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martedì 6 giugno 2017


Gianni Pettenati
6 h
Per ogni lieto fine di una storia raccontata, ci vorrebbe come minimo una fata,Per ogni cosa al mondo che va storta
ci vorrebbe tanto amore mente e cuore.
Per o...gni utopia diversa, spesso causa persa, ci vorrebbero sai quanti eroi, ma servirebbero poi?
Aice se ne va e ti porta con sè mia piccola,
in un paese che non esiste, che non c'è, che inventeremo noi, e che dipendarà da me e da te.
Dove usurai e faccendieri,saranno frustati sui loro sederi,
Capi e capetti da operetta con quel loro lasciarsi e prendersi,
tutti che pagherebbero per vendersi.
Alice se ne va, e tu con lei lontano,
Vieni dammi, la tua piccola mano e non aver paura,
la vivremo fino in fondo questa nuova avventura..
e adesso su da brava, sorridi a volontà, e vedrai,
che qualche stella brillantissima, in qualche luogo ci guiderà. Alice se va,con te, ti piaccia o non ti piaccia sarò la tua famiglia, quella che ogni paura scaccia,,ora respira e stringimi, stringimi forte con tanto amore con le tue piccole braccia, sarò la tua piccola candela con la sua luminosa fiamma, sarò, indovina, la tua mamma.
chiusa finale del testo teatrale "Alice se va" di G, Pettenati ed.Ashephi (Mi) 2003

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  • Commenti
    Lillo Taverna Leggo mi sommuovo. Mi fermo., penso, dilago, rientro. Io che cuore arido posseggo e mente acidula spesso mi ritrovo, quasi mi commuovo, ma non amo favole e materne tenerezze. Eppure Pettenati sovverte la mia logica, il mio sentire, persino il mio dissentire. Toh! un cantante ha ben capito: scultrici e poetesse, anime belle, figlie di generali mi stanno al momento mandando su di giri. Gli idola forri bacuniani imperversano, figlie di generali dal monocolo crudele aizzano un popolo privo di coscienza di classe, pronto a tornare a Piazza Venezia ad osannare con oceanico empito un novello Duce, un Trump bravo  a dominarlo e a domarlo come a quei dannati tempi del mio infantile sgomento. Vedo donne svampite confondere certezza di pena con barbara espiazione, banchieri in quiescenza tornare a voglie vindici in nome del diritto che per una vita han vilipeso, catecumeni cardinalizi  vogliosi dell'Ior di Marcinkus, sagristi toscani sproloquianti  con padri mendaci. Mi fermo qui. Non tutto è infame voluttà di morte vendicativa e crudele da consumare in disumane segrete in dispregio  della testé riesumata Carta suprema. Ci sta Gianni tenero amabilile, che sogna e  rasserena. Ancora miracolo a Milano. 

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