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martedì 22 agosto 2017

Mio diletto figlio selettivo, prof. Alfredo Sole,

di ritorno dal mio isolamento volontario in quel di Baccarecce prendo finalmente visione della tua. Ma invece di una sono due lettere insieme, una dattiloscritta, l'altra manoscritta.

Non agevole collegarle. Per di più ora ti metti a fare il filosofo cattedratico con me e lo smarrimento è irreversibile

Vediamo, non tutto è positivo in questa tua congiuntura restrittiva; da un lato qualche derubricazione favorevole, dall'altro un disagevole addestramento alla prossima vita sociale, conviviale.

Non so che dirti.

Mi dai quindi lezioni di logica aristotelica, di destrezze colloquiali, di rampogne retoriche.

Niente da dire. Sei bravo anzi bravissimo, nulla da obiettare,

Ovviamente non hai scalfito per nulla il mio rude convincimento

Non faccio parte di nessuna scuola di pensiero racalmutese e nego che vi siano in quel lembo di terra solfifero e stracolmo di sale (invero salgenmma) scuole di pensiero a me avverse.

A Racalmuto non c'è adito ad austere aule pensose. Al massimo vi sta gente che ha pensieri. Pensieri molesti. Direi piccole preoccupazioni economiche tipiche di una umanità minore in tempi di ostentata opulenza.

Quello che io penso sulla mafia racalmutese l'ho già esternato ad abundantiam nel mio non letto libro: RACALMUTO NEI MILLENNI. In polemica con Sciascia, non benevolo certo col tuo mondo. Anzi cattivo, inflessibile.
Per me tu non sei innocente, non sei solo colpevole di efferato omicidio di stampo mafioso da triplice ergasolo con 41 bis un tempo ed ora con fine pena mai ostativo per cogente esigenza di una antimafia in declino operativo ma in crescente esigenza locupletante.
Manco maggiorenne, senza alcuna premeditazione, mancando ogni prova obiettiva, in fase di puberale esaltazione magniloquente, propenso all'autocalunnia autoappagante (un infantilismo che mi pare perduri), potevi fornire ad un avvocato appena tale elementi attenuanti di soverchiante forza, ostativi di ogni pena senza fine.
Ritornello ripetuto noiosamente sino al mio spasimo paterno. Ma tu da questo orecchio non ci senti e quindi, desisto.


Ti abbraccio.


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