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domenica 10 giugno 2018

Ettore Giuseppe Tancredi MESSANA, l'integerrimo contro Li Causi, Montalbano, Cernigoi, Casarrubea e ultima la periferica Carmela Zangara dell'ANPI PALERMO .


Così per tedio e non morire chiedo di essere un affiliato dell'ANPI. Subito accettato. Sarei un partigiano siciliano. Racalmutese ma vetero comunista tutt'altro che pentito. 

Un dubbio mi assale: ma in Sicilia vi fu lotta partigiana? Non mi risulta. Racalmuto fu subito 'liberata' il 16 luglio 1943 (sic '43). Gli Americani tolsero di mezzo il podestà (ovvio) e vi misero un sindaco. Si chiamava Baldassare Tinebra. Governò poco: fu freddato in piena piazza davanti il Caffè Cacioppo dopo pochi mesi. 

Abbeveriamoci nella sapida prosa sciasciana.

"Il sindaco del 44, l'uomo tirato su dagli americani, lo ammazzarono la sera del 15 novembre di quell'anno; era sera di domenica, la piazza piena di gente, gli appoggiarono la pistola alla nuca e tirarono, il sindaco aveva intorno amici , nessuno vide, si fece vuota rosa di paura intorno al corpo che crollava ... aveva litigato con uno dei capi della mafia siciliana."


 Sciascia non fa il nome, noi sì: era don Calogero Vizzini. E tutti in paese siamo convinti che l'esecutore materiale fu Centoeddeci, ma il mandante fu don Calogero che questionava per rendite della miniera di Gibillini, miniera  che il Vizzini in epoca fascista, al tempo di Mori, dovette lasciare affidandola appunto al Tinebra. 

Entrati gli americani, ritornato in auge il grande mafioso, questi ebbe a chiedere il rendiconto al suo fiduciario,  il Tinebra appunto. Il quale nicchiò più del dovuto e finì morto ammazzato in pieno Corso Garibaldi tra due uomini di rispetto sia pure minori.

Si discute (Sciascia e Tano Savatteri) se davvero l'esecutore materiale fu Centoeddeci. Il mio amico G.S. che stava dietro il padre, assessore del sindaco Tinebra non ha dubbi: Centoeddeci. Et de hoc satis. 

Ma chi, il mandante? ancora non si sa. Almeno per la Legge.

L'ANPI di Palermo questa storia non la sa perché diversamente insinuerebbe subito il glorioso nome del capo della polizia siciliana, l'ispettore generale  di PS gr.uff., elitario commendatore dell'ordine dei Savoia, i SS. LAZZARO e MAURIZIO, dottore Ettore Giuseppe Tancredi Messana, che guarda caso a Racalmuto nel 1884 c'è nato.

Si dà il caso che  l'ANPI di Palermo è pertinace nel calunniare questo integerrimo 'grand commis' di Stato Ettore Messana. Dovendo celebrare l'esecuzione di tal Orcel avvenuta nel 1920, prende di mira il vice commissario di Racalmuto Ettore Messana. Nel 2014 avalla una ruberia del Comune di Riesi volta a erigere monumenti ai suoi caduti sindacalisti. E con spudoratezza più unica che rara, licenzia questa condanna ad infamia perenne dell' integerrimo Messana.

"Orcel viene assassinato ad un anno dalla strage di Riesi del 1919 dove vengono assassinati 15 contadini compreso un tenente di fanteria che si era opposto all’ordine fascista di sparare sui contadini che manifestavano per la riforma agraria. Ad ordinare il fuoco in solidale intesa con la mafia è stato un fascista della prima ora, Ettore Messana di Racalmuto, ufficiale di P.S., poi membro dell’OVRA, il servizio segreto, efferato criminale di guerra questore a Lubiana negli anni 40 ed infine lo ritroveremo inspiegabilmente ispettore generale di polizia in Sicilia negli anni 1945!"

Faccio puntigliose ricerche storiche ed archivistiche, metto a tacere la Cernigoi triestina, disoriento il già censurato dalla magistratura Casarrubea.

Ettore Messana, laureatosi a Palermo in giurisprudenza, torna al paese natio per fare l'avvocato. Nel 1913 ha un figlio cui dà il nome di Ugo. Non ha alcuna contiguità con la mafia dell'abigeato che per Mussolini -  dopo - faceva capo ai Bartolotta. Ha tendenze socialiste, soggiogato dalla mefistofelica figura di Vicci Vella. 

Scoppia la guerra, grande crisi, Ettore Messana può, per le aderenze della palermitana famiglia della moglie, ottenere dal massone Orlando un posto di vice commissario in quel di Mussomeli. 

Arriva il torbido Ottobre del 1919. Ad Orlando succede Nitti. Nitti chiama attorno a sé a Roma le migliori forze dell'ordine pubblico della landa di Caltanissetta, ivi compresi i carabinieri. 

Riesi sguarnita di validi custodi dell'ordine pubblico finisce in mano di un bislacco socialistoide, il Butera. Calì da Mazzarino soffia sul fuoco per fottersi il posto parlamentare che occupava lo scialbo Pasqualino.

La Prefettura di Caltanissetta - ancora non costituita la Questura - non sa che pesci prendere. Si avvale dell'uomo del decaduto Orlando che stazionava a Mussomeli, gli appioppa uno  sguarnito manipolo con due mitra agli ordini di uno svagato sottotenentino di Acquaviva. 

Messana finisce così a Riesi, distaccato, provvisorio, avulso da quell'ambiente. Cerca di intimorire la plebaglia in rivolta facendo mostrare dal sottotenentino quelle arcigne mitragliatrici. In una occupazione di un feudo ancora in mano di nobili spagnoli, ci riesce. Ma un tale nordico Allegretti, agitatore socialista, non se ne dà per inteso. Raduna le masse eterogenee tra 'iurnatara' 'surfarara' e brutti ceffi in una piazza di Riesi. Si affaccia al balcone e vuole comiziare. Messana si oppone. Su quel vociante assembramento truce il sottotenentino schiera mitra e militari. Non si sa se vi erano anche i residui carabinieri. Qualcuno dice di sì, ma il  generale Denga venuto a sistemare le cose non ne fa menzione. Il solito furbo riserbo della Benemerita? Allegretti si intimorisce, scende in piazza e si apparta a parlamentare  con il Messana per tentare insieme una onorevole via d'uscita. Si conviene che Allegretti sgombrerà la piazza, Messana  ritirerà l'esercito. 

Senonché parte un colpo di pistola dalla piazza che ferisce un ben preciso militare. Terrorizzati i soldati incominciano a sparare sulla folla usando anche il mitra. Al Messana non resta nient'altro che vedere sgomento ed impotente. Non può far nulla. Chissà perché certuni seguano il fuggitivo sottotenentino e lo giustiziano in un nascosto cortile. Ovvio Messana non c'entra nulla, non ne sa nulla.  

Arriva un ispettore da Roma, il comm. Trani e questo riferisce. Casarrubea riesce nell'anno 2.000 a procurarsi uno stralcio di codesto rapporto. Ma l'ANPI di Palermo si reputa legittimata a sciorinare tutte quelle calunnie che abbiamo letto.

Il Messana viene dal Trani rispedito a casa su due piedi. In un rapporto della Prefettura di Caltanissetta sugli sviluppi della inquietante vicenda, il Messana non viene minimamente citato. Noi però sappiamo che il Messana fu letteralmente sbolognato. Non può tornare a Mussomeli. Destinato a Bologna. Là si agita uno strano personaggio, un tal Benito Mussolini. Messana si dà da fare per metterlo al guinzaglio. Apriti cielo! Il desso diviene cavaliere e presidente del consiglio su incarico del piccolo Vittorio Emanuele III. 

A Bologna il Messana non può più stare. Lo risbolognano ancora una volta,  destinazione Bolzano, al confine insomma. Là viene apprezzato. Entra nelle grazie del capo della polizia Senise. Diviene Vice Questore. Non ama l'OVRA e la sabota sottraendole il compaesano Picone Chiodo come sapidamente racconta il microstorico principe di Racalmuto Eugenio Napoleone Messana. 

Altro che agente dell'Ovra con buona pace degli storici in carica all'ANPI di Palermo.

Matura meriti tali per cui al Viminale lo si vuol destinare a Questore di Palermo. Ma lì è feudo mafioso dei Lauricella in combutta con il senatore mafioso Mormino suterese. L'inghippo è documentato presso l'Archivio Centrale di Stato.

LUBIANA


Ecco perché diviene questore di Lubiana. E' duro quanto volete, ma integerrimo: è uomo d'ordine. C'è una legge e lui la legge deve rispettare. 

La Lubiana dei primi tempi non è certo il teatro degli abusi di Roatta. Successe che tanti partigiani slavi andarono a rifugiarsi in una discreta palazzina di Lubiana. I Tedeschi ne vennero subito a conoscenza. Si chiede al Questore Messana di indagare. Messana esegue  nel rispetto assoluto della legge, in contrasto con l'esercito, non tollerando l'ingerenza della Gestapo e del gerarca fascista Emilio Grazioli che si era arrogato il compito esclusivo del rispetto dell'ordine pubblico.  



Messana lo fa con assoluto senso dello Stato, con pignolo rispetto di leggi e regolamenti. E lo fa pure con estrema umanità come dimostra il caso di quella 'partigiana', che aveva declinato false generalità. Furbescamente si finge in fin di vita per un semplice attacco di appendicite. Messana capisce ma finge di cascarci. La signora quindi viene ricoverata in una infermeria quasi un reparto ospedaliero.  E viene lasciata pressoché incustodita. Ovvio  con la connivenza di uno  slavo che era pagato lautamente dall'Italia come poliziotto di Stato può agevolmente fuggire e Messana annota falsamente che  si è resa irreperibile. Se voleva l'andava a prendere in un batter d'occhio. Ma la lasciò libera, anzi non perseguì e giustificò persino il fedifrago poliziotto slavo. 

Se erano quelli della Gestapo se ne accorgevano!

Messana rispetta ogni regola garantista nel condurre o far condurre le indagini, gli interrogatori. Non può però controbattere alle conoscenze segrete dei tedeschi sul capo del nucleo partigiano sloveno a  nome Tomsic. 

Va per le lunghe, tergiversa, ma alla fine deve rassegnare il  rapporto denunzia. Centinaia di pagine. Finite nelle mani del giudice monocratico Macis, questi condanna a morte Tomsic. 

Le colpe di Messana? nessuna. Gli atti processuali verranno poi acquisiti a Roma  e stanno ora presso l'ACS a dimostrazione di quanto retto, giusto, umano e ligio al dovere sia stato Ettore Giuseppe Tancredi Messana, questore di Lubiana. 

Ma solo per un anno, il primo di quella avventura fascista mussoliniana. Dicono i rapporti ufficiali del tempo che Messana 'non aveva l'animo del fascista'. Mandano a controllarlo Gueli dalla Sicilia. Non vi fu buon sangue fra loro. L'essere conterranei induriva i rapporti, altro che compiacenze, OVRA, fascismo colpevole come criminalmente scrive e pubblica l'ANPI di Palermo. 

Messana infatti nel giugno 1942 viene giubilato. Non ha l'animo 'duro' del fascista. Ma per salvare le apparenze il regime lo promuove persino anzitempo 'ispettore generale di PS'. 

Destinato a quale sede? Lui chiede di ritornare a Bologna. Ma lì è segnato come ostile al fascismo per quella storia contro il pericoloso Benito Mussolini. I gerarchi non lo vogliono. Il Messana resta in parcheggio a Trieste. Non conta nulla, gli tocca fare addirittura come il capo stazione di ribelli slavi non sicuri a Trieste e mandati a Pisticci. Non gliele manda lui caro defunto Casarrubea! 

Perché tanta acredine contro un integerrimo uomo di Stato racalmutese?



Scrive una tal Carmela Zangara: "In Sicilia hanno operato, almeno due, funzionari degli apparati fascisti della prima ora, Gueli e Messana, accusati di essersi macchiati di orrende stragi ed eccidi su entrambi i fronti in Friuli e in Sicilia". Zangara semplicemente diffama. I suoi sullodati sono due colossi dell'ordine pubblico, sia pure divaricati fra loro. Gueli è una cosa (ma guarda come ebbe a giubilare il capo della mafia siciliana tal don Calogero Vizzini), Ettore Giuseppe Tancredi Messana  fu eroico, probo, integerrimo solare capo della Polizia in Sicilia dopo essere stato sul punto di venire fucilato da Pavolini per non avere neppure in tarda età l'animo del fascista, parola di Senise. 



























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Dopo la cronaca del Valdese Ferri, ecco quella del Butera. Qui Abbiamo una inoppugnabile testimonianza: Messana incolpevole nell'eccidio di Riesi. E' il sottotenentino che scappa e viene giustiziato in un cortile. Ecco nome e cognome. circostanze e forse motivazioni. I denigratori di Messana finalmente ne prenderanno atto?







"12) Di Cara Michele di Vincenzo e di Diodato Maria, di VILLAROSA di anni 21, sottotenente della compagnia di quei soldati che usarono la micidiale mitragliatrice. Costui. ritenuto uno dei maggiori responsabili dell'eccidio, fu rincorso e durante la fuga e, raggiunto nella contrada Pozzillo, venne ucciso durante la sua fuga: il suo cadavere fu ritrovato all'indomani."






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