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mercoledì 4 ottobre 2017























Mi capita tra le mani
questa brochure dei restauri di alcuni quadri religiosi della Matrice e di San Giuseppe. Che dire? Una imprudente e impudente testimonianza di come si sperperano i soldi pubblici del Comune di Racalmuto (al tempo dei tre commissari), della Provincia, della Regione e anche della Curia Arcivescovile di Agrigento con il suo innovatore cardinale Francesco Montenegro, teologo e teorico dell'arte sacra.

Antesignana quella brochure di come intende il pauperismo francescano la curia di Giurgenti: chiese come San Francesco o come l'Itria destinate alla collabenza e un milione e quattrocento mila euro buttati lì a Piedi di Zichi  per un inutile ed offensivo fabbricato inclusivo (forse) di una cappelletta destinata all'eterna chiusura.

Certo mi irrita il fatto che la breve vaga e vacua bibliografia che tale Rita Ferlisi ci dispensa non contempli neppure un accenno all'opera archivistica del defunto Padre Puma (se mi è permesso, da me coadiuvato).

Ma oggi mi vendico. Il mio abile ed agile editore Cerrito canicattinese mi consegna ben trecentodieci copie del mio magistrale e definitivo lavoro su Racalmuto antica. Scusate l'immodestia ma è consapevolezza. Da sempre considero la modestia la virtù degli imbecilli (e delle caste monachelle, ammesso che ce ne siano ancora).

A riparazione di mie dimentiche sbavature preciso che quel Red a firma del bell'acquarello della mia consueta copertina vale per Edoardo Romano, il grande architetto racalmutese. Viene anche precisato nell'interno del mio nuovo libro. Questa volta il libro ha un prezzo di vendita: 15 euro. Ma non si preoccupino i miei radi estimatori. Potranno averlo gratis come al solito.

Calogero Taverna 

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