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domenica 29 settembre 2013

Una tua trasmissione televisiva dovrebbe prendere l'abbrivio dalle due

Carissimo Gigi, faccio  seguito a quanto dettoci l'altro ieri. Una tua trasmissione televisiva dovrebbe prendere l'abbrivio dalle due cuspidi della mirabile  evoluzione politica e culturale di Racalmuto, e cioè dai luoghi della Noce, a) dalla villetta di Sciascia cui approdano millenni di civiltà autoctona che prende le mosse dal glorioso popolo che Tucidide chiamò "SICANO" e b) da quella del Matrona, questo bagarioto di non ignobile schiatta, che suggella l'apice di un piccolo mondo contadino e bigotto assurto a  stadi di grande dignità civica (come  si esalta in una celebre inchiesta dell'Ottocento post- garibaldino).

Giunti alla plaga Garamoli-Zaccanello, fare ammirare quel che avvenne nel Pliocene a Racalmuto a seguito e in dipendenza del ritiro delle acque marine, ma la valle andava salvaguardata anche perché piena di risorse idriche che un domani inevitabilmente serviranno per la saggia soluzione dei problemi dell' acqua nella nostra Racalmuto. Così come andrebbe salvaguardato il grande patrimonio archeologico della civiltà romana capace dell'importante arterie stradale Agrigentum- Casale di Piazza Armerina; non mancandosi di dotarla proprio qui di una statio immensa le cui propaggini arrivano alla località di Vito Soldano di Canicattì.

Il nostro itinerario turistico procederà quindi verso:

- il Pizzo di Don Elia (e lì è da illustrare quanto
da me illustrato nella trasmissione "Le Parrocchie di Girgenti");

- salendo verso il Castelluccio, fermarsi prima a Sant' Anna per spiegarne le caratteristiche geologiche (dagli Zubbi alle miniere di Caciummo con l'annessa simpatica aneddotica di cui a varia mia letteratura);
- Il Castelluccio diviene punto di primo approdo per una dissertazione storica e archeologica che prenda in considerazione varie fonti da quella del Santoro che parla di un frourion a quella dell'ing. Cutaia e sommessamente alla mia. (Il tutto consumando magari una seconda colazione a sacco);
- discendendo abbiamo l'abitato dei "castiddruzzara", il residuo lecceto e vera chicca: la fontana ancora salvaguardata che per me è l'unico vero reperto arabo che ci rimane;
- si giunge così alla grotta di Fra Diego: storia, letteratura, Sciascia, SICANI, tombe a forno, culto dei morti, documentazione Calderone sui reperti fittili sicani: momento dunque topico da illustrare adeguatamente;
- il ritorno: la grande illusione Montedison, i calanchi da bonificare, le vere vicende minerarie, l'alabastro della curva di Caracollo, quindi la suggestiva necropoli BIZANTINA di Vriccico,
- e per finire la misteriosa effige litica di sant'Antonino.

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Messa qui come appendice,
 da annunciare nella trasmissione televisiva,
ma da sviluppare in una seconda giornata turistica:
- castello del DOMICELLUS Chiaramonte (teoriche, congetture più o meno cervellotiche, passato, presente, prospettive;
- discesa  San Francesco Spina santa Santa Maria di Giesu e annessa chiesetta ora Mastranza, piano corsa, discarica, antiche miniere di zolfo, l'industria mineraria romana di cui alle celeberrime ed esclusive tabulae  o tegulae trovate in loco, gavite antiche;
- teoria dei mulini cinquecenteschi e tassa sul macinato comitale, divisio feudi gibillinorum, la conturbante tomba a Tholos incompiuta alle propaggini della forestale;
- percorso minerario tra le devastazioni antiche e moderne, i crolli biblici, gli accumuli di terriccio non salubri, l'approdo a Milena;
- via alle realtà sicane egregiamente studiate e significative e il riflesso sulla nostra realtà, specie quella contigua di Fra Diego.

 

Cena caratteristica ai sapori sicani.

 





























































 

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