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martedì 31 ottobre 2017

Così per tedio e non morire chiedo di essere un affiliato dell'ANPI. Subito accettato. Sarei un partigiano siciliano. Racalmutese ma vetero comunista tutt'altro che pentito. Un dubbio mi assale: ma in Sicilia vi fu lotta partigiana? Non mi risulta. Racalmuto fu subito 'liberata' il 16 luglio 1943 (sic '43), Gli Americani tolsero di mezzo il podestà (ovvio) e vi misero un sindaco. Si chiamava Baldassae Tinebra. Governò poco: fu freddato in piena piazza davanti il Caffé Cacioppo dopo pochi mesi. Abbeveriamoci nella sapida prosa sciasciana.
 
"Il sindaco del 44, l'uomo tirato su dagli americani, lo ammazzarono la sera del 15 novembre di quell'anno; era sera di domenica, la piazza piena di gente, gli appoggiatìrono la pistola alla nuca e tirarono, il sindaco aveva intorno amici , nessuno vide, si fece vuota rosa di paura intorno al ciorpo che crollava ... aaveva litigato con uno dei capidella mafia siciliana."
 
 Sciascia non fa il nme, noi sì: era don Calogero Vizzini. E tutti in paese siamo convinti che l'esecutore materiale fu Centoeddieci , ma il mandante lui per questioni di rendite della miniera di Gibillini che il Vizzini in eopoca fascista, al tempo di Mori, dovette lasciare affidandola appunto al Tinebra. Entrati gli americani, ritornato in auge il grande mafioso, questi ebbe a chiedere il rendiconto al suo fiduciario,  il Tinebra appunto. Il quale nicchiò più del dovuto e finì morto ammazzato in pieno Corso Garibaldi tra due uomini di rispetto sia pure minore.
Si discute (Sciascia e Tano Savatteri) se davvero l'esecutore materiale fu Centoeddieci. Il mio amico G.S. che stava dietro il padre, assessore del sindaco Tinebra non ha dubbi: Centoeddieci. Et de hoc satis. Ma chi, il mandante? ancora non si sa. Almeno per la Legge.
L'ANPI di Palermo questa storia non la sa perché diversamente insinuerebbe subito il glorioso nome del capo della polizia siciliana, l'ispettore generale  di PS gr.uff., elitario commendatore dell'ordine dei Savoia, i S.S: LAZZARO e MAURIZIO dottore Ettore Giuseppe Tancredi Messana, che guarda caso a Racalmuto nel 1884 c'è nato.
Si dà il caso che  l'ANPI di Palermo è pertinace nel calunniare questo integerrimo 'grand.commis' di Stato Ettore Messana. Dovendo celebrare l'esecuzione di tal Orcel avvenuta nel 1920, prende di mira il vice commissario di Racalmuto Ettore Messana. Nel 2014 avalla una ruberia del Comune di Riesi volta a erigere monumenti ai suoi caduti sndacalisti. E con spudoretezza più unica che rara, licenzia questa condanna ad infamia perenne del integerrimo Messana.
"Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ….Ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!"
Faccio puntigliose ricerche storiche ed archivistiche, metto a tacere la Cernigoi triestina, disoriento il già censurato dalla magistratura Casarrubea.
Ettore Messana, laureatosi a Palermo in giurisprudenza, torna al paese natio per fare l'avvovato Nel 1913 h aun figlio cui dà il nime di Ugo. Non ha alcuna contiguità con la mafia dell'abibeato che per Mussolini -  dopo faceva capo ai bartolotta. Ha tendenze socialiste, soggiogato dalla mefistofelica figura di Vicciu Vella. Scoppia la guerra, grande crisi, Ettore Messana può, per le aderenze della palermitana famiglia della moglie, ottenere dal massone Orlando un posto di vice commissario in quel di Mussomeli. Arriva il torbido Ottobre del 1919. Ad Orlando succede Nitti. Nitti chiama attornio a sé a Roma le migliori forze dell'ordine pubblico delòa landa di Caltanissetta, ivi compresi i carabinieri. Riesi sguarnita di callidi custodi dell'ordine pubblico finisce in amno di un bislacco socialistoide, il Butera. Calì da Mazzarino soffia sul fuoco per fottersi il posto parlamntare che occupava lo scialbo Pasqualino, La Prefettura di Caltanissetta - ancora non costituita la Questura - non sa che pesci prendere. Si avvale dell'uomo del decaduto Orlando che stazionava a Mussomeli gli appioppa un  sguarnito manipolo con due mitra agli ordini di uno svagato sottotenentino di Acquaviva. Messana finisce così a Riesi, distaccato, provvisorio, aviìulso da quell'ambiente. Cerca di intimorire la plebaglia in rivolta facendo mostrare dal sottotenentino quelle arcignie mitagliatrici. Ina un occupazione di un feudo ancora in mano di nobili spagnoli, ci riesce. Ma un tale nordico Allegretti, agitatore socialista, non se ne dà per inteso. Raduna le messae eterogeneee tra'iurnatara' surfarara e brutti ceffi in opiane opiazza diìriesna. Si affaccia al balcone e vuole comiziare. Messana si oppone. Su quel vociante assembramento truce il sottotenentino schiera mitra e militari. Nn s sa se vi erano anche i residui carabinieri. Qualcuno dice di sì, ma il  generale Denga venuto a sistemare le cose non ne fa menzione. Il solito furbo riserbo della Benemerita? Allegretti si intimorisce. scende in piazza e si apparta con il Messana per tentare insieme una onorevole via d'uscita. Allegretti sgombrerà la piazza, Messana  ritirerà l'esercito. Senonché parte un colpo di pistola dalla piazza che ferisce un ben preciso militare. Terrorizzati i soldati vìcominciano a sparare sulla folla usando anche il mitra. Al Messana non resta nient'altro che vedere sgomento. Non può far nulla. Chissà perchè certuni seguono il fuggitivo sottotenentino e lo giustiziano in un nascosto cortile. Arriva un ispettore da Roma, il comm. Trani e queto riferisce. Casarrubea riesce negli anno 2.000 a procurarsi uno stralcio di codesto rapporto. Ma l'ANPI di Palermo si reputa legittimata a sciorinare tutte quelle calunnie che abbiamo letto.
Il Mesana viene dal Trani rispedito a casa su due piedi. In un rapportio della Prefettura di Caltanissetta sugli sviluppi della inquietante vicnda, il Messana non viene minimamente citato. Noi però sappiamo che il Messana fu letteralmente sbolognato. Non può tornare a Mussomeli. Destinato a Bologna. Là si agita uno strano personaggio, un tal Benito Mussolini. Messana si dà da fare per farghi gustare i rigori della legge. Apriti cielo. Il desso diviene cavaliere e presidente del consiglio su incaricio del piccolo Vittorio Emanuele III. A Bologna il Messana non può più stare. Lo risbolognano ancora una volta,  destinazione Bolzano, al confine insomma. Là viene apprezzato. Entra nelle grazie del capo della polizia Senise. Diviene Vice Questore. Non ama l'OVRA e la sabota sottraendole il compaesano Picone Chiodo come sapidamente racconta il microstorico principe di Racalmuto Eugenio Napoleone Messana. Altro che agente dell'Ovra con buona pace degli storici in carica all'ANPI di Palermo.
Matura meriti tali per cui al Viminale lo si vuol destinare a Questore di Palermo. Ma lì è feudo mafioso dei Lauricella in combutta con il senatore mafioso Mormino suterese. L'inghippo è documentato presso l'Archivio Centrale di Stato.
Ecco pedché diviene questore di Lubiana. E' duro quanto volete, ma integerrimo: è uomo d'ordine. C'è una legge e lui la legge deve rispettare. La Lubiana dei primio tempi non è certo il teatro degli abubi di Roatta. Successe che tanti partigiani slavi andarono a rifuguarsi in una discreta palazina di Lubiana. I Tedeschi ne vennero subito a conoscenza. Si chiede al Questore Messana di indagare. Messana, nel rispetto assoluto della legge, in contrasto con l'esercito, non tollerando l'ingerenza della gestapo e del gerarca fascista Emilio Grazioli che si era arrogato il compito esclusivo del rispetto dell'ordine pubblico.  

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