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mercoledì 1 marzo 2017

cuccu

Cuccu

Dâ Wikipedia, la nciclupidìa lìbbira.


Cuccu
Lu cuccu è nu rapaci nutturnu dû gèniri Strici (Strix aluco) cu testa tunna e occhi scuri. In linguaggiu figuratu è usatu pi discriviri un cristianu ca porta sfurtuna e iè cuntentu di li disgrazie di l'autri.
 
 
Per il mio diletto Linneus Racalmutensis (dr. Giovanni Salvo) a ben tre volatili si attaglierebbe il termine racalmutese 'cuccu'. Lu cuccu di Maio appioppato al cuculo  ci pare una licenza poetica del grande dott. Salvo; per lui però anche l'assiolo sarebbe un 'cuccu' e naturalmente la 'civetta'.




Sciascia nella sua raccolta di proverbi e detti racalmutesi OCCHIO DI CAPRA  si diverte a ricamare di sensi persino letterari il locale termine 'Cuccu' che però traduce in CUCCO.

E LU CUCCU CI DISSI A LI CUCCUOTTI\ A LU CHIARCHIARU NNI VIDIEMMU TUTTI.

'e il cucco disse ai suoi piccoli\ al chiarchiaro ci vedremo tutti. per dire dell'appuntamento che tutti abbiamo con la morte'.

Che questo sia il senso comune del parlar racalmutese un po' ne dubito.  Commenta poi Sciascia:

' "Chiarchiaru" è, in  una collina rocciosa , un sistema di anfratti, di crepacci, di tane. Pauroso rifugio di selvaggina di uccelli notturni, di serpi e vi si caccia col furetto, che spesso nelle tane resta 'mpintu' impigliato, quasi il labirinto dei cunicoli fosse matassa  che l'aggroviglia'.

A parte l'eccellente solita scrittura sciasciana, anche qui nutriamo seri dubbi che i racalmutesi dicano 'chiarchiaru'  tali dedali di  anfratti; mi pare che di solito chiamino chiarchiaro l'accumulo di pietre  rastrellate nelle 'chiuse' per bonificarle. ma non ci giuro. Spero in rettifiche illuminanti da parte dei tanti innamorati delle campagne racalmutesi alla Giacomino Bedduocchiu.. Continuo con Sciascia:

'La parola, intraducibile in altra italiana, si è italianizzata facendosi, in provincia di Agrigento, cognome. Il personaggio di Pirandello che aspira alla patente di jettatore, nella commedia la 'patente', si chiama Chiarchiaro solo che Pirandello ha voluto spostare l'accento sulla prima sillaba, Chiàrchiaro. Per ragioni di etimo o per impedire che qualcuno vi si riconoscesse?'

Io oggi non riscontro nessun CHIARCHIARO nella provincia di Agrigento (ma piuttosto presente in Palermo e provincia e nel Nord Italia) . Credo che Pirandello abbia preso quel cognome proprio dalla parlata locale. A meno che non si trattasse di qualche transeunte 'ngiuria' del tempo.   Sciascia quindi chiude la sua chiosa:
'Al "chiarchiaru", dunque, è come  dire agli inferi, a un luogo di morte in cui tutti ci incontriamo. E senza dubbio vi agisce  la memoria delle antiche necropoli scavate nelle colline rocciose, come intorno al paese se ne trovano'.

Come dire le tombe a forno 'sicane'.




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assiolo


Caratteristiche


L’assiolo è un piccolo uccello della famiglia degli stringidi. E’ la specie più piccola della famiglia, insieme alla civetta nana. Gli adulti raggiungono in media i 20 centimetri di lunghezza, con un’apertura alare di 50 centimetri. L’assiolo è riconoscibile grazie alle orecchie pelose che creano una sorta di cornetti attorno alla testa. Molto simile alla civetta, è caratterizzato dalla testa piccola e piatta e dal piumaggio bruno-grigiastro con frequenti macchie brune. Sul dorso sono presenti evidenti macchie bianche. Gli occhi sono arancioni tendenti al giallo, mentre la parte inferiore del corpo è caratterizzata da strisce nere. La corporatura è robusta, il becco, anch’esso grigiastro, è corto e uncinato. La coda è corta e le zampe sono dotate di artigli. Tutto nell’aspetto dell’assiolo è funzionale alla necessità di mimetizzarsi con le cortecce degli alberi, dove trascorre gran parte della sua giornata. La specie non presenta dimorfismo sessuale, eccetto per il fatto che la femmina è generalmente più grande del maschio. Il suo canto è caratterizzato da suoni quali “dju” e “chiù”. E’ di tipo nasale e non è molto forte. Femmine e maschi spesso cantano insieme. Attualmente sono state individuate 5 sottospecie: l’Assiolo delle Cicladi, l’Assiolo di Cipro, l’Assiolo di Maiorca, l’Assiolo del Kazakistan e l’Assiolo Turanicus, tipico del Medio Oriente.
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Habitat naturalee distribuzione

L’assiolo è una specie caratteristica delle regioni che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Lo si trova principalmente in Spagna, Croazia, Turchia, Francia e Italia. In Africa è tipico delle regioni settentrionali ad eccezione della Libia e dell’Egitto. La sua presenza si è diradata nelle regioni dell’Europa centrale, come la Svizzero o l’Austria, dove un tempo era molto diffuso. Nei periodi di cova si possono avvistare anche in Germania. Il suo habitat naturale è costituito da ambienti aperti e poveri di vegetazione come gli uliveti, le pinete, le radure di frassini, i boschi e le campagne alberate. Si possono trovare anche nei boschi di castagno e nei parchi pubblici cittadini. Non teme la presenza dell’uomo e quindi non è raro incontrarli anche nei cimiteri o in qualche parcheggio. Non ama gli spazi chiusi e caratterizzati da fitta vegetazione. Si tratta di una specie migratrice e nei mesi invernali tende a svernare nelle savane africane. Trascorre gran parte della sua giornata sui rami degli alberi.
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Riproduzione

assiolo Gli assioli sono una specie monogoma, il che significa che le coppie si formano in primavera e restano insieme per tutto il periodo della riproduzione. La maturità sessuale viene raggiunta a dieci mesi. La stagione degli amori va da maggio a giugno. I nidi vengono costruiti nelle caverne, nei buchi degli alberi o in qualche edificio abbandonato. In alcuni casi possono usare anche i nidi abbandonati da altre specie come le gru e le gazze. La femmina in media depone dalle tre alle cinque uova che vengono covate per circa quattro settimane. I piccoli restano nel nido per ventuno giorni e sono nutriti e protetti da entrambi i genitori. Procurare il cibo per i piccoli è compito del maschio, mentre, la femmina li accudisce. Continuano a essere nutriti e accuditi dai genitori ancora per un mese e poi abbandonano definitivamente il nido. I piccoli tendono a riposare stretti gli uni agli altri sullo stesso ramo, vicino al tronco.



assiolo: Abitudini e alimentazione

L’assiolo è un uccello insettivoro. La sua dieta si basa principalmente su insetti quali cicale, cavallette e maggiolini, ma, non disdegna anche invertebrati e molluschi come vermi e lombrichi. Se necessario caccia anche altri uccelli, topi e rospi. La tecnica di caccia è molto particolare: l’assiolo adocchia la preda dall’alto, l’afferra e poi la sbatte al suolo più volte. Gli uccelli, invece, vengono catturati con la tecnica del magnetismo degli occhi. L’assiolo fissa insistentemente gli uccelli inducendoli ad avvicinarsi, proprio come fanno le civette e i gufi con le allodole. Si tratta di una specie crepuscolare e solitaria. L'assiolo è attivo soprattutto di notte, con due fasi di attività distinte. La prima va dal tramonto alla mezzanotte e la seconda fino alle due di notte, quando poi viene attivata la fase di pausa che dura fino al tramonto del giorno successivo. All'alba l’assiolo fa ritorno al rifugio e vi trascorre tutta la giornata. E’ una specie solitaria che tende a vivere da sola o al massimo a formare dei piccoli gruppi. Il suo volo di perlustrazione è silenzioso. In caso di pericolo gli assioli tendono a immobilizzarsi per mimetizzarsi con la vegetazione e con le cortecce degli alberi. Attendono l’avvicinarsi del nemico e poi spiccano il volo. Se non ha a disposizione delle vie di fuga, allora diventa aggressivo e comincia a soffiare, a battere il becco e a sgranare gli occhi, preludio quasi sempre di un attacco a colpi di becco e artigli. Non si tratta di una specie a rischio sopravvivenza, ma, negli ultimi decenni è stata registrata una diminuzione della popolazione nelle regioni europee dovuta principalmente alla progressiva riduzione degli habitat naturali.

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