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sabato 12 novembre 2016

 

 

 
LA DONNA DEL MOSSAD. il romanzetto scandalo di Calogero Taverna. Oscenità alla Brahms (le pie donne si rivoltano nelle loro sconsolate menopause); grandi abbuffate dai vitigni insoliti nella dissoluluzione paesana della "Vecchia Maniera" da disgustare i perbenisti di ogni tempo; la luridità di commensali arguti e birbanti che scoppiano di intelligenza sterile, caustica, neghittosa, stracolma d'accidia.. Una silloge insomma di masima irrazionalità calata in una lingua tediante i paratattici di ogni tempo. Ronamzo dissoluto che all'autore è caro come una miniatura dell'Ulisse di Joyce. Intoccabile, incorreggibile, colmo in eterno delle sue macchie d'inchiostro per la sua approssimativa dattilografia. Resterà così per la immortalità di questo immane ispettore in disuso, dissolutore di tutto un sistema bancario quale era stato voluto da Via Nazionale 91.
 Un pomeriggio, una domenica in casa di quella mistica accolta della Bolero Patrizia Masi, mi metto a leggere passi di qui passi di là del mio La Donna del Mossad. La Capocomico, donna di inattingibile genialità demoniaca del moderno teatro, mi ode incantata. Non credo a me stesso: non sono né attore né fine dicitore. Di una cosa mi convinco: ho scritto un inusitato micro capolavoro. Piaccia o non piaccia: così intonso dovrà restare. Post mortem la gloria? Mi basta sognarla. Calogero Taverna

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