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giovedì 8 giugno 2017

Il comico nel pallone

Firme false, Raggi indagata e circondata dai topi, l'Appendino balbettante, deputati in rivolta. 
di Giuseppe Turani |
I veri specialisti di mondo grillino sono pochissimi e non fanno i politologi, non scrivono sui giornali e non vanno in tv. Stanno in certi centri di recupero psicologico e sono tenuti a una grandissima riservatezza. Quindi bisogna procedere senza l’aiuto di esperti qualificati. Che cosa è successo nei 5 stelle e nella testa di Grillo?
Si può partire dalla seconda. Fino a ieri sembrava che la nuova legge elettorale fosse perfetta per il comico genovese. Tutto sommato lasciava a lui, istituzionalmente, il potere di decidere chi sarebbe entrato in parlamento e chi ne sarebbe uscito per sempre.
Inoltre, tutti erano convinti che avesse una fretta maledetta di andare a votare. Il suo Movimento è come una specie di piramide dalla quale stanno cadendo massi sempre più grossi. Firme false a Palermo, la Raggi  indagata a Roma e con il rischio che i topi se la mangino prima dei giudici, Pizzarotti che a Parma lo sfida  e lo umilierà, facendosi rieleggere sindaco dopo essere stato espulso. E il fiore più bello del suo vivaio, la Chiara Appendino, bocconiana di buona famiglia, ricca di suo, elegante, che casca in quel pasticcio orrendo di piazza San Carlo e che impiega tre giorni nemmeno per chiedere scusa, ma per dire che in effetti qualcosa non deve aver funzionato meravigliosamente (più di 1500 feriti).
Insomma, massi che stanno rotolando a terra. Meglio correre a votare. Probabilmente solo questo lo ha indotto a mandare i suoi uomini alle trattative notturne con gli osceni (secondo lui) rappresentanti dell’odiata casta. Non solo, ma anche senza fare troppe bizze. Con il povero Toninelli, che in casa 5 stelle passa per l’Einstein dei sistemi elettorali, che insieme agli altri approva tutto. Squilli di tromba, accordo fatto. C’è persino il  tempo per una veloce consultazione on line: accordo approvato, bene, si vota. Su le bandiere, e diamoci dentro.
Invece capita di tutto. I parlamentari 5 stelle cominciano a fare due conti e non sono per niente contenti. Molti hanno capito che con quella legge non sarebbero mai più stati eletti, quindi un futuro dietro il bancone del bar al paesello o alla scrivania dell’ufficio anagrafe. Niente più tv, niente più 10 mila e passa euro al mese. Niente più trasferte a Roma, con inevitabile contorno di avventure sentimental-erotiche. Insomma, un futuro di merda.
E così hanno cominciato a ritirare fuori vecchi emendamenti (già tutti bocciati nelle riunioni notturne degli sherpa che hanno lavorato intorno alla legge). O va o la spacca, hanno osato persino far intravedere a Grillo l’ipotesi di una rivolta parlamentare. E questo sarebbe stato un masso di dimensioni enormi, difficile da schivare.
In più anche quel boy scout di Firenze gli ha giocato uno scherzo. Ma quali elezioni? Prepariamo la legge perché siamo gente previdente, ma si andrà a votare nel 2018, come è giusto. Intanto il governo Gentiloni lavora e fa le cose.
Grillo, se dipendesse da lui, andrebbe a votare domani mattina, anche con delle regole da condominio, con quelle del bingo o persino del poker Texas hold’em. Invece di colpo si è trovato chiuso in una morsa. Renzi che consulta cataloghi per le vacanze e fischietta, e i suoi deputati sul piede di guerra.
Da qui la mossa disperata, l’unica che lo ha salvato tante volte, anche se farlocca più di un soldo bucato: l’appello alla base degli iscritti. Fermi tutti, si rivota e le decisioni della base saranno inappellabili (come quelle di qualche giorno fa, già stracciate).
La verità è che non sa nemmeno lui che cosa vuole. O, meglio, lo sa ma non può dirlo. Vorrebbe due cose, quelle che ha sempre voluto: votare prima che il gallo canti e decidere lui chi sarà eletto. Gli sembrava di esserci riuscito, ma tutto è saltato per aria.
Adesso deve improvvisare. Vaffanculo la politica?
Purtroppo, per lui, è l’unico che non può dirlo.
(Da "Tiscali.it" del7 giugno 2017)

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