quindi, non nuove case, ma spazi verdi e di socializzazione intorno a strutture riconvertite.

Queste strutture, una volta terminate le Olimpiadi, sarebbero state utilizzate per la nuova “Città della giustizia”. Avremmo fatto in modo che le stanze che per un mese ospiteranno gli atleti (ne servono 9.500), divenissero uffici per giudici, procuratori, cancellieri, avvocati, eccetera. Gli spazi comuni e di servizio sarebbero stati utilizzati per le aule giudiziarie, i depositi per gli archivi, e così via. Un progetto che avrebbe agevolato il lavoro dei magistrati, accelerato i tempi della Giustizia e rimesso in gioco molti edifici in zona Prati: il quartiere dove oggi sono concentrate in modo disordinato le strutture giudiziarie, in almeno quindici immobili, tra piazzale Clodio e Castel Sant’Angelo. Il tutto collegato con il centro di Roma con la ferrovia Roma Nord che ha il capolinea accanto a piazza del Popolo e che avremmo trasformato in una metropolitana.

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Roma 2024 avrebbe inoltre permesso la metamorfosi di tre grandi aree. Oltre al Parco Olimpico, del nostro progetto avrebbero fatto parte la Città dello Sport di Tor Vergata e i complessi sportivi dell’Eur e della ex Fiera, con il Tevere che da sud a nord avrebbe fatto da asse, integrando nel percorso anche l’area di Tor di Valle con il nuovo stadio della Roma. Il centro stampa lo avremmo realizzato nell’area del Circo Massimo, in un edificio comunale di via dei Cerchi, sfruttando l’unicità di quel luogo, una finestra mediatica aperta sul mondo.

L’insieme di questi progetti lo avremmo poi sottoposto con un referendum al giudizio dei romani. La nostra idea delle Olimpiadi era studiata al servizio dei cittadini della Roma futura. A differenza di altri sono convinto che le Olimpiadi siano di una città, non il contrario. Invece, Roma è stata tenuta fuori dalle decisioni strategiche: esse verranno calate dall’alto senza considerare il bene dei romani. Nessun romano conosce o ha condiviso il progetto che Giovanni Malagò e Luca Cordero di Montezemolo presenteranno il 17 febbraio alle televisioni.

Io provo a fare una profezia: ci diranno che il Villaggio Olimpico si dovrà fare nel verde di Tor Vergata e si dovrà prolungare la metro C. Il risultato è che le Olimpiadi secondo il modello Renzi saranno al servizio di altri interessi, non di quelli dei romani. Per rendersene conto, basta vedere la foto del 21 febbraio scorso a Losanna: all’incontro ufficiale c’erano Renzi, Malagò e Montezemolo. Ma non c’era Roma.

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