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sabato 10 dicembre 2022

 

Entrai in Banca d'Italia il 1° febbraio 1960, vincitore di concorso di gruppo A, per intenderci, allora come segretario in esperimento.  A febbraio e non a gennaio perché dovevano dare una busta sotto banco   non tassata per il precedente anno e non volevano che ne beneficiassimo subito noi neo assunti. Feci rapida carriera sino al grado di direttore. Fui l'ispettore capo-misione nella liquidanda Banca Privata Fianziaria di Sindona per intenderci, in effetti dell'IOR e DC ed altri. Il mio rapporto ispettivo fece esclamare al Governatore Carli: ecco finalmente un rapporto che si capisce. Stavo subissando il mio concorrente in carrera Enzo De Sario, buon'anima. Ma essendo lui un predestinato ed io, spaurito uomo del SUD -  Racalmuto (Ag) dovevo essere derubricato. A me un incarico di rango inferiore alla  C.R. di Rimini. A De Sario la reggenza nientemeno che della Banca di Calvi.  Io retrocessi, a dire il vero non seppi brillare quando mi nominarono membro della commissione di esami per il passaaggio da segretario a sottocapoufficio. Arista e Capriccioli per vaio motivi mi osteggiavano ritenendomi un seguace del giubilato Zoffoli. Intanto era scoppiata la grana degli assegni ICCRI delle casse di risparmio capitanate dal milanese Giordano dell'Amore. Quello strano traffico passava per la Casa di Risparmio di Rimini. Quel demonio del mio collaboratore dott. Lucio Veneziani l'aveva intercettato e me l’aveva fatto verbalizzare e censurare. C'era da fare rapporto alle Autorità Giudiziarie. Non si poteva. Saltava l'equilibrio tra poteri dello Stato. Il Governatore non poteva e non volle fare rapporto, avvalendosi delle sue  facoltà discrezionali.

 

Il sottoscritto si ribellò ma all'interno della BI. La BI con acredine da parte del subentrato Ciampi, con sofferta partecipazione da parte di Sarcinelli mi rese innocuo mandandomi al SECIT. Là allora mi vendicai spiccando un accertamento per evasione fiscale, perché la BI non aveva rispettato l’art. 19 di allora che imponeva il recupero delle spese di vigilanza  ga carico delle stesse banche ispezionate. Ergo spese non deducibili perchè non inerenti. Uno scandaloso condono fiscale di Ciampi chiuse la partita. Io iniziai a pensare ad altro. Ma quella è vicenda mia personale.

 

Col seno di poi in questa mia perdurante senectus ammetto che io sbagliavo e la BI aveva ragione. Il Governatore non è il sostituto procuratore. Ecco perché oggi grido alo scandalo per quelle esiziali esternazioni persino su Report che tutti conosciamo.

Solo chiedo più rigore. Licenziamento subito e se si fa chiasso galera per rivelazione di segreti di Stato. Se ora stiamo a destra - io sono di estrema sinistra - forse giustizia potrà essere fatta. Penso al martirio del governatore Fazio. Dott. Calogero Taverna

Entrai in Banca d'Italia il 1° febbraio 1960, vincitore di concorso di gruppo A, per intenderci, allora come segretario in esperimento.  A febbraio e non a gennaio perché dovevano dare una busta sotto banco   non tassata per il precedente anno e non volevano che ne beneficiassimo subito noi neo assunti. Feci rapida carriera sino al grado di direttore. Fui l'ispettore capo-misione nella liquidanda Banca Privata Fianziaria di Sindona per intenderci, in effetti dell'IOR e DC ed altri. Il mio rapporto ispettivo fece esclamare al Governatore Carli: ecco finalmente un rapporto che si capisce. Stavo subissando il mio concorrente in carrera Enzo De Sario, buon'anima. Ma essendo lui un predestinato ed io, spaurito uomo del SUD -  Racalmuto (Ag) dovevo essere derubricato. A me un incarico di rango inferiore alla  C.R. di Rimini. A De Sario la reggenza nientemeno che della Banca di Calvi.  Io retrocessi, a dire il vero non seppi brillare quando mi nominarono membro della commissione di esami per il passaaggio da segretario a sottocapoufficio. Arista e Capriccioli per vaio motivi mi osteggiavano ritenendomi un seguace del giubilato Zoffoli. Intanto era scoppiata la grana degli assegni ICCRI delle casse di risparmio capitanate dal milanese Giordano dell'Amore. Quello strano traffico passava per la Casa di Risparmio di Rimini. Quel demonio del mio collaboratore dott. Lucio Veneziani l'aveva intercettato e me l’aveva fatto verbalizzare e censurare. C'era da fare rapporto alle Autorità Giudiziarie. Non si poteva. Saltava l'equilibrio tra poteri dello Stato. Il Governatore non poteva e non volle fare rapporto, avvalendosi delle sue  facoltà discrezionali.

 

Il sottoscrito si ribellò ma all'interno della BI. La BI con acredine da parte del subentrato Ciampi, con sofferta partecipazione da parte di Sarcinelli mi rese innocuo mandndmi al SECIT. Là allora mi vendicai spiccando un accertamento per evasione fiscale, perché la BI non aveva rispettato l’art. 19 di allora che imponeva il recupero delle spese di vigilanza  ga carico delle stesse banche ispezionate. Ergo spese non deducibili perché non inerenti. Uno scandaloso condono fiscale di Ciampi chiuse la partita. Io iniziai a pensare ad altro. Ma quella è vicenda mia personale.

 

Col senno di poi in questa mia perdurante senectus ammetto che io sbagliavo e la BI aveva ragione. Il Governatore non è il sostituto procuratore. Ecco perché oggi grido alo scandalo per quelle esiziali esternazioni persino su Report che tutti conosciamo.

Solo chiedo più rigore. Licenziamento subito e se si fa chiasso galera per rivelazione di segreti di Stato. Se ora stiamo a destra - io sono di estrema sinistra - forse giustizia potrà essere fatta. Penso al martirio del governatore Fazio. Dott. Calogero Taverna

 

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