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sabato 19 novembre 2016

Racalmuto, cronaca di un suicidio annunciato
di Gaetano Savatteri | 18 novembre 2016
POLITICA. Quella voglia di far saltare il banco. Oggi in consiglio comunale si vota la sfiducia al sindaco Emilio Messana. Il sintomo di un paese che non crede più in se stesso
La possibilità di sfiduciare un sindaco è previsto dalla legge. E, se non sbaglio, la richiesta può essere presentata non prima della scadenza dei due anni di mandato. A Racalmuto sono passati meno di due anni e mezzo e alcuni consiglieri della maggioranza hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Emilio Messana, con la recriminazione di non avere attuato il programma e di non voler attuare una rotazione di assessori. Messana si è difeso allineando i risultati dei suoi due anni di amministrazione.
Una seduta del consiglio comunale
Una seduta del consiglio comunale
Fin qui tutto normale. Anzi, no. Negli ultimi vent’anni ho assistito ad alcuni fatti della vita amministrativa. L’ho fatto da lontano e quindi mi scuso se posso essere impreciso. Ricordo però benissimo che il consiglio comunale di Racalmuto – altri consiglieri, naturalmente, non gli stessi di oggi, ma medesime forze politiche, più o meno – non hanno presentato sfiducia nemmeno quando un sindaco si autodenunciò di comportamenti gravi e moralmente disdicevoli per un primo cittadino. Altri consiglieri comunali, non si dimisero nemmeno quando un sindaco fu accusato di reati gravissimi di mafia (accuse in seguito archiviate), che lo costrinsero a lasciare la poltrona.
Tutto questo per dire che l’istituto della sfiducia è una misura estrema (che a Racalmuto non è stato adottata neppure in casi estremi) e appartiene un po’ alla logica del “muoia Sansone con tutti i Filistei”. E infatti la legge prevede maggioranze qualificate e procedure molto ferree, ritenendo che si possa realizzare in casi di evidente gravità o di assoluta impossibilità di governo.
E’ questa la situazione di Racalmuto? A leggere le ragioni degli otto consiglieri che hanno presentato la mozione di sfiducia, saremmo di fronte a uno scenario di incompatibilità totale tra il sindaco e il consiglio comunale. Manca, in verità, a chi legge, la possibilità di farsi un’idea su fatti precisi, misurabili, calcolabili. In genere, un atto di sfiducia verso il sindaco presuppone un dissidio enorme su un fatto specifico e fondante, su un progetto da realizzare o non realizzato, su politiche precise che riguardano la vita e i diritti primari dei cittadini. La ragione della “mancata attuazione del programma”, in verità, appare un po’ vaga, soprattutto se letta in controluce alle cose che Messana dice di avere realizzato. Ma probabilmente ci sono questioni che non vengono rivelate, perchè indicibili o troppo minute.
Così, nel seguire da lontano – con notizie frammentarie – queste ore convulse, l’impressione prevalente è quella di una classe dirigente sull’orlo del suicidio. Il suicidio di un consiglio comunale che preferisce fare harakiri, come un antico samurai, pur di far valere le proprie prerogative di imporre nomi e indirizzi alla giunta. Il suicidio indiretto di un sindaco che, comunque vada, non ha saputo trovare il punto di mediazione con la maggioranza che lo aveva sostenuto.
Certo, alla fine a qualcuno resterà in mano l’arma del delitto. E probabilmente chi avrà dato il colpo finale ne pagherà un prezzo alle prossime elezioni, in un paese che già una volta di recente ha subito il trauma del lungo commissariamento per mafia.
Ma in ogni caso, il paese di Racalmuto, già alle prese con un’economia stagnante, una disoccupazione permanente e nuove emigrazioni, si ritroverà drammaticamente specchiato in una classe politica e dirigente che sceglie la strada dell’eutanasia.Una classe politica che non ha la forza di credere in se stessa e preferisce staccare la spina al sindaco e se stessa.
Ma se nemmeno i rappresentanti della gente credono nel loro immediato futuro di amministratori, perchè la gente di questo sventurato paese che vorrebbe soltanto essere amministrato dovrebbe credere al futuro? Quale modello offre un consiglio comunale che si suicida sotto gli occhi di tutti? Comunque vada, è uno spettacolo triste. Lo spettacolo di una resa.
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Così Gaetano Savatteri, scrittore di grido, giornalista affermato. Anche noi stiamo lontanto lontanissimo dal secentesco palazzo delle false monache clarisse volute mezzo secolo prima dalla terribile virago Aldonza de Carrertto.
Che Gaetano Savatteri sappia bene manovrare la penna è fuor di dibbio, che tenda al romanzo è evidente. Un suicidio annunziato? Quale?
Noi che siamo stati molto critici nei confronti della bella presidentessa del Consiglio Comunale abbamo dvuto abbassare la cresta dinnanzi alla sua limipda dichiarazione di voto, alla sua motivata sfiducia al Sindaco. Il sindaco ciarla ma non opera. In televisione la Presidntessa enumera inadempienze e sonnolnze tali da darle ragione anzi ragionissima. Io rinnegando me stesso glie le ho date.
Ragioni ancora più penetranti agghiaccianti ineludibili quelle della replica degli otto annunciati suicifdi a giudizio romanzesco di Ssavtteri; i Magnifici Otto le hanno esternato e persino in eccellente lingua italiana anhe otto ore prima delle votazioni a sapida risposta adi un sindaco malizioso e persino scorretto.
Sto a Roma e non so proprio quello che è successo. Mi pare che furbercamente Tortellino Ti Amo ha fatto la solita furbata di non assumersi adesso le respobilità magari per assumersele quando si dovrà votare il consntivo. E là dovranno dare voti favorevoli altrimenti a casa (e il sindaco per giunta resta). Figurarsi se hanno voglia di andare a casa. E dire che stanno in una cadrega che non frutta nulla.
Gli otto della maggioranza, sia chiaro la maggioranza dell'intero consiglio comunale, dignitosamente fedeli a quanto dichiarato hanno votato la sfiducia al sindaco che politicamente resta sfiduciato da otto su quindici consiglieri comunali.
Sindaco, più sfiduciati di così non si può essere anche perché a bocciare la sfiducia sono stati solo due consiglieri che tutti quanti abbiamo valutato da tempo. Ripetiamo hanno bocciato la mozione di sfiducia due soli consiglieri ed uno si dovrebbe vergognare se memore dei suoi strali accudatori.
Nella sfiducia si elencano fatti gravi, anzi gravissimi (e non sono tutti, mi dispiace per Savatteri che qualche interesse a che questa scassata barca comunale continui a navigare pur tra procelle e inadempeenze, seppure noi non plaudiamo al Petrotto),
Il vice presidente oltre a siffatte accuse ben altre ne ha sciorinate in questo biennio e mesi. Non siamo amministrativisti, ma chi è ora il solo responsabile della (eventuale) mala gestio di questo biennio e più? Ma solo il sindaco, soltanto il Sindaco. Non è decaduto ma è rimasto con solo due consglieri su quindici che non hanno voglia d sfiduciarlo. Ne vedremo delle belle.
Calogero Taverna

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