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lunedì 5 giugno 2017

A dire il vero più che essere una voce fuori dal coro mi piace essere sempre 'contro il coro'. Mi accusarono di essere colui che si reputava dissennatamente 'la storia'. in verità, spesso so la storia. La storia del contesto, ad esempio. Doppiato il suo mezzo secolo di vita, Sciascia iniziò una involuzione politica, umana, persino sentimentale. E peraltro col 'Contesto' inciampò nella contestazione della intellighenzia politica e culturale dell'epoca che lo stordì. Eravamo nell'apice degli anni di piombo. Se Bobbio coniava brocardi del tipo né con lo Stato né con le Brigate Rosse, Sciascia vi andava sgangheratamente dietro con il celebre annuire all'abbandono dei giudici popolari di Torino. Se non fosse per il dovere di avere coraggio anche io diserterei, scrisse grosso modo. Questo ondeggiare in un frangente che sembrò ad un certo momento essere esiziale per lo Stato Democratico disorientò e si disorientò. Intanto non  capiva che non era faccenda di rissa all'interno della DC e di involuzione compromissoria dentro il PCI. Era il vento perverso della crisi monetaria  che creava tempesta. Ebbe a sfuggirgli persino il senso della crisi del Petroldollaro. Come oggi ai minuscoli 'contestatori' del paesello mio sfugge  il senso di quel che disse  l'immenso Massimo D'Alema: non crisi di sistema,  crisi di liquidità (in Italia, relativamente al sistema bancario). Calogero Taverna

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